Comitati Spezzini sosterrà il contenuto del documento nell' Inchiesta Pubblica al Piano regionale dei Rifiuti e Bonifiche 2013 e proporrà di condividerlo alle altre associazioni che hanno partecipato alla prima seduta del 22 maggio scorso
RACCOLTA DIFFERENZIATA UTENZE
DOMESTICHE E ASSIMILABILI
IMPORTANTE LA
GESTIONE DELL’UMIDO - DA PRIVILEGIARE: RECUPERO DELLA MATERIA E PRATICHE
SALUBRI IN AGRICOLTURA
CONSIDERAZIONI
·
Il
piano regionale dei rifiuti punta ad una raccolta differenziata al 65%, senza
definire obiettivi di affinamento delle percentuali e della qualità nel tempo,
tende perciò ad ingessare la struttura della filiera intorno a soluzioni
impiantistiche, organizzando la gestione su aree vaste; con ciò disattende da
precise indicazioni sulla qualità della raccolta e conseguente recupero della
materia (sia secondaria per la produzione, sia organica per la produzione
agricola)
·
Le
convenienze finanziarie di organizzazione delle aziende di gestione dei rifiuti
sono spesso in conflitto con l’interesse dei cittadini a fruire di un servizio
efficace
·
Privilegiando
la definizione delle soluzioni impiantistiche, senza porre concrete condizioni
sulla qualità del servizio, dato l’obiettivo del 65% RD, si pongono serie
preoccupazioni anche in merito alla qualificazione del lavoro e delle
conseguenti garanzie contrattuali, mentre appare ipotizzabile uno
spacchettamento dei servizi in assenza di garanzie
·
Prevale
la logica del “possibile” su quella del “doveroso”, perciò, per ammissione
dell’amministrazione regionale, si è deciso di rinunciare all’organizzazione e
pianificazione di filiere industriali di produzione legate a compost naturale e
materia seconda per la produzione industriale
La RACCOLTA DIFFERENZIATA può raggiungere % molto più alte,
ma soprattutto può dar luogo a filiere di utilizzo della materia seconda. Per
perseguire tale obiettivo è necessario pianificare raccolte differenziate con
opportuno controllo della qualità della raccolta. Ciò avviene in alcune realtà
italiane, non dipende dalle tecnologie dei cassonetti, o da complesse
apparecchiature elettroniche per il conteggio delle tariffe, ma da una
capillare distribuzione del servizio e dal concreto controllo dei conferimenti
e dell’igiene del territorio.
Gestione dei rifiuti e igiene urbana (e/o suburbana, ecc) non
possono che andare di pari passo nell’organizzazione del servizio e nella
definizione dell’organizzazione del lavoro, se vogliamo che i risultati possano
garantire salute e dignità dei cittadini e dei lavoratori.
Naturalmente, in
quest’ottica, la separazione dell’organico può essere considerata la fase più
delicata ed importante. Altrettanto importante è la destinazione dell’umido
alla filiera agricola in sinergia con il territorio circostante.
Date le precedenti considerazioni
si potrebbe ipotizzare l’utilità di un sistema di raccolta per aree “ristrette”
con la previsione di utilizzare mezzi di piccole dimensioni in circolazione
continua ( meglio se elettrici, come avviene già in altre realtà), connettendo
la responsabilità dei lavoratori a precisi obiettivi e zone.
In particolare, per la città di
Genova, costituita da realtà ben definite, articolate sulle alture e/o
sviluppate intorno a diversi centri storici ( derivanti dalla passata
articolazione in Comuni separati) sarebbe possibile riorganizzare il servizio
di raccolta porta a porta prevedendo diversi punti di conferimento dell’umido e
di trattamento in impianti aerobici. Impiantistiche già esistenti ci indicano
ottimi precedenti per ipotizzare la possibilità di distribuire centri di
trattamento aerobico sulle alture , alle spalle dei diversi municipi, (e/o dei
vari Comuni del contesto metropolitano), secondo una logica di filiera breve,
in modo da controllare le linee di trasferimento e la qualità del servizio con
stretta connessione tra utenza e addetti al servizio. Avremmo così una concreta
possibilità di controllo del feedback e dei risultati. Il compost diverrebbe davvero prodotto
da commercializzare con conseguente economicità positiva del servizio.
Naturalmente il progetto prevede una inversione delle priorità: si punta al
RECUPERO-RICICLO TOTALE DELLE MATERIA,
privilegiando la salubrità del terreno e della filiera agricola, si
privilegia la valorizzazione del lavoro e, in sostanza, alla garanzia della
salute della popolazione con atti concreti per il suo miglioramento. Un buon
porta a porta che non dipenda da tecnologie elettroniche o da caratteristiche
dei cassonetti, ma dalla qualità dell’organizzazione e dalla responsabilità
condivisa.
Costruire un BIODIGESTORE è più
facile, forse conviene ai piani finanziari delle aziende di gestione, ma non è
il meglio per le comunità.
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