Tra le vertenze ambientali che ci riguardano più da vicino e
di cui siamo costretti ad occuparci,
abbiamo ritagliato un po’ di tempo per farci un quadro generale del caso
ex Vaccari. Caso ex Vaccari ?
eh si ! Letti certi articoli di giornali
e valutate le informazioni raccolte siamo legittimati a chiamarlo proprio così.
Abbiamo preso visione del Piano Operativo di Bonifica datato Luglio 2014 redatto da Tecnitalia Ingegneria che però non riporta
il vero stato di inquinamento del Sito. La quantità e qualità di inquinanti
presenti è largamente sottostimata così come lo sono i costi con ovvie
implicazioni sull’ Analisi di Rischio.
Nello studio si parla di
670 metri cubi da
smaltire/recuperare in impianti autorizzati pari a circa 1.200 t adottando un peso di volume del
terreno in banco pari a 1,8 t/m3. Il costo previsto
dell’ operazione 85680 euro.
Per ciò che attiene alla futura
destinazione d’ uso si legge:
… sulla base dei valori di Concentrazioni
Soglia di Rischio (CSR) ottenuti per ciascun
scenario,
nel documento Analisi di Rischio approvato dagli Enti, sono stati ipotizzati i
seguenti
interventi di bonifica:
in
caso di mantenimento dello scenario Industriale
Rimozione degli hot-spot relativi ai punti P10 e P31
con obiettivo di bonifica CSR
“Industriali”;
in
caso di variazione dello scenario da Industriale a Residenziale
Rimozione degli hot-spot relativi ai punti P10, P27
e P31 con obiettivo di bonifica
CSR
“Residenziale”;
Interruzione dei percorsi di esposizione “ingestione
di suolo” e “contatto dermico”
attraverso
opere di impermeabilizzazione dell’area (terreno naturale nelle aree a
verde,
asfalti per le strade, solette in calcestruzzo per gli edifici, pavimentazioni
sportive
e/o autobloccanti per le aree ludiche o di passaggio, etc.).
Ai
sensi del D.Lgs. 152/06, non avendo attualmente mutato la destinazione d’uso
del
sito,
si rende necessario attuare quanto previsto per lo scenario industriale.
Tuttavia,
non potendo escludere per il futuro un diverso utilizzo dell’area, il presente
progetto
operativo di bonifica propone di raggiungere nei punti P10, P27 e P31 come
obiettivi
di bonifica i valori di Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR) previsti per lo
scenario
residenziale.
Tale
intervento permetterebbe infatti di rendere il sito conforme alla destinazione
d’uso
attuale
e, nel contempo, predisporlo per un eventuale successivo cambio di destinazione
d’uso
..
Ma durante gli scavi la situazione che era stata
ipotizzata si è rivelata molto diversa, l’ inquinamento è stato riscontrato più
in profondità con un’ espansione in orizzontale.
Dal sopralluogo di Arpal del 18/7 2014 risulta:
… “nella
stessa giornata si proceduto ad effettuare un sopralluogo all’interno dell’azienda
da cui
si è riscontrato quanto
segue:
- Il materiale di scavo
proveniente dalla bonifica dell’area esterna è stato depositato
all’interno di un
capannone su area impermeabile ed è stato suddiviso, per quanto
possibile nel corso
delle operazioni di scavo, in: terreno probabilmente non
contaminato per
una quantità di circa 150/200 mc;. terreno contaminato identificabile
probabilmente come
rifiuto non pericoloso per una volumetria visivamente quantificabile
in circa 800 mc; terreno
fortemente contaminato e vecchi fusti interrati
probabilmente identificabili
come rifiuti pericolosi per una quantità stimabile in circa 850
mc. Le volumetrie
sopraindicate sono state desunte anche considerando che lo scavo
eseguito ha una
superficie di circa 400 mq per una profondità media di circa 3,5 metri
per un volume in banco
di circa 1400/1500 mc. Nel corso dello scavo il volume si
presume aumenti di circa
il 30% e pertanto la quantità totale di terreno scavato e
depositato all’interno
del capannone si aggira intorno ai 1800/2000 mc. suddiviso come
sopra indicato. Il terreno
è contaminato soprattutto da idrocarburi pesanti probabilmente
derivati dalla pulizia e
manutenzione dei vecchi forni aziendali utilizzati per la cottura
delle ceramiche.
- In altri capannoni
sono stati rinvenuti, come segnato anche dal Comune, varie tipologie
di contenitori,
soprattutto in plastica, di volume compreso tra i 20 e i 1000 litri contenenti
per la stragrande
maggioranza sostanze liquide. Tali liquidi erano utilizzati
probabilmente nel
processo produttivi aziendale, in alcuni casi i contenitori sono ancora
imballati e sigillati in
altri si evidenza un volume residuo. Considerando il numero dei
contenitori presenti,
circa 400 e le volumetrie degli stessi, la quantità di liquido
complessivamente
presente nei vari contenitori potrebbe essere stimabile intorno ai
30.000 litri. Il
prodotto presente nei vari contenitori, dalle etichettature ancora leggibili,
sembrerebbe costituto
soprattutto da sostanze chimiche quali basi, acidi, detergenti,
solventi e sostante di
varia natura utilizzate per la colorazione e pigmentazione del
materiale ceramico
prodotto. Considerato che tali prodotti per varie ragioni (scadenze,
cattiva conservazione,
differenti processi produttivi attualmente utilizzati, ecc.) non sono
più utilizzabili come
materie prime devono essere considerati “rifiuti” e come tali avviati
a smaltimento e/o
recupero. Inoltre, considerato che le etichettature indicano fasi di
rischio “tossico”, “nocivo”,
“pericoloso”, ecc. si può ragionevolmente ritenere che tali
rifiuti siano da classificarsi, nella
maggior parte dei casi, come rifiuti pericolosi..”
Di tale quadro si è potuto apprendere grazie all' esposto di Francesco Ponzanelli esponente di minoranza nel Consiglio Comunale di Santo Stefano, il quale ha presentato nell' agosto 2014 un esposto alla Magistratura spezzina, come si legge in questo articolo del Secolo XIX >
In seguito a
questo intervento è nata una polemica al calor bianco tra amministrazione e
minoranza di centro destra anche perché ai suoi rappresentanti è stato negato l’
accesso ai capannoni per verificare la condizione dei rifiuti che sono stati
ammassati qualcuno ipotizza, senza
distinzione tra quelli che si possono considerare “speciali” e quelli “pericolosi”
Certo è che,
al presente, detti materiali giacciono da più di tre mesi all’ interno dei
manufatti dell’ ex Vaccari ( in violazione di quanto previsto dal D.lgs.
152/2006 e quindi Arpal ha dovuto comunicarlo alla Procura. Nell’ attesa di nuovi sviluppi non possiamo
fare a meno di censurare il comportamento dell’ amministrazione di S. Stefano che peraltro, poche settimane fa ha registrato
l’ uscita dell’assessore Lazzoni in
polemica col sindaco proprio per la gestione del caso Ex Vaccari.
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