PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

giovedì 13 febbraio 2014

ARTICOLO D' ARCHIVIO 1996


 
                                                           UNIONE SARDA 

 ItaliaNews

domenica 24 novembre 1996


 

L'ombra del banchiere Chicchi Battaglia sull'indagine sui 'rifiuti d'oro'

E a La Spezia sale ancora la tensione

 

Domenica 24 novembre 1996

L 'ombra del banchiere Chicchi Battaglia sull'indagine sui 'rifiuti d'oro' E a La Spezia sale ancora la tensione
La Spezia Mentre la tensione sul fronte della giustizia sale di un altro tono, arrivano sui tavoli dei magistrati spezzini gli atti dell'inchiesta di Asti sui «rifiuti d'oro». Indagine che chiama in causa anche il banchiere della Karfinco Chicchi Pacini Battaglia, i cui numeri telefonici compaiono in una agenda sequestrata ad uno degli arrestati, quell'Orazio Duvia, l'uomo attorno al quale ha ruotato l'eco-business di La Spezia. L'ipotesi che anche nella storia dei «rifiuti d'oro» ci possa essere lo zampino del grande elemosiniere sarebbe concreta, ma i magistrati spezzini per il momento sono affacendati in tutt'altre faccende.

Il procuratore Conte, ha appena ricevuto gli atti del pm di Asti, Luciano Tarditi. Il magistrato, in trasferta lampo in Liguria, ha comunque smentito ogni coinvolgimento del banchiere nell'indagine sulla discarica. Il nome di Pacini - ha detto - era stato trovato solo casualmente segnato su un'agendina di uno degli inquisiti.

Si tratta di Romano Tronci, ex direttore della De Bartolomeis di Milano , «personaggio importante ma non indagato».

A chi toccherà (Cardino? Franz?) indagare sulla vicenda della discarica dei veleni del Golfo dei Poeti? Il capo della procura lo deciderà nei prossimi giorni. Dalle rivelazioni di Orazio Duvia gli inquirenti hanno ricostruito la mappa meticolosa dei corrotti e delle complicità di cui l'imprenditore ha goduto per anni.

Ma i pezzi da novanta resistono nell'ombra. Fino a questo momento due sono gli arrestati e diciannove le persone indagate. È stata perquisita anche l'abitazione e l'ufficio di un funzionario della Regione Toscana. Tutti nomi di basso profilo legati direttamente e non alle numerose società di smaltimenti rifiuti controllate da Orazio Duvia, un facoltoso imprenditore con amicizie altolocate in Italia e all'estero.

Un multimiliardario discreto che con molta discrezione ha foraggiato fino al giorno del suo arresto, nell'ottobre scorso, Maurizio Figone, 45 anni, funzionario della Usl di La Spezia con un pedigreè di tutto rispetto nell'ambito del movimento dei Verdi, e Carlo Alberto Marzani, 45 anni, geologo presso l'ufficio discariche della Regione Liguria.

Entrambi sono accusati di corruzione e abuso d'ufficio: grossi favori in cambio di piccole somme per velocizzare le pratiche, secondo l'accusa. Nella vicenda sono però implicati militari in servizio all'Arsenale di La Spezia, personale civile di categoria elevata al Ministero della Difesa, sottufficiali della Guardia di Finanza. Per violazione fiscale è indagato anche Franco Polucci, tesoriere del Pds spezzino.

Poi tra gli indagati per corruzione ci sarebbe l'ex sindaco di Varese Ligure (Val di Vara) e l'ex sindaco di Rapallo, Gian Nicola Amoretti, esponente del Polo. A mettere nei guai tutti questi personaggi di basso profilo sarebbe stata la pignoleria del Duvia che sul suo brogliaccio, dove sono annotate tutte le cifre della corruzione ambientale, avrebbe scritto i loro nomi.E dalla sua agenda - ma anche nelle intercettazioni - sarebbe uscito anche il nome più famoso, quello appunto di Pacini Battaglia, l'uomo dai mille affari.

 

SERENA SGHERRI

giovedì 2 gennaio 2014

NAVI DEI VELENI .. MA CHI LE BONIFICA ?


Il Convegno sulle navi dei veleni svoltosi qualche settimana fa in Provincia è stato il quarto che io ricordi guardando a ritroso di una decina d’ anni ma sicuramente ve ne sono stati altri. Per questa ragione mi sto chiedendo quali altri obiettivi abbiano queste iniziative oltre a quello di evitare l’archiviazione del caso o quello del “non dimenticare” un fatto storico. Il fatto di cui stiamo parlando, possiamo non dircelo ma è così, non è diverso da altri accaduti nel nostro paese intendo quelli che vengono identificati come “misteri d’ Italia”. Quindi alla domanda ho risposto scartando l’ipotesi che l’ obiettivo possa essere quello del recupero i veleni infustati ed inabissati nelle carrette del mare. Provate ad immaginare un governo che ordina di farlo alla Marina Militare (che pure sa dove sono le navi dei veleni), che stanzia centinaia di milioni per recuperare del materiale che sta a 2000, 3000 metri di profondità ( che può anche essere radioattivo e quindi pericoloso ), che lo porta a terra, che riesce a vincere la sindrome Nimby trovando un sito di stoccaggio e che poi effettua il trattamento di bonifica. Il SIN di Pitelli è stato di competenza dello stato per 13 anni e tutto quello che si è fatto è una caratterizzazione della parte mare eseguita altrimenti Tar Liguria e CdS (interpellati dai Comitati) avrebbero bloccato ogni intervento nel Golfo, ed una caratterizzazione incompleta della parte terra. Per esempio nelle aree militari ricadenti nel SIN nessuno è entrato. Metà della Polveriera di Vallegrande è stata riconosciuta perimetro ad alto rischio ambientale per 13 anni eppure in tutto questo tempo lo stato non è riuscito a mettere d’accordo due Ministeri e procedere alla caratterizzazione del sito. Tanto meno a verificare se, come ha riferito un testimone alla RAI nell’ormai lontano 1997, le gallerie scavate sotto le colline di Pitelli durante le due guerre siano state riempite di rifiuti bellici ed industriali. Non solo, lo stato non è ancora riuscito ad ottenere neppure i progetti di bonifica delle tante diverse aree inquinate e qualora li ha ottenuti come nel caso della discarica di Ruffino Pitelli l’esito ha consentito al proprietario di riaprire l’impianto dove finiscono i fanghi provenienti dal dragaggio dei canali Dorgia e Fossamastra. Stante poi a quanto deliberato da Miniambiente nel 2008 e quanto affermato dalla Dott. ssa Minervini (attuale responsabile del SIR di Pitelli per la Regione Liguria)in merito alla gestione dei fanghi di dragaggio del Porto è da ritenere che presto anche questi possano interessare il Perimetro di Bonifica in particolarer l’ex discarica di Saturnia. Che dire poi del sito di stoccaggio provvisorio prolungato di Monte Montada che percola praticamente dentro Saturnia. E dell’area di stoccaggio dell’ex Ipodec dove ancora giacciono residui della raffinazione del petrolio. Ricordo perfettamente quando il comandante Castiglia mi raccontò di aver trovato dei fusti rotti dai quali fuoriusciva una morchia nera durante un’ ispezione della Forestale spezzina. Questa roba stà ancora tutta lì, si sa dov’ è, si sa da dove viene, si sa chi ce l’ha messa ma non succede assolutamente nulla .. tranne che un sindaco dica che Spezia è il modello delle bonifiche. Spero capiate cosa ho voluto dire … se a terra ad un passo dalla città vi è una situazione simile della quale in pochissimi si sono interessati, ditemi voi se è logico aspettarsi che lo stato risolva positivamente la questione delle navi dei veleni. Trovo altresì che vi sia una netta sproporzione tra l’ interesse per questa questione e ciò che accade in tempo reale sotto i nostri occhi. Per come la vedo io il caso delle navi dei veleni si presta bene per la scrittura di libri ma rischia di diventare soprattutto un esercizio oratorio, un argomento per tutte le stagioni, una vertenza dalla quale si traggono facilmente meriti senza incrociare le armi con alcuno.

mercoledì 4 dicembre 2013

INCONTRO CON L'AD DI ACAM G. GARAVINI

Nel primo pomeriggio di oggi mi sono incontrato con l'AD di Acam Garavini e con il direttore tecnico dell' Azienda l'ing Fanton. Con me c' era Carlo Ruocco del comitato "Sarzana che Botta!" . Ricordate l' articolo del Secolo XIX di un paio di settimane fa (a firma Marco Toracca) in cui si diceva CDR addio Acam passa al biostabilizzato .?. Non conosciamo da chi sia arrivata l' informazione ma purtroppo è falsa! Fanton ci ha informato che Acam punta a rimettere in piedi il TMB (con produzione di FOS e CDR) stoppato dall'incendio del febbraio scorso. In programma vi è, come giá sapevamo, un digestore anaerobico da 30mila ton /anno (FORSU+ Fanghi Biologici) con annessa centralina per la produzione di energia elettrica (e termica) da biogas. La centralina dovrebbe soddisfare il fabbisogno di energia dell' impianto che costerá circa 10 milioni di euro da reperire tramite un projet financing o da ricevere dal nuovo partner che si comprerà almeno il 49% di Acam. I tempi ..i tempi sono l' incognita assoluta, è presumibile che l'operazione si svolga entro la fine del 2015 ovvero il nuovo limite temporale entro il quale raggiungere il 65% di differenziata( ma nel Piano di Riassetto Acam si parla del 2017). Il ragionamento da fare è questo e non è nuovo: come abbiamo detto tante volte il 65% di differenziata lo si raggiunge intercettando interamente la matrice organica del rifiuto (FORSU), pertanto il digestore dovrà essere approvato e dovrà entrare in esercizio appunto entro la fine del 2015. Dall' impianto esiterà il cosiddetto "digestato" che per essere riutilizzato e quindi rientrare nella percentuale dei materiali considerati riciclati, dovrà subire un trattamento aerobico che ne consentirà l' impiego nella florovivaistica. Questo scenario ci pare alquanto improvvisato e proviamo un certo fastidio nel sapere che di questa operazione ad Arcola (dove appunto verrebbe realizzato l' impianto), ne siano a conoscenza il sindaco Giorgi e pochi altri, mentre la Comunità non ne sa nulla. La nostra avversione a questo tipo di impianti è nota sia perchè allungano la filiera del trattamento ma anche perchè raccolgono organico "fuori specifica" ovvero inquinato da sostanze estranee. Gli stessi fanghi biologici all'interno dei quali si può trovare di tutto non dovrebbero essere miscelati alla FORSU ma seguire un trattamento a parte. A tal proposito ci chiediamo perchè la linea di digestione presente agli Stagnoni non è mai entrata in funzione: mistero! Altra questione dibattuta è stata quella della riconversione di Saliceti in impianto di compostaggio, l' ingegner Fanton ha in sostanza ammesso che essa potrebbe essere attuata ma ha aggiunto, in qualche modo sostenuto da Garavini, che tale intervento costituirebbe una svalorizzazione di un bene e che comunque avrebbe dei costi. Ci permettiamo di osservare che quel bene, altro non fa che produrre debiti e non chiude il ciclo dei rifiuti, ribadiamo quanto l' impianto per il TMB sia stato il più grande spreco di denaro pubblico che si sia mai registrato nel territorio. Lo dicono i fatti non noi ..!.. ma certamente Gestore e Provincia non lo riconosceranno mai. Allora quale sarà il futuro di Saliceti .?. nel breve periodo quello di tornare a produrre FOS e CDR ed una volta giunti al 65% ( chissà quando ?), quello di trattare materiale indifferenziato proveniente da quello che sarà l' Ambito Territoriale Ottimale unico per la Liguria.!. Una volta giunti al 65% infatti le biocelle di Saliceti non servirebbe più a nulla ( avevamo o non avevamo ragione a dire che l'impianto era inutile?) ecco quindi la necessità di importare "tal quale". Garavini ci ha chiesto cosa ne pensassimo di questa eventualità, senza riserva alcuna gli abbiamo espresso ed esplicato la nostra totale contrarietà. Purtroppo il tempo disponibile non era molto e quindi non è stato possibile chiarire la questione della reddittività prevista dal Piano di Riassetto Acam con l' uso di Saturnia (4.3 milioni di euro /anno dal 2015 al 2021) e dell'utilità di realizzare due discariche (Mangina e Saturnia) dalla capacità complessiva di oltre un milione di metri cubi. Fugacemente abbiamo trattato anche la questione della messa a gara delle azioni di Acam Ambiente e dell' interessamento di IREN gruppo emiliano piemontese gestore di servizi su cui grava un debito di 5 miliardi di euro.!. Ovviamente Comitati Spezzini ha manifestato il proprio dissenso sia alla costituzione del grande ATO ligure dei rifiuti sia all' affidamento del servizio a colossi come IREN specie se pesantemente indebitati.

mercoledì 16 ottobre 2013

AMT ATC

SEI GIORNI FA SUL SECOLO XIX GENOVA SI LEGGEVA: Vendere Amt ai privati. Tutta Amt, cedendo il 100% delle azioni, oggi tutte di proprietà del Comune. L’attesa sentenza infine è arrivata: il consulente incaricato dal sindaco Doria di fotog...rafare lo stato della principale azienda del Comune per numero di dipendenti ha indicato la via: il ricorso a un investitore privato. Di più: se si scegliessero ipotesi più blande, è escluso che l’azienda possa stare in piedi restando in mano pubblica. E più il privato avrà mano libera, si evince - non senza una certa semplificazione - dalle circa duecento pagine fitte di dati prodotte dall’ advisor , meglio sarà perché Amt si consolidi e abbia una prospettiva che superi l’orizzonte di due-tre anni. COM'E' NOTO LA REGIONE SPINGE PER UNA FUSIONE AMT GENOVA ATC LA SPEZIA.. FACCIO QUESTA RIFLESSIONE MA L'ABOLIZIONE DELL'ART. 23BIS DEL DL. 112/2008 TRAMITE IL REFERENDUM DEL 2011 SUI SERVIZI PUBBLICI > E' SERVITA A QUALCOSA ? AH ..DIMENTICAVO GUARDATEVI QUESTO VIDEO: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/09/17/AQcQGzP-selvaggio_sciopero_accordo.shtml

domenica 8 settembre 2013

Questa la delibera della Giunta Comunale della Spezia (Federici I)  del 14 ottobre che appena il giorno successivo al voto in Consiglio sull'attribuzione dei Fondi POR FESR dettagliava il loro utilizzo ... vedi il pacchetto V.le Amendola-Scalinata Cernaia- P.zza Verdi ... leggetevi il nome degli assessori..

venerdì 6 settembre 2013

Impressioni sull' incontro di Pagliari con il commissario dell' AP Lorenzo Forcieri

Un Forcieri con livrea da colomba quello dell’ incontro che SvDC ha organizzato l’altro ieri al Parco Sabrina. Il clima è stato tutto sommato tranquillo nonostante incombesse il pericoloso mattarello della terribile nonna di Pagliari Rita Casagrande. All’ assemblea non si è registrato il tutto esaurito ma vi è stata una discreta partecipazione. Dopo le lunghe premesse di Daniela Patrucco (SvDC) che molto, molto professionalmente ha cercato di inquadrare le possibili condizioni per un dialogo tra l’Autorità Portuale e le Comunità, il controllo di palla è stato tutto dell’ex presidente dell’Autorità Portuale. Colomba .. come ho detto, per il tono della voce ma anche ape sempre pronta a pungere. Un’arringa ovviamente a favore dello sviluppo del porto che è stata a tratti interrotta da alcuni interventi provenienti dalla sala: non poteva essere altrimenti, vista l’ora in cui è cominciato il dibattito e la volontà di Forcieri di andarsene verso le 20:15. Era consigliabile “farsi largo” per parlare. Con quell’andazzo infatti, difficilmente sarebbe rimasto tempo per prendere parola e pronunciare un discorso organico che abbracciasse non solo le ben note problematiche inerenti l’ impatto del Piano Regolatore Portuale ( di seguito PRP) ma anche le vicende che ne hanno segnato il cammino autorizzativo. E a questo proposito avrei già qualcosa da dire su una delle “punture” di Forcieri per esempio quella con cui egli ha accusato la chiamiamola >Controparte Ecologista< di aver ritardato -con effetti negativi sul piano sanitario e ambientale- l’attuazione del PRP. Giacchè mi riconosco in quella Controparte ( all’ interno di queste note si capirà in quale componente) e mi ritengo "informato dei fatti", voglio ricordare che subito dopo l’ Intesa (2001) passata in Consiglio comunale con il solo voto contrario della Lista Civica Città del Sole, altro non si voleva che realizzare rapidamente i dragaggi del Golfo per poi partire con la costruzione delle nuove banchine. Dragaggi senza impedimenti e difficoltà che non comportassero costi troppo elevati, nel pieno di un’area inquinata riconosciuta Sito di interesse Nazionale. Oggi come allora possiamo dire > in barba al DM 471/99 che ne imponeva la bonifica e ne dettava le modalità di intervento. Forse se qualcuno in Autorità Portuale avesse letto quel Decreto e lo avesse osservato, Enrico Schiffini non avrebbe ricorso alle carte bollate, cagionando la situazione di stallo in cui ci troviamo ancor oggi. L' imprenditore aveva anche i suoi interessi ma a lui si deve per esempio la stesura del progetto di bonifica dell’Icram (2003-2004) grazie al quale oggi sappiamo che nel Golfo vi sono tre grandi aree ad alta tossicità (ma anche altre a media e bassa) e sei milioni di metri cubi di sedimenti da asportare o trattare! Il contenzioso chiarì quanto disposto dalle normative: se si intende intervenire in un sito inquinato prima deve essere fatta la messa in sicurezza d' emergenza, poi la caratterizzazione, di seguito il progetto di bonifica e la bonifica medesima. Dopo lo studio di Icram si è poi potuto procedere con i dragaggi al Ravano -certo non speditamente come volevano l’Authority e la monopolista Contship- nel mentre si approvò il PRP. Con l’estinguersi del vero spirito ambientalista che aveva animato la vertenza, si sono poi aperti nuovi fronti di scontro derivanti appunto dalla presenza dominante del già citato terminalista che nel frattempo ha ottenuto concessioni cinquantennali sulla quasi totalità delle banchine portuali a fronte di investimenti relativamente modesti. Altro contenzioso vede i Concessionari del Canaletto impegnati a comprovare l’ ineleggibilità di Forcieri a presidente dell’Authority e quindi anche l’illegittimità di un rinnovo della carica. Ora è chiaro che l’obiettivo vero è quello di non cedere la Marina del Canaletto in quanto l’ indisponibilità della stessa blocca i programmi espansivi del PRP ma i rilievi mossi dai Concessionari risultano in punto di diritto e potrebbero a breve anche essere accolti dalla Giustizia Amministrativa. Ergo chi è causa del suo mal pianga se stesso! Il Comitato portuale, l’Authority, gli Enti Locali hanno fatto le loro scelte se ne assumano la responsabilità! Se poi per Forcieri ciò non è convincente aggiungiamo la questione dell’ annoso dibattito sulla mitigazione dell’impatto ambientale sul Levante Spezzino. Esso è ovviamente tutto incentrato sulla fascia di rispetto, se ha generato dei ritardi è perchè l’Autorità Portuale ha ritenuto che questa infrastruttura dovesse essere realizzata dopo i nuovi banchinamenti! Per l’ Ente marittimo prima si devono dragare i fondali prospicienti le marine di Canaletto e Fossamastra, poi si devono interrare 140 mila metri cubi di mare (forse anche di più) e successivamente potrà essere allestita la fascia di rispetto. I Concessionari e forse anche una parte di ambientalisti invertono le priorità. Mi preme intanto rilevare che al Canaletto non si potrà fare alcuna fascia di rispetto. L’area dove verosimilmente questa avrebbe dovuto essere realizzata è stata cementata ed ancora lo sarà: la palazzata dove si sono insediati gli uffici dei terminalisti, insieme alle decine di parcheggi, ne sono l’esempio. Decine di parcheggi, decine di macchine che circolano.!. Quale miglioramento in termini di qualità dell’aria è stato apportato? Nessuno! Si può dire semmai che la situazione è peggiorata. Il tracciato di Viale S. Bartolomeo non è stato allontanato dalle case e dopo la foce del torrente Dorgia, in direzione Centro, si pensa ancora di costruire: sino a poco tempo fa nell’area adiacente, nascosta alla vista già da alcuni anni, campeggiava un cartello lavori della Terrestre Marittima. Altro cemento, altri parcheggi.!. ..



Al Canaletto la fascia di rispetto coincide quindi con la pista ciclabile ed il nuovo ponte che conduce a Fossamastra il quale non occulta certamente la bruttezza del cavalcavia. Dal Varco Ravano in poi la fascia di rispetto è da tempo in fase di studio ma si ha come l’impressione che detto studio sia condotto in qualche stanza segreta di Via del Molo civico 1. Ogni tanto viene presentata una versione “chiavi in mano” che dovrebbe essere recepita senza troppe richieste di aggiustamenti. E’ severamente vietato ipotizzare che la stessa possa risultare inidonea ad assorbire l’ impatto attuale, figuriamoci prendere in considerazione l’insostenibilità di un’ulteriore espansione portuale e la conseguente Opzione Zero. Tre sono stati gli incontri pubblici dedicati: uno nella sede dell’ Autorità Portuale, un altro nella fu V Circoscrizione, l’ ultimo una seduta consigliare della Commissione Ambiente. Al primo ho partecipato io stesso e ricordo un Forcieri meno colomba del solito, anche nei toni. In Circoscrizione l’ipotesi di fascia di rispetto proposta fu rigettata dai Verdi mentre gli esponenti del PD la accolsero diligentemente. Ma guarda ..! Stiamo parlando di un’area franca ampia mediamente una 20ina di metri che dovrebbe abbattere l’ inquinamento presente e quello provocato da un aumento del flusso dei containers (da stimarsi intorno alle 350 mila unità) e l’ impatto del maggior numero di navi e di mezzi che li movimenterebbero. A questo si aggiunga anche l’ interramento di una porzione di mare pari a 20 campi di calcio. La stessa sorte che toccherà al Canaletto dove peraltro è ancora da effettuare il dragaggio dei bacini di evoluzione. Peccato che nell’assemblea pubblica a Pagliari non vi sia stata occasione per chiedere a Forcieri dove pensa di conferire i fanghi che quivi verrebbero prelevati .!. Questi temi potevano essere debitamente argomentati nell’ ambito del Tavolo di Concertazione promosso dalla Regione nel lontano 2006, quale supporto a quello della V.I.A. che il Ministero dell’Ambiente ha prescritto per tutte le fasi di attuazione del PRP. Del resto esse prevedono interventi di modifica della Costa! Chi ha seguito le vicende legate a tale pianificazione conosce bene quali ostilità esso abbia incontrato, così come la posizione di Forcieri a riguardo della V.I.A. ribadita anche nell’ incontro di Pagliari. La V.I.A. per Forcieri è già stata fatta ! A confermare ciò riporto quanto da Lui riferito quando ancora il Comune della Spezia intendeva cementificare Calata Paita: l’ iter relativo all’ ultimo progetto Llavador è giunto alla fase esecutiva.!. Domando come si può anche solo pensare di poter concertare qualcosa con una classe dirigente così refrattaria al rispetto delle normative e ferma su programmi che costituiscono un colpo mortale per la città .!. Il Fronte antiporto si è davvero reso conto di questo ? Se si è reso conto di questo, allora perché non dice apertamente che non è disponibile ad accettare interramenti ed incrementi del traffico portuale ? Comitati Spezzini non hai mai sposato il criterio della scala delle priorità che vede al primo posto le opere di mitigazione, poi la ricollocazione ed infine i banchinamenti. Ritiene altresì poco convincente perseguire strategie contra personam, in quanto anche mettendo fuori gioco Forcieri, i piani della lobby portuale non cambierebbero. E poi se un presidente nuovo di zecca accettasse le rivendicazioni dei Concessionari e concedesse dieci, facciamo venti metri in più a Fossamastra e soprattutto una ricollocazione congrua e conveniente ..dovremmo poi dire SI al PRP? Su quali basi si può essere indotti a sperare di ottenere anche in una sua revisione con significative riduzioni delle superfici da interrare? Ovviamente nell’ incontro di ieri non sono certamente emersi risvolti e domande come questa. Forcieri ha largamente elogiato gli interventi a tutela dei quartieri realizzati negli ultimi anni ( certamente non quelli di maggiore importanza), il tutto all’ insegna “dell’abbiamo fatto, si può fare di più ma lasciateci lavorare”


Uno dei punti fermi del Commissario pro tempore è stato il seguente: se l’inquinamento atmosferico rientra nei limiti di riferimento allora si può potenziare il flusso delle merci containerizzate! Ma è da chiedersi: la salute pubblica può essere tutelata da valori medi e dalla non eccedenza di superamenti nell’arco di un anno ? Altro punto fermo: se l’inquinamento acustico va oltre i limiti di legge ecco che vi installo dei bei pannelli fonoassorbenti e magari un dispositivo di nuova generazione capace -tramite onde magnetiche- di abbattere i rumori. Ma la qualità di vita di una Comunità si può tutelare con misure tampone (magari anche nocive) ad integrazione di una fascia di rispetto di 20 metri o magari in sostituzione di questa ? Chi scrive è convinto di no anche perché, al di là di ciò che dicono i dati di Arpal sulla qualità dell’aria, il carico ambientale che grava sui cittadini non pare per nulla mutato. A conti fatti possiamo affermare che le posizioni definite più intransigenti di alcune espressioni del mondo ambientalista per esempio quelle di Comitati Spezzini, vengono legittimate e rafforzate. Sin dagli esordi della vertenza abbiamo manifestato totale contrarietà al PRP in quanto figlio di un modello di sviluppo devastante. Siamo ancora convinti che la movimentazione delle merci debba essere contenuta, semmai si dovrebbe movimentare il know out evitando il decentramento della produzione. Una quota rilevante di attività viene trasferita laddove latitano o vengono meno le tutele per l’Ambiente e per i Lavoratori. A fronte di una maggiore occupazione che si può registrare in alcuni paesi, ecco che in altri migliaia di officine ed uffici chiudono i battenti. Premesso che si sta parlando di vite umane si tratta peraltro di uno scambio al ribasso tenuto conto che le condizioni di lavoro e di vita non sono certo equivalenti. E gli effetti negativi non finiscono qui, l’ Ambiente viene compromesso non solo nei paesi dove viene trasferita la produzione ma anche in quelli dove, grazie a questa, vi era prosperità. Le lobbies del cemento si propongono per la realizzazione di grandi opere quali: Gronde autostradali, TAV, immense Vasche di Colmata e sterminate aree retro portuali. Com’ è noto il PRP è assolutamente coerente con tutto questo, tuttavia come Comitati Spezzini non abbiamo mai auspicato la dismissione delle attività portuali ma ci siamo detti in favore di un Porto dalle dimensioni ragionevoli, considerata anche la sensibilità dell’ambiente marino del nostro Golfo. In questi anni si è guardato principalmente a conseguire nuovi record in fatto di movimentazione di containers anziché adottare misure di salvaguardia ambientale e sanitaria quale per esempio l’allaccio a terra delle navi. A questo proposito vogliamo sottolineare che se l’Autorità Portuale avesse tra i suoi obiettivi quello di tutelare le Comunità, avrebbe impiegato gli svariati milioni di euro inutilmente spesi per i ponti di Fossamastra e del Mirabello, proprio per predisporre le colonnine per l’ alimentazione energetica delle navi. Evidentemente ognuno ha le sue priorità: gli abitanti di Levante quella di non essere avvelenati dai fumi dei motori marini, l’ Ente di Via del Molo le operazioni di immagine!

domenica 1 settembre 2013

COMINCATO DEL COMITATO "PIANO DI PITELLI"




Dopo numerose segnalazioni inoltrate già dal lontano 2007 all’ amministrazione della Spezia, il Comitato del Piano di Pitelli torna a porre l’attenzione degli Enti competenti, della Politica, delle Associazioni ambientaliste, della Pubblica Opinione, le criticità che gravano nel distretto Via Rigazzara, località Canelli, Pomara, Groppino, area est della centrale Enel:


la centrale l’ENEL con il suo carico ambientale pregresso ed attuale ( non abbiamo però l’illuminazione pubblica!)

un impianto dell’ACAM dal quale provengono odori nauseanti (ma spesso i rifiuti non vengono prelevati né c/o le abitazioni né lungo le strade di loro servizio)

un Impianto di Betonaggio ( ma la viabilità che serve il nostro abitato è completamente dissestata!) Non è mai stata eliminata la strozzatura fra la polveriera M.M. e la centrale ENEL. Quindi le situazioni di pericolo si moltiplicano anche per l’ intenso traffico di mezzi da trasporto diretti ai diversi impianti industriali presenti nell’area.

Rumori notturni che derivano da tralicci, alternatori e impianti di betonaggio!

Perenne presenza di micro discariche che non vengono rimosse, con bordi strada disseminati di rifiuti che gli stessi mezzi Acam perdono in corsa e che nessuno mai raccoglie; bordi strada sui quali il Gestore rifiuti opera con i suoi mezzi spargendo cattivi odori e percolato (come documentano le foto)

Mancata pulizia del canale di sfocio delle acque dell’intera vallata.

Un oleodotto



Si consideri anche che nel nostro territorio vige ancora l’ordinanza del 18.1.2006 che vieta il consumo ed il commercio di frutti,ortaggi e animali, l’utilizzo di acqua attinta dal suolo per usi alimentari diretti ed indiretti. Interdizione resasi necessaria a seguito dei potenziali effetti derivanti dall’inquinamento del Perimetro ad alto rischio di Pitelli.



A fronte di tale condizione riteniamo scandaloso che nessuna delle nostre istanze, dall’eliminazione delle fonti di rischio al monitoraggio ambientale e sanitario, non siano mai state prese in considerazione.



Senza ritegno alcuno sentiamo altresì parlare di nuovi insediamenti produttivi contestualmente agli accordi contenuti nella nuova Convenzione con Enel. Insediamenti che interesserebbero persino l’ area della polveriera di Vallegrande e che il contesto non può certo sopportare.