Come ho più volte avuto modo di
osservare lo stato di avanzamento e la qualità delle bonifiche nell’ ex SIN di
Pitelli Golfo possono definirsi scadenti sia nella parte terra che in quella a
mare.
In 13 anni che detto Perimetro è
risultato di competenza nazionale abbiamo assistito ad una commedia indecente
in cui i vari attori sono largamente venuti meno a quanto le norme imponevano.
Parte degli inquinatori sono riusciti
a non adempiere agli interventi di bonifica rimanendo impuniti ed i
governi che si sono succeduti dagli anni
2000 hanno tagliato i fondi da impiegarsi per le aree pubbliche o per
sostituirsi in danno nella bonifica delle aree private.
In questo senso lo sconcerto per il
passaggio del SIN di Pitelli alla competenza regionale è per certi versi
ingiustificato in quanto in termini di finanziamenti non si è perso
praticamente nulla. Eppoi per i siti privati (prendiamo il caso della Ruffino
Pitelli e dell’ area ex Ipodec ) il Ministero dell’ Ambiente aveva già
approvato la Messa in Sicurezza Permanente pertanto non ci si poteva certo
aspettare che avviasse le procedure sostitutive: lo Stato aveva infatti atteso l’
inimmaginabile a ciò che le Proprietà si degnassero di presentare un progetto
di bonifica.
Nel passaggio da SIN a SIR si è persa
la supervisione di un importante Ente scientifico come Icram (oggi Ispra) già
autore nel 2004 del progetto di bonifica del Golfo della Spezia che allo stato
però risulta praticamente disatteso. Non si rimpiange l’ Istituto Superiore di
Sanità che nella nostra città non ha dato prove brillanti, mi riferisco non solo all’ area Pitelli ma anche
all’ ex IP.
Per quanto riguarda i tempi
autorizzativi il Ministero dell’ Ambiente ha saputo accelerare quando era
necessario, cito il caso del dragaggio dei fondali del Golfo e quello della
caratterizzazione dell’ ex discarica di Saturnia.
Spesso sento certuni meravigliarsi del fatto che le
bonifiche dei siti inquinati vengano affidate agli inquinatori o ai titolari
responsabili delle aree private. E chi dovrebbe realizzarle ? lo stato ? Lo
stato dovrebbe dettare le regole e far in modo che queste vengano applicate.
Purtroppo le regole o per meglio dire la normativa sulle bonifiche è pressochè
inefficace: per esempio prevedere che le
bonifiche (intese come trattamento o rimozione di materia inquinata) possano
essere realizzate a costi ragionevoli è troppo limitativo e tende a favorire le
Messe in Sicurezza Permanente (MISP).
Una MISP consiste nel confinamento del corpo inquinato, nella regimazione delle acque meteoriche,
nella raccolta del percolato ed nel monitoraggio
decennale della rete piezometrica. Nel
caso queste misure vengano correttamente espletate saremmo di fronte ad un’
opzione considerata meno peggio. Ma possiamo dire che nell’ area di Pitelli-
Ruffino-Pagliari almeno questo stia avvenendo?
Per poterlo verificare dovremmo quanto meno poter trovare sul sito di ARPAL resoconti e relazioni costantemente
aggiornati, corredati di dati analitici.
Occorre porre grande attenzione sulla
congruità e sulla precarietà di tali interventi, il confinamento delle masse
inquinate avviene con dei teli in Goretex di pochi millimetri che possono
lacerarsi a causa di assestamenti, di piccoli sismi, dell’ azione sinergica di
aggressivi chimici. Peraltro spesso si devono fare i conti con abbancamenti
abusivi di scorie industriali sversate senza alcun accorgimento e pertanto non
isolati dal fondo naturale ( vedi per esempio il sito di stoccaggio ex
Ipodec, “ il Campetto”, i Bacini Cenere
Enel, e fuori dal Perimetro il Campo in Ferro della M.M.).
Neppure in presenza di Hot Spots si è
intervenuti, né si ha intenzione di intervenire con la rimozione dei terreni
contaminati, a questo titolo ricordo il
Sito della ex Penox o l’ area tra il “Campetto” e la Ruffino /Pitelli indicata da un ex addetto della Sistemi
Ambientali quale ricettacolo di pericolose scorie tossiche (ricordo gli scavi
della Forestale del giugno 2014 subito ricoperti e pare quasi dimenticati
).
Insomma chi non ha provveduto a
risanare i fondi di propria competenza ha ricevuto solo qualche diffida e
rischiato pene pecuniarie irrisorie peraltro mai applicate.
E’ dunque possibile far fronte a
situazioni così complesse e gravi con una legislazione inadeguata sul piano dei
poteri sanzionatori e senza le necessarie risorse?
In questo esposto mi limito a riferire di
parte delle criticità ricadenti nel Sito di Interesse regionale di
Pitelli, un’ ampia trattazione
meriterebbero anche:
-
la Polveriera di Vallegrande (e le
sue misteriose gallerie) ancora completamente da monitorare
-
l’ ex Fonderia di Pertusola dove l’
inquinamento è presente non solo nella banchina discarica e nei vecchi
capannoni ma anche sulla collina soprastante dove era ubicata la ciminiera.
-
il Sito di Stoccaggio Provvisorio
Prolungato di Monte Montada per RSU ma riempito di migliaia di tonnellate di
rifiuti pericolosi.
-
il fondali del Golfo della Spezia con
vari quadranti ad alta tossicità dove si è provveduto alla rimozione di
sedimenti inquinati solo laddove sussistevano determinati interessi
imprenditoriali
-
il “Tiro al Piattello” sovrastante la
Polveriera di Vallegrande entrambi sotto vincolo militare
-
le discariche ex CIR ed Acam ( La Marina e Valbosca)
-
l’ enorme invaso di Saturnia che gli
Uffici Tecnici della Regione intenderebbero ufficialmente mettere in Sicurezza
ma che il suo governo uscente, unitamente ai Comuni spezzini ed al Gestore Acam
hanno in animo di riaprire. Per
far fronte ai debiti, Acam ha presentato un piano di rassetto , che prevede recupero di
reddittività dalla riapertura di Saturnia.
L’ impianto dovrebbe ospitare FOS
(Frazione Organica Stabilizzata) e terra vergine proveniente da
scavi. Nel corso dell’ audizione del 20 gennaio scorso in Commissione
Parlamentare l’ assessore all’ ambiente Natale ha confermato che le percentuali
sono da dividersi al 50% . Questo dovrebbe portare nelle casse Acam
4.500.000 euro l’anno. Il sito è in grado di accogliere 700.000 metri cubi in 7
anni (2015-2021), quindi circa 100mila all’anno che tradotti in tonnellate
risultano circa 140mila. Ma ci sono un paio di questioni che non tornano molto.
-
Prima questione: di FOS vengono prodotte
circa 20.000 tonnellate l’anno, che oltretutto dovrebbero ridursi a zero
nel 2020 con il raggiungimento del limite del 65% di differenziata . Tale
limite è ovviamente valido anche in altri ambiti del Paese come quello il
Tigullio dal quale, sempre secondo l’ Assessore Natale, si vorrebbe importare tal
quale (anche dopo il 2015) per mantenere in esercizio l’ impianto TMB di
Saliceti.
Seconda questione: il piano di riassetto
parte dal 2015, ma l’anno è già iniziato e per riaprire Saturnia è
necessaria oltre che la MISP anche un lungo iter autorizzativo che prevede
V.I.A. e V.A.S. Mi domando, pertanto,
come mai le banche creditrici accettino
lo slittamento di quanto è stato previsto dal Piano di riassetto economico
finanziario di Acam!
Ma più in generale mi chiedo come
possiamo definire il giudizio del Sindaco Federici di qualche mese fa che
riferendosi alla bonifica dell’ ex SIN di Pitelli ed all’ ex area IP ha avuto
l’ ardire di parlare di “Modello, di eccellenza che farà scuola a livello
nazionale “ ?
Possiamo definire tale giudizio una
provocazione, una grave offesa a tutti gli spezzini, non solo quelli residenti a Levante della
Città peraltro reiterata in occasione della sua recente audizione in
Commissione Parlamentare d’ Inchiesta sul traffico di Rifiuti lo scorso 20 gennaio.
Nel suo panegirico iniziale egli ha
auspicato che il lavoro della Commissione “porti in modo celere ad un momento di
chiarezza definitiva affinchè si metta la parola fine sulla vicenda Pitelli
..”.
In buona sostanza ha enfatizzata la
necessità di dimenticare quanto ha prodotto
il ventennio Pitelli con la sua ridda di sospetti ed allarmanti
testimonianze che nell’ insieme “
costituiscono un marchio ( di infamia
N.D.R. ) per il territorio “.
Un marchio che secondo Federici “è un’ eredità molto pesante” ma che io aggiungerei non ha indotto a
cambiare corso giacchè nonostante la promessa a non portare più alcun rifiuto nelle
colline del Levante si è già programmata la riapertura dello sversatoio di
Saturnia.
Nella stessa audizione in sindaco del
Partito Democratico attacca lo Stato dicendo che dopo l’ imposizione del SIN (
a fine anni ‘90 furono soprattutto i governi locali a volerlo sperando in
chissà quali finanziamenti) non è stato fatto nulla come nel resto dei 60 siti
nazionali. Mi sorge spontanea una domanda: possibile che in un paio d’ anni siamo
riusciti a diventare un Modello
Nazionale delle Bonifiche ? Ci tengo a ricordare che la Regione ha stanziato la
modesta somma di 1.3 milioni per la MISP dell’ ex fonderia della Pertusola.
Delle metodiche di bonifica ho detto
sopra ma vi è da fare chiarezza anche su come esse avvengono grazie anche all’
approvazione di certune procedure semplificate volute dagli ultimi governi.
Prendiamo la discarica di Ruffino
Pitelli, il progetto di MISP avvallato
con decreto da Miniambiente nel 2009 prevede l’apporto di 179 mila mc di
materiale rispondente alla tabella B dell’ allegato 2 del D.gls. 152/ 2006, a
colmare i volumi residui nella parte sommitale dell’ impianto. Misura questa
che sarebbe necessaria per garantire la sicurezza idrogeologica al sito. Per la copertura invece è previsto un riporto
di circa un metro di materiale non contaminato rispondente alla tabella A dell’
allegato 2 del D.gls. 152/2006.
A causa della scarsa reperibilità di
materiali terrigeni, delle 200 mila
tonnellate che andrebbero a colmare i volumi residui, “solo” 50 mila sono state sinora abbancate nel sito ma in
merito alla loro provenienza attendiamo riscontri ufficiali da Arpal. Per quanto è dato sapere essi consistono in pareri tecnici ( quindi non test chimici )
relativi ai soli carichi derivanti da scavi,
non da impianti di trattamento.
Non è cosa da poco, infatti i gestori
di impianti di trattamento rilasciano sotto la loro responsabilità materiale
già certificato che dovremmo accogliere in tutta fiducia. Peccato che ormai 4
mesi orsono nella Ruffino Pitelli sia finita una quantità imprecisata di fanghi
da cartiera miscelati ad inerti provenienti dall’ Inerteco di Santo Stefano di
Magra.
Pur non essendo più classificati come
rifiuti ma come “ aggregati riciclati “ (ai sensi del D.M. 5 febbraio
1998) emettevano effluvi nauseabondi che
ci hanno ovviamente allarmato ed indotto a chiedere conto presso il locale Dipartimento
Arpal. L’ Organismo scientifico che era
intervenuto in seguito ad una ispezione dei VV.UU. spezzini (N.B. richiesta da un residente), ha cercato di rassicurarci dicendo che tale
tipologia di sversamenti non avrebbe avuto più luogo ma non ci ha però ancora
fornito gli esiti delle relative analisi.
In occasione del dragaggio dei canali
Lagora, Dorgia il Comune della Spezia utilizzando i fondi FAS FESR del
cosiddetto “Pacchetto Piazza Verdi” ha
incaricato dei lavori due società, di
cui una la New Ambiente srl, composta dal titolare dell’ ex Sistemi Ambientali
( che gestiva la famigerata discarica di Ruffino Pitelli), dal direttore dei lavori e dal Tecnico che ne
curano attualmente la MISP. Della
caratterizzazione si è addirittura occupato quest’ ultimo ! Ora chiunque conosca anche superficialmente i
fatti di Pitelli non potrebbe che indignarsi, tanto più se ha letto i resoconti
stenografici della Commissione Parlamentare Rifiuti che riportano la
deposizione del sindaco Federici il 20 gennaio scorso.
Poco sopra ho fatto riferimento a
nuove norme semplificate in tema di gestione di terre e rocce da scavo -ebbene-
l’ articolo 41 bis del Decreto del Fare (v. Governo Letta) deroga quanto
previsto dal D.lgs. 152/2006 garantendo
al soggetto che ne effettua la movimentazione la possibilità di riutilizzarle
in ripristini ambientali, ne consente altresì l’ autocertificazione
qualitativa. In altre parole i
Proponenti possono rivolgersi a laboratori autorizzati per effettuare le analisi chimiche dei sedimenti e le ARPA
le validano se i dati risultano conformi alle CSC (Concentrazione Soglia
Contaminanti) . Non c’
è che dire: un provvedimento pensato
bell’apposta per “ uomini del fare “
ovviamente celebrato in nome della spending review.
Ma non si poteva risparmiare
semplicemente facendo pagare le analisi a chi effettua movimenti terra ma
comunque facendole eseguire dalle Agenzie per l’ Ambiente ?
Tornando alla più volte citata
audizione del Sindaco della Spezia, un altro
-posso ben dirlo- “sfrontato capitolo” è
stato da lui dedicato alla gestione dei rifiuti ed ad Acam, la locale multi utility
dei servizi. Trattasi di un’ azienda speciale pubblica al 100% che com’ è noto versa in gravi difficoltà economiche: Federici (sindaco azionista maggioritario) ne
ha parlato ma senza riconoscere che è stata proprio la sua parte politica ( fu
assessore delle giunte Pagano) a ridurla in pezzi dopo anni di clientelismo,
sprechi e di scellerate strategie.
Il piano di riassetto industriale di
Acam tutto incentrato sul rientro debitorio verso le banche creditrici, prevede oltre alla cessione dei suoi assets
più remunerativi anche la messa a gara
di almeno il 49 % della partecipata Ambiente.
Dissertando del ciclo dei rifiuti ha
citato l’ impianto di Saliceti come il fulcro della rinascita aziendale in un’
ottica di gestione regionale ( v. L.R. sull’ ATO unico) ricordando orgogliosamente che la Provincia
Spezzina è l’ unica a poter vantare una tale dotazione.
Forse a questo proposito le parole
del Sindaco non sono state così in malafede come quelle pronunciate per propagandare
delle immaginarie bonifiche ma sono comunque da censurare. Ciò che è accaduto
in questi anni avrebbe dovuto insegnargli qualcosa: a parte i disagi che l’ impianto per il TMB
dei rifiuti ha arrecato ai residenti della zona, egli dovrebbe tenere nel giusto conto che
sinora l’ attività svolta ha imposto oneri pesantissimi al Gestore ( e a
cascata agli utenti) .
Lo smaltimento del CDR (Combustibile
da Rifiuto) e della FOS (Frazione Organica Stabilizzata o sottovaglio ) -esiti del processo industriale- ha superato rispettivamente i 200 ed i 50 euro
euro/tonn. Per non parlare del costo
dell’ impianto (22 milioni di euro) in parte ancora da saldare al costruttore
> la Ladurner spa.
Anche sulla raccolta differenziata ha
fornito dati che confermano quanto meno una preparazione superficiale: “il comune della Spezia penso potrebbe
arrivare al 50% di differenziata entro il 2015”. L’ ultimo dato diffuso si attestava al
37,2 %,
doveva invece raggiungere il 65% entro il 2012, non
solo in ossequio al limite che il D.lgs. 152/2006 aveva disposto ( poi derogato al 2020 dal collegato Ambiente alla finanziaria 2014)
ma anche all’ accordo Comune della Spezia – Acam – Conai, siglato nel 2010. Terzo anno del primo mandato Federici !
Va chiarito molto bene che i dati
forniti si riferiscono al materiale ritirato e non a quello effettivamente
riciclato, occorrerebbe conoscere la quota estranea presente nelle varie
frazioni specie nel cosiddetto Multi Materiale e la destinazione della
Forsu -ossia dell’ Umido- che da oltre
3 anni non viene trattato nell’ impianto di compostaggio aerobico di Boscalino.
Mi chiedo come si possa dire davanti
ad una Commissione Parlamentare “
stiamo uscendo positivamente dalla crisi dei rifiuti” quando il Gestore non è neppure in grado di
garantire l’ esercizio in un impianto fondamentale come quello per il
compostaggio. Per di più omettendo che la Frazione Organica che i cittadini
raccolgono, ivi compresa quella dei distretti Porta a Porta, viene smaltita
chissà dove e chissà come.
Stessa storia ha raccontato l’
Assessore Natale che ha riferito di “ un uso a singhiozzo dell’ impianto” sia pure giudicando l’ espressione “ un eufemismo “. Un impianto “ oggetto di interventi e che sta
riprendendo l’ attività”. Con grande
abilità ha poi confermato che “ proprio perché Acam sta ristrutturandosi e presentandosi al
mondo con un vestito diverso” due
gruppi hanno proposto un investimento nell’ area di Boscalino.
Natale ha alluso al progetto per la
realizzazione di un impianto di digestione anaerobica per 30 mila ton/anno ( FORSU + fanghi biologici ) per il quale
esisterebbe uno studio di fattibilità di cui naturalmente ho richiesto copia ma
che però ancora non ho ricevuto. Un impianto che potrebbe trattare biomasse
sporche ( per esempio Umido mal selezionato), dotato di una centralina che
brucia biogas ( che potrebbe essere necessario depurare). Il costo, intorno alla 10 ina di milioni di
euro, dovrebbe dunque essere a carico
della nuova partnership ovvero a carico
di chi si prenderà il 49% delle azioni di Acam Ambiente.
Pensando che tra i possibili
acquirenti c’ è l’ indebitatissima IREN
(perchè vanta una prelazione),
viene da sorridere.!
Sconcerta invece il fatto che a
differenza del compostaggio aerobico, dalla digestione anaerobica esita una
quota di scarto ( il digestato ) pari al 30 %
della massa in entrata che non può essere usato in agricoltura se non
dopo ulteriori e insicuri trattamenti. Insomma si allungano le filiere al solo
scopo di realizzare costosi e complessi impianti, secondo una logica affaristica che come
sempre va a pesare sulle tasche dei cittadini.
Purtroppo devo dire che alcuni
aspetti come quello appena trattato, in
Commissione Rifiuti non sono stati adeguatamente discussi, vuoi per lo scarso
tempo concesso ( in qualche caso sprecato dagli ambientalisti), vuoi perché ci
si è accontentati di un quadro di massima dal quale potrebbe pervenire se
non “una promozione, un rinvio a settembre” in materia di Gestione dei Rifiuti. Ciò
naturalmente in relazione alla situazione penosa in cui si trova tutto il paese
che al netto di alcune realtà virtuose, altro non sa fare che aprire discariche
o incenerire (vedi Sblocca Italia), con
gravi ripercussioni sulla Salute Pubblica.
Cucciniello
Corrado
Associazione Comitati Spezzini
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