PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

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martedì 14 aprile 2015

Considerazioni sulle deposizioni del Sindaco della Spezia Federici e dell' Assessore all' Ambiente Natale in Commissione Parlamentare Rifiuti 20 gennaio 2014



 

Come ho più volte avuto modo di osservare lo stato di avanzamento e la qualità delle bonifiche nell’ ex SIN di Pitelli Golfo possono definirsi scadenti sia nella parte terra che in quella a mare.

In 13 anni che detto Perimetro è risultato di competenza nazionale abbiamo assistito ad una commedia indecente in cui i vari attori sono largamente venuti meno a quanto le norme imponevano. 

Parte degli inquinatori sono riusciti a non adempiere agli interventi di bonifica rimanendo impuniti ed i governi  che si sono succeduti dagli anni 2000 hanno tagliato i fondi da impiegarsi per le aree pubbliche o per sostituirsi in danno nella bonifica delle aree private.

In questo senso lo sconcerto per il passaggio del SIN di Pitelli alla competenza regionale è per certi versi ingiustificato in quanto in termini di finanziamenti non si è perso praticamente nulla. Eppoi per i siti privati (prendiamo il caso della Ruffino Pitelli e dell’ area ex Ipodec ) il Ministero dell’ Ambiente aveva già approvato la Messa in Sicurezza Permanente pertanto non ci si poteva certo aspettare che avviasse le procedure sostitutive: lo Stato aveva infatti atteso l’ inimmaginabile a ciò che le Proprietà si degnassero di presentare un progetto di bonifica.

Nel passaggio da SIN a SIR si è persa la supervisione di un importante Ente scientifico come Icram (oggi Ispra) già autore nel 2004 del progetto di bonifica del Golfo della Spezia che allo stato però risulta praticamente disatteso. Non si rimpiange l’ Istituto Superiore di Sanità che nella nostra città non ha dato prove brillanti,  mi riferisco non solo all’ area Pitelli ma anche all’ ex IP.

Per quanto riguarda i tempi autorizzativi il Ministero dell’ Ambiente ha saputo accelerare quando era necessario, cito il caso del dragaggio dei fondali del Golfo e quello della caratterizzazione dell’ ex discarica di Saturnia.

Spesso sento  certuni meravigliarsi del fatto che le bonifiche dei siti inquinati vengano affidate agli inquinatori o ai titolari responsabili delle aree private. E chi dovrebbe realizzarle ? lo stato ? Lo stato dovrebbe dettare le regole e far in modo che queste vengano applicate. Purtroppo le regole o per meglio dire la normativa sulle bonifiche è pressochè inefficace:  per esempio prevedere che le bonifiche (intese come trattamento o rimozione di materia inquinata) possano essere realizzate a costi ragionevoli è troppo limitativo e tende a favorire le Messe in Sicurezza Permanente (MISP).

Una MISP consiste  nel confinamento del corpo inquinato,  nella regimazione delle acque meteoriche, nella raccolta del percolato ed  nel monitoraggio decennale della rete piezometrica.  Nel caso queste misure vengano correttamente espletate saremmo di fronte ad un’ opzione considerata meno peggio. Ma possiamo dire che nell’ area di Pitelli- Ruffino-Pagliari almeno questo stia avvenendo?  Per poterlo verificare dovremmo quanto meno  poter trovare sul sito di ARPAL  resoconti e relazioni costantemente aggiornati, corredati di dati analitici.

Occorre porre grande attenzione sulla congruità e sulla precarietà di tali interventi, il confinamento delle masse inquinate avviene con dei teli in Goretex di pochi millimetri che possono lacerarsi a causa di assestamenti, di piccoli sismi, dell’ azione sinergica di aggressivi chimici. Peraltro spesso si devono fare i conti con abbancamenti abusivi di scorie industriali sversate senza alcun accorgimento e pertanto non isolati dal fondo naturale ( vedi per esempio il sito di stoccaggio ex Ipodec,  “ il Campetto”, i Bacini Cenere Enel,   e fuori dal Perimetro  il Campo in Ferro della M.M.). 

Neppure in presenza di Hot Spots si è intervenuti, né si ha intenzione di intervenire con la rimozione dei terreni contaminati,  a questo titolo ricordo il Sito  della ex Penox  o l’ area tra il  “Campetto” e la Ruffino /Pitelli  indicata da un ex addetto della Sistemi Ambientali quale ricettacolo di pericolose scorie tossiche (ricordo gli scavi della Forestale del giugno 2014 subito ricoperti e pare quasi dimenticati ). 

Insomma chi non ha provveduto a risanare i fondi di propria competenza ha ricevuto solo qualche diffida e rischiato pene pecuniarie irrisorie peraltro mai applicate.

E’ dunque possibile far fronte a situazioni così complesse e gravi con una legislazione inadeguata sul piano dei poteri sanzionatori e senza le necessarie risorse?

In questo esposto mi  limito a riferire  di  parte delle criticità ricadenti nel Sito di Interesse regionale di Pitelli,  un’ ampia trattazione meriterebbero anche:

-        la Polveriera di Vallegrande (e le sue misteriose gallerie) ancora completamente da monitorare

-         l’ ex Fonderia di Pertusola dove l’ inquinamento è presente non solo nella banchina discarica e nei vecchi capannoni ma anche sulla collina soprastante dove era ubicata la ciminiera.

-        il Sito di Stoccaggio Provvisorio Prolungato di Monte Montada per RSU ma riempito di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi.

-        il fondali del Golfo della Spezia con vari quadranti ad alta tossicità dove si è provveduto alla rimozione di sedimenti inquinati solo laddove sussistevano determinati interessi imprenditoriali

-         il “Tiro al Piattello” sovrastante la Polveriera di Vallegrande entrambi sotto vincolo militare

-        le discariche ex CIR ed Acam  ( La Marina e Valbosca)

-        l’ enorme invaso di Saturnia che gli Uffici Tecnici della Regione intenderebbero ufficialmente mettere in Sicurezza ma che il suo governo uscente, unitamente ai Comuni spezzini ed al Gestore Acam hanno in animo di riaprire.   Per far fronte ai debiti, Acam ha presentato un piano di rassetto , che prevede recupero di reddittività dalla riapertura di Saturnia.  L’ impianto  dovrebbe ospitare FOS (Frazione Organica Stabilizzata) e terra vergine proveniente da scavi. Nel corso dell’ audizione del 20 gennaio scorso in Commissione Parlamentare l’ assessore all’ ambiente Natale ha confermato che le percentuali sono da dividersi al 50% . Questo dovrebbe portare nelle casse Acam 4.500.000 euro l’anno. Il sito è in grado di accogliere 700.000 metri cubi in 7 anni (2015-2021), quindi circa 100mila all’anno che tradotti in tonnellate risultano circa 140mila. Ma ci sono un paio di questioni che non tornano molto.   

-         

    Prima questione: di FOS vengono prodotte circa 20.000 tonnellate l’anno, che oltretutto dovrebbero ridursi a zero nel 2020 con il raggiungimento del limite del 65% di differenziata . Tale limite è ovviamente valido anche in altri ambiti del Paese come quello il Tigullio dal quale, sempre secondo l’ Assessore Natale, si vorrebbe importare tal quale (anche dopo il 2015) per mantenere in esercizio l’ impianto TMB di Saliceti.

 

    Seconda questione: il piano di riassetto parte dal 2015, ma  l’anno è già iniziato e per riaprire Saturnia è necessaria oltre che la MISP anche un lungo iter autorizzativo che prevede V.I.A. e V.A.S.  Mi domando, pertanto, come mai le banche creditrici  accettino lo slittamento di quanto è stato previsto dal Piano di riassetto economico finanziario di Acam!

 

Ma più in generale mi chiedo come possiamo definire il giudizio del Sindaco Federici di qualche mese fa che riferendosi alla bonifica dell’ ex SIN di Pitelli ed all’ ex area IP ha avuto l’ ardire di parlare di  “Modello,  di eccellenza che farà scuola a livello nazionale “ ?

Possiamo definire tale giudizio una provocazione, una grave offesa a tutti gli spezzini,  non solo quelli residenti a Levante della Città peraltro reiterata in occasione della sua recente audizione in Commissione Parlamentare d’ Inchiesta sul traffico di Rifiuti  lo scorso 20 gennaio.

Nel suo panegirico iniziale egli ha auspicato che il lavoro della Commissione   “porti in modo celere ad un momento di chiarezza definitiva affinchè si metta la parola fine sulla vicenda Pitelli ..”. 

In buona sostanza ha enfatizzata la necessità di dimenticare quanto ha prodotto  il ventennio Pitelli con la sua ridda di sospetti ed allarmanti testimonianze che nell’ insieme  “ costituiscono un marchio  ( di infamia N.D.R. ) per il territorio “. 

Un marchio che secondo Federici  “è un’ eredità molto pesante”  ma che io aggiungerei non ha indotto a cambiare corso giacchè nonostante la promessa a non portare più alcun rifiuto nelle colline del Levante si è già programmata la riapertura dello sversatoio di Saturnia.

Nella stessa audizione in sindaco del Partito Democratico attacca lo Stato dicendo che dopo l’ imposizione del SIN ( a fine anni ‘90 furono soprattutto i governi locali a volerlo sperando in chissà quali finanziamenti) non è stato fatto nulla come nel resto dei 60 siti nazionali.  Mi sorge spontanea una domanda:  possibile che in un paio d’ anni siamo riusciti a diventare  un Modello Nazionale delle Bonifiche ? Ci tengo a ricordare che la Regione ha stanziato la modesta somma di 1.3 milioni per la MISP dell’ ex fonderia della Pertusola.

Delle metodiche di bonifica ho detto sopra ma vi è da fare chiarezza anche su come esse avvengono grazie anche all’ approvazione di certune procedure semplificate volute dagli ultimi governi. 

Prendiamo la discarica di Ruffino Pitelli,  il progetto di MISP avvallato con decreto da Miniambiente nel 2009 prevede l’apporto di 179 mila mc di materiale rispondente alla tabella B dell’ allegato 2 del D.gls. 152/ 2006, a colmare i volumi residui nella parte sommitale dell’ impianto. Misura questa che sarebbe necessaria per garantire la sicurezza idrogeologica al sito.  Per la copertura invece è previsto un riporto di circa un metro di materiale non contaminato rispondente alla tabella A dell’ allegato 2 del D.gls. 152/2006.

A causa della scarsa reperibilità di materiali terrigeni,  delle 200 mila tonnellate che andrebbero a colmare i volumi residui, “solo” 50 mila  sono state sinora abbancate nel sito ma in merito alla loro provenienza attendiamo riscontri ufficiali da Arpal.  Per quanto è dato sapere essi consistono  in pareri tecnici ( quindi non test chimici ) relativi ai soli carichi derivanti da scavi,   non da impianti di trattamento.

Non è cosa da poco, infatti i gestori di impianti di trattamento rilasciano sotto la loro responsabilità materiale già certificato che dovremmo accogliere in tutta fiducia. Peccato che ormai 4 mesi orsono nella Ruffino Pitelli sia finita una quantità imprecisata di fanghi da cartiera miscelati ad inerti provenienti dall’ Inerteco di Santo Stefano di Magra. 

Pur non essendo più classificati come rifiuti ma come “ aggregati riciclati “ (ai sensi del D.M. 5 febbraio 1998)  emettevano effluvi nauseabondi che ci hanno ovviamente allarmato ed indotto a chiedere conto presso il locale Dipartimento Arpal.  L’ Organismo scientifico che era intervenuto in seguito ad una ispezione dei VV.UU.  spezzini  (N.B. richiesta da un residente),  ha cercato di rassicurarci dicendo che tale tipologia di sversamenti non avrebbe avuto più luogo ma non ci ha però ancora fornito gli esiti delle relative analisi.

In occasione del dragaggio dei canali Lagora, Dorgia il Comune della Spezia utilizzando i fondi FAS FESR del cosiddetto “Pacchetto Piazza Verdi”   ha incaricato dei lavori  due società, di cui una la New Ambiente srl, composta dal titolare dell’ ex Sistemi Ambientali ( che gestiva la famigerata discarica di Ruffino Pitelli),  dal direttore dei lavori e dal Tecnico che ne curano attualmente la MISP.  Della caratterizzazione si è addirittura occupato quest’ ultimo !  Ora chiunque conosca anche superficialmente i fatti di Pitelli non potrebbe che indignarsi, tanto più se ha letto i resoconti stenografici della Commissione Parlamentare Rifiuti che riportano la deposizione del sindaco Federici il 20 gennaio scorso.

Poco sopra ho fatto riferimento a nuove norme semplificate in tema di gestione di terre e rocce da scavo  -ebbene-  l’ articolo 41 bis del Decreto del Fare (v. Governo Letta) deroga quanto previsto dal D.lgs.  152/2006 garantendo al soggetto che ne effettua la movimentazione la possibilità di riutilizzarle in ripristini ambientali, ne consente altresì l’ autocertificazione qualitativa.  In altre parole i Proponenti possono rivolgersi a laboratori autorizzati per effettuare  le analisi chimiche dei sedimenti e le ARPA le validano se i dati risultano conformi alle CSC (Concentrazione Soglia Contaminanti)  .   Non c’ è che dire:  un provvedimento pensato bell’apposta per   “ uomini del fare “ ovviamente celebrato in nome della spending review.

Ma non si poteva risparmiare semplicemente facendo pagare le analisi a chi effettua movimenti terra ma comunque facendole eseguire dalle Agenzie per l’ Ambiente ?

Tornando alla più volte citata audizione del Sindaco della Spezia, un altro   -posso ben dirlo-  “sfrontato capitolo”   è stato da lui dedicato alla gestione dei rifiuti ed ad Acam, la locale multi utility dei servizi.   Trattasi di un’ azienda speciale  pubblica al 100% che com’ è noto  versa in gravi difficoltà economiche:  Federici (sindaco azionista maggioritario) ne ha parlato ma senza riconoscere che è stata proprio la sua parte politica ( fu assessore delle giunte Pagano) a ridurla in pezzi dopo anni di clientelismo, sprechi e di scellerate strategie. 

Il piano di riassetto industriale di Acam tutto incentrato sul rientro debitorio verso le banche creditrici,  prevede oltre alla cessione dei suoi assets più remunerativi  anche la messa a gara di almeno il 49 % della partecipata Ambiente.  

Dissertando del ciclo dei rifiuti ha citato l’ impianto di Saliceti come il fulcro della rinascita aziendale in un’ ottica di gestione regionale ( v. L.R. sull’ ATO unico)  ricordando orgogliosamente che la Provincia Spezzina è l’ unica a poter vantare una tale dotazione.

Forse a questo proposito le parole del Sindaco non sono state così in malafede come quelle pronunciate per propagandare delle immaginarie bonifiche ma sono comunque da censurare. Ciò che è accaduto in questi anni avrebbe dovuto insegnargli qualcosa:  a parte i disagi che l’ impianto per il TMB dei rifiuti ha arrecato ai residenti della zona,  egli dovrebbe tenere nel giusto conto che sinora l’ attività svolta ha imposto oneri pesantissimi al Gestore ( e a cascata agli utenti) . 

Lo smaltimento del CDR (Combustibile da Rifiuto) e della FOS (Frazione Organica Stabilizzata o sottovaglio )  -esiti del processo industriale-  ha superato rispettivamente i 200 ed i 50 euro euro/tonn.  Per non parlare del costo dell’ impianto (22 milioni di euro) in parte ancora da saldare al costruttore > la Ladurner spa.

Anche sulla raccolta differenziata ha fornito dati che confermano quanto meno una preparazione superficiale:  “il comune della Spezia penso potrebbe arrivare al 50% di differenziata entro il 2015”.  L’ ultimo dato diffuso si attestava al 37,2  %,  doveva invece raggiungere il 65% entro il 2012,   non solo in ossequio al limite che il D.lgs. 152/2006 aveva disposto  ( poi derogato al 2020  dal collegato Ambiente alla finanziaria 2014) ma anche all’ accordo Comune della Spezia – Acam – Conai,  siglato nel 2010.  Terzo anno del primo mandato Federici !

 

Va chiarito molto bene che i dati forniti si riferiscono al materiale ritirato e non a quello effettivamente riciclato, occorrerebbe conoscere la quota estranea presente nelle varie frazioni specie nel cosiddetto Multi Materiale e la destinazione della Forsu   -ossia dell’ Umido- che da oltre 3 anni non viene trattato nell’ impianto di compostaggio aerobico di Boscalino.

Mi chiedo come si possa dire davanti ad una Commissione Parlamentare   “ stiamo uscendo positivamente dalla crisi dei rifiuti”  quando il Gestore non è neppure in grado di garantire l’ esercizio in un impianto fondamentale come quello per il compostaggio.  Per di più omettendo  che la Frazione Organica che i cittadini raccolgono, ivi compresa quella dei distretti Porta a Porta, viene smaltita chissà dove e chissà come.

Stessa storia ha raccontato l’ Assessore Natale che ha riferito di “ un uso a singhiozzo dell’ impianto”  sia pure giudicando l’ espressione  “ un eufemismo “. Un impianto   “ oggetto di interventi e che sta riprendendo l’ attività”.    Con grande abilità   ha poi confermato che “ proprio perché  Acam sta ristrutturandosi e presentandosi al mondo con un vestito diverso”   due gruppi hanno proposto un investimento nell’ area di Boscalino. 

Natale ha alluso al progetto per la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica per 30 mila ton/anno  ( FORSU + fanghi biologici ) per il quale esisterebbe uno studio di fattibilità di cui naturalmente ho richiesto copia ma che però ancora non ho ricevuto. Un impianto che potrebbe trattare biomasse sporche ( per esempio Umido mal selezionato), dotato di una centralina che brucia biogas ( che potrebbe essere necessario depurare).  Il costo, intorno alla 10 ina di milioni di euro,  dovrebbe dunque essere a carico della nuova partnership  ovvero a carico di chi si prenderà il 49% delle azioni di Acam Ambiente.

Pensando che tra i possibili acquirenti c’ è l’ indebitatissima IREN  (perchè vanta una prelazione),  viene da sorridere.!

Sconcerta invece il fatto che a differenza del compostaggio aerobico, dalla digestione anaerobica esita una quota di scarto ( il digestato ) pari al 30 %  della massa in entrata che non può essere usato in agricoltura se non dopo ulteriori e insicuri trattamenti. Insomma si allungano le filiere al solo scopo di realizzare costosi e complessi impianti,  secondo una logica affaristica che come sempre va a pesare sulle tasche dei cittadini.

Purtroppo devo dire che alcuni aspetti come quello appena trattato,   in Commissione Rifiuti non sono stati adeguatamente discussi, vuoi per lo scarso tempo concesso ( in qualche caso sprecato dagli ambientalisti), vuoi perché ci si è accontentati di un quadro di massima dal quale potrebbe pervenire se non   “una promozione,  un rinvio a settembre”  in materia di Gestione dei Rifiuti. Ciò naturalmente in relazione alla situazione penosa in cui si trova tutto il paese che al netto di alcune realtà virtuose, altro non sa fare che aprire discariche o incenerire (vedi Sblocca Italia),  con gravi ripercussioni sulla Salute Pubblica.

                                                                                              Cucciniello Corrado

                                                                                               Associazione Comitati Spezzini

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