PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

venerdì 12 dicembre 2008

CHE COSA HA FATTO E CHE COSA FA IL COMITATO DIFESA AMBIENTE DI PITELLLI

Il progetto Oliva nell'area ex IP
Associazione Comitati Spezzini

Il Comitato difesa ambiente di Pitelli componente dell' Associazione Comitati spezzini nasce a metà anni ’80, alcuni di noi ancora non organizzati prendevano parte alle mobilitazioni contro la centrale ENEL che ricordiamo sorge ad un passo dalla città. Le sue ciminiere possono essere considerate un po’ le candeline di una torta al veleno che nel tempo è stata preparata per gli spezzini, soprattutto quelli che abitano nel Levante della città.

In questa torta c’è di tutto, soprattutto discariche … aperte ovunque nelle colline di Ruffino Pitelli e nella piana di Vallegrande. Ma si trovano anche sulla costa giacchè le banchine di fatto sono esse stesse delle discariche.

Su queste banchine risultano in essere attività a forte impatto ambientale - peraltro in espansione continua, che hanno determinato un rilevante scadimento della qualità di vita dei residenti. Ci riferiamo soprattutto alla movimentazione dei containers il cui traffico secondo il nuovo PRP è destinato a passare da un milione a due milioni di unità. La sua parte la fa anche la cantieristica che occupa tutta la costa da Pagliari al Muggiano con una lunga sequenza di capannoni che arrivano anche a 35 metri.

Da questi capannoni e dai terminal deriva un grave inquinamento acustico ed atmosferico che invece di essere contenuto, viene persino favorito dalle Amministrazioni: emblematica è la situazione di Ruffino dove il piano di zonizzazione acustica è stato modificato ad hoc proprio per favorire l’industria dei grandi yacht.

Ed è proprio da Ruffino che faremo partire la nostra storia, da piccola borgata rivierasca, grazie ad una pesante lottizzazione che risale proprio al tempo dello scandalo di Pitelli, diventa praticamente un quartiere, assolutamente privo però di servizi: manca l’allaccio alle fognature, manca un centro di aggregazione sociale, manca di un degno accesso a mare.

Ma la criticità peggiore è che, oltre ad avere la visuale sul Golfo coperta dai capannoni, alle sue spalle - a poche decine di metri dalle case, sorgono due discariche colme di rifiuti di ogni tipo. Si tratta della Ruffino – Pitelli e dell’area ex Ipodec. La Ruffino Pitelli venne aperta alla fine degli anni 70 per ricevere rifiuti inerti quantunque il sito ricadesse in un’area di interesse paesaggistico. Purtroppo in quegli anni nessuno fece opposizione, forse anche perché si sperava in qualche posto di lavoro. Fu un tragico errore di lì a poco si incominciò a conferirvi di tutto.

Dapprima rifiuti urbani, finiti qui a seguito di varie emergenze, poi rifiuti speciali. Il conferimento di tale tipologia venne autorizzato dalla Regione Liguria unitamente a quello che consentiva ai proprietari del sito di costruire due linee di termodistruzione di rifiuti speciali ospedalieri.

Fu la svolta che trasformò l’impianto in un hub per rifiuti tossico nocivi che, in enorme quantità, andarono a riempire l’intera valle delimitata a monte dall’abitato di Pitelli ed a valle da quello di Ruffino. Si stima che le 4 vasche costituenti la discarica, la più antica delle quali a contatto diretto con il terreno, abbiano accolto oltre 300 mila tonnellate di rifiuti.

Nell’area di stoccaggio ex Ipodec con il definitivo sequestro della Procura di Asti intervenuta a seguito di un incrociarsi di indagini, rimasero grandi quantità di scorie pericolose depositate senza alcun accorgimento.

Nel contempo l’attività dell’inceneritore e i continui sversamenti di veleni provocarono in alcuni abitanti gravi malesseri che furono portati all’attenzione delle autorità competenti, vennero presentati da singoli privati, dal nostro Comitato e da Legambiente diversi esposti alla Magistratura.

Denunciammo più volte ciò che stava accadendo ma si accorgemmo ben presto che gli organi preposti al controllo del territorio mostravano scarso interesse. Un componente del nostro Comitato giunse persino a bloccare l’ingresso della discarica posteggiando la propria auto dinanzi alla cancellata della discarica fermando per breve tempo i TIR con i loro pericolosi carichi.

Come detto il traffico cessò solo grazie alla procura di Asti e al Dott. Luciano Tarditi che in seguito subì persino l’onta di un’ ispezione ministeriale quale intimidazione a non insistere troppo con le sue indagini. Siamo nel ’96. I casi De Magistris e Forleo si verificavano anche allora … anche se eravamo appena usciti da Mani Pulite !

Il Comitato Difesa Ambiente unitamente ad un certo numero di residenti e prima del sequestro ordinato dalla procura astigiana, aveva occupato la discarica subito dopo una delle spettacolari azioni di Greenpeace.

Chiuse le discariche venne il tempo in cui finalmente si riconobbe che nelle colline di Pitelli era stato perpetrato un disastro ambientale di cui neppure oggi si conosce la portata. Uno scempio che si aggiungeva alle devastazioni già compiute negli anni 70 costituite ancora da sciagurati sversamenti di rifiuti industriali in aree poi riconosciute Perimetro ad alto rischio di interesse nazionale grazie ( legge 426/98 ).

Nonostante questo gli spezzini quasi ignorano l’ubicazione ed il grave stato ambientale di siti come: i bacini di lagunaggio ceneri ENEL, le discariche di Saturnia, Campetto, Tiro al Piattello, Monte Montada, Vallegrande, Valbosca, Pertusola, PbO, Boscalino e la Polveriera di Vallegrande ( Demanio Militare ). Ma nel triste elenco annoveriamo anche le vasche di colmata realizzate tra Fossamastra e Canaletto.

Da parte nostra abbiamo fatto e facciamo tutto il possibile affinchè chi risiede nel territorio prenda coscienza di quanto accaduto in un arco di tempo tutto sommato breve: tre decenni. Intenso è stato il nostro prodigarci perché la Commissione parlamentare di inchiesta sui traffici di rifiuti ed i reati ad essi connessi -presieduta dal ’96 dall’ On. Scalia, si occupasse anche dei fatti appena citati.

Il Comitato Difesa Ambiente si è anche costituito parte civile nel processo contro gli artefici del disastro ambientale di Ruffino – Pitelli attuamente giunto al primo grado. Nessun politico è stato rinviato a giudizio e quindi a coloro che in quegli anni amministrarono gli Enti Locali altro non si può attribuire che una condanna morale. La loro difesa è la seguente:
non hanno visto e sentito nulla !!

Ancora non si erano conclusi i clamorosi eventi che ci ritrovammo mobilitati per contrastare la costruzione di un nuovo forno inceneritore. La località prescelta fu Boscalino. Quivi sorgeva un combustore di rifiuti che era stato chiuso dalla Magistratura nel 86 .. i motivi sono facilmente intuibili: le sue emissioni superavano pericolosamente le normative allora vigenti. In quell’area, di proprietà Enel, giacciono ancora circa ventimila tonnellate di scorie contenenti diossine, furani e metalli pesanti in quantità che per Arpal rientrano nei limiti di legge.

Nel corso di diverse Conferenze di Servizio svoltesi in Roma presso il Ministero dell’ Ambiente abbiamo richiesto che Boscalino venisse inserito nel Perimetro di Pitelli: un funzionario della Regione Liguria si è risolutamente opposto. Nessun rappresentante del Comune di Arcola -competente per territorio- si è mai recato a Roma per sostenere questa proposta e nessuna istituzione si è mai spesa affinchè il principio “ del chi inquina paga” venisse applicato e rispettato.

Il Comitato Difesa Ambiente ha sollecitato anche il Comune di Lerici acciocché i titolari responsabili dell’ area dell’ex Fonderia Pertusola -di fatto una discarica- ottemperassero agli obblighi di legge previsti per i siti inquinati. Ad oggi il Ministero dell’Ambiente che ha visto avvicendarsi diversi ministri ma che dal 2001 è sempre amministrato dal medesimo Direttore Generale, non è riuscito ancora ad ottenere un solo progetto di bonifica approvabile.

Ad eccezione di quello redatto da ICRAM riguardante il Golfo della Spezia -anch’esso ricadente nel Perimetro di Pitelli- e quelli riguardanti due specchi acquei prospicienti la pertinenza di altrettanti cantieri navali. A dire il vero neppure la caratterizzazione è stata completata: il caso più eclatante è quello della discarica di Saturnia.

Sorprendente è anche il fatto che il servizio Tutela Qualità della Vita ex RI.BO. dopo otto anni, ha richiesto agli Enti Locali informazioni riguardanti i siti di Monte Montada, Della Marina e Valbosca. In particolare ha richiesto se questi avessero bisogno di interventi di messa in sicurezza d’emergenza! Intervento che pare sia necessario per l’ area del cosiddetto “ Campetto “ di cui risultano ancora ignoti alcuni proprietari !!

In generale si può affermare che il sito di interesse nazionale di Pitelli non è affatto attenzionato; per questa ragione sarebbe più giusto che la sua classificazione mutasse in “ sito di disinteresse nazionale” … Se qualcuno ci chiedesse che cosa abbiamo appreso dalla vicenda bonifiche risponderemmo che la tendenza dello Stato e degli Enti Locali è di concedere corsie preferenziali a quelle “ pratiche” che riguardano aree dove sussistono interessi imprenditoriali.

L’area a mare davanti al Molo Ravano è stato il caso più significativo anche se - è doveroso dirlo- anche qui come nella vertenza dell’area ex IP ( altro insediamento industriale super inquinato ) si è cercato di venir meno a quanto stabilito dalla normativa sulle bonifiche. L’intervento degli ambientalisti -condannato impunemente sul quotidiano La Repubblica dai “giornalisti anticasta”- è stato determinante affinchè il TAR Liguria finalmente distinguesse tra bonifica interesse primario per la collettività e dragaggio interesse privato.
A renderli di nuovo contestuali, ci ha pensato il Governo Prodi che con il famigerato art. 14 della finanziaria 2006 annullando la razio del DM 471/99. Tale decreto stabiliva che in un sito inquinato -prima di ogni intervento- è prioritaria la bonifica se pur da effettuare a lotti.

Tornando a Boscalino, come dicevamo, subito dopo lo scandalo di Pitelli dovemmo di nuovo scendere in piazza contro la costruzione dell’inceneritore che il CIR ( consorzio intercomunale rifiuti) era giunto ad appaltare ad una società tedesca. Costo 130 miliardi delle vecchie lire. Taglia piccola 130 mila T/A ma ugualmente sovradimensionato rispetto alla produzione provinciale di rifiuti.

Le furiose contestazioni, l’inutilità dell’inceneritore che avrebbe “ bruciato la raccolta differenziata”, l’ostilità e la sfiducia della Gente nei confronti degli amministratori fece naufragare il progetto. Ma nonostante che la costituita Associazione dei comitati spezzini e Medicina Democratica avessero proposte linee guida per una corretta gestione dei rifiuti alternativa al ben noto “ ciclo integrato”, la Provincia approvò un piano che in un primo tempo riportava nel Levante spezzino tutta l'impiantistica necessaria.

In particolare i laghi ENEL a Pian di Pitelli furono prescelti per ospitare l’impianto di trattamento e Saturnia -sulle colline- per accogliere la discarica di servizio. Facemmo grosse pressioni sul Comune della Spezia che finalmente spinse la Provincia a puntare su altre localizzazioni. L’impianto per il compostaggio andò comunque a Boscalino, quello per il trattamento meccanico biologico del rifiuto ( BIOSSIDATORE ) invece in località Saliceti nel Comune di Vezzano Ligure.

Da questo impianto secondo il piano rifiuti dovrebbe risultare 30 mila t/a di CDR( combustibile da rifiuto) , 5mila ton/a di metalli, inerti per 8 mila t/a e FOS ( frazione organica stabilizzata) per 12 mila t/a. Quantità relative ad una quota di raccolta differenziata del 45.7% ovvero la quota a regime.

Purtroppo non riuscimmo ad evitare che il bioossidatore venisse dotato di una linea per la produzione di CDR. Non è ancora ben chiaro ma gli atti che accompagnarono l’adozione del piano rifiuti prefiguravano che il combustibile prodotto venisse esportato verso poli termici situati in altre province.

L’Associazione dei comitati spezzini non ha mai approvato quest’ipotesi sostenendo invece una filosofia dei rifiuti caratterizzata dalle famose R: riduzione a monte della produzione dei rifiuti, recupero di materia (con la reintroduzione del concetto del vuoto a rendere ), riciclo spinto al massimo livello, ed ancora delle I di informazione e di innovazione.

La discussione, dopo ben 12 anni, è ancora aperta! Noi dei Comitati consideravamo pericoloso produrre il CDR poiché eravamo consapevoli che questo combustibile non gode di molto appeal nonostante una legge ad hoc ne abbia consentita la movimentazione di regione in regione … e lo stato italiano -unico in Europa - conceda a chi lo brucia di avvalersi dei certificati verdi.

I certificati verdi per chi non avesse conoscenza della materia sono aiuti di stato che gravano sulla nostra bolletta energetica nella misura del 6%. Consentono a chi brucia CDR, e non solo, di vendere l’energia prodotta ad un prezzo più alto di quello fissato dal Gestore nazionale.

La presenza in città della centrale ENEL non poteva che sollecitare soluzioni volte a smaltire il combustibile da rifiuto insieme al carbone, anche tenuto conto:
- dei non trascurabili costi per il trasporto dello stesso verso altre aree geografiche
- della convergenza di interessi tra il gestore ACAM ed Enel. Il primo desideroso di risparmiare i costi del trasporto e dello smaltimento del CDR ( attualmente intorno ai 160 euro ); ed il secondo ansioso di consolidare la propria presenza sul territorio e di scongiurare per sempre il rischio di una possibile dismissione della centrale di Vallegrande, più volte ipotizzata nel 2015 !

Questo è dunque il nuovo fronte di scontro apertosi con le istituzioni per ciò che riguarda la gestione dei rifiuti. Allo stato -nonostante la dura battaglia sostenuta dal Comitato " Vivere bene la Macchia" contro l'impianto di Bioessicazione dei rifiuti- la Provincia è riuscita a superare i rilievi mossigli dal Consiglio di Stato in merito ad un vizio nella procedura che aveva accompagnato l'iter autorizzativo. Tale vizio riguardava la mancata comunicazione alle Comunità interessate della scelta del località di Saliceti quale sito idoneo ad ospitare l'impianto di trattamento dei rifiuti.

L’area in predicato, sottoposta -al pari delle colline di Pitelli- ad un notevole scempio ambientale necessità di immediati interventi di risanamento. Nonché di un piano che miri a contenere l’espandersi delle attività retro portuali ed a dismettere quelle non più sostenibili. L' Associazione dei Comitati si sta impegnando perchè le istituzioni interessate -in concerto con la poplazione residente- pongano in essere tali misure.



In queste note abbiamo già citato l’area ex IP ad emblema di una pessima realizzazine di progetti di bonifica. Come accennato, in un primo tempo si cercò di evitare i costi derivanti da imponenti interventi di recupero ambientale. In pratica l’idea, maldestra, era quella di compiere - sopra un mare di scorie bituminose - un’immensa speculazione edilizia.

Ancora una volta i comitati, in particolare “ La Salamandra “ intervenne affinchè, intanto si riconoscesse che il sito fosse inquinato -ma anche che- una volta riconosciuto il suo stato, non venissero usate metodiche di bonifica che comportassero rischi per la salute dei cittadini. Si può oggi affermare che l’uso del desorbitore termico, proposto inizialmente per trattare in situ le scorie intrise di idrocarburi, avrebbe probabilmente causato danni peggiori di quelli, purtroppo, non quantificabili derivanti dalle esalazioni provocate dal movimento terra nel sub distretto 3.


La bonifica di tale lotto -dove si vuole realizzare una nuova Ipercoop a tre piani- ha provocato notevoli fastidi ai residenti della quarta circoscrizione spezzina e del cento cittadino. Se - com' è probabile- anche gli altri distretti risulteranno pesantemente inquinati, le possibilità che il progetto Oliva (per la realizzazione di palazzi e torri) veda la posa della prima pietra sono alquanto ridotte.

Ne siamo ovviamente lieti ma non possiamo fare a meno di rimarcare quanto il problema della cementificazione della nostra Provincia e della nostra Regione sia incombente. Chi segue la problematica avrà senz’altro annotata la gran quantità di opere ed infrastrutture che a detta dei nostri amministratori dovrebbero essere occasione di sviluppo.

Il progetto Marinella, la Torre Botta con annesse palazzate, il Distripark, il progetto Llavador, il porto Mirabello, il recupero degli scali di Valdellora, la terza corsia con la complanare, la Variante Aurelia spezzina, l’Archeogrill, il progetto dei Bozi di Saudino, il progetto “ Porta di Luni, i poli di trasformazione al Senato di Lerici, il Grande albergo della Venera Azzurra, sono dunque il futuro del territorio.

Le speculazioni edilizie colpiscono ovunque e dopo aver sottratto enormi spazi ( vedere le foto aeree di Sarzana di 10 anni fa e quelle odierne) non si fermano neppure dinanzi alla crisi economica. Di fatto risultando il mattone un bene rifugio, gli spaventati risparmiatori -quantunque meno numerosi- alimentano la filiera del calcestruzzo.

Nuove strade inoltre, pare siano il volano per un’urbanizzazione selvaggia ed incontrollata che si traduce in nuovi centri commerciali, sterminati parcheggi, capannoni spesso destinati a restare vuoti, anonime case a schiera con scarsissimi servizi, ammassate una sull’altra che sembrano tinteggiate a spruzzo .

L’Associazione comitati spezzini si batte anche contro tutto questo. Una “normalizzazione” che programma le persone a soddisfare bisogni il più delle volte indotti e non reali, che si regge sul consumo e sul rifiuto, che impoverisce e pesa sugli ambienti naturali.

domenica 30 novembre 2008

Cosa pensano i Sindaci CALEO e GALAZZO dei Partners della MARINELLA SPA

Il Secolo XIX – 03/10/08 – pag. 23

Cordata delle Coop e delle Condotte acquista la Tenuta per 54,1 milioni di euro

LA DIFESA DELLA QUALITÀ

Dobbiamo essere vigili per garantire tutti gli elementi pubblici del progetto

LORENZO FORCIERI già senatore

«ESPRIMIAMO soddisfazione per l'accordo raggiunto. Si tratta di una tappa importante del percorso avviato già con l'approvazione del Master Plan dell'aprile 2007 che, evidentemente, ha saputo attirare l'attenzione del mercato. E' per noi significativo che in una situazione di declino e crisi economico finanziaria internazionale proprio oggi il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi abbia deliberato la scelta dei partner consentendo così al nostro territorio di fare un passo in avanti verso il rilancio economico. Ricordiamoci infatti che si sta parlando di investimenti per centinaia di milioni di euro e di un migliaio di posti di lavoro che garantiranno indubbi vantaggi all'intero comprensorio e , in particolare, ai residenti delle località coinvolte». Sono i sindaci di Sarzana Massimo Caleo e di Ameglia Umberto Galazzo A dare questo primo positivo giudizio sulla vendita della Tenuta di Marinella deliberata dal consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena.Una vendita che darà il via alla più grossa operazione immobiliare spezzina degli ultimi anni. Ed è come riferiamo in altra pagina la cordata composta da Consorzio Cooperative Costruzioni, Unieco Società Cooperativa, Società Italiana Condotte d'Acqua Spa e Condotte Immobiliare Spa ad acquisire il 75 % del capitale di Marinella Spa per un importo di 51 milioni di euro con l'obiettivo dichiarato di “perseguire insieme ai nuovi acquirenti, soggetti imprenditoriali di primaria importanza nazionale, la realizzazione del progetto complessivo di sviluppo immobiliare, turistico, nautico e agricolo nella frazione di Marinella e in quella di Bocca di Magra/Fiumaretta”. I patti tra le società assegnerebbero una quota superiore al 50 per cento alle due società cooperative che di fatto sono così le nuove proprietarie della Tenuta. Mentre le Condotte (società veneta ritenuta terzo operatore italiano nel settore realizzazione di grandi infrastrutture) finisce per detenere un 25% del capitale. E l’altro 25 per cento resta al Monte dei Paschi. «Ora si entra nella delicata fase operativa dove saranno valutati i progetti dei singoli comparti. E' un messaggio di fiducia dicono i sindaci di Sarzana e Ameglia che induce all'ottimismo e che riconosce che la strada percorsa in questi anni dalle pubbliche amministrazione era giusta». Anche il senatore Lorenzo Forcieri plaude all’accordo. «E un passaggio decisivo dichiara ed è importante che il Monte dei Paschi abbia mantenuto una sua quota così come era stato concordato. Ora si aprono fasi complesse che vanno organizzate nel rispetto delle indicazioni degli enti locali. Dobbiamo mantenere forte la vigilanza perchè tutti gli elementi pubblici di qualità vengano rispettati» E, in effetti, la carne al fuoco è parecchia se si considera che gli uomini del Monte dei Paschi avevano stimato, con il progetto Marinella, un affare da 300milioni di euro. Dopo sei annidi lavoro la banca toscana ha prospettato un’operazione che dovrebbe ridare slancio turistico all’intera provincia spezzina, con la realizzazione di una darsena con 900 posti barca, 200esercizi commerciali e centinaia di residenze. Ma i comuni della val di Magra, che dopo la storica esperienza di Luni Mare, temono una colata di cemento sono decisi ad evitare eccessi edilizi anche per il timore che gli effetti dell’operazione si facciano sentire negativamente sulla viabilità e, nel caso di Ameglia, un comune di poche migliaia di abitanti, sui servizi. Il business, insomma, alimenta tante speranze di rilancio e occupazione, ma suscita diffidenze sul fronte della difesa dell’ambiente. La stessa idea di realizzare una darsena per un migliaio di posti barca sta sollevando parecchi dubbi perchè andrebbe ad intaccare una vasta area verde.

FAUSTO ROSSI

sabato 29 novembre 2008

Riflessioni sul Progetto Marinella


Pensiamo che chiunque abbia seguito le vicende legate al Progetto Marinella sia d' accordo con noi sul fatto che l' area contigua non sia stata creata a caso ..

E' stata fatta per permettere alla Marinella spa di realizzare una darsena da 124650 mq .. oltre la strada Litoranea. Non potrebbe essere altrimenti giacchè sotto strada il MPS possiede appena 2 o 3000mq di terreni. Superficie che non consente certo di realizzarvi una darsena da 831 posti barca.

Il Piano della Nautica riporta che è stato approvato un Masterplan relativo al Progetto Unitario Marinella e che è stato così avviato il processo di trasformazione di quell' area... relativamente alla quale il Masterplan non risulta essere proprio un buco nero … almeno in fatto di costruzioni ...! (vd. estratto Marina di Fiumaretta).

Il PdN riporta anche una tabella largamente esplicativa a pag. 51. la stessa che si trova sul piano del Parco a pag.60

Se apriamo le mappe della zona interessata ( ripresa da Google), possiamo vedere, tracciata in bianco, l' area sotto strada di proprietà MPS. Sempre in bianco, quella sopra strada che è della Banca medesima. Si noti anche l’ area di forma vagamente triangolare situata lungo fiume dal Ponte della Colombiera sino al Bettigna che corrisponde alla fascia di riassetto fluviale.

Quest’ultima superficie ha diversi proprietari e misura grosso modo 105000 mq. Se anche tutti proprietari si consorziassero col MPS per poi trasformarla in acqua -secondo le norme del parco- ricaverebbero circa 300 posti barca equivalenti compresi quei pochi mq che il Monte potrebbe ottenere dal suo appezzamento sotto strada.

Le tabelle però parlano di 831 posti barca ... dove rimediare quelli che mancano? Sopra strada naturalmente ... sommando infatti i 115000 dell' area esondabile all'area contigua arriveremo a 311800 mq, dato ricorrente nelle tabelle.

ECCO PERCHE’ IL PROGETTO NON DECOLLA … IL PARCO NON RIESCE A FAR DIGERIRE ALLA REGIONE UNA VARIANTE CHE CONSENTA DI TRASFORMARE IN ACQUA ANCHE L’AREA CONTIGUA.

QUINDI NIENTE DARSENA, NIENTE CEMENTO, NIENTE PUC DI AMEGLIA E ANCHE NIENTE ARGINI .

Ora siccome era fondamentale - per gli estensori del Piano Nautico - sapere su quanti posti barca contare crediamo che sarebbe stato più serio da parte loro dichiararsi indisponibili a scriverlo ... Invece l'hanno scritto eccome! .. come se avessero una missione da compiere. L' hanno scritto consegnandolo alla storia con tanto di VAS.

A proposito di VAS. Non abbiamo ancora letto il documento presentato da Italianostra quando in sede di consiglio del Parco Montemarcello Magra ha pronunciato il sacrosanto NO al PdN, abbiamo però letto il verbale della seduta.

A nostro modo di vedere crediamo che bisognasse con più forza far pesare il fatto che il ritardato recepimento della 42/2001 CE (a livello regionale) sia stato usato da amministratori di un' area protetta per giustificare ' un' applicazione sperimentale' della VAS al PdN.

Chi lo ha redatto ha compiuto la solita furbata all' italiana, eludendo ciò che la normativa considera principi fondanti, ovvero: individuare i soggetti interessati da una pianificazione, dare loro la migliore informazione, garantirne la rappresentatività e tanto altro ancora.

Come si deve fare ad applicare la VAS ad una pianificazione lo spiegò Marco Grondacci nel Convegno organizzato da Legambiente a Sarzana ma si vede che chi doveva sentire pensava ad altro. E tra questi qualcuno fa di peggio giacchè afferma che non vi è l' obbligo di sottoporre a VAS neppure il PUC di Ameglia.

Ed è proprio il PUC di Ameglia la pianificazione che doveva essere definitita prioritariamente non certo il PdN . Oggi sapremmo se il Comune di Ameglia ha intenzione o meno di dare via libera all’edificazioni volute dal MPS intorno le darsene. E da qui dove e se le darsene si fanno. Anche perchè i soldi per realizzarle -insieme con gli argini- li scuciono la Banca ed i suoi partners.

Andiamo a vedere chi sono:

Banca Monte dei Paschi e la cordata composta dal Consorzio Cooperative Costruzioni unitamente a Unieco Società Cooperativa, e Condotte Immobiliare hanno raggiunto un accordo per la cessione di una quota pari al 75% del capitale sociale di Marinella spa. L’accordo prevede la realizzazione di un progetto di sviluppo territoriale, che comprenda interventi di natura immobiliare, turistica, nautica e agricola delle aree che sono nella disponibilità di Marinella spa. Il progetto è stato condiviso con gli enti competenti con i quali nell’aprile 2007 Marinella spa ha sottoscritto il Documento conclusivo della Conferenza preliminare del Progetto Marinella, delineando la successiva procedura urbanistica per l’attuazione dello stesso. Le attività di Marinella spa sono state complessivamente valutate 85 milioni di euro, dei quali 31,5 milioni legati alla definitiva approvazione della procedura di attuazione sopra indicata.


Abbiamo cercato informazioni sulla Società Italiana Condotte d’Acqua perché questo nome non ci era nuovo … ci sembrava fosse lo stesso soggetto che nel passato tentò di costruire un villaggio turistico dalle parti del Monte Rocchetta che poi , per fortuna è diventato Parco di Montemarcello ..

Leggete che cosa abbiamo trovato on line …
giovedì, 10 aprile 2008
CONDOTTE D'ACQUA, GIORGIANNI (UDC) E LA GRECA (PD) CHIEDONO SPIEGAZIONI AL PREFETTOAl Signor Prefetto di MessinaAl Signor Sindaco del Comune di Liparial signor Presidente del Consiglio Comunale di Liparial signor Presidente della Società "Porti Lipari S.p.A."ai consiglieri di parte pubblica della società "Porti Lipari S.p.A."Oggetto: certificazione antimafiaSignor Prefetto,
Con deliberazione n. 59 del 14 settembre 2006, il Consiglio Comunale di Lipari deliberava di costituire, per la realizzazione delle infrastrutture dirette alla rifunzionalizzazione del sistema portuale, con finalità commerciale, crocieristica e diportistica di Marina Corta, Sottomonastero, Marina Lunga e Pignataro, e per la gestione dei servizi necessari, una società mista pubblico-privata a maggioranza privata con scelta del socio privato secondo le procedure previste dal D.P.R. 16.09.1996, n. 533.
Con il medesimo provvedimento, il Consiglio deliberava di sottoscrivere una quota non inferiore al 30% del capitale sociale mediante “conferimento in natura di beni immobili facenti parte del patrimonio disponibile del Comune”. Con la determina dirigenziale n. 200 del 20.10.2006 il Dirigente del 3° Settore Sviluppo e Tutela del Territorio del Comune di Lipari - sul presupposto di essere legittimato dalla deliberazione consiliare n.59 del 14.9.2006 – a potere disporre in merito alla costituzione di una società mista per la realizzazione di opere di infrastrutture e per la relativa successiva gestione delle stesse riguardanti la ““rifunzionalizzazione del sistema portuale con finalità commerciale, crocieristica e diportistica di Marina Corta, Sottomonastero, Marina Lunga e Pignataro nella rada dell’isola di Lipari” - ha disposto di avvalersi, per la procedura di scelta del socio privato della costituenda società mista, del procedimento di selezione di cui alla procedura ristretta prevista dal D.Lgs 163/2006, con l’affidamento all’offerta che risulterà più vantaggiosa;

di approvare non solo il bando di gara ed il disciplinare tecnico ma anche lo schema di atto costitutivo e di statuto dallo stesso dirigente predisposto nonché lo schema dell’accordo di collaborazioneQuindi, individuato il partner privato mediante procedura ad evidenza pubblica, nella società Italiana per Condotte d'Acqua S.p.A., di Roma, quantificato il capitale sociale della costituenda società in € 1.000.000,00 (euro un milione) ed indicata la quota da sottoscrivere da parte dell’Ente nella percentuale del 30% dell’intero, con deliberazione del consiglio comunale del 20 agosto 2007, n. 50 Reg. Gen., ha autorizzato il Dirigente del Settore 3° alla sottoscrizione atto costitutivo, statuto, accordo di collaborazione”.Il Dirigente ha proceduto alla costituzione della società Porti di Lipari S.p.A.Da notizie di stampa abbiamo appreso che alla società Italiana per Condotte d'Acqua S.p.A. Socio di maggioranza della società mista a prevalente capitale privato, "Porti Lipari S.p.A." è stata revocata dal Prefetto di Roma la certificazione antimafia".La notizia è stata diffusa dai quotidiani nazionali ed è stata confermata da autorevoli dichiarazioni del Ministro dei Lavori Pubblici del 1 aprile 2008.

"Nei giorni scorsi - ha spiegato il ministro - avevo segnalato al ministero dell'interno come dalle indagini della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria e di altri organi investigativi era emerso uno stretto legame tra la societa' e la criminalita' organizzata calabrese, in particolare in merito alla gestione di alcuni cantieri dell'autostrada Salerno-Reggio Calabra e della nuova strada statale 106 Jonica". Di Pietro ha affermato che alla verifica "ha dato un forte impulso anche l'attivita' svolta dal servizio di alta sorveglianza per le grandi opere, che ho creato presso il ministero delle infrastrutture due anni fa, affidandone il coordinamento a un capitano della guardia di finanza, e che da allora ha svolto una costante attivita' di prevenzione e analisi, coadiuvando il lavoro di tutti gli organismi investigativi". "Alla mia segnalazione - ha proseguito Di Pietro - il ministro Amato ha risposto rendendomi noto che a seguito del parere del comitato per l'alta sorveglianza, attivo presso il dicastero dell'interno e al quale partecipano rappresentanti del ministero delle infrastrutture, il prefetto di Roma ha adottato, lo scorso 20 marzo un provvedimento di diniego della certificazione antimafia nei confronti della societa' Condotte". "..............etc etc...Distinti Ossequi.Il responsabile UDC Isole EolieMarco Giorgianniil segretario PD Isole EolieGiuseppe La Greca