Breve resoconto
della terza seduta dell’ Inchiesta Pubblica
sulla V.I.A al progetto della
nuova discarica Saturnia
Ieri 20 aprile 2016 ha avuto luogo la terza seduta dell'
Inchiesta Pubblica della V.I.A. alla discarica di Saturnia.
Una delle cose che più mi ha agitato nel corso dell’ incontro è
stato sentir dichiarare dall' ing. Fanton ( Acam) che al 60% di raccolta
differenziata si producono ancora 20 mila tonnellate di FOS ..
Per questa ragione gli ho
chiesto: Ingegnere, dopo il 60% la quantità dai lei indicata resta sempre 20 mila ton. o
diminuisce ?
risposta > "diminuiscono progressivamente .." .. e
a quale percentuale di differenziata non si avrà più FOS ?
Il quesito è caduto nel nulla ..
devo purtroppo dire che
spesso quando ho tentato di entrare nel merito di alcuni problemi, chi governa
l' Inchiesta ha cercato di soprassedere facendomi sentire il classico polemista che tira troppo la corda, che non ha
rispetto per ingegneri, geologi e
tecnici vari e che vuole mettersi al loro livello pur non avendo i titoli.
Io sto solo cercando difendere la mia terra,
la mia intelligenza e la mia dignità.
Sono ormai decenni che studio il Ciclo dei Rifiuti e le
Bonifiche e credo di poter dibattere la materia con un certo grado di competenza. Tradotto in lingua corrente: è difficile farmi bere delle fole ..
Nella circostanza quindi non ho potuto incalzare l’ ing. Fanton
come sarebbe stato utile ed opportuno ..
Peccato che non si
comprenda l' importanza del tema che ho sollevato, esso può sintetizzarsi in
questa associazione: niente FOS >
niente Saliceti e niente Saturnia.. E
NON CI SON SANTI !
Chiunque può rendersene conto, basta guardare i sacchi della
differenziata: se intercetto tutto l' organico a casa mia, nulla andrà
all' impianto di bioessicazione e dunque le biocelle di cui è dotato, resteranno
vuote .!. ciò avverrà intorno al 65% - 70% di differenziata .. non oltre ! ..
oltre c'è solo il residuo secco, che si
potrebbe ulteriormente selezionare e recuperare senza produrre Combustibili per avvelenare la gente.
Quella stessa gente che magari si è impegnata lealmente a
differenziare i rifiuti e che invece
riceve in cambio inquinamento. Eh si
! perché si può essere certi, l’ inquinamento torna sempre!
Ma
vi è stato un altro punto che non mi è stato possibile approfondire: la legittimità dell’ iter autorizzativo sin
qui seguito, inerente il sito di Saturnia.
Resto dell’ idea che è viziato sin dall’ approvazione del Decreto del 31
luglio 2014 emesso dal Settore Bonifiche.
Tale Decreto ha autorizzato la restituzione agli usi legittimi, condizionata alla presentazione di un piano
di riutilizzo del sito e di
un progetto di messa in sicurezza della discarica esistente, contenente
52000 metri cubi tra ceneri ed RSU. Nessuna norma che riguardi i siti regionali
richiede al proprietario il riutilizzo di un’ area inquinata: l’ articolo 10 della L.r. ligure n. 10/2009 che riportava quella
condizione è stato abrogato. Il comma 2 recitava >
Il Comune, accertata la sussistenza delle condizioni
di cui al comma 1, diffida la proprietà
dell’area a presentare una proposta di riutilizzo della stessa, entro un termine da definirsi in ragione della complessità della
situazione riscontrata e comunque non inferiore a sei mesi e non superiore a diciotto
mesi.
La norma poi si riferiva probabilmente a siti non riconosciuti
regionali ..
In ogni caso il Settore Bonifiche non doveva
emettere alcun decreto, ma diffidare ai sensi all’ art. 242 del D.lgs. 152/2006 il titolare dell’ area a presentare un
progetto di bonifica della discarica esistente, pena l’ avvio della procedura
sostitutiva (in danno).
Cosi è sempre stato !
Se poi Acam avesse presentato al Settore Bonifiche, in forza dell’ accordo con l’ inadempiente DRI Pagliari (anche questo da vagliare in quanto previsto
solo per i siti di interesse nazionale artt. 252 e 252 bis del D.lgs. 152/2006), il progetto denominato “ messa in sicurezza permanente e nuovo impianto con riqualificazione ambientale” ( che verrà pagato dai cittadini in quanto
messo a bilancio o nelle entrate dei conferimenti della FOS ), sarebbe emerso in quella sede che si trattava
di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi > da 700 mila metri
cubi .
E non richiedendo
la bonifica di 52 mila mc ( dato Arpal )
la Valutazione d’ Impatto Ambientale, forse la pratica sarebbe rimasta a quel
Settore che peraltro non poteva esimersi dal dare delle indicazioni su come
effettuarla. Torno poi a ribadire che
anche i commi 15 e 16 dell’ art. 9 della
già citata l.r. 10/2009
non legittimano l’ iter seguito sono i seguenti >
15.
L’ente territoriale competente
convoca la conferenza di servizi, di cui al comma 8, e
approva il progetto di bonifica o di
messa in sicurezza operativa o permanente, con eventuali prescrizioni e/o
integrazioni, entro sessanta giorni dal suo ricevimento.
16.
L’approvazione di cui al comma 15
sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le
concessioni, i concerti, le intese,
i nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla
legislazione vigente compresi quelli
relativi, ove necessario, alla gestione delle terre
e rocce da scavo ed allo scarico
delle acque emunte dalle falde. Nel caso in cui sia necessaria
la valutazione di impatto ambientale, il termine di cui al comma 15 resta sospeso
fino all’acquisizione del relativo parere. L’approvazione di cui al comma 15 costituisce altresì variante urbanistica
e comporta dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei
lavori.
La bonifica
delle ceneri (rifiuti speciali non
pericolosi ) e degli RSU, non essendo complessa
ma di modesta entità, non richiedeva la
VIA. Dunque il Settore Bonifiche doveva
arrogare a sé la pratica ( dopo la
presentazione del progetto al Settore VIA), e valutare la correttezza dell’ iter
seguito. Invece la proprietà stessa è stata esentata
dagli obblighi di legge ed ad essa si è sostituito un soggetto che persegue
prioritariamente il profitto, non la
messa in sicurezza del sito.
Infine giacchè
nell’ area di interesse non sono presenti problemi di stabilità, né lo stato
ambientale ( secondo i dati Arpal) può
considerarsi critico non sussistono
neppure l’ urgenza, né l’ indifferibilità di interventi … men che meno la
Pubblica Utilità.
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