E’ con le lacrime agli occhi che dobbiamo scrivere queste
righe, per ricordare il nostro compagno Bruno Corsini. Quest’anno, a giugno,
avrebbe compiuto 80 anni.
Lo abbiamo conosciuto vent’anni fa, in occasione delle lotte
contro le discariche a Pitelli e la costruzione del forno inceneritore in
località Boscalino, sotto Baccano di Arcola.
Insieme ai Comitati locali, per qualche anno, l’attività a
cui ha partecipato è stata frenetica: la costituzione del Coordinamento dei
Comitati Liguri Toscani contro le nocività, avvenuta presso la Federazione Anarchica
Livornese di Via degli Asili, le tre edizioni baccanesi della ‘Sagra della
rumenta’, le innumerevoli iniziative in Liguria e fuori regione.
Offrendo sempre un contributo preparato ed un punto di vista
diverso, da anarchico ha combattuto con arguzia e profondità, il pressapochismo
e l’interesse personale che talvolta animano
le lotte locali, mirando a radicalizzare i conflitti.
Tra i fondatori del Circolo anarchico spezzino,
temporalmente il secondo in città dedicato a Pasquale Binazzi, Bruno, ha sempre
cercato di sostenere ogni evento ed ha partecipato ad ogni discussione.
Con l’apertura del ‘Binazzi’, il rapporto con Bruno si è
fatto più stretto. Mai abbiamo sentito la differenza di età, mai paternali.
E’ stato veicolo per
propagare e diffondere, specie tra i compagni più giovani, spunti di
riflessione ed idee, ma soprattutto consigli di lettura. Erano suggerimenti che
stimolavano ad affrontare una ricerca ed un approfondimento individuale; con
lievi accenni o citazioni puntuali, ci rammentava che solo nell’intimo momento
della lettura è possibile fermare un concetto, facendo propri quegli strumenti
del comunicare che permetteranno in seguito, un momento collettivo di analisi e
confronto.
Grazie a lui, abbiamo imparato a leggere gli scritti
dell’anarchismo. Le sue preferenze andavano da Reich, a Marcuse, da Malatesta,
a Bakunin, da Marx a Cafiero e da bibliofilo quale era, ha fatto in modo che la
sua passione contagiasse altri compagni.
Internazionalista e profondo conoscitore delle nostre zone,
l’origine toscana della famiglia Corsini, del padre Tito, ferroviere anarchico,
gli permetteva di fare confronti con attigue realtà di lotta, in special modo
con la vicina Carrara.
L’approccio con lui è
stato da subito sincero e diretto. La sua pacatezza durante le discussioni era
ferma e spesso risolutiva, il tono della sua voce talmente basso, da richiedere
il silenzio più assoluto, che otteneva sempre, anche durante le riunioni più
concitate, obbligandoci alla riflessione.
In rare occasioni lo abbiamo visto veramente incazzato:
quando compagni o persone da lui conosciute, venivano relegati al ruolo di
macchiette, da parte di pseudo storici o scrittori di grido, che hanno più
volte cercato di impossessarsi di pittoreschi aneddoti e particolari episodi storici cittadini, alfine
di risultare brillanti affabulatori, in incontri pubblici o sulla carta
stampata. Comportandosi da gran signore, Bruno non ha mai infierito, umiliando
pubblicamente, ma con discrezione cercando un confronto privato, sovente
rifiutato.
Da lui abbiamo imparato a conoscere il passato della nostra
città e delle attività anarchiche locali. Con lui abbiamo organizzato un
convegno, importantissimo, proprio sulla storia dell’anarchia (e degli
anarchici) alla Spezia.
Aderente alla Federazione Anarchica, socio della Cooperativa
Tipolitografica e dell’Associazione-Biblioteca Archivio Germinal, è riuscito
fino all’ultimo, prima che gli acciacchi di cui soffriva lo fermassero, a
mantenere rapporti con i compagni di altre città, soprattutto a Carrara, dove
si recava abitualmente, anche solo per dare un saluto.
Ironico e lucido ci manca ogni giorno un po’ di più, e siamo
sicuri che per farci sorridere di fronte
al vuoto che ci gela il cuore ogni volta che lo pensiamo, ci avrebbe raccontato
di quei due amici arsenalotti spezzini che tutti i giorni passavano davanti
alla porta principale per leggere i nomi sui manifesti da morto. Ma un dì, uno
dei due si ritrovò da solo all’appuntamento e, leggendo il nome dell’amico
affisso al muro, esclamò con stizzita beffardia: ‘Ma guarda un po’, oggi che
c’è, non è venuto!’
Ciao Bruno! Né Dio né stati, né servi né padroni! Che la
terra ti sia lieve!
Maria Rosa e Piero
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