PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

mercoledì 4 dicembre 2013

INCONTRO CON L'AD DI ACAM G. GARAVINI

Nel primo pomeriggio di oggi mi sono incontrato con l'AD di Acam Garavini e con il direttore tecnico dell' Azienda l'ing Fanton. Con me c' era Carlo Ruocco del comitato "Sarzana che Botta!" . Ricordate l' articolo del Secolo XIX di un paio di settimane fa (a firma Marco Toracca) in cui si diceva CDR addio Acam passa al biostabilizzato .?. Non conosciamo da chi sia arrivata l' informazione ma purtroppo è falsa! Fanton ci ha informato che Acam punta a rimettere in piedi il TMB (con produzione di FOS e CDR) stoppato dall'incendio del febbraio scorso. In programma vi è, come giá sapevamo, un digestore anaerobico da 30mila ton /anno (FORSU+ Fanghi Biologici) con annessa centralina per la produzione di energia elettrica (e termica) da biogas. La centralina dovrebbe soddisfare il fabbisogno di energia dell' impianto che costerá circa 10 milioni di euro da reperire tramite un projet financing o da ricevere dal nuovo partner che si comprerà almeno il 49% di Acam. I tempi ..i tempi sono l' incognita assoluta, è presumibile che l'operazione si svolga entro la fine del 2015 ovvero il nuovo limite temporale entro il quale raggiungere il 65% di differenziata( ma nel Piano di Riassetto Acam si parla del 2017). Il ragionamento da fare è questo e non è nuovo: come abbiamo detto tante volte il 65% di differenziata lo si raggiunge intercettando interamente la matrice organica del rifiuto (FORSU), pertanto il digestore dovrà essere approvato e dovrà entrare in esercizio appunto entro la fine del 2015. Dall' impianto esiterà il cosiddetto "digestato" che per essere riutilizzato e quindi rientrare nella percentuale dei materiali considerati riciclati, dovrà subire un trattamento aerobico che ne consentirà l' impiego nella florovivaistica. Questo scenario ci pare alquanto improvvisato e proviamo un certo fastidio nel sapere che di questa operazione ad Arcola (dove appunto verrebbe realizzato l' impianto), ne siano a conoscenza il sindaco Giorgi e pochi altri, mentre la Comunità non ne sa nulla. La nostra avversione a questo tipo di impianti è nota sia perchè allungano la filiera del trattamento ma anche perchè raccolgono organico "fuori specifica" ovvero inquinato da sostanze estranee. Gli stessi fanghi biologici all'interno dei quali si può trovare di tutto non dovrebbero essere miscelati alla FORSU ma seguire un trattamento a parte. A tal proposito ci chiediamo perchè la linea di digestione presente agli Stagnoni non è mai entrata in funzione: mistero! Altra questione dibattuta è stata quella della riconversione di Saliceti in impianto di compostaggio, l' ingegner Fanton ha in sostanza ammesso che essa potrebbe essere attuata ma ha aggiunto, in qualche modo sostenuto da Garavini, che tale intervento costituirebbe una svalorizzazione di un bene e che comunque avrebbe dei costi. Ci permettiamo di osservare che quel bene, altro non fa che produrre debiti e non chiude il ciclo dei rifiuti, ribadiamo quanto l' impianto per il TMB sia stato il più grande spreco di denaro pubblico che si sia mai registrato nel territorio. Lo dicono i fatti non noi ..!.. ma certamente Gestore e Provincia non lo riconosceranno mai. Allora quale sarà il futuro di Saliceti .?. nel breve periodo quello di tornare a produrre FOS e CDR ed una volta giunti al 65% ( chissà quando ?), quello di trattare materiale indifferenziato proveniente da quello che sarà l' Ambito Territoriale Ottimale unico per la Liguria.!. Una volta giunti al 65% infatti le biocelle di Saliceti non servirebbe più a nulla ( avevamo o non avevamo ragione a dire che l'impianto era inutile?) ecco quindi la necessità di importare "tal quale". Garavini ci ha chiesto cosa ne pensassimo di questa eventualità, senza riserva alcuna gli abbiamo espresso ed esplicato la nostra totale contrarietà. Purtroppo il tempo disponibile non era molto e quindi non è stato possibile chiarire la questione della reddittività prevista dal Piano di Riassetto Acam con l' uso di Saturnia (4.3 milioni di euro /anno dal 2015 al 2021) e dell'utilità di realizzare due discariche (Mangina e Saturnia) dalla capacità complessiva di oltre un milione di metri cubi. Fugacemente abbiamo trattato anche la questione della messa a gara delle azioni di Acam Ambiente e dell' interessamento di IREN gruppo emiliano piemontese gestore di servizi su cui grava un debito di 5 miliardi di euro.!. Ovviamente Comitati Spezzini ha manifestato il proprio dissenso sia alla costituzione del grande ATO ligure dei rifiuti sia all' affidamento del servizio a colossi come IREN specie se pesantemente indebitati.

mercoledì 16 ottobre 2013

AMT ATC

SEI GIORNI FA SUL SECOLO XIX GENOVA SI LEGGEVA: Vendere Amt ai privati. Tutta Amt, cedendo il 100% delle azioni, oggi tutte di proprietà del Comune. L’attesa sentenza infine è arrivata: il consulente incaricato dal sindaco Doria di fotog...rafare lo stato della principale azienda del Comune per numero di dipendenti ha indicato la via: il ricorso a un investitore privato. Di più: se si scegliessero ipotesi più blande, è escluso che l’azienda possa stare in piedi restando in mano pubblica. E più il privato avrà mano libera, si evince - non senza una certa semplificazione - dalle circa duecento pagine fitte di dati prodotte dall’ advisor , meglio sarà perché Amt si consolidi e abbia una prospettiva che superi l’orizzonte di due-tre anni. COM'E' NOTO LA REGIONE SPINGE PER UNA FUSIONE AMT GENOVA ATC LA SPEZIA.. FACCIO QUESTA RIFLESSIONE MA L'ABOLIZIONE DELL'ART. 23BIS DEL DL. 112/2008 TRAMITE IL REFERENDUM DEL 2011 SUI SERVIZI PUBBLICI > E' SERVITA A QUALCOSA ? AH ..DIMENTICAVO GUARDATEVI QUESTO VIDEO: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/09/17/AQcQGzP-selvaggio_sciopero_accordo.shtml

domenica 8 settembre 2013

Questa la delibera della Giunta Comunale della Spezia (Federici I)  del 14 ottobre che appena il giorno successivo al voto in Consiglio sull'attribuzione dei Fondi POR FESR dettagliava il loro utilizzo ... vedi il pacchetto V.le Amendola-Scalinata Cernaia- P.zza Verdi ... leggetevi il nome degli assessori..

venerdì 6 settembre 2013

Impressioni sull' incontro di Pagliari con il commissario dell' AP Lorenzo Forcieri

Un Forcieri con livrea da colomba quello dell’ incontro che SvDC ha organizzato l’altro ieri al Parco Sabrina. Il clima è stato tutto sommato tranquillo nonostante incombesse il pericoloso mattarello della terribile nonna di Pagliari Rita Casagrande. All’ assemblea non si è registrato il tutto esaurito ma vi è stata una discreta partecipazione. Dopo le lunghe premesse di Daniela Patrucco (SvDC) che molto, molto professionalmente ha cercato di inquadrare le possibili condizioni per un dialogo tra l’Autorità Portuale e le Comunità, il controllo di palla è stato tutto dell’ex presidente dell’Autorità Portuale. Colomba .. come ho detto, per il tono della voce ma anche ape sempre pronta a pungere. Un’arringa ovviamente a favore dello sviluppo del porto che è stata a tratti interrotta da alcuni interventi provenienti dalla sala: non poteva essere altrimenti, vista l’ora in cui è cominciato il dibattito e la volontà di Forcieri di andarsene verso le 20:15. Era consigliabile “farsi largo” per parlare. Con quell’andazzo infatti, difficilmente sarebbe rimasto tempo per prendere parola e pronunciare un discorso organico che abbracciasse non solo le ben note problematiche inerenti l’ impatto del Piano Regolatore Portuale ( di seguito PRP) ma anche le vicende che ne hanno segnato il cammino autorizzativo. E a questo proposito avrei già qualcosa da dire su una delle “punture” di Forcieri per esempio quella con cui egli ha accusato la chiamiamola >Controparte Ecologista< di aver ritardato -con effetti negativi sul piano sanitario e ambientale- l’attuazione del PRP. Giacchè mi riconosco in quella Controparte ( all’ interno di queste note si capirà in quale componente) e mi ritengo "informato dei fatti", voglio ricordare che subito dopo l’ Intesa (2001) passata in Consiglio comunale con il solo voto contrario della Lista Civica Città del Sole, altro non si voleva che realizzare rapidamente i dragaggi del Golfo per poi partire con la costruzione delle nuove banchine. Dragaggi senza impedimenti e difficoltà che non comportassero costi troppo elevati, nel pieno di un’area inquinata riconosciuta Sito di interesse Nazionale. Oggi come allora possiamo dire > in barba al DM 471/99 che ne imponeva la bonifica e ne dettava le modalità di intervento. Forse se qualcuno in Autorità Portuale avesse letto quel Decreto e lo avesse osservato, Enrico Schiffini non avrebbe ricorso alle carte bollate, cagionando la situazione di stallo in cui ci troviamo ancor oggi. L' imprenditore aveva anche i suoi interessi ma a lui si deve per esempio la stesura del progetto di bonifica dell’Icram (2003-2004) grazie al quale oggi sappiamo che nel Golfo vi sono tre grandi aree ad alta tossicità (ma anche altre a media e bassa) e sei milioni di metri cubi di sedimenti da asportare o trattare! Il contenzioso chiarì quanto disposto dalle normative: se si intende intervenire in un sito inquinato prima deve essere fatta la messa in sicurezza d' emergenza, poi la caratterizzazione, di seguito il progetto di bonifica e la bonifica medesima. Dopo lo studio di Icram si è poi potuto procedere con i dragaggi al Ravano -certo non speditamente come volevano l’Authority e la monopolista Contship- nel mentre si approvò il PRP. Con l’estinguersi del vero spirito ambientalista che aveva animato la vertenza, si sono poi aperti nuovi fronti di scontro derivanti appunto dalla presenza dominante del già citato terminalista che nel frattempo ha ottenuto concessioni cinquantennali sulla quasi totalità delle banchine portuali a fronte di investimenti relativamente modesti. Altro contenzioso vede i Concessionari del Canaletto impegnati a comprovare l’ ineleggibilità di Forcieri a presidente dell’Authority e quindi anche l’illegittimità di un rinnovo della carica. Ora è chiaro che l’obiettivo vero è quello di non cedere la Marina del Canaletto in quanto l’ indisponibilità della stessa blocca i programmi espansivi del PRP ma i rilievi mossi dai Concessionari risultano in punto di diritto e potrebbero a breve anche essere accolti dalla Giustizia Amministrativa. Ergo chi è causa del suo mal pianga se stesso! Il Comitato portuale, l’Authority, gli Enti Locali hanno fatto le loro scelte se ne assumano la responsabilità! Se poi per Forcieri ciò non è convincente aggiungiamo la questione dell’ annoso dibattito sulla mitigazione dell’impatto ambientale sul Levante Spezzino. Esso è ovviamente tutto incentrato sulla fascia di rispetto, se ha generato dei ritardi è perchè l’Autorità Portuale ha ritenuto che questa infrastruttura dovesse essere realizzata dopo i nuovi banchinamenti! Per l’ Ente marittimo prima si devono dragare i fondali prospicienti le marine di Canaletto e Fossamastra, poi si devono interrare 140 mila metri cubi di mare (forse anche di più) e successivamente potrà essere allestita la fascia di rispetto. I Concessionari e forse anche una parte di ambientalisti invertono le priorità. Mi preme intanto rilevare che al Canaletto non si potrà fare alcuna fascia di rispetto. L’area dove verosimilmente questa avrebbe dovuto essere realizzata è stata cementata ed ancora lo sarà: la palazzata dove si sono insediati gli uffici dei terminalisti, insieme alle decine di parcheggi, ne sono l’esempio. Decine di parcheggi, decine di macchine che circolano.!. Quale miglioramento in termini di qualità dell’aria è stato apportato? Nessuno! Si può dire semmai che la situazione è peggiorata. Il tracciato di Viale S. Bartolomeo non è stato allontanato dalle case e dopo la foce del torrente Dorgia, in direzione Centro, si pensa ancora di costruire: sino a poco tempo fa nell’area adiacente, nascosta alla vista già da alcuni anni, campeggiava un cartello lavori della Terrestre Marittima. Altro cemento, altri parcheggi.!. ..



Al Canaletto la fascia di rispetto coincide quindi con la pista ciclabile ed il nuovo ponte che conduce a Fossamastra il quale non occulta certamente la bruttezza del cavalcavia. Dal Varco Ravano in poi la fascia di rispetto è da tempo in fase di studio ma si ha come l’impressione che detto studio sia condotto in qualche stanza segreta di Via del Molo civico 1. Ogni tanto viene presentata una versione “chiavi in mano” che dovrebbe essere recepita senza troppe richieste di aggiustamenti. E’ severamente vietato ipotizzare che la stessa possa risultare inidonea ad assorbire l’ impatto attuale, figuriamoci prendere in considerazione l’insostenibilità di un’ulteriore espansione portuale e la conseguente Opzione Zero. Tre sono stati gli incontri pubblici dedicati: uno nella sede dell’ Autorità Portuale, un altro nella fu V Circoscrizione, l’ ultimo una seduta consigliare della Commissione Ambiente. Al primo ho partecipato io stesso e ricordo un Forcieri meno colomba del solito, anche nei toni. In Circoscrizione l’ipotesi di fascia di rispetto proposta fu rigettata dai Verdi mentre gli esponenti del PD la accolsero diligentemente. Ma guarda ..! Stiamo parlando di un’area franca ampia mediamente una 20ina di metri che dovrebbe abbattere l’ inquinamento presente e quello provocato da un aumento del flusso dei containers (da stimarsi intorno alle 350 mila unità) e l’ impatto del maggior numero di navi e di mezzi che li movimenterebbero. A questo si aggiunga anche l’ interramento di una porzione di mare pari a 20 campi di calcio. La stessa sorte che toccherà al Canaletto dove peraltro è ancora da effettuare il dragaggio dei bacini di evoluzione. Peccato che nell’assemblea pubblica a Pagliari non vi sia stata occasione per chiedere a Forcieri dove pensa di conferire i fanghi che quivi verrebbero prelevati .!. Questi temi potevano essere debitamente argomentati nell’ ambito del Tavolo di Concertazione promosso dalla Regione nel lontano 2006, quale supporto a quello della V.I.A. che il Ministero dell’Ambiente ha prescritto per tutte le fasi di attuazione del PRP. Del resto esse prevedono interventi di modifica della Costa! Chi ha seguito le vicende legate a tale pianificazione conosce bene quali ostilità esso abbia incontrato, così come la posizione di Forcieri a riguardo della V.I.A. ribadita anche nell’ incontro di Pagliari. La V.I.A. per Forcieri è già stata fatta ! A confermare ciò riporto quanto da Lui riferito quando ancora il Comune della Spezia intendeva cementificare Calata Paita: l’ iter relativo all’ ultimo progetto Llavador è giunto alla fase esecutiva.!. Domando come si può anche solo pensare di poter concertare qualcosa con una classe dirigente così refrattaria al rispetto delle normative e ferma su programmi che costituiscono un colpo mortale per la città .!. Il Fronte antiporto si è davvero reso conto di questo ? Se si è reso conto di questo, allora perché non dice apertamente che non è disponibile ad accettare interramenti ed incrementi del traffico portuale ? Comitati Spezzini non hai mai sposato il criterio della scala delle priorità che vede al primo posto le opere di mitigazione, poi la ricollocazione ed infine i banchinamenti. Ritiene altresì poco convincente perseguire strategie contra personam, in quanto anche mettendo fuori gioco Forcieri, i piani della lobby portuale non cambierebbero. E poi se un presidente nuovo di zecca accettasse le rivendicazioni dei Concessionari e concedesse dieci, facciamo venti metri in più a Fossamastra e soprattutto una ricollocazione congrua e conveniente ..dovremmo poi dire SI al PRP? Su quali basi si può essere indotti a sperare di ottenere anche in una sua revisione con significative riduzioni delle superfici da interrare? Ovviamente nell’ incontro di ieri non sono certamente emersi risvolti e domande come questa. Forcieri ha largamente elogiato gli interventi a tutela dei quartieri realizzati negli ultimi anni ( certamente non quelli di maggiore importanza), il tutto all’ insegna “dell’abbiamo fatto, si può fare di più ma lasciateci lavorare”


Uno dei punti fermi del Commissario pro tempore è stato il seguente: se l’inquinamento atmosferico rientra nei limiti di riferimento allora si può potenziare il flusso delle merci containerizzate! Ma è da chiedersi: la salute pubblica può essere tutelata da valori medi e dalla non eccedenza di superamenti nell’arco di un anno ? Altro punto fermo: se l’inquinamento acustico va oltre i limiti di legge ecco che vi installo dei bei pannelli fonoassorbenti e magari un dispositivo di nuova generazione capace -tramite onde magnetiche- di abbattere i rumori. Ma la qualità di vita di una Comunità si può tutelare con misure tampone (magari anche nocive) ad integrazione di una fascia di rispetto di 20 metri o magari in sostituzione di questa ? Chi scrive è convinto di no anche perché, al di là di ciò che dicono i dati di Arpal sulla qualità dell’aria, il carico ambientale che grava sui cittadini non pare per nulla mutato. A conti fatti possiamo affermare che le posizioni definite più intransigenti di alcune espressioni del mondo ambientalista per esempio quelle di Comitati Spezzini, vengono legittimate e rafforzate. Sin dagli esordi della vertenza abbiamo manifestato totale contrarietà al PRP in quanto figlio di un modello di sviluppo devastante. Siamo ancora convinti che la movimentazione delle merci debba essere contenuta, semmai si dovrebbe movimentare il know out evitando il decentramento della produzione. Una quota rilevante di attività viene trasferita laddove latitano o vengono meno le tutele per l’Ambiente e per i Lavoratori. A fronte di una maggiore occupazione che si può registrare in alcuni paesi, ecco che in altri migliaia di officine ed uffici chiudono i battenti. Premesso che si sta parlando di vite umane si tratta peraltro di uno scambio al ribasso tenuto conto che le condizioni di lavoro e di vita non sono certo equivalenti. E gli effetti negativi non finiscono qui, l’ Ambiente viene compromesso non solo nei paesi dove viene trasferita la produzione ma anche in quelli dove, grazie a questa, vi era prosperità. Le lobbies del cemento si propongono per la realizzazione di grandi opere quali: Gronde autostradali, TAV, immense Vasche di Colmata e sterminate aree retro portuali. Com’ è noto il PRP è assolutamente coerente con tutto questo, tuttavia come Comitati Spezzini non abbiamo mai auspicato la dismissione delle attività portuali ma ci siamo detti in favore di un Porto dalle dimensioni ragionevoli, considerata anche la sensibilità dell’ambiente marino del nostro Golfo. In questi anni si è guardato principalmente a conseguire nuovi record in fatto di movimentazione di containers anziché adottare misure di salvaguardia ambientale e sanitaria quale per esempio l’allaccio a terra delle navi. A questo proposito vogliamo sottolineare che se l’Autorità Portuale avesse tra i suoi obiettivi quello di tutelare le Comunità, avrebbe impiegato gli svariati milioni di euro inutilmente spesi per i ponti di Fossamastra e del Mirabello, proprio per predisporre le colonnine per l’ alimentazione energetica delle navi. Evidentemente ognuno ha le sue priorità: gli abitanti di Levante quella di non essere avvelenati dai fumi dei motori marini, l’ Ente di Via del Molo le operazioni di immagine!

domenica 1 settembre 2013

COMINCATO DEL COMITATO "PIANO DI PITELLI"




Dopo numerose segnalazioni inoltrate già dal lontano 2007 all’ amministrazione della Spezia, il Comitato del Piano di Pitelli torna a porre l’attenzione degli Enti competenti, della Politica, delle Associazioni ambientaliste, della Pubblica Opinione, le criticità che gravano nel distretto Via Rigazzara, località Canelli, Pomara, Groppino, area est della centrale Enel:


la centrale l’ENEL con il suo carico ambientale pregresso ed attuale ( non abbiamo però l’illuminazione pubblica!)

un impianto dell’ACAM dal quale provengono odori nauseanti (ma spesso i rifiuti non vengono prelevati né c/o le abitazioni né lungo le strade di loro servizio)

un Impianto di Betonaggio ( ma la viabilità che serve il nostro abitato è completamente dissestata!) Non è mai stata eliminata la strozzatura fra la polveriera M.M. e la centrale ENEL. Quindi le situazioni di pericolo si moltiplicano anche per l’ intenso traffico di mezzi da trasporto diretti ai diversi impianti industriali presenti nell’area.

Rumori notturni che derivano da tralicci, alternatori e impianti di betonaggio!

Perenne presenza di micro discariche che non vengono rimosse, con bordi strada disseminati di rifiuti che gli stessi mezzi Acam perdono in corsa e che nessuno mai raccoglie; bordi strada sui quali il Gestore rifiuti opera con i suoi mezzi spargendo cattivi odori e percolato (come documentano le foto)

Mancata pulizia del canale di sfocio delle acque dell’intera vallata.

Un oleodotto



Si consideri anche che nel nostro territorio vige ancora l’ordinanza del 18.1.2006 che vieta il consumo ed il commercio di frutti,ortaggi e animali, l’utilizzo di acqua attinta dal suolo per usi alimentari diretti ed indiretti. Interdizione resasi necessaria a seguito dei potenziali effetti derivanti dall’inquinamento del Perimetro ad alto rischio di Pitelli.



A fronte di tale condizione riteniamo scandaloso che nessuna delle nostre istanze, dall’eliminazione delle fonti di rischio al monitoraggio ambientale e sanitario, non siano mai state prese in considerazione.



Senza ritegno alcuno sentiamo altresì parlare di nuovi insediamenti produttivi contestualmente agli accordi contenuti nella nuova Convenzione con Enel. Insediamenti che interesserebbero persino l’ area della polveriera di Vallegrande e che il contesto non può certo sopportare.

lunedì 17 giugno 2013

CONSIDERAZIONI SU ALCUNI PUNTI DEL NUOVO PIANO INDUSTRIALE DI ACAM (APPROVATO RECENTEMENTE)



Come si legge l' Azienda intende realizzare profitti per 4.3 milioni di euro /anno mediante conferimenti in Saturnia !!!


Non so ancora quale sia la durata dell' accordo Acam - DRI Pagliari, potrebbe coprire tutto l' affidamento in house della gestione dei rifiuti ovvero sino al 2028.

Ad ogni modo il piano prevede che dalla data in cui sarà disponibile Saturnia ( il cui iter autorizzativo procederà di pari passo a quello di Mangina) ovvero il 2015, i conferimenti andranno avanti sino al 2021, dipende dalle quantità in gioco che comunque andranno ad esaurire la capacità prevista di 700mila metri cubi *.

A Saturnia quindi dovrebbero andare per 7 anni > 100 mila mc di materiale l' anno ad un costo medio di 43 euro/mc    4.3 milioni /100mila mc/anno

>circa 35 euro per tonnellata. Non poco per FOS e terre/rocce da escavo !!

La produzione di FOS si attesta -ad ora- intorno alle 20 mila ton/anno ed è previsto si riduca a zero per effetto della crescita della raccolta differenziata che sempre secondo il Piano Industriale dovrà raggiungere il 65% entro il 31.12.2017. Dovrebbe ridursi cioè di circa il 33% all' anno nel triennio 2015-2017, quindi da 20.000 a 13334 mila tonnellate nel 2015, 13334 a 6668 tonnellate nel 2016 e da 6668 a 0 nel 2017.

N.B. In questo triennio sia Mangina (se davvero verrà autorizzata) che Saturnia risulterebbero operative quindi in grado entrambe di accogliere FOS ed eventuali quantità di trittovaglio prodotte nei periodi di fermo manutentivo dell' impianto di Saliceti (dalle 5000 alle 8 mila ton). Nonchè terre e rocce da escavo.

Stiamo parlando di quantità molto modeste considerando che poi dovranno essere tradotte in metri cubi.

Come già ho avuto modo di riferire le terre e rocce da escavo perverrebbero dai lavori dell'Aurelia bis circa 500 mila metri cubi (dato fornitomi da ANAS Genova) di queste, 150 mila sono già andate al Molo Garibaldi, 200 mila circa o poco meno verrebbero allocate nell'ex discarica Ruffino Pitelli, il resto circa 150 mila metri cubi finirebbero a Mangina o Saturnia.

Ho chiesto all'Assessore all'Ambiente del Comune di La Spezia > Davide Natale, quale bisogno vi sia di autorizzare due discariche dalla capacità complessiva di 1.050.000 metri cubi a fronte di tali contenuti conferimenti e mi sono sentito rispondere che gli ingenti volumi devono rapportarsi alla durata dell' affidamento della gestione dei rifiuti sino al 2028. Poi però ha candidamente ammesso che sia Saliceti che Saturnia accoglieranno rispettivamente Tal Quale e FOS da fuori ambito. E non solo FOS ma anche terre e rocce da escavo risultanti da lavori in essere o in programma sul territorio. Quali?

                        Siamo tornati indietro di 20-30 anni ovvero
                               al business delle discariche... !!!!!!!

Ma probabilmente tutto questo ragionare e far di conto non avrà una sua utilità, il TRIBUNALE DELLA SPEZIA il 20 marzo scorso ha sentenziato :

 “non sussistono, limitatamente alle imprese ricorrenti Acam Spa, Acam Acque Spa e Acam Ambiente spa i presupposti di cui all’art. 1 Legge Fallimentare …. e giudica pertanto di non poter autorizzare alcuna operazione che sia diretta all’accesso della procedura concorsuale di concordato preventivo …..con implicita esclusione del ricorso ad un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’art. 182 bis L.F……”.

Pertanto i Comuni (..cioè noi) saranno in balia dei creditori che pretenderanno il rientro di una parte cospicua del mostruoso debito (480 milioni divisi al 50% tra banche e fornitori ) oggi in capo ad Acam ed alcune partecipate. L' azienda potrebbe non essere in grado neppure di investire i 20 milioni di euro per la realizzazione di Mangina e Saturnia ed eventuali altre spese, ivi compresi i nuovi mezzi da impiegare per incrementare la differenziata. Gli scenari che si aprirebbero sarebbero alquanto pericolosi: liquidazione di Acam con conseguenti tagli al personale, svendita dei core business, dei beni immobili dell' Azienda e dei Comuni, commissariamento della Regione che avvocherebbe a sè il ciclo dei rifiuti.

Domani 18 giugno sapremo ...

* dato presente in un verbale della Commissione Ambiente del Comune ( che ho richiesto) e confermatomi dall' assessore D. Natale

domenica 16 giugno 2013

VITTORIA SOLO AL 1° ROUND DEI SINDACI CHE HANNO APPROVATO IL PIANO DI RIASSETTO ACAM

VITTORIA SOLO AL 1° ROUND DEI SINDACI CHE HANNO APPROVATO IL PIANO DI RIASSETTO ACAM
GRANDE vittoria dei Comuni della provincia (88%) per l’approvazione del piano di riassetto del gruppo Acam. Le “serissime farse” dei Consigli Comunali che con una moralizzazione patetica a favore delle famiglie dei dipendenti  hanno invitato e spinto  i consiglieri a votare a favore del piano. GRANDE  sconfitta dei cittadini della nostra Provincia, in primis perchè a causa del piano, così come è stato approvato dai Sindaci, subiremo rilevanti aumenti in termini di tariffe acqua e rifiuti, poi, a seguito della diminuzione del patrimonio dei comuni, per  le rilevanti perdite, siamo diventati più poveri. Iniziamo a puntualizzare alcuni concetti di base: 1°) la sentenza del Tribunale del 20 marzo  2013 ha sentenziato che Acam spa è una azienda pubblica, e pertanto esce dalla competenza  del Giudice Civile. Infatti  il collegio scrive: “non sussistono, limitatamente alle imprese ricorrenti Acam Spa, Acam Acque Spa e Acam Ambiente spa i presupposti di cui all’arti 1 L.F. …. e giudica pertanto di non poter autorizzare alcuna operazione che sia diretta all’accesso della procedura concorsuale di concordato preventivo …..con implicita esclusione del ricorso ad un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’art. 182 bis L.F……”. Che Acam è una azienda pubblica è ribadito anche nei Consigli Comunali. 2°) se Acam spa è una azienda pubblica la competenza è del Giudice Contabile tipicamente la Corte dei Conte Regionale, e qui faccio riferimento alla sentenza (Cassazione Sez. Unite n. 10973/2005), confermata in sede di appello (1^ sez n. 14/2009) ove è stato affermato che la riduzione, per cattiva gestione, del patrimonio di un Comune, di cui il pubblico potere è socio unico, costituisce danno erariale. Mi sembra che questa sentenza conviene con il caso Acam. Altra sentenza che conviene è la n. 267/2009 della sezione giurisdizionale per la Regione Toscana, la quale afferma: “ il controllo dell’Amministrazione pubblica, nei confronti delle società a partecipazione totale, non possa limitarsi ad una verifica successiva sulla gestione, attraverso l’approvazione del bilancio, né ridursi al mero esercizio del potere di nomina dei rappresentanti dell’ente in seno al Consiglio di Amministrazione della società partecipata, ma deve essere un controllo attuale, puntuale e concomitante all’attività gestionale della società, da effettuarsi anche con l’ausilio di specifici poteri ispettivi: deve essere un controllo gestionale stringente su tutte le attività investendo non soltanto gli atti di gestione straordinaria, ma anche la gestione ordinaria e gli organi stessi della società partecipata.” Questa sentenza, pensate,  parla di  società a partecipazione totale non di società in House per  le quali il controllo è ancora più stringente.   Pertanto l’orientamento di tutte queste sentenze portano alla conclusione che ci doveva essere un controllo da parte del socio pubblico e  che nel caso di Acam non c’è stato.  Il fatto che Tortora avesse tutte le deleghe, come ha ribadito in Consiglio Comunale il sindaco di Vezzano, non toglie che i sindaci soci dovevano fare i controlli. L’ulteriore azione di responsabilità che viene esperita nei confronti di Tortora per le assunzioni allegre, i sindaci la devono presentare alla Corte dei Conte Regionale sezione procura, e non in Tribunale della Spezia. 3°) una volta stabilito che la competenza è della Corte dei Conti, il Piano di riassetto ha due elementi  che contravvengono alla normativa di finanza pubblica: a) non c è la possibilità di cedere il 49% di una società in House  (Acam Ambiente) se non alla scadenza del periodo di affidamento. b) si contravviene alla legge sull’indebitamento tipica degli enti locali, infatti l’art. 41 Legge 448/2001 detta che le condizioni di rifinanziamento devono consentire una riduzione del valore delle passività totali a carico dei comuni, mentre per Acam acque , rimborso del capitale al 2033/34 con interessi del 4.5%. A questo punto  I revisori dei conti, devono essere coinvolti,  anzitutto perché una esplicita previsione di legge prevede che essi debbano esprimere un parere. Per quanto riguarda il termine del 18 di giugno è chiaro dalla sentenza che sarà respinto dal Tribunale il pre concordato , e per quanto riguarda il “piano” , i giudici fanno capire che essendo acam una società pubblica , questo accordo con i creditori si poteva fare anche al di fuori del Tribunale. A questo punto i creditori di Acam, per i loro crediti possono agire,  sui  crediti che Acam vanta nei confronti dei comuni, per lo smaltimento o altri servizi .
 Mario Bonelli dottore commercialista e Revisore enti locali








venerdì 14 giugno 2013

SABATO 15 GIUGNO dalle 17,30 in P.zza Verdi


       RACCOMANDO LA PARTECIPAZIONE A QUESTO EVENTO:

SABATO 15 GIUGNO dalle 17,30 circa, in Pzza Verdi, lato Poste, vi sarà la seguente breve ma intensa Azione Civile Urbana di Volontariato Formativo/Culturale:

                        " DIAMOCI UN TAGLIO- MA NON AI PINI "
 
a cura del Centro Studi Danza di Loredana Rovagna.
Tutti quanti siano interessati alle sorti della nostra città sono invitati a partecipare con la loro gradita presenza!

mercoledì 12 giugno 2013

POSSIAMO FARE A MENO DELLA DISCARICA DI SERVIZIO ..




Inappropriata la motivazione di fondo con cui il comitato prende posizione contro l' apertura di Mangina ... non la sostengo e mai la sosterrò, in pratica dicono: noi siamo biologici, i rifiuti vadano da un' altra parte.!. Occorre che anche la biologica Val di Vara sia consapevole che, per quanto non sia eccessiva la sua produzione di rifiuti, negli ultimi lustri ha conferito a Pitelli e Vezzano/S.Stefano. L' approccio deve essere un altro vediamo quale: la fos e' una frazione che non deve esitare dalla filiera di recupero dei materiali post consumo. E' possibile realizzare questa condizione ? assolutamente si, è sufficiente giungere al 65% di differenziata (come impone la normativa nazionale) e riconvertire l' impianto TMB di Saliceti ad impianto di compostaggio. Il limite del 65% doveva essere raggiunto entro il 31.12. 2012 Acam, invece, nel suo più recente piano industriale, l’ ha fissato al 2017!  Non di meno, proprio in virtú di questa previsione, le 20 mila ton/anno di FOS attualmente prodotte dovranno progressivamente ridursi, pertanto la capacitá necessaria della discarica di servizio non arriverebbe neppure a 100 mila metri cubi .!. Potremmo parlare addirittura 50 mila metri cubi. Il calcolo da fare è molto semplice. In sostanza costerebbe molto meno non produrre piú CDR e continuare ad esportare rifiuti trittovagliati fuori provincia, incassando risorse con la produzione di compost da organico prodotto in loco e/o importato.!!!!. I 20 milioni di euro stanziati per Mangina e Saturnia potrebbero essere usati per dare vita ad una raccolta differenziata spinta estesa a tutto il territorio e certamente all' acquisto di mezzi  >ma quelli necessari ad attuare tale scenario.

sabato 8 giugno 2013

PER ACAM LA RESA DEI CONTI di MARIO BONELLI

di Mario Bonelli*




Emerge, dalla situazione Acam Spa, un po' di confusione. Proviamo a fare luce: il deposito della domanda di 182 bis comma 6 L.F. (ristrutturazione del debito) è avvenuto in data 24 luglio 2012.

Successivamente a tale data, allo scopo di salvaguardare al meglio la posizione finanziaria del gruppo a beneficio di tutti i creditori, il 7 dicembre 2012 è stata depositata presso il Tribunale della Spezia la domanda di ricorso di Pre-Concordato, ai sensi dell'art. 61, sesto comma L.F. per Acam Spa, Acam Acque, Acam Ambiente, Centrogas Energia ed Integra.

In data 20 dicembre 2012, la sezione fallimentare del Tribunale della Spezia ha ammesso le società istanti ai benefici della procedura invocata, assegnando dopo diverse proroghe il termine del 18 giugno 2013 per l'integrazione dei ricorsi presentati con la documentazione necessaria.

Nel frattempo è intervenuta la sentenza del Tribunale della Spezia del 20.03.2013 che decreta sulla non fallibilità, nonché non accessibilità al concordato preventivo nonché sulla non conferibilità dei rami di azienda riguardanti le società Acam Spa, Acam Ambiente Spa e Acam acque Spa.

Pertanto il Tribunale della Spezia il 18 di giugno prossimo, sulla linea della non fallibilità già decretata, non potrà omologare il concordato, né la ristrutturazione del debito.

 Da quella data i creditori di Acam Spa potranno iniziare e riprendere le procedure esecutive. In genere molte aziende ricorrono al concordato, cioè l'azienda attua con questi strumenti uno sforzo estremo di continuità aziendale, tuttavia, se in alcuni casi è virtuoso, in molti altri è pura tattica perché vengono usati per ritardare lo stato di insolvenza.


Il Tribunale della Spezia con la sentenza del 20.03.2013 ha ritenuto Acam spa una azienda pubblica a tutti gli effetti e come tale deve sottostare alla competenza del giudice contabile e non quello civile, in particolare i magistrati della Corte dei Conti.

 Il piano di ristrutturazione (bozza) Acam Spa che verrà discusso in consiglio comunale della Spezia in data 10/06/2013, non trova conformità con la sentenza di non fallibilità, infatti nel piano c'è la possibilità di cedere un iniziale 49% di Acam ambiente con la possibilità di cedere anche il controllo.

 Inoltre si contravviene alla legge sull'indebitamento tipica degli enti locali, infatti l'art. 41 Legge 448/2001 detta che le condizioni di rifinanziamento devono consentire una riduzione del valore finanziario delle passività totali a carico dei Comuni, mentre per Acam acque rimborso capitale al 2033 agli interessi del 4,5%.

Ultima osservazione, i Comuni si accingono a fare approvare i bilanci di previsione 2013, i consiglieri e soprattutto i revisori dei conti a seguito della sentenza sulla non fallibilità di Acam è loro onere controllare che nei bilanci si creino dei fondi rischi consistenti, per fare fronte al notevole debito di Acam, pena la loro corresponsabilità.

* Dottore commercialista, revisore dei conti enti locali



giovedì 6 giugno 2013

I NOSTRI VECCHI DICEVANO CHE ....



IL FRONTE AMBIENTALISTA PUO' TRANQUILLAMENTE MUOVERE LE STESSE ACCUSE DI RADICALISMO, INCAPACITA' DI ASCOLTO E TENDENZA ALL'UTOPIA AL GRUPPO VOLONTARI DEL MAGRA.

http://www.cittadellaspezia.com/Val-di-Magra-Val-di-Vara/Attualita/Alluvionati-a-Legambiente-Basta-utopie-131726.aspx


SPIEGHIAMO IL PERCHE': COME SI EVINCE DAI DATI CONTENUTI NELL' IMMAGINE RILEVATA DALLE SEZIONI DELLO STUDIO GEO COSTA (sotto)





COMMISSIONATO DALLA PROVINCIA (RIPRESO DA HYDRODATA) , LA QUANTITA' DI MATERIALE CONSIDERATO IN ECCESSO NEL TRATTO TRA LA COLOMBIERA E ROMITO E' PIUTTOSTO SCARSO (176.400 MC). PIU' CONSISTENTE LA QUANTITA' TRA ROMITO E LA CONFLUENZA MAGRA-VARA (1.412.000 MC) ... QUI VI SONO STATI DEI RESTRINGIMENTI DELL' ALVEO E SONO STATE POSTE DELLE BRIGLIE.!. NEL VARA IL MATERIALE E' IN DIFETTO, COSI COME NEL MAGRA DALLA CONFLUENZA SINO AL CONFINE CON LA TOSCANA (- 416000 MC) E NEGLI ULTIMI 5/6 KM FOCIVI (-450000 MC). QUESTI DATI IN ECCESSO O IN DIFETTO CHE SI VOGLIA, SONO COMUNQUE L'ESITO DELLA COMPARAZIONE TRA L' INDAGINE TRA LE SEZIONI DELLO STUDIO GEO COSTA E QUELLE DEL PAI > NON DELLA COMPARAZIONE TRA IL PRIMO E LA SITUAZIONE PRECEDENTE ALLE SELVAGGE ESCAVAZIONI DEGLI ANNI 70 ( OVVERO LA SITUAZIONE DI EQUILIBRIO) .. IN ALTRE PAROLE I FIUMI -IL MAGRA IN PARTICOLARE- STANNO ANCOR OGGI TENTANDO DI COSTRUIRSI UN NUOVO ASSETTO (ATTIVITA' DELL' UOMO PERMETTENDO).

DI QUESTO "I NOSTRI VECCHI" DI CERTO NON TENGONO CONTO.!. COME NON TENGONO CONTO CHE OGGI LE PULIZIE DEGLI ALVEI NON SI FANNO CON RUSPONI E MEZZI CINGOLATI CHE ARANO IL GRETO DISSODANDOLO ED ELIMINANDO LA VEGETAZIONE ANCHE DI BASSA LEVATURA UTILE A RALLENTARE LE ACQUE.

SI CREDE FERMAMENTE A TESI MOLTO SIMILI A LUOGHI COMUNI, RITENENDO CIECAMENTE ESSE PORTINO A DELLE SOLUZIONI. SOLUZIONI CHE SE ATTUATE COME SPOT ( QUALI CONTENTINI  DI SINDACI A CACCIA DI CONSENSO) HANNO ESITI EFFIMERI E SE "STRUTTURALI" E QUINDI COSTOSE, ANCHE CON L'ISTITUTO DELLA COMPENSAZIONE,  RISULTANO IDONEE SOLO A GARANTIRE LA SICUREZZA  NELLA PARTE A MONTE DELLA COLOMBIERA MA NON A FIUMARETTA E BOCCA DI MAGRA.

QUI ANCHE CON UN INESTETICO ED ORRIBILE RIALZO DEGLI ARGINI PREVISTI, ABITANTI E BENI NON SAREBBERO PROTETTI DALLE PIENE T200. A FRONTE DI CIO' POTREMMO DIRE CHE L'APPELLATIVO DI "VOLONTARI DEL MAGRA" -COSI' SI E' CHIAMATO IL GRUPPO CHE CHIEDE DRAGAGGI E PULIZIE VARIE- NON CI SEMBRA APPROPRIATO: LO RITENIAMO PARTIGIANO ED EGOISTA.

INACCETTABILE E DA RISPEDIRE A TALUNI MITTENTI PERCHE' FACCIANO PROFONDA AUTOCRITICA, L'ACCUSA DI ESSERE POLITICIZZATI. ANCHE CERTE POSIZIONI   "MUTATE IN CORSO D'OPERA"  SULL'ENTITA' DEI DRAGAGGI ( ORA LI SI ACCETTEREBBERO DOVE NECESSARI )   E NEI CONFRONTI DEL CANALE DI SCOLMO NON FANNO ONORE:   INIZIALMENTE SI ERA CONTRARI A QUEST' ULTIMO (AVREBBE TOLTO SPAZI ALL'AGRICOLTURA), OGGI INVECE SE VI FOSSERO I FONDI LO SI VORREBBE.

AL CONTRARIO LA NOSTRA POSIZIONE NON MUTA: ARGINI T 200 SINO ALLA COLOMBIERA E CANALE SCOLMATORE !!




domenica 2 giugno 2013

SATURNIA, ACAM FIRMA IL CONTRATTO DI UTILIZZO

Acam, EE.LL., sindacati e Regione hanno compiuto un altro passo avanti nella strisciante marcia verso la riapertura dell'ex discarica di Saturnia. Non troviamo altro aggettivo per definire la loro azione anche con riferimento al gran bailamme verificatosi in Val di Vara dove e di questo  certo non siamo contrariati, l' opzione Mangina sta venendo meno. La nostra posizione è nota da tempo: NESSUNA DISCARICA, NESSUN INCENERITORE, NESSUN IMPIANTO CHE ALLUNGHI LE VARIE FILIERE DI RICICLO CHE DEVE ESSERE TOTALE.!. Questo scenario non solo è possibile ma è l'unica scelta sensata che tutela l'ambiente, la salute e crea posti di lavoro ( alla peggio li difende). Se la raccolta differenziata non è decollata, se Acam è immersa nei debiti, se è stata fatta una scelta impiantistica demenziale, se esportiamo tutti i rifiuti fuori regione la responsabilità è di chi ha governato il territorio ma anche di chi vi risiede. Quando chi denunciava i rischi derivanti dalla folle gestione del ciclo dei rifiuti, le Comunità non solo non hanno fornito alcun sostegno ma neppure hanno mostrato interesse. Il malumore  e la rabbia li registriamo solo da qualche settimana ed unicamente perchè sono minacciati taluni giardini: quelli del centro storico di Spezia o quelli biologici della Val di Vara. Noi non ambiamo a nessuna popolarità, a nessuna visibilità, non ci servono voti,   le nostre valutazioni derivano dall'esperienza diretta acquisita sul campo (di anni) e non abbiamo nessuna difficoltà a censurare chicchessia se questo è giusto ed opportuno .! Se qualcuno si sveglierà ed andrà in piazza non lo ringrazieremo .. avrà fatto solo qualcosa per difendersi! 

venerdì 29 marzo 2013

NOTE SULLA CO-COMBUSTIONE DEL CDR AD USO DELLA POPOLAZIONE SPEZZINA



Il Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti (PPR) della Provincia della Spezia non prevede il loro incenerimento nello stato di “tal quale”, nè ha come indirizzo la co - combustione del CDR con il carbone ( ved. pagg. 167 e 214 del PPR). Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTCP) coerentemente (*), esprime il diniego alla produzione di energia mediante la combustione dei rifiuti o materiali derivanti da essi.


Tuttavia il PPR prevede che la gestione dei materiali post-consumo non differenziati avvenga mediante un trattamento meccanico biologico da cui esitino inerti, metalli ferrosi e non ferrosi e due tipologie di rifiuti speciali: la FOS (frazione organica stabilizzata **) ed il CDR (combustibile da rifiuto ).

Tale trattamento è effettuato presso l’ impianto di Saliceti situato nel Comune di Vezzano Ligure. Un impianto che come già anticipava il PPR (pag.151) risulta altamente energivoro assorbendo, praticamente in continuo, 3 Mw/h con ricaduta fortemente negativa sui costi di gestione.

Dopo che l’ Europa è intervenuta per sanzionare un’ illegittima interpretazione (tutta italiana) delle norme comunitarie che regolano l’applicazione delle sovvenzioni alle fonti rinnovabili, dal 2007 non è più possibile considerare tra queste il CDR.

Pertanto i gestori di poli termici (***) idonei al trattamento termico del combustibile da rifiuto con cosiddetto “recupero di energia” non possono più ricevere questo tipo di aiuti e chi produce il CDR deve pagare per farlo bruciare e di fatto non riesce più a venderlo.

Questo è il motivo principale per cui il Ciclo dei Rifiuti nella nostra Provincia non si chiude ! Con l' attuale tasso di raccolta differenziata del 27% (?) da Saliceti escono circa 45 mila tonnellate/anno di CDR, sino ad oggi è stato smaltito fuori Provincia ad un costo tra i 150 - 180 euro/ton.

Ogni anno dobbiamo quindi spendere milioni di euro per produrlo, esportarlo e bruciarlo, senza ricavare nulla e soprattutto inquinando le popolazioni ed i siti dove avviene la sua combustione !

Vale la pena di ricordare che l’ impianto vezzanese ci è costato 24 milioni di euro di cui 10 sono ancora da saldare al costruttore !!! A conti fatti l’ incendio che recentemente lo ha reso inutilizzabile sarebbe quasi da considerare una provvidenza di nostro Signore.!. Il CDR prodotto è stato avviato a diversi inceneritori del centro e del nord Italia (Pavia, Lodi, Isernia) ed all’ estero: precisamente a Matrai ( Ungheria).

Com’ è noto le condizioni economiche di Acam sono a dir poco drammatiche e certamente non consentono esborsi di tale rilevanza. Per cui periodicamente, alcuni esponenti politici e tecnici del settore ripropongono l’idea che l’ unica via d’ uscita per chiudere il ciclo dei rifiuti sia la co-combustione in Enel.

Ora, giacchè in sede di Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA) alla centrale Enel di Vallegrande, l’ obbiettivo annunciato dagli Amministratori locali è stato quello di concedere parere positivo a fronte di un miglioramento delle emissioni dell’ impianto termoelettrico, non si capisce come si possa anche solo prendere in considerazione l’ipotesi della co-combustione CDR- carbone.

Tale pratica condotta in via sperimentale a Fusina nei primi anni del 2000 ha evidenziato -specie nella prima campagna- che le emissioni della locale centrale rispetto ai rilievi "in bianco" sono peggiorate sensibilmente per quanto riguarda i valori delle diossine ( 30 volte ).

 Nella seconda campagna quella che ha preceduto l’affermarsi dell’esercizio industriale sono “opportunamente” decresciuti ma questo certamente non ci rassicura. Come ripetiamo da anni, inquinanti come le diossine ed i furani meritano a proposito dell’ impatto sanitario, valutazioni assolutamente specifiche in quanto bioaccumulabili negli organismi degli esseri viventi e per di più cancerogeni, teratogeni e mutageni.

Non di meno riteniamo che tutte le forme di smaltimento di rifiuti o derivati siano assolutamente da bandire in quanto finiscano inevitabilmente per arrestare la buona pratica del Riciclo che può, a condizione che il sistema di gestione sia oculato e non asservito al cartello inceneritorista, divenire Totale, determinando la creazione di posti di lavoro stabili e una lotta efficace agli sprechi.


* indicazione tenacemente richiesta dai Comitati che si erano battuti contro l’ inceneritore di Boscalino.

** la FOS (sottovaglio) è la parte risultante dalla fase di selezione del materiale biostabilizzato in uscita dalle biocelle aerobiche di cui è dotato l’ impianto di Saliceti. Il sopravaglio o sovvallo previa deferrizzazione effettuata con speciali magneti, viene liberato dal materiale non idoneo ed avviato alla raffinazione finalizzata alla produzione di CDR. Dall’ apertura dell’impianto la FOS (circa 20 mila t/anno) è stata quasi sempre esportata fuori provincia a costi non trascurabili ad eccezione del periodo in cui è stata conferita nella discarica di Vallescura.

*** esclusi i gestori di impianti muniti di vecchie autorizzazioni e gli impianti della Campania.

mercoledì 13 febbraio 2013

UN'ALTRA BATOSTA PER IL COMUNE DELLA SPEZIA

                                   fig. 1


Questa è l'ennesima vergogna che riguarda il Levante delle discariche.  Ovvio che questo milione di euro lo pagherano ancora una volta i cittadini .!. e chissà quando quest'area verrà, non diciamo bonificata,  ma almeno messa in sicurezza.!

 Nel mentre Acam mette in cassa integrazione a rotazione a 4 ore settimanali circa 800 suoi dipendenti e chiede  una deroga di 60 giorni al Tribunale chiamato a decidere tra l'applicazione dell'articolo 182 bis della legge fallimentare sulla ristrutturazione del debito e il concordato.
http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2013/02/13/APrDAhjE-acam_cassa_rosso.shtml

Il servizio di raccolta dei RSU è assolutamente deficitario e non riguarda solo le piazzole dove ancora sono insediati i cassonetti tradizionali (fig.2)  ma le strade stesse. 










fig.2





Nei quartieri dove è in corso il porta a porta la raccolta lascia a desiderare  (fig.3 )  ancora non si conoscono i dati relativi al 2012 e quindi dovremmo essere noi ad andarli a richiedere. 

fig.3


Non di meno ci chiediamo quale valore possono avere questi dati considerato che -come abbiamo già detto più volte- a Boscalino,  non si produce compost da 15 mesi.!. A questa domanda che abbiamo rivolto pubblicamente a chi di dovere in un articolo apparso in cronaca locale, nessuno ha risposto.

Chiaro che qui si stanno ingannando i cittadini che  devono peraltro accollarsi tributi altissimi per dei servizi inefficienti.


fig.4

Qualcuno potrebbe avere l'ardire di accusarci che stiamo sparando ad un moribondo e che non ci curiamo del futuro dei dipendenti Acam .. bene quel qualcuno faccia autocritica e pensi alle proprie di responsabilità. Non siamo stati noi a creare gli esuberi in Acam, non siamo stati noi ad approvare un piano dei rifiuti fallimentare, non siamo stati noi a spendere 24 milioni di euro ( 10 ancora da versare)   per un impianto  -quello di Saliceti-  che invece di chiudere il ciclo rifiuti correttamente, produce debiti e risulta persino sottodimensionato a causa del tasso di differenziata alquanto mediocre.

E' giunta l'ora che chi ha prodotto tutto questo paghi un prezzo politico ...!...


fig. 5

sabato 9 febbraio 2013

RUGGIA SULLA NUOVA PIAZZA VERDI: NON CAPITE LO SPIRITO DEL LUOGO!




Ieri, nell’intervista rilasciata alla Nazione, il vicesindaco Ruggia si spinge ad affermare che i progettisti della nuova piazza Verdi coglierebbero lo spirito del luogo. I discussi e discutibilissimi portali rossi e verdi, per esempio, sottolineerebbero l’asse via Chiodo -via Veneto . A dire il vero vanno anche oltre.! Il progetto si inserisce in una serie di brutture, di calci in faccia che il paesaggio e la città hanno ricevuto nel secondo dopoguerra: palazzi anonimi ed informi, già vecchi dopo l’inaugurazione, giardini tristi, privi di anima, e poi capannoni industriali prefabbricati, quartieri dormitorio tirati su in economia, colline cementificate , discariche di rifiuti tossici, interramenti di specchi acquei. Le coeve opere pubbliche non sembrano altresì brillare per originalità e bellezza: se il nuovo tribunale ha una sua maestosità, palasport e megacine riequilibrano lo scempio con la loro dose di bruttezza. ll confronto tra i giardini pubblici ed il parco della maggiolina, o tra il palazzo dello Poste e la nuova questura illustra lo scarto tra un prima ed un dopo.




Se il progetto di piazza Verdi vuole fare da ponte tra le due città,quella antica e quella moderna, allora ci riesce perfettamente Si presenta infatti come un’irruzione della modernità intesa come assenza di gusto, come furbizia progettistica usa e getta , in un tessuto urbano armonico e bello. Una coltellata a tradimento portata allo stomaco della città. A tradimento perché si presenta con velleità artistiche e non come frutto della speculazione edilizia senza scrupoli



Negli intendimenti del sindaco quegli archetti simili ad un autolavaggio ed un uno scavo a gradinate-nostrano ground zero in memoria del Politeama – dovrebbero diventare simbolo della rinascita cittadina . A me invece sembrano l’emblema, la figura di un modello fallito di sviluppo; un modello fatto di industrializzazione devastante e poco attenta al territorio ed alla storia.



Ma al di là delle riflessioni estetiche, che tutto sono fuorché soggettive, quanto costerà la manutenzione di questo gioiello ad una municipalità impoverita dalla crisi? quanto è delicato il sistema di pompaggio e di sterilizzazione delle acque? Dovremo rassegnarci a safari anti zanzare all’arrivo di ogni primavera? Nessuna risposta concreta, ma vaghe promesse e vaghissime assunzioni di responsabilità per il futuro, mentre al contempo si sorvola sull’intendimento di intasare di auto viale Mazzini e viale Italia per far fronte alla bell’e meglio alla carenza di parcheggi originata dalla contemporanea apertura di due cantieri , uno in piazza Verdi e l’altro in piazza Europa. Se questo è il nuovo che avanza possiamo ormai soltanto invocare le sonnacchiose divinità del luogo affinché ci proteggano e ci difendano dalla barbarie della pseudomodernità.



Giorgio Di Sacco Rolla



VOTAZIONE SU MASTERPLAN MARINELLA 2007 IN PROVINCIA

QUANDO SENTIRETE QUALCHE ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA ASSERIRE DI ESSERE CONTRO IL CONSUMO DI SUOLO E PER LA TUTELA DEL TERRITORIO RICORDATEGLI QUESTA DELIBERA CON CUI E' STATO APPROVATO IL MASTERPLAN DI MARINELLA 2007

sabato 2 febbraio 2013

Aggiornamento sullo stato dell’arte della gestione rifiuti nella nostra Provincia






                               Aggiornamento sullo stato dell’arte
                        della gestione rifiuti nella nostra Provincia


Dopo le mirabolanti conferenze stampa indette dal Comune della Spezia durante le fasi finali della passata consigliatura, annuncianti il raggiungimento nei quartieri del Levante di quote di differenziata superiori al 70%, si è caduti in un silenzio pressoché totale. Silenzio totale su questo annoso e spinoso argomento ma non su altri come la questione dell’ AIA alla centrale Enel, il nuovo Waterfront, il cosiddetto progetto di riqualificazione di V.le Amendola- P.zza Verdi- Scalinata Cernaia che hanno spinto il Sindaco Federici ad aggressive uscite contro gli ambientalisti … rei di essere conservatori e nemici dello sviluppo. Non mancherò di parlare di queste vicende che altro non fanno che confermare quanto l’ amministrazione spezzina tenga in considerazione la partecipazione del Pubblico, ora però vado a trattare il problema accennato in apertura. In occasione della sottoscrizione dell’ accordo Comune della Spezia -Conai - Acam Ambiente avvenuta nel 2010, sul blog di Comitati Spezzini avanzammo alcune riserve sulla modalità di gestione del porta a porta ( da ora in poi PaP ) che avrebbe dovuto porsi in essere dapprima nei quartieri di Ruffino, Pagliari, Fossamastra, Canaletto, Pianazze, Termo e Limone ( Pitelli ne era già interessata). Con spirito costruttivo e non con intenti disfattisti avevamo rilevato che mancava di uno strumento fondamentale per il raggiungimento di esiti positivi: la tracciabilità. Ovvero di un sistema che avrebbe consentito di conoscere l’ effettiva quantità di rifiuti prodotta in ogni distretto in cui via via si fosse inteso estendere il PaP . La lacuna, a 6 mesi dall’ avvio di tale sistema di raccolta, si è poi rivelata fattiva in quanto nella frazione Multimateriale è stato rinvenuto il 26% di materiale estraneo. Così come nella frazione Umido dove è stata ritrovata una quota pari allo 0.9% -a nostro avviso- molto sottostimata. Era prevedibile che non tutti gli utenti, sapendo di non essere individuabili, si sarebbero preoccupati troppo di selezionare correttamente i rifiuti: pur di allontanarli dal proprio appartamento in molti si sono sistematicamente serviti dei cassonetti stradali ancora in uso nei quartieri non assoggettati a PaP. A fronte di questo ci chiediamo con quale serietà si sono potute fornire le percentuali di differenziata sopra citate. Alla fine del 2011 invece di migliorare, le cose sono peggiorate; i vari steps indicati nell’accordo siglato da Comune- Conai ed Acam, avviati peraltro con sei mesi di ritardo, non sono stati rispettati. A fine del 2012 il PaP ha coperto intorno alle 40 mila persone (Levante + Mazzetta) invece che la prevista totalità della popolazione residente nel Comune della Spezia (96317 abitanti). L’obbiettivo del 65% previsto dalla normativa nazionale e dal suddetto accordo è rimasto disatteso: il tasso di differenziata si è fermata al 32.5 % su scala comunale dato riportato dall’assessore all’ ambiente Laura Ruocco alla fine del suo mandato. In realtà anche questo è un valore stimato in eccesso che si basa sulla quantità di materiale ritirato e non su quello effettivamente riciclato. Infatti su quanto è successo a valle del ritiro delle varie frazioni si è allegramente sorvolato: si pensi che da oltre un anno nell’ impianto di compostaggio di Boscalino non viene prodotto compost, ciò significa che già nel secondo semestre del 2011, la frazione organica -anche quella selezionata con il PaP- non dava origine al prezioso terriccio utilizzabile in agricoltura. Invero anche prima del 2011 l’ impianto ha avuto “misteriose” difficoltà. In data 3 novembre 2010 con atto protocollato abbiamo richiesto ad Acam di conoscere la quantità di materiale organico in ingresso ed in uscita da Boscalino: non abbiamo avuto alcun riscontro. Stesso quesito abbiamo rivolto via fax il 13.4.2012 al servizio Area Ambiente della Provincia ma anche in questa occasione non ci è pervenuta alcuna risposta. Ad onor del vero neppure oggi nonostante numerose visite presso l’ impianto siamo riusciti a disvelare l’arcano. Nel contempo, Acam ha comunicato che la raccolta stradale dell’ umido nel centro urbano della Spezia non avrebbe più avuto luogo in quanto la pessima qualità della frazione ne rendeva impossibile il trattamento. Vi è stato anche un fermo dell’ impianto di Saliceti verso la fine della scorsa estate che ha peggiorato di molto l’ aspetto delle piazzole ecologiche non solo nel Capoluogo ma in tutta la Provincia, aspetto già indecoroso e sicuramente non all’altezza dei costi che i cittadini debbono accollarsi. Tra questi costi sono peraltro ricompresi quelli derivanti dalla mancata chiusura del ciclo e dall’errata, anzi folle scelta impiantistica adottata a suo tempo dall’ Ente provinciale e dai noi osteggiata. Com’ è noto a chi si interessa di questi temi, il polo industriale sito nella piana di Vezzano Ligure è il vero nodo cruciale. E’ costato alla Comunità spezzina ben 24 milioni di euro: 6 sono arrivati dalla Regione, 8 li ha scucciti non si sa come Acam e 10 devono essere ancora saldati al costruttore. Trattasi della Ladurner spa che mesi fa ha tentato di recuperare il credito avviando una procedura giuridica volta a rivalersi sui beni del Gestore di via Picco. In sostanza un’ingente somma di denaro è stata gettata al vento per costruire un impianto che invece di risolvere i problemi li moltiplica: da esso infatti risultato due tipologie di rifiuto speciale FOS e CDR che debbono essere smaltiti a costi altissimi. Abbiamo sborsato un mare di soldi per poi doverne spendere altri !! E per ora ancora nessuno ha pagato un prezzo politico! La quantità di CDR prodotta dovrebbe aggirarsi intorno alle 45 mila t/anno e la FOS è stimabile in circa 20 mila T/anno, i dati che riportiamo sono approssimativi in quanto resta difficile conoscere quelli reali relativi alla raccolta differenziata. Siamo comunque certi che i costi di smaltimento complessivi si avvicinano ai 10 milioni di euro all’anno. Con una tale somma avremmo potuto porre in essere i più virtuosi progetti di raccolta differenziata, tali da generare profitti ed occupazione stabile. Invece versiamo in una situazione vergognosa ed è solo grazie alla contenuta produzione di rifiuti prodotta nel bacino provinciale ( circa 130 mila t/anno) che non si verificano emergenze di tipo campano o palermitano. La situazione però non potrà perdurare, la discarica di servizio di Vallescura (Riccò del Golfo- Follo ) dovrebbe esaurirsi a maggio e non potrà essere ampliata perché ciò non è previsto dal Piano Provinciale. Si è tornati quindi a guardare a Pitelli e Pagliari cioè a quella parte a Levante del Golfo spezzino devastata da 12 discariche ( anche abusive) di rifiuti speciali e tossici, classificate Sito di interesse nazionale. Questo sciagurato progetto è in gestazione da ormai tre anni ovvero da quando il Ministero dell’ Ambiente aveva dato disco verde alla possibilità di conferire i fanghi del dragaggio portuale nei siti critici ricadenti nel Perimetro ad alto rischio ambientale. La relativa delibera fu impugnata da Comitati Spezzini e dai cittadini di Pagliari. L’ Amministrazione spezzina, esattamente come 20 anni fa, ha pensato bene di sversare nell’ex discarica di Saturnia tutte le porcherie attualmente o prossimamente in circolazione: la FOS appunto e i fanghi del dragaggio portuale entrambi classificati come rifiuti speciali codice europeo 190 503 e 170 506. La FOS è il prodotto dell’ incapacità dell’ Amministrazione spezzina e di Acam di gestire come converrebbe il ciclo dei rifiuti, sarebbe bastato fare scelte impiantistiche diverse, come i Comitati e Medicina Democratica costantemente richiesero ed il problema della FOS oggi non esisterebbe. Infatti con il porta a porta esteso a tutta la provincia, tutta la frazione organica poteva essere trattata e trasformata in compost e quindi in profitto. I fanghi del dragaggio portuale a seconda del loro grado di tossicità sono stati identificati in uno studio dell’Ispra dai colori rosso (tossici e quindi rifiuti pericolosi), arancione e verde ( rifiuti speciali con valori poco al di sopra o entro i valori di riferimento). In sede ministeriale -come già detto- è stato stabilito che a poter essere conferiti nel Sito nazionale di Pitelli fossero appunto quelli verdi, previa sperimentazione e trattamento. Inutile dire che, considerata la credibilità di cui gode il Governo locale e considerate tutte le vicende occorse nel ventennio 76/96, durante il quale il Levante spezzino è stato trasformato in un hub per rifiuti tossici, la popolazione non ha più la minima fiducia.
Anzi esige, non fosse altro per una questione morale e di rispetto delle promesse fatte ai cittadini dagli ultimi sindaci, che nulla se non terra vergine, venga più conferito in aree che non sono state neppure bonificate. Proprio così come abbiamo ribadito più volte, dalle 12 discariche non è stato trattato né prelevato neppure un grammo di scorie inquinate, gli sversatoi sono stati o saranno semplicemente tombati. Questo nel migliore dei casi! A tal proposito vogliamo sottolineare che i proprietari inquinatori di alcuni siti come per esempio quello della discarica Ruffino Pitelli potranno persino ricavare profitto dal conferimento di terre e rocce da escavo utilizzati per la loro copertura e riprofilatura. Nella peggiore delle ipotesi realizzeranno gratuitamente le messe in sicurezza permanente chiamate in gergo tecnico capping. . Se parlare di bonifica o persino di “Modello Spezia delle bonifiche” come ha fatto il sindaco Federici è un insulto all’ intelligenza, la dizione “ messa in sicurezza permanente “ introdotta dal D.lgs. 22/97 e dal DM 471/99, è assolutamente fuorviante giacchè è all’ Ambiente che si affida il decadimento chimico di immani quantità di veleni. A nostro giudizio di “sicuro” non vi è nulla! Tanto per dare un’ idea nella già detta discarica di Ruffino Pitelli sono state sversate 520 mila tonnellate di rifiuti a fronte delle 320 mila “autorizzate” , ricordiamoci che l’area nel 1976 era classificata di interesse paesaggistico!. Nell’ unico sito che risulta ancora capace -ovvero Saturnia, si vuole nuovamente riprendere il business dei rifiuti, un business che vede oggi coinvolti i seguenti attori: Acam, Comuni e Provincia da un lato, la Proprietà dell’area ed una Banca dall’altro. Essi da tempo si sono già accordati senza neppure consultare i cittadini. Solo in un’occasione l’assessore all’ ambiente Ruocco di passaggio nel quartiere di Pagliari parlò dinanzi ai residenti, di nuovi conferimenti di materiale inerte. Come abbiamo visto non di materiale inerte si tratta ma di rifiuti speciali e per riaprire quella che allo stato non è più una discarica occorrerà attivare un procedimento che richiederà una determina dirigenziale con la scelta definitiva di Saturnia e Mangina quali discariche di servizio ergo l’applicazione della VIA e dell’AIA nonché una variante al PTC da normativa assoggettabile a VAS. Tutti passaggi complessi che si tenterà quasi certamente di eludere e/o semplificare precludendo ai cittadini ogni coinvolgimento. Conosciamo i metodi spicci degli Enti locali e soprattutto della Regione la quale, una volta pubblicata sulla GU la L. 134/2012,  diventerà competente sull’area di Pitelli e sul Golfo. I passaggi menzionati dovranno svolgersi secondo logica entro maggio, mese in cui, come abbiamo detto, la discarica di Vallescura si esaurirà, altrimenti l’esportazione fuori ambito della FOS dovrà fatalmente riprendere. Ma non è risparmiando un milione, un milione e mezzo di euro che si potrà salvare ACAM, questo è quello che come un mantra viene ripetuto da Federici e dai vertici Acam, l’azienda decotta potrà ridurre le spese solo se cesserà di produrre il CDR e la FOS. Il rifiuto “ tal quale” o indifferenziato potrebbe subire solo una semplice bioessicazione per poi essere smaltito nella discarica di Saturnia a costi nettamente inferiori. La quantità in gioco con una raccolta differenziata prossima al 30% ammonterebbe a circa 65mila t /anno. Questa a nostro avviso potrebbe essere una delle opzioni su cui hanno ragionato e ragionano Comuni ed il Gestore.  Tornando alla L. 132/2012 che ha convertito in legge il DL 83/2012 recante nuovi criteri finalizzati all’individuazione dei Siti di Interesse Nazionale ( di seguito SIN ), è da dire che essa presenta profili di illogicità ed illegittimità. Pertanto Comitati ed Associazioni di tutto il territorio nazionale sono già sul piede di guerra e prevedono di ricorrere al TAR del Lazio per far si che i 18 SIN esclusi dalle nuove norme, permangano nel novero dei 57 classificati dalla L.426/98 e successive. Non è che la denominazione di SIN rispetto a quella di SIR ( Sito di Interesse Regionale) cambi molto le cose, i Governi che si sono succeduti, infatti, hanno praticamente azzerato i fondi per le bonifiche ma operazioni come quella di Saturnia richiederebbero tempi più lunghi ed un maggior numero di Enti risulterebbero coinvolti. Nel caso che il passaggio alle Regioni dovesse essere avvallato anche in sede di Diritto Amministrativo per Federici ed i suoi ( prima tra tutte l’assessore regionale Raffaella Paita ) la strada sarà aperta. Si potrà parlare di bonifiche “ inter nos” o de “no autri“ se a qualcuno piace meno il latino. La tenzone è dunque aperta!
























mercoledì 2 gennaio 2013

Decreto Legge del 2012 numero 83 art. 36-bis

Decreto Legge del 2012 numero 83 art. 36-bis
RAZIONALIZZAZIONE DEI CRITERI DI INDIVIDUAZIONE DI SITI DI INTERESSE NAZIONALE



1. All'articolo 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 2, dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:

«f-bis) l'insistenza, attualmente o in passato, di attività di raffinerie, di impianti chimici integrati o di acciaierie»;

b) dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. Sono in ogni caso individuati quali siti di interesse nazionale, ai fini della bonifica, i siti interessati da attività produttive ed estrattive di amianto».

2. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentite le regioni interessate, è effettuata la ricognizione dei siti attualmente classificati di interesse nazionale che non soddisfano i requisiti di cui all'articolo 252, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal comma 1 del presente articolo.

3. Su richiesta della regione interessata, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti gli enti locali interessati, può essere ridefinito il perimetro dei siti di interesse nazionale, fermo restando che rimangono di competenza regionale le necessarie operazioni di verifica ed eventuale bonifica della porzione di siti che, all'esito di tale ridefinizione, esuli dal sito di interesse nazionale.

4. All'attuazione delle disposizioni del presente articolo si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

(Articolo inserito dalla legge di conversione 7 agosto 2012, n. 134)