PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

venerdì 12 dicembre 2008

CHE COSA HA FATTO E CHE COSA FA IL COMITATO DIFESA AMBIENTE DI PITELLLI

Il progetto Oliva nell'area ex IP
Associazione Comitati Spezzini

Il Comitato difesa ambiente di Pitelli componente dell' Associazione Comitati spezzini nasce a metà anni ’80, alcuni di noi ancora non organizzati prendevano parte alle mobilitazioni contro la centrale ENEL che ricordiamo sorge ad un passo dalla città. Le sue ciminiere possono essere considerate un po’ le candeline di una torta al veleno che nel tempo è stata preparata per gli spezzini, soprattutto quelli che abitano nel Levante della città.

In questa torta c’è di tutto, soprattutto discariche … aperte ovunque nelle colline di Ruffino Pitelli e nella piana di Vallegrande. Ma si trovano anche sulla costa giacchè le banchine di fatto sono esse stesse delle discariche.

Su queste banchine risultano in essere attività a forte impatto ambientale - peraltro in espansione continua, che hanno determinato un rilevante scadimento della qualità di vita dei residenti. Ci riferiamo soprattutto alla movimentazione dei containers il cui traffico secondo il nuovo PRP è destinato a passare da un milione a due milioni di unità. La sua parte la fa anche la cantieristica che occupa tutta la costa da Pagliari al Muggiano con una lunga sequenza di capannoni che arrivano anche a 35 metri.

Da questi capannoni e dai terminal deriva un grave inquinamento acustico ed atmosferico che invece di essere contenuto, viene persino favorito dalle Amministrazioni: emblematica è la situazione di Ruffino dove il piano di zonizzazione acustica è stato modificato ad hoc proprio per favorire l’industria dei grandi yacht.

Ed è proprio da Ruffino che faremo partire la nostra storia, da piccola borgata rivierasca, grazie ad una pesante lottizzazione che risale proprio al tempo dello scandalo di Pitelli, diventa praticamente un quartiere, assolutamente privo però di servizi: manca l’allaccio alle fognature, manca un centro di aggregazione sociale, manca di un degno accesso a mare.

Ma la criticità peggiore è che, oltre ad avere la visuale sul Golfo coperta dai capannoni, alle sue spalle - a poche decine di metri dalle case, sorgono due discariche colme di rifiuti di ogni tipo. Si tratta della Ruffino – Pitelli e dell’area ex Ipodec. La Ruffino Pitelli venne aperta alla fine degli anni 70 per ricevere rifiuti inerti quantunque il sito ricadesse in un’area di interesse paesaggistico. Purtroppo in quegli anni nessuno fece opposizione, forse anche perché si sperava in qualche posto di lavoro. Fu un tragico errore di lì a poco si incominciò a conferirvi di tutto.

Dapprima rifiuti urbani, finiti qui a seguito di varie emergenze, poi rifiuti speciali. Il conferimento di tale tipologia venne autorizzato dalla Regione Liguria unitamente a quello che consentiva ai proprietari del sito di costruire due linee di termodistruzione di rifiuti speciali ospedalieri.

Fu la svolta che trasformò l’impianto in un hub per rifiuti tossico nocivi che, in enorme quantità, andarono a riempire l’intera valle delimitata a monte dall’abitato di Pitelli ed a valle da quello di Ruffino. Si stima che le 4 vasche costituenti la discarica, la più antica delle quali a contatto diretto con il terreno, abbiano accolto oltre 300 mila tonnellate di rifiuti.

Nell’area di stoccaggio ex Ipodec con il definitivo sequestro della Procura di Asti intervenuta a seguito di un incrociarsi di indagini, rimasero grandi quantità di scorie pericolose depositate senza alcun accorgimento.

Nel contempo l’attività dell’inceneritore e i continui sversamenti di veleni provocarono in alcuni abitanti gravi malesseri che furono portati all’attenzione delle autorità competenti, vennero presentati da singoli privati, dal nostro Comitato e da Legambiente diversi esposti alla Magistratura.

Denunciammo più volte ciò che stava accadendo ma si accorgemmo ben presto che gli organi preposti al controllo del territorio mostravano scarso interesse. Un componente del nostro Comitato giunse persino a bloccare l’ingresso della discarica posteggiando la propria auto dinanzi alla cancellata della discarica fermando per breve tempo i TIR con i loro pericolosi carichi.

Come detto il traffico cessò solo grazie alla procura di Asti e al Dott. Luciano Tarditi che in seguito subì persino l’onta di un’ ispezione ministeriale quale intimidazione a non insistere troppo con le sue indagini. Siamo nel ’96. I casi De Magistris e Forleo si verificavano anche allora … anche se eravamo appena usciti da Mani Pulite !

Il Comitato Difesa Ambiente unitamente ad un certo numero di residenti e prima del sequestro ordinato dalla procura astigiana, aveva occupato la discarica subito dopo una delle spettacolari azioni di Greenpeace.

Chiuse le discariche venne il tempo in cui finalmente si riconobbe che nelle colline di Pitelli era stato perpetrato un disastro ambientale di cui neppure oggi si conosce la portata. Uno scempio che si aggiungeva alle devastazioni già compiute negli anni 70 costituite ancora da sciagurati sversamenti di rifiuti industriali in aree poi riconosciute Perimetro ad alto rischio di interesse nazionale grazie ( legge 426/98 ).

Nonostante questo gli spezzini quasi ignorano l’ubicazione ed il grave stato ambientale di siti come: i bacini di lagunaggio ceneri ENEL, le discariche di Saturnia, Campetto, Tiro al Piattello, Monte Montada, Vallegrande, Valbosca, Pertusola, PbO, Boscalino e la Polveriera di Vallegrande ( Demanio Militare ). Ma nel triste elenco annoveriamo anche le vasche di colmata realizzate tra Fossamastra e Canaletto.

Da parte nostra abbiamo fatto e facciamo tutto il possibile affinchè chi risiede nel territorio prenda coscienza di quanto accaduto in un arco di tempo tutto sommato breve: tre decenni. Intenso è stato il nostro prodigarci perché la Commissione parlamentare di inchiesta sui traffici di rifiuti ed i reati ad essi connessi -presieduta dal ’96 dall’ On. Scalia, si occupasse anche dei fatti appena citati.

Il Comitato Difesa Ambiente si è anche costituito parte civile nel processo contro gli artefici del disastro ambientale di Ruffino – Pitelli attuamente giunto al primo grado. Nessun politico è stato rinviato a giudizio e quindi a coloro che in quegli anni amministrarono gli Enti Locali altro non si può attribuire che una condanna morale. La loro difesa è la seguente:
non hanno visto e sentito nulla !!

Ancora non si erano conclusi i clamorosi eventi che ci ritrovammo mobilitati per contrastare la costruzione di un nuovo forno inceneritore. La località prescelta fu Boscalino. Quivi sorgeva un combustore di rifiuti che era stato chiuso dalla Magistratura nel 86 .. i motivi sono facilmente intuibili: le sue emissioni superavano pericolosamente le normative allora vigenti. In quell’area, di proprietà Enel, giacciono ancora circa ventimila tonnellate di scorie contenenti diossine, furani e metalli pesanti in quantità che per Arpal rientrano nei limiti di legge.

Nel corso di diverse Conferenze di Servizio svoltesi in Roma presso il Ministero dell’ Ambiente abbiamo richiesto che Boscalino venisse inserito nel Perimetro di Pitelli: un funzionario della Regione Liguria si è risolutamente opposto. Nessun rappresentante del Comune di Arcola -competente per territorio- si è mai recato a Roma per sostenere questa proposta e nessuna istituzione si è mai spesa affinchè il principio “ del chi inquina paga” venisse applicato e rispettato.

Il Comitato Difesa Ambiente ha sollecitato anche il Comune di Lerici acciocché i titolari responsabili dell’ area dell’ex Fonderia Pertusola -di fatto una discarica- ottemperassero agli obblighi di legge previsti per i siti inquinati. Ad oggi il Ministero dell’Ambiente che ha visto avvicendarsi diversi ministri ma che dal 2001 è sempre amministrato dal medesimo Direttore Generale, non è riuscito ancora ad ottenere un solo progetto di bonifica approvabile.

Ad eccezione di quello redatto da ICRAM riguardante il Golfo della Spezia -anch’esso ricadente nel Perimetro di Pitelli- e quelli riguardanti due specchi acquei prospicienti la pertinenza di altrettanti cantieri navali. A dire il vero neppure la caratterizzazione è stata completata: il caso più eclatante è quello della discarica di Saturnia.

Sorprendente è anche il fatto che il servizio Tutela Qualità della Vita ex RI.BO. dopo otto anni, ha richiesto agli Enti Locali informazioni riguardanti i siti di Monte Montada, Della Marina e Valbosca. In particolare ha richiesto se questi avessero bisogno di interventi di messa in sicurezza d’emergenza! Intervento che pare sia necessario per l’ area del cosiddetto “ Campetto “ di cui risultano ancora ignoti alcuni proprietari !!

In generale si può affermare che il sito di interesse nazionale di Pitelli non è affatto attenzionato; per questa ragione sarebbe più giusto che la sua classificazione mutasse in “ sito di disinteresse nazionale” … Se qualcuno ci chiedesse che cosa abbiamo appreso dalla vicenda bonifiche risponderemmo che la tendenza dello Stato e degli Enti Locali è di concedere corsie preferenziali a quelle “ pratiche” che riguardano aree dove sussistono interessi imprenditoriali.

L’area a mare davanti al Molo Ravano è stato il caso più significativo anche se - è doveroso dirlo- anche qui come nella vertenza dell’area ex IP ( altro insediamento industriale super inquinato ) si è cercato di venir meno a quanto stabilito dalla normativa sulle bonifiche. L’intervento degli ambientalisti -condannato impunemente sul quotidiano La Repubblica dai “giornalisti anticasta”- è stato determinante affinchè il TAR Liguria finalmente distinguesse tra bonifica interesse primario per la collettività e dragaggio interesse privato.
A renderli di nuovo contestuali, ci ha pensato il Governo Prodi che con il famigerato art. 14 della finanziaria 2006 annullando la razio del DM 471/99. Tale decreto stabiliva che in un sito inquinato -prima di ogni intervento- è prioritaria la bonifica se pur da effettuare a lotti.

Tornando a Boscalino, come dicevamo, subito dopo lo scandalo di Pitelli dovemmo di nuovo scendere in piazza contro la costruzione dell’inceneritore che il CIR ( consorzio intercomunale rifiuti) era giunto ad appaltare ad una società tedesca. Costo 130 miliardi delle vecchie lire. Taglia piccola 130 mila T/A ma ugualmente sovradimensionato rispetto alla produzione provinciale di rifiuti.

Le furiose contestazioni, l’inutilità dell’inceneritore che avrebbe “ bruciato la raccolta differenziata”, l’ostilità e la sfiducia della Gente nei confronti degli amministratori fece naufragare il progetto. Ma nonostante che la costituita Associazione dei comitati spezzini e Medicina Democratica avessero proposte linee guida per una corretta gestione dei rifiuti alternativa al ben noto “ ciclo integrato”, la Provincia approvò un piano che in un primo tempo riportava nel Levante spezzino tutta l'impiantistica necessaria.

In particolare i laghi ENEL a Pian di Pitelli furono prescelti per ospitare l’impianto di trattamento e Saturnia -sulle colline- per accogliere la discarica di servizio. Facemmo grosse pressioni sul Comune della Spezia che finalmente spinse la Provincia a puntare su altre localizzazioni. L’impianto per il compostaggio andò comunque a Boscalino, quello per il trattamento meccanico biologico del rifiuto ( BIOSSIDATORE ) invece in località Saliceti nel Comune di Vezzano Ligure.

Da questo impianto secondo il piano rifiuti dovrebbe risultare 30 mila t/a di CDR( combustibile da rifiuto) , 5mila ton/a di metalli, inerti per 8 mila t/a e FOS ( frazione organica stabilizzata) per 12 mila t/a. Quantità relative ad una quota di raccolta differenziata del 45.7% ovvero la quota a regime.

Purtroppo non riuscimmo ad evitare che il bioossidatore venisse dotato di una linea per la produzione di CDR. Non è ancora ben chiaro ma gli atti che accompagnarono l’adozione del piano rifiuti prefiguravano che il combustibile prodotto venisse esportato verso poli termici situati in altre province.

L’Associazione dei comitati spezzini non ha mai approvato quest’ipotesi sostenendo invece una filosofia dei rifiuti caratterizzata dalle famose R: riduzione a monte della produzione dei rifiuti, recupero di materia (con la reintroduzione del concetto del vuoto a rendere ), riciclo spinto al massimo livello, ed ancora delle I di informazione e di innovazione.

La discussione, dopo ben 12 anni, è ancora aperta! Noi dei Comitati consideravamo pericoloso produrre il CDR poiché eravamo consapevoli che questo combustibile non gode di molto appeal nonostante una legge ad hoc ne abbia consentita la movimentazione di regione in regione … e lo stato italiano -unico in Europa - conceda a chi lo brucia di avvalersi dei certificati verdi.

I certificati verdi per chi non avesse conoscenza della materia sono aiuti di stato che gravano sulla nostra bolletta energetica nella misura del 6%. Consentono a chi brucia CDR, e non solo, di vendere l’energia prodotta ad un prezzo più alto di quello fissato dal Gestore nazionale.

La presenza in città della centrale ENEL non poteva che sollecitare soluzioni volte a smaltire il combustibile da rifiuto insieme al carbone, anche tenuto conto:
- dei non trascurabili costi per il trasporto dello stesso verso altre aree geografiche
- della convergenza di interessi tra il gestore ACAM ed Enel. Il primo desideroso di risparmiare i costi del trasporto e dello smaltimento del CDR ( attualmente intorno ai 160 euro ); ed il secondo ansioso di consolidare la propria presenza sul territorio e di scongiurare per sempre il rischio di una possibile dismissione della centrale di Vallegrande, più volte ipotizzata nel 2015 !

Questo è dunque il nuovo fronte di scontro apertosi con le istituzioni per ciò che riguarda la gestione dei rifiuti. Allo stato -nonostante la dura battaglia sostenuta dal Comitato " Vivere bene la Macchia" contro l'impianto di Bioessicazione dei rifiuti- la Provincia è riuscita a superare i rilievi mossigli dal Consiglio di Stato in merito ad un vizio nella procedura che aveva accompagnato l'iter autorizzativo. Tale vizio riguardava la mancata comunicazione alle Comunità interessate della scelta del località di Saliceti quale sito idoneo ad ospitare l'impianto di trattamento dei rifiuti.

L’area in predicato, sottoposta -al pari delle colline di Pitelli- ad un notevole scempio ambientale necessità di immediati interventi di risanamento. Nonché di un piano che miri a contenere l’espandersi delle attività retro portuali ed a dismettere quelle non più sostenibili. L' Associazione dei Comitati si sta impegnando perchè le istituzioni interessate -in concerto con la poplazione residente- pongano in essere tali misure.



In queste note abbiamo già citato l’area ex IP ad emblema di una pessima realizzazine di progetti di bonifica. Come accennato, in un primo tempo si cercò di evitare i costi derivanti da imponenti interventi di recupero ambientale. In pratica l’idea, maldestra, era quella di compiere - sopra un mare di scorie bituminose - un’immensa speculazione edilizia.

Ancora una volta i comitati, in particolare “ La Salamandra “ intervenne affinchè, intanto si riconoscesse che il sito fosse inquinato -ma anche che- una volta riconosciuto il suo stato, non venissero usate metodiche di bonifica che comportassero rischi per la salute dei cittadini. Si può oggi affermare che l’uso del desorbitore termico, proposto inizialmente per trattare in situ le scorie intrise di idrocarburi, avrebbe probabilmente causato danni peggiori di quelli, purtroppo, non quantificabili derivanti dalle esalazioni provocate dal movimento terra nel sub distretto 3.


La bonifica di tale lotto -dove si vuole realizzare una nuova Ipercoop a tre piani- ha provocato notevoli fastidi ai residenti della quarta circoscrizione spezzina e del cento cittadino. Se - com' è probabile- anche gli altri distretti risulteranno pesantemente inquinati, le possibilità che il progetto Oliva (per la realizzazione di palazzi e torri) veda la posa della prima pietra sono alquanto ridotte.

Ne siamo ovviamente lieti ma non possiamo fare a meno di rimarcare quanto il problema della cementificazione della nostra Provincia e della nostra Regione sia incombente. Chi segue la problematica avrà senz’altro annotata la gran quantità di opere ed infrastrutture che a detta dei nostri amministratori dovrebbero essere occasione di sviluppo.

Il progetto Marinella, la Torre Botta con annesse palazzate, il Distripark, il progetto Llavador, il porto Mirabello, il recupero degli scali di Valdellora, la terza corsia con la complanare, la Variante Aurelia spezzina, l’Archeogrill, il progetto dei Bozi di Saudino, il progetto “ Porta di Luni, i poli di trasformazione al Senato di Lerici, il Grande albergo della Venera Azzurra, sono dunque il futuro del territorio.

Le speculazioni edilizie colpiscono ovunque e dopo aver sottratto enormi spazi ( vedere le foto aeree di Sarzana di 10 anni fa e quelle odierne) non si fermano neppure dinanzi alla crisi economica. Di fatto risultando il mattone un bene rifugio, gli spaventati risparmiatori -quantunque meno numerosi- alimentano la filiera del calcestruzzo.

Nuove strade inoltre, pare siano il volano per un’urbanizzazione selvaggia ed incontrollata che si traduce in nuovi centri commerciali, sterminati parcheggi, capannoni spesso destinati a restare vuoti, anonime case a schiera con scarsissimi servizi, ammassate una sull’altra che sembrano tinteggiate a spruzzo .

L’Associazione comitati spezzini si batte anche contro tutto questo. Una “normalizzazione” che programma le persone a soddisfare bisogni il più delle volte indotti e non reali, che si regge sul consumo e sul rifiuto, che impoverisce e pesa sugli ambienti naturali.

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