PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
venerdì 4 marzo 2011
MEMORIA CONCLUSIVA DEL P.M. - PROCESSO DISCARICA DI PITELLI
Premessa
Le complesse e lunghe indagini condotte dai consulenti tecnici, dai periti e dalla
polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato (intercettazioni telefoniche, ambientali,sequestri, dichiarazioni rese da testimoni e persone coinvolte, etc.) chiaramente esposte nell’istruttoria dibattimentale, hanno evidenziato una imponente contaminazione dei siti della discarica di Pitelli e dello stoccaggio provvisorio in loc. Pagliari, denominato “area IPODEC”, nonché delle aree ad essi prossime, realizzata in un’arco temporale di circavent’anni dagli imputati, nei rispettivi specifici ruoli, mediante l'accumulo su detti territori e lo sversamento nelle relative acque sotterranee (falde acquifere) e superficiali (torrente
Canalone e Rio Pagliari) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali e speciali tossici e nocivi (ora classificati come speciali pericolosi ex D.lgs. 152/06) in forma liquida e solida, altamente pericolosi per l’ambiente e la salute umana. Tali condotte, realizzate dagli imputati con la piena consapevolezza della commissione di gravi reati, evidenziata del ripetuto e sistematico interramento, deposito, sversamento e trattamento di rifiuti in violazione delle prescrizioni di legge o dei provvedimenti autorizzativi, hanno insita una elevata portata distruttiva dell’ambiente con conseguenze gravi, complesse ed estese ed hanno un’alta potenzialità lesiva tanto da provocare un effettivo pericolo per la incolumità fisica di un numero indeterminato di persone. Le conseguenze altamente distruttive di tali condotte, al momento attuale non ancora perfettamente quantificabili e tutt’ora al vaglio degli organi tecnici competenti (Ministero dell’Ambiente), tali in ogni caso da non permettere alcuna forma di bonifica dei siti interessati ma solo di una loro eventuale “messa in sicurezza”, quindi senza la possibilità dell’asportazione fisica dei rifiuti in considerazione delle enormi quantità di sostanze contaminanti discaricate nei siti nell’arco di un ventennio ma, nella migliore delle ipotesi, semplicemente di un loro isolamento rispetto all’ambiente circostante, sono inequivocabilmente confermate e conclamate, oltreché dall’esito delle perizie e delleconsulenze tecniche svolte nel corso delle indagini preliminari, anche dalla promulgazione della Legge n. 426 del 9 dicembre 1998 "Nuovi interventi in campo ambientale" (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 291 del 14 dicembre 1998) nella quale, all’ art. 1, comma 4, lett. N, l’area di Pitelli, comprendente il sito della discarica e quello dello stoccaggio provvisorio in località Pagliari, denominato area Ipodec, è stata considerata ad alto rischio ambientale e tra i primi interventi di bonifica di interesse nazionale (Cfr allegato n° 1 - Legge n. 426 del 9 dicembre 1998) “… 4. Sono considerati primi interventi di bonifica di interesse nazionale quelli compresi nelle seguenti aree industriali e siti ad alto rischio ambientale i cui ambiti sono perimetrati, sentiti i comuni interessati, dal Ministro dell'ambiente sulla base dei criteri di cui all'articolo 18, comma 1, lettera n), del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni:
a) Venezia (Porto Marghera);
… omissis …
n) Pitelli (La Spezia);
… omissis …
C’è da evidenziare inoltre come l’eccezionalità di tale evento di disastro ha da sempre destato un esteso senso di allarme nella popolazione in considerazione soprattutto del fattoche i siti contaminati sono prossimi ad insediamenti abitativi. Prova ne sono i numerosi esposti, segnalazioni e denunce che, nel corso degli anni, sono stati inoltrati dalla popolazione, costituita in comitati cittadini, ai diversi Enti ed organi tecnici (Regione, Provincia, Comune), nonchè alla stessa magistratura.
Nel prosieguo, si esaminà come le singole ipotesi accusatorie che hanno concorso a cagionare il disastro ambientale abbiano trovato piena conferma nel corso della lunga e complessa istruttoria dibattimentale.
1. La sussistenza del disastro ambientale (cfr. capo di imputazione A) Come indicato in premessa gli accertamenti svolti e l’istruttoria dibattimentale hanno evidenziato una imponente contaminazione dei siti dell’area di Pitelli. Si tratta in particolare delle due aree interessate direttamente dagli interramenti e sversamenti illeciti di rifiuti che hanno portato all’inquinamento degli strati profondi del terreno e delle relative falde acquifere presenti:
a. Il piazzale di stoccaggio provvisorio di rifiuti denominato “area Ipodec”, autorizzato con D.G.R.L. n. 3208 del 31.05.85, della superficie di circa 1 ettaro, in uso e gestito dalla Società Contenitori Trasporti S.p.A. sin dal 1977, situato in località Rio Pagliari di Pitelli, in Comune di La Spezia, identificato al Foglio n.51 del N.C.T. dai mappali nn.78, 79, 80, 84, 117 ed al Foglio n.54 del N.C.T. dai mappali 157, 158, 159, 160, 167, 168, 169, 170, 315, 398;
b. L’area occupata dalla discarica di Pitelli, della superficie di circa 6 ettari, in uso e gestita dal gennaio 1979 al marzo 1992 dalla Società Contenitori Trasporti S.p.A., autorizzata con concessione edilizia n. 37 del 31.01.1979 e con D.G.R.L. 3493/89 e successivamente, dall’aprile 1992 all’ottobre 1996, dalla Società Sistemi Ambientali S.r.l., con autorizzazioni regionali nn. 6146/92 e 3171/95.1.a La contaminazione del piazzale di stoccaggio provvisorio di rifiuti denominato “area Ipodec” e la ricostruzione della sua gestione. Per quanto riguarda il piazzale di stoccaggio provvisorio di rifiuti denominato “area Ipodec”, lo stato di estremo degrado e contaminazione del sito è ben documentato nella perizia svolta nell’ambito dell’incidente probatorio, su incarico conferito dal G.I.P. D.ssa D. Brusacà, dal collegio peritale costituito dal Prof. M. Sanna, dal Dr. A. Iacucci e dal Dr. M. Floccia, i quali hanno chiaramente evidenziato, nelle risultanze degli accertamenti svolti, uno stato di compromissione dell’area sino ad una profondità di 10 metri nel sottosuolo, con terreno impregnato di sostanze di origine petrolifera. Inoltre, la stratigrafia profonda, rilevata dai sondaggi effettuati nel febbraio 1990 per la progettazione della galleria Saturnia, ha evidenziato la presenza di terreni contaminati da rifiuti vari ed impregnati da oli minerali riconducibili agli sversamenti effettuati nel piazzale Ipodec, così come riportato nel volume V° della Perizia “…omissis… Per valutare le caratteristiche dei terreni presenti nell'area Ipodec e' stata esaminata la documentazione fornita dalla Soc. Autostrade Liguri e Toscane, relativa alla progettazione e costruzione del "collegamento asse per il porto della Spezia - S.S.331", che si sviluppa in massima parte in galleria.
Una di queste gallerie, la Saturnia sottopassa a quota 28m s.l.m. l'area occupata dall'Ipodec tra le progressive 1581m e 1700m. In fase di progettazione preliminare, nel febbraio 1990, sono stati eseguiti alcuni sondaggi di cui due nell'area relativa all'Ipodec. …omissis…
Durante il sondaggio la presenza di sostanze organiche e di strati impregnati di olio minerale e' stata riscontrata a varie profondita`, dopo un giorno dal termine della perforazione si aveva a fondo foro l'accumulo di uno spessore di 3 metri di olio minerale. Le condizioni di scarsa consistenza della roccia riscontrate in sondaggio sono state verificate durante la costruzione della galleria. In particolare nel tratto compreso tra le progressive 1621.53m e 1698.33m, in corrispondenza dell'area occupata dall'Ipodec, sono stati attraversati terreni rappresentati da litotipi quarzitici intensamente cataclasati e alterati, frammisti a residui di rifiuti e impregnati di "percolato" nerastro, l'ammasso in oggetto e' stato giudicato come materiale sciolto a causa dell'intima compenetrazione delle quarziti cataclasate con i rifiuti e la diffusa impregnazione di "percolato"(All. 9-10). In quel tratto la volta raggiunge una quota stimata in circa 36 m s.l.m., intersecando quindi il livello raggiunto con il tratto terminale del sondaggio n.14. Le opere di impermeabilizzazione della galleria eseguite successivamente, hanno tamponato queste venute di fluidi che non sono piu' state riscontrate, neanche nei pozzetti predisposti per la raccolta delle acque eventualmente circolanti al contatto con l'armatura della galleria …” (cfr. allegato n° 2 - stralcio Vol. V° della Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio). La situazione di grave degrado è poi ben esplicitata nelle conclusioni della perizia riportate nel Vol. IX°. “… omissis… In tale area è stata realizzata e gestita una discarica incontrollata, poi livellata su quattro piani. L’area risultante è stata successivamente utilizzata come area di parcheggio e di sosta di mezzi tecnici adibiti ad attività di raccolta rifiuti, centro per lo stoccaggio di rifiuti cartacei e plastici confezionati in balie e allo stato sfuso, depositati sotto tettoie e baracche, precarie, realizzate in lamiera e tubi innocenti ….omissis… I rifiuti rinvenuti in tale area, portati alla luce, in parte, nell’indagine svolta in precedenza dal Pubblico Ministero, in parte, nel corso della presente indagine, a mezzo di soavi, che hanno raggiunto varie profondità, con punte massime di 8-10 metri, sonoriconducibili a terreno impregnato di sostanze di origine petrolifera, fanghi, ceneri e/o scorie, rifiuti da demolizioni navali, morchie, rifiuti liquidi e/o melmosi, sostanze di origine petrolifera, morchie di verniciatura e residui di sverniciatura, sostanze catramose, sostanze oleose, contenute in fusti ancora integri, contenitori di oli lubrificanti e liquidi refrigeranti, filtri olio e rifiuti costituiti da spazzatura proveniente da attività commerciali, uffici, attività artigianali e industriali. Va rimarcato il fatto che i rifiuti così discaricati sono altamente pericolosi, indipendentemente che siano speciali o tossici e nocivi, in quanto l’area in oggetto è completamente priva di qualsiasi requisito a salvaguardia dell’ambiente e della salute.
“…omissis… Durante l’esecuzione degli scavi, sono state anche avvertite manifestazioni odorose, riconducibili a sostanze organiche solforate e sostanze idrocarburiche che si può ipotizzare derivassero da rifiuti putrescibili di origine biologica discaricati in passato …omissis…
Si deve, inoltre, evidenziare l’elevato grado di contaminazione del terreno circostante i rifiuti liquidi classificati come tossici e nocivi rifiuti che si disperdevano in esso andando ad impregnarlo ad una distanza intorno di 10 m e alla profondità di 10 m. D’altra parte, i rifiuti riscontrati all’interno del sito IPODEC, nella loro globalità, per le miscelazioni intervenuto, sono da classificare come rifiuti tossici e nocivi, ai sensi del D.P.R. 91 5/82 ai sensi del D.Lgs. 22/97.
I rifiuti discaricati in tale area sono da considerare potenzialmente pericolosi, mancando l’arca dell’impianto di tutti quei requisiti tecnici posti dalla normativa tecnica a salvaguardia dell’ambiente e della salute. Considerata tale situazione, indipendentemente che i rifiuti che vi sono stati discaricati, siano da classificare tossici e nocivi o speciali, tale discarica non era ammissibile nell’area IPODEC. …omissis…
Inoltre, la stratigrafia, rilevata dai sondaggi effettuati nel febbraio 1990 per la progettazione della galleria Saturnia, evidenzia la presenza di terreni contaminati da rifiuti vari ed impregnati da oli minerali (quota -23 m dal piano di campagna, corrispondente a 34 metri sul livello del mare), che si raccoglievano al fondo dei fori e, dopo un giorno, raggiungevano l’altezza di 3 metri.
Oltre a questi rifiuti, costituiti da oli minerali, nella esecuzione dei sondaggi sono stati riscontrati rifiuti impregnati di percolato nerastro.…omissis…
Per quanto riguarda l’area relativa al terzo quesito denominata IPODEC, le analisi delle acque del pozzo Giroldi, posto a valle della stessa, hanno evidenziato la presenza di elevate concentrazioni di piombo. Tale inquinamento, però, si è riscontrato solo nelle acque sotterranee alimentate da falde superficiali, mentre non si è evidenziato, in modo rilevante, nelle acque del pozzo PBO alimentato da falda profonda.
Inoltre, si deve anche rilevare che a monte dei suddetti pozzi, che insistono sulle falde superficiali ubicate all’interno dell’abitato di Pagliari, sono presenti anche altre attività di smaltimento dei rifiuti ed altre attività industriali. Si ritiene, quindi, di non poter rilevare una connessione di causa ed effetto univoca ed esclusiva tra l’inquinamento di tali pozzi e la situazione di elevato degrado ed inquinamento presente nell’area IPODEC. Tale area, comunque, per il tipo di rifiuti discaricati in modo del tutto incontrollato e per l’assenza di qualsiasi misura di salvaguardia, rappresenta, comunque, un pericolo per l’ambiente e per l’igiene. Tale situazione di inquinamento del sottosuolo, d’altra parte, al di la dei risultati delle analisi delle acque indagate, è dimostrato, oltre ogni dubbio, dalle caratteristiche delle carote relative ai sondaggi (n. 14) eseguiti nell’area IPODEC nel corso della progettazione della galleria Saturnia …omissis…” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX° conclusioni
Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio). In merito al grave stato di contaminazione dell’area Ipodec sono significative anche le dichiarazioni rese in sede dibattimentale dal Consulente Tecnico del Pubblico Ministero, il Dr. G. Sommaruga “...L’area Ipodec era un piazzale, sotto il quale sono stati rinvenuti dei rifiuti depositati in modo incontrollato. Quindi non era un’area né di pertinenza della discarica né autorizzata in alcun modo a ricevere dei rifiuti in modo definitivo. …” (cfr. pag. 25 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Lo stesso consulente descrive i rifiuti rinvenuti nell’area Ipodec durante gli scavi effettuati ex art. 359 C.P.P., prima dell’inizio dell’incidente probatorio “... Nell’area Ipodec sono stati rinvenuti interrati in modo incontrollato dei rifiuti di origine petrolifera, dove la notevole presenza di morche di idrocarburi, morche di petrolio era decisamente vistosa rispetto alle altre qualità di terreni …omissis... vari scavi hanno evidenziato sotto circa un metro di terreno pulito la
presenza di queste sostanze nerastre e parecchi di questi fusti tutti impregnati di pece, di morche di idrocarburi, di petrolio …” (cfr. pag. 34 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga).
Particolarmente significativa, in quanto evidenzia tutta la gravità delle condotte degli imputati è la testimonianza del consulente in merito al fatto che il piazzale Ipodec era in origine un impluvio naturale in cui scorreva il torrente Pagliari che è stato completamente riempito di rifiuti “... originariamente tutta quest’area di piazzale era ed è ancora l’alveo di un torrente che scorre, con tutta acqua che scorre di sotto – era vistosamente impregnata di petrolio e di idrocarburi …”(cfr. pag. 35 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). E sempre in relazione al gravissimo stato di inquinamento delle acque del torrente Pagliari il Dr. Sommaruga riferisce “... durante questi scavi si vede proprio scorrere in grande quantità l’acqua sotterranea al di sotto, dentro uno di questi scavi dell’area Ipodec, a testimonianza che quello è proprio sede del subalveo di un vecchio torrente che è stato completamente riempito e annullato …”(cfr. pag. 42 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Il consulente grado di contaminazione coinvolge l’acquifero “... Sì, più che del terreno, dell’acquifero, cioè dell’acqua che è contenuta e scorre nell’interno del terreno e nel sottosuolo …” (cfr. pag. 44 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). In base a quanto emerso dagli esiti peritali e dalle dichiarazioni rese in sede dibattimentale è possibile ricostruire la storia della gestione dell’area Ipodec e attribuire così le responsabilità dei sistematici selvaggi interramenti di rifiuti solidi e liquidi, anche in fusti realizzati in quest’area ad elevata vulnerabilità ambientale.
In tal senso la perizia fornisce una ricostruzione sotto il profilo autorizzativo che evidenzia come quest’area non sia mai stata autorizzata come discarica ma semplicemente come stoccaggio provvisorio di rifiuti solo a partire dal 1985 e comunque per un periodo limitato “… omissis… Dagli atti amministrativi e/o tecnici esaminati, si evidenzia che nel 1985, la CONTENITORI TRASPORTI fu autorizzata dalla Regione alla prosecuzione dell’attività di stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi, a condizione, tra l’altro, che venisse presentata una relazione tecnica integrativa. Inoltre, nel 1990 e nel 1992, furono approvati dalla Regione due progetti di impianto di stoccaggio provvisorio, rispettivamente, di rifiuti non tossici nè nocivi e di rifiuti tossici e nocivi.
Questa ultima autorizzazione è stata revocata nel 1995, in quanto non era stato attuato il progetto nei termini previsti dalla autorizzazione stessa. Tale area, quindi, fino aI 1995, rimase in uso e gestione della CONTENITORI TRASPORTI …omissis…” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio).
Con riferimento alla proprietà dei terreni di tale area risulta che all’inizio degli anni ‘80 la Società Contenitori Trasporti è proprietaria solo di alcuni mappali dell’area adibita a stoccaggio e successivamente li acquisterà quasi tutti, a più riprese sino al 1995, anche tramite società collegate alla persona del Duvia (Contenitori Trasporti Spa , Immobiliare Ilva, Duvia srl). Per quanto riguarda la datazione dello scarico dei rifiuti reperiti nell’area Ipodec, le indagini svolte dai periti hanno permesso di giungere alle seguenti conclusioni: “…omissis… Nell’area dove sono stati rinvenuti due container interrati, da uno dei quali è stato prelevato il liquido di colore nero, classificato come rifiuto tossico e nocivo (campione n. 1 del 7.7.97), e dove erano presenti numerosi fusti perfettamente integri, contenenti all’interno sostanze di origine petrolifera (foto da 93 a 100), è stata rinvenuta, sotto uno strato di terreno coperto con soletta di cemento, una scatoletta di tonno ancora integra etichettata come reperto n. 7, che riportava stampigliata sul contenitore la data di
scadenza dell’aprile 1996. Nell’area in cui sono stati effettuati gli scavi n. 5, 6, 7, 8 e 9 del 26.6.1997, 1/7 e 2/7 del 7.7.1997 e 1/8 e 2/8 dell’8.7.1997, dove sono stati rinvenuti rifiuti, classificati come tossici e nocivi (campioni 3 e 4 del 26.6.1997, 1, 2 e 3 del 7.7.71997 e n. 5 dell’8.7.1997),
sono stati prelevati altri reperti, dettagliati nello specifico paragrafo, che, in baso alle dateriportate su di essi, fanno ragionevolmente concludere che i rifiuti ad essi mescolati sonostati discaricati tra il 1985 ed il 1996. E’ interessante notare inoltre che l’evoluzione morfologica dell’area ricostruita dai periti tramite le foto aree conferma che il consistente abbancamento dei rifiuti è avvenuto proprio nell’arco temporale in cui l’area era in uso alla Contenitori Trasporti “…omissis… Inoltre, lo studio delle foto aeree, eseguite tra il 1973 e il 1995, evidenzia che, in questi anni, vi è stato un notevole ampliamento del piazzale verso est che ha coinvolto l’alveo del fosso dei Pagliari, che è stato oggetto di canalizzazione artificiale, mentre il limite occidentale, ove è presente una scarpata acclive di raccordo con il basso sottostante della valle, ha subito modifiche meno evidenti legate all’accumulo di depositi artificiali. Mentre nelle foto del 1993 il piazzale ha assunto l’aspetto attuale e si sviluppa su una superficie di circa un ettaro, dove sono posti numerosi cassoni scarrabili e container, in quelle del 1995 è visibile la realizzazione della strada che collega il piazzale con la discarica Saturnia. In tali foto si evidenzia una intensa attività di rimessaggio. Sono, infatti, rilevabili, rispettivamente, oltre 100 container nel 1993 e circa 70 nel 1995…omissis…” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambitodell’incidente probatorio). Anche l’UPG del CFS, Dr. Benito Castiglia, nella sua deposizione, ricostruisce la gestione dell’area Ipodec sulla base degli atti consultati, dei sopralluoghi effettuati e delle testimonianze raccolte, conferma il quadro autorizzativo dell’area “…omissis… quindi si può dire chiaramente che l’unica autorizzazione di stoccaggio provvisorio, non di smaltimento definitivo, non di discarica, ha vissuto quattro mesi nel 1985…omissis…” e a proposito dell’attività svolta nel piazzale chiarisce “…omissis… Siccome la Contenitori gestiva come ben sappiamo la discarica nella zona di Pitelli, cioè quattro tornanti più avanti della strada di Pitelli compreso il forno inceneritore per cui questa area di Pagliari, questo piazzale serviva a depositare temporaneamente i contenitori …omissis… comunque rifiuti destinati al forno inceneritore…” (cfr. pagg. 6 - 7 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia)Inoltre, avendo proceduto all’esame dei registri di carico e scarico dello stoccaggio provvisorio dell’area Ipodec relativi agli anni dal 1983 al 1985, il Dr. Castiglia evidenzia di aver riscontrato che le tipologie di rifiuti destinate al forno inceneritore transitate dallo stoccaggio provvisorio in quegli anni sono state poi ritrovate negli scavi effettuati nel piazzaledurante la fase della consulenza tecnica ex art. 359 CPP e nel corso dell’incidente probatorio. Ovviamente si trattava di rifiuti tossici e nocivi essendo destinati al forno inceneritore “…omissis… la prima dichiarazione annuale è dell’83, 84, 85. Esaminando le dichiarazioni annuali sono riportate i quantitativi smaltiti per tipologia di rifiuti e provenienza. Esaminando queste tipologie abbiamo verificato che c’erano molti quantitativi di tipologia di residui oleosi provenienti dalle raffinerie della Ip di La Spezia, della Ip di Rho e da altresocietà …omissis… In questo noi abbiamo trovato le analogie per quanto riguarda i ritrovamenti in consulenza tecnica e in perizia che sono stati caratterizzati da notevole quantità esaminando la perizia della consulenza di quantitativi di idrocarburi, di residui oleosi, morchie, melme, cioè di tutta una serie di rifiuti che sono afferibili all’attività di raffinazione del petrolio per cui praticamente abbiamo verificato che questi quantitativi che dovevano essere inceneriti…” (cfr. pagg. 11 - 12 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia) La conferma che, sin dalla fine degli anni settanta, l’area Ipodec era in uso e gestita dalla Contenitori Trasporti ci viene fornita dalla significativa testimonianza resa da Vangeli Libero nell’udienza del 15 aprile 2008, nel corso della quale il dipendente della Contenitori Trasporti S.p.a., con il ruolo di autista di mezzi per il trasporto di rifiuti, ha riferito come fosse prassi consolidata interrare i rifiuti nel piazzale in località Rio Pagliari di Pitelli. Il Vangeli negli anni 1977 – 78 è stato testimone oculare dei sistematici interramenti di rifiuti in diverse zone del piazzale così come riferisce chiaramente nella sua deposizione “… Io tutte le cose che ho portato lassù, in una discarica di quel tipo, ero tranquillo, perché mi hanno sempre detto che era una discarica autorizzata e a norma con tutte le regole, altrimenti non avrei fatto sicuramente una cosa che ho fatto … omissis… Si, andavo li e scaricavo perché mi hannodetto che la discarica era autorizzata …” (cfr. pag. 15 trascrizione udienza del 15.04.08 –dichiarazioni rese da Vangeli Libero). In merito alle tipologie di rifiuti trasportati e poiinterrati nel piazzale indica “… Si, quello che si ritirava dai cantieri Santa Maria c’erano quelle pulizie dense, melmose, nere, residui di idrocarburi …” (cfr. pag. 10 trascrizione udienza del 15.04.08 – dichiarazioni rese da Vangeli Libero), le tipologie di rifiuti indicate dal Vangeli nei vari passaggi della deposizione sono state effettivamente reperite nel corso degli scavi effettuati, in consulenza tecnica e in incidente probatorio. Con riferimento alle modalità di interramento dei rifiuti nel piazzale il Vangeli riferisce “… Ho detto che c’era la ruspa che lavorava, io scaricavo e poi la ruspa … Cioè quell’attimo che serve per richiudere i container, a rimetterlo giù e andare via, la ruspa intanto cominciava a lavorare …omissis… Cercava di spianare i rifiuti che io scaricavo, li spianava …omissis… Quando ritornavo c’era della terra sopra, erano ricoperti, una parte si intravedeva insomma…”(cfr. pagg. 17 - 18 trascrizione udienza del 15.04.08 – dichiarazioni rese da Vangeli Libero). Il Vangeli ha poi indicato i punti precisi in cui scaricava i rifiuti da Lui trasportati nel piazzale, zone dove poi puntualmente sono stati trovati i rifiuti nel corso degli scavi effettuati negli accertamenti tecnici durante le indagini preliminari “… Si, dove ci sono questi segni qua, si
entrava e si andava sulla destra in fondo, in questa zona qua dove c’è il segno dei due zeri con la x. La zona è quella li, ma si scaricava tutto …” (cfr. pag. 16 trascrizione udienza del15.04.08 – dichiarazioni rese da Vangeli Libero) E a proposito di chi gli dava gli ordini di scaricare i rifiuti nel piazzale Ipodec, il Vangeli risponde “… da Duvia, da Orazio Duvia che era in ufficio, mi dava i punti dove andare a scaricare la…”(cfr. pag. 16 trascrizione udienza del 15.04.08 – dichiarazioni rese da Vangeli Libero). Le conclusioni della perizia, unitamente alla testimonianza di Vangeli e alledichiarazioni rese dal Consulente Tecnico Dr. Sommaruga e dal Dr. Castiglia, fugano ogni dubbio sul fatto che i rifiuti siano stati scaricati nel piazzale durante la gestione daparte della Contenitori Trasporti s.p.a. sotto le direttive di Orazio Duvia e non, come sostenuto dalla difesa nel corso del dibattimento, che quell’area è sempre stata una discarica ed i rifiuti reperiti durante gli scavi sarebbero stati scaricati in epoche antecedenti alla gestione della Contenitori Trasporti. Né si può sostenere che gli smaltimenti sarebbero stati effettuati quando ancora non esistevano delle norme specifiche, in quanto le datazioni dei rifiuti e l’evoluzione morfologica dell’area dimostrano come gli smaltimenti illegali siano avvenuti senza soluzione di continuità dalla fine degli settanta in
poi, quindi anche dopo l’entrata in vigore del D.P.R. 915/82 e della D.C.I. del 27/07/84 che ha stabilito la classificazione dei rifiuti speciali tossici e nocivi. 1.b La contaminazione dell’area della discarica in località Ruffino di Pitelli e la ricostruzione della sua gestione Anche per il sito della discarica ubicato in località Ruffino di Pitelli lo stato di estremo degrado e contaminazione ambientale dell’area è emerso con chiarezza, sia nella perizia svolta nell’ambito dell’incidente probatorio dal collegio peritale coordinato dal Prof. M. Sanna, sia dalla ricostruzione fatta nelle udienze dal consulente Tecnico Dr. G. Sommaruga, nonché dalle numerose altre dichiarazioni rese dai vari testi citati nell’istruttoria dibattimentale. In estrema sintesi si può affermare che la discarica di Pitelli, sin dalla sua prima realizzazione nel 1979, ha sempre inquinato l’ambiente circostante attraverso lo sversamento costante di percolato nelle acque superficiali e profonde. Sin dal 1981 sono stati rilevati dagli organi competenti inquinamenti delle acque nel torrente Canalone a valle della discarica culminati nel sequestro dell’8 novembre 1984 e anche alla ripresa dell’attività, dal
1993 in poi, gli episodi si sono ripetuti con varie modalità. Prova ne sono le numerose diffide emesse dalla regione Liguria e i numerosi fascicoli penali aperti a seguito delle continue violazioni alla normativa ambientale. Si può dire che le caratteristiche del sito (bacino stretto, corto e ripido, attraversato da un corso d’acqua a regime torrentizio) e la costante gestione irregolare attuata dalle varie società che si sono susseguite (Contenitori Trasporti S.r.l. prima e Sistemi Ambientali S.p.a. poi) ha prodotto un inquinamento costante delle acque a valle dell’impianto (torrente Canalone e acque del mare) e di quelle sotterranee (pozzi di attingimento delle acque) testimoniato dai riscontri analitici peritali e dai certificati agli atti del Presidio Multizonale di Prevenzione dell’U.S.L. di La Spezia, nonché dalle evidenze oggettive emerse nel corso dibattimento, quali: l’accertata presenza di rifiuti tossici e nocivi (ora speciali, pericolosi), in gran quantità in zone naturalmente permeabili, esterne all’area prevista dalle autorizzazioni per l’abbancamento dei rifiuti (cfr. capo imputazione A.2 lett. a,b,c,d,e, ed f), il conferimento di rifiuti “tossici e nocivi” (ora speciali, pericolosi) in assenza di specifica autorizzazione, nelle vasche della discarica, con conseguente creazione di un percolato più inquinante in un impianto privo di tutti i requisiti tecnici imposti dalla normativa tecnica a salvaguardia dell’ambiente e della salute, così come ben evidenziato dai periti (cfr. capo imputazione A.3 lett. a,b,c,d,e), le riscontrate infiltrazioni di percolato di discarica nella galleria Pol-Nato (cfr. capo imputazione A.16 lett. b), la mancata costruzione dell’argine di monte della vasca n.4 con conseguente tracimazione del percolato e infiltrazione nel terreno non protetto dagli appositi teli (cfr. capo imputazione A.4), la tracimazione del percolato dalla vasca di raccolta della vecchia discarica posta sotto il nuovo impianto (cfr. capo imputazione A.5), lo scorrimento superficiale delle acque di lavaggio dei piazzali e del bacino di contenimento del forno inceneritore recapitanti direttamente nel Torrente Canalone mediante una tubazione a cielo aperto (cfr. capo imputazione A.6), la pratica di innaffiare i rifiuti abbancati nelle vasche con il percolato pompato dai pozzetti di raccolta con conseguente ulteriore concentrazione del percolato stesso (cfr. capo imputazione A.7), la mancata copertura programmata dei rifiuti con conseguente maggior formazione di percolato (cfr. capo imputazione A.8), le costanti e sistematiche violazioni delle autorizzazioni nei conferimenti di rifiuti speciali (cfr. capo imputazione A.9), la crescita della discarica, sia in termini di superficie che di volumetria, oltre ogni limite autorizzato, (cfr. capi imputazioni A.12 e A.13), il mancato progressivo recupero paesaggistico della discarica (cfr. capo imputazione A.14). Al riguardo vale la pena ricordare che l’inquinamento rilevato durante le campagne di analisi delle acque rappresenta solo una minima parte della reale contaminazione prodotta dalla irregolare gestione della discarica, attuata sistematicamente sin dalla fine degli anni settanta, poiché l’estrema vicinanza dell’impianto al mare, che costituisce il recapito naturale delle acque, ha determinato un deflusso continuo delle acque e di inquinanti non rilevati. La dichiarazione dello stato di grave inquinamento dell’area, è nuovamente confermata dal recentissimo Decreto del Ministero dell’Ambiente, datato 23 settembre 2010, connesso all’istruttoria conseguente alla già citata Legge n. 426 del 9 dicembre 1998 "Nuovi interventi in campo ambientale", con il quale viene approvato, in via di urgenza, il “progetto definitivo di messa in sicurezza permanente della Discarica Ruffino Pitelli”. Nel suddetto Decreto viene riportato testualmente: “…omissis… Ravvisata la sussistenza dei motivi urgenti alla luce degli atti acquisiti al procedimento per la bonifica del sito di interesse nazionale di “Pitelli (La Spezia)” in atto presso la Direzione Generale per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dai quali emerge l’esistenza di una grave situazione di compromissione del territorio, sia dal punto di vista ambientale che sanitario…omissis…” (cfr. Allegato n° 4 - copia del Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare prot. n. 628/TRI/DI/B del 23.09.10).
I motivi di rischio ambientale nascono anche dalla presenza della vecchia discarica gestita dal 1979 al marzo del 1992 dalla Contenitori Trasporti, la quale, priva di teli di impermeabilizzazione, secondo il progetto approvato nel 1989 con DGRL n° 3493 andava bonificata prima di realizzare il nuovo impianto, previsto in parte al di sopra del precedente, cosa che invece non è stata realizzata dalla Società Sistemi Ambientali che aveva preso in gestione il nuovo impianto, come evidenziato dai periti del GIP nelle conclusioni della perizia “…omissis… Inoltre, si deve sottolineare che la nuova discarica, realizzata dalla CONTENITORI TRASPORTI - SISTEMI AMBIENTALI, a partire dal 1990, insiste, in parte, nell’area della vecchia discarica che, non solo, non è stata bonificata, ma i rifiuti in essa contenuti, al fine di realizzare i nuovi invasi, sono stati di fatto semplicemente movimentati e riabbancati, senza che, in questa occasione, si procedesse a una loro rimozione e bonifica. Tale situazione, per il tipo di rifiuti smaltiti e per l’assenza di qualsiasi misura di salvaguardia, rappresenta un pericolo per l’ambiente e per l’igiene. (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio). Tali considerazioni vengono confermate anche dal consulente tecnico Dr. Sommaruga nel corso della deposizione dibattimentale del 17 aprile 2007 “...omissis… però è mancato il ripristino delle vecchie discariche, delle vecchie fasi delle discariche. Man mano, mancato il ripristino, sono stati appoggiati i rifiuti delle nuove coltivazioni direttamente sopra con telo, però sopra le vecchie coltivazioni, le vecchie vasche …omissis... La delibera della Sistemi Ambientali – adesso però dovrei andare a cercarla così la leggiamo direttamente - imponeva come prescrizione il recupero della vecchia discarica della Contenitori Trasporti quindi un recupero ambientale …omissis... In pratica l’effetto negativo che ha subito la vecchia discarica Contenitori Trasporti, che non è stata tra
virgolette, bonificata – anche se è un termine improprio – è stata quella di essere schiacciata dalla vasca 2, vasca 3, vasca 4, da tutto il peso dei rifiuti sopra, in modo non previsto, in modo non neanche contemplato nel progetto …omissis”(cfr. pagg. 53 - 55 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr.Sommaruga). Sempre il Dr. Sommaruga evidenzia come la Sistemi Ambientali fosse perfettamente al corrente e cosciente della presenza dei rifiuti interrati nelle zone esterne alle vasche, dalla Contenitori Trasporti “… omissis… questa foto invece evidenzia lo scavo ha intercettato dei cavi di servizio della Sistemi Ambientali che erano giacenti immediatamente al di sopra di questa zona con i rifiuti e protetti da gomme e teli in plastica, ovviamente per tenerli separati dai rifiuti stessi …”… (cfr. pag. 20 trascrizione udienza del 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). E ancora a proposito delle problematiche connesse alla vecchia discarica, sono da citare le dichiarazioni rese dall’attuale Direttore dell’ARPAL di La Spezia Dr. Franco Palmieri che in relazione alle riscontrate infiltrazioni di percolato nella galleria Pol-Nato, sottostante ladiscarica, riferisce quanto segue nell’udienza del 5 novembre 2009 “ … omissis… Nella zona a balze della vecchia discarica, quella che si intravede nel corpo della vecchia discarica, non quella nuova, in quella vecchia, per, appunto, cercare di contenere le infiltrazioni nella galleria Pol – Nato a livello nazionale in conferenza dei servizi a Roma venne approvata la messa in sicurezza d’urgenza della vecchia discarica con l’apposizione di un telo in HDPE su tutto il fronte della vecchia discarica. …”(cfr. pag. 53 trascrizione udienza 5.11.09 – dichiarazioni rese da Palmieri Franco). Le dichiarazioni rese dal Dr. Palmieri, persona particolarmente qualificata, evidenziano come vi sia un collegamento diretto tra il fronte della vecchia discarica della Contenitori Trasporti e le infiltrazioni di percolato rilevate nella galleria Pol-Nato, nel senso che le acque di pioggia, infiltrandosi nel corpo dei rifiuti della vecchia discarica, danno luogo alla formazione di percolato altamente inquinante che si infiltra nel terreno fino a raggiungere anche la galleria Pol-Nato sottostante. Infine, in merito alla situazione dovuta alla presenza della vecchia discarica della Contenitori Trasporti, mai bonificata, con tutte le conseguenze ad essa connesse, viene riconfermata recentemente dal Decreto del Ministero del 23 settembre che nel dispositivo riporta testualmente: “…omissis… Considerato che la parte occidentale della discarica Ruffino Pitelli, per una superficie di circa 8.000 m2, rappresenta il corpo più antico (chiamato discarica vecchia) e non risulta essere impermeabilizzata alla base con conseguente rischio di trasferimento della contaminazione dai rifiuti alle matrici ambientali (in particolare acque di falda) …omissis…” (cfr. Allegato n° 4 - copia del Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare prot. n. 628/TRI/DI/B
del 23.09.10). Va detto che il perdurante inquinamento derivante dalla presenza della discarica nel suo complesso (parte vecchia Contenitori Trasporti e parte nuova Sistemi Ambientali) è BEN ESPOSTO nelle risultanze della perizia redatta dal collegio del Prof. Sanna. I periti infatti, nel corso dell’incidente probatorio, hanno indagato in merito alla natura dei rifiuti sepolti nella discarica, in fusti o in altre forme, per verificare la compatibilità con le autorizzazioni ex D.P.R. 915/82 in capo all’impianto. Da tale accertamento è emerso che nella zona delle vasche impermeabilizzate, realizzate e gestite dalla Società Sistemi Ambientali dall’aprile del 1992 all’ottobre del 1996, sono stati conferiti rifiuti non autorizzati ed in particolare: “…omissis… Relativamente alla “zona a vasche”, in cui sono ubicate quattro vasche, che individueremo come vasca 1, vasca 2, vasca 3 e vasca 4, realizzate, progressivamente nel tempo, rispettivamente negli anni 92-93, 93, 94 e 95, si può concludere come in tali vasche sono stati discaricati rifiuti diversi da quelli che erano stati autorizzati…omissis… Nel corso della presente indagine, nella vasca 1, relativamente alla parte risultata accessibile ai sondaggi, sono stati individuati rifiuti costituiti da fanghi a prevalente matrice inorganica, compatibili con l’autorizzazione. Nella vasca 2, invece, come comunicato nella camera di consiglio del 26.6.97, non è stato possibile effettuare sondaggi in quanto ad essa completamente sovrapposta la vasca 4. Per l’accesso alla vasca 2 sarebbe stato necessario, pertanto, svuotare la vasca 4, rimuoverne l’impermeabilizzazione del fondo, drenare il percolato e, quindi, accedere alla sottostante superficie della vasca 2. Per questa vasca, si è potuto perciò fare riferimento soltanto ai risultati analitici ottenuti dal P.M.P. di La Spezia sui campionamenti effettuati nei mesi di luglio 1993 e di aprile 1994. Essi hanno evidenziato, relativamente ai parametri ricercati nei rifiuti campionati, che erano conformi a quanto previsto dalla delibera del 27.7.1984. Diversamente, le analisi dell’eluato ottenuto nel test di lisciviazione hanno evidenziato che le concentrazioni dei metalli pesanti previste nell’allegato al D.P.R. 915/82 superavano i valori limite della tab. A allegata alla legge 319/76, prescritti nella autorizzazione regionale. Pertanto, in base ai risultati ottenuti dal P.M.P. di La Spezia, nella vasca 2, risulta che sono stati smaltiti rifiuti non previsti nella autorizzazione. Nella vasca 3, nella parte risultata accessibile agli scavi, nella presente indagine sono stati rinvenuti rifiuti costituiti da fanghi a matrice prevalentemente inorganica, compatibili con quelli previsti nell’autorizzazione. Nella vasca 4, abbancata dagli inizi del 1995, potevano essere discaricati i rifiuti elencati nelle diffide regionali del 30.12.1994 e del 28.3.1995, nonché nella successiva Delibera regionale del 28 settembre 1995 che comprendeva, tra l’altro, tutti i rifiuti elencati nelle stesse diffide regionali (tab. A). Inoltre, i rifiuti elencati nella delibera regionale, sottoposti alle prove di cessione di cui al paragrafo 6.2 della deliberazione interministeriale 27.7.1984, dovevano avere un eluato che non superasse di 10 volte i limiti di accettabilità previsti dalla tabella A della legge 3 19/76 e successive modificazioni, per i metalli compresi nell’allegato al D.P.R. 915/82. Nella vasca 4 sono stati effettuati numerosi scavi e sondaggi, che hanno permesso di
qualificare la qualità dei rifiuti discaricati e la loro compatibilità con l’impianto autorizzato. Sono stati individuati i seguenti rifiuti:
- scarti dell’industria farmaceutica, classificati come tossici e nocivi in quanto previsti al punto 1.5 della tabella 1.3 della delibera 27.7.1984;
- residui della demolizione di autoveicoli (fluff), presenti in quantitativi elevati su tutta la superficie ed in profondità della discarica e rifiuti costituiti da fanghi, ceneri e/o scorie contenenti metalli oltre la concentrazione limite di cui alla delibera Interministeriale del 27.7.84, superata la quale il rifiuti da classificare come tossico e nocivo ed il cui contenuto di metalli pesanti presenti nell’eluato superava il limite prescritto nella autorizzazione regionale. I rifiuti riscontrati, quindi, non erano ammissibili in base all’autorizzazione regionale. (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio) Per quanto riguarda le altre aree della discarica, non destinate al conferimento dei rifiuti secondo il progetto approvato con DGRL 3493/89, ma come vedremo neanche nel primo progetto approvato con C.E. 37/79, le cosiddette “aree fuori vasche”, i periti hanno reperito numerosi rifiuti conferiti dalla Contenitori Trasporti, in epoche antecedenti alla gestione della Sistemi Ambientali ma, sicuramente, rimovimentati in occasione della realizzazione della nuova discarica dal marzo del 1992 da parte della stessa Società Sistemi Ambientali S.r.l. “…omissis… Relativamente alla “zona sottostante e circostanti le vasche”, dove erano ubicate l’area di stoccaggio, l’ingresso alla discarica ed al forno, l’area di pesa, l’area sottostante ed antistante l’officina, nel corso della presente indagine, sono stati
individuati mediante escavazione come documentato e dettagliato nello specifico paragrafo i seguenti rifiuti:
- rifiuti da demolizioni navali;
- rifiuti provenienti da stoccaggio prodotti petroliferi;
- rifiuti catramosi derivanti da operazioni di distillazione e da processi di raffinazione
del petrolio;
- rifiuti allo stato liquido confezionati in fusti metallici;
- scarti dell’industria chimica confezionati in fusti;
- scarti dell’industria chimica allo stato sfuso;
- fanghi di depurazione e residui di cenere e/o scorie da incenerimento;
Nella “zona sottostante e circostante le vasche”, posta allo spigolo di Nord-Ovest della vasca 1, sono stati individuati, mediante scavi, fanghi di depurazione a prevalente matrice inorganica, mentre, sullo spigolo di Nord-Ovest e sul lato corrispondente alla vasca 3, nel corso di un esteso scavo effettuato per individuare la vasca 3, è stata rilevata la sola presenza di rifiuti provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi …omissis…”(cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio). In relazione alla presenza di questi rifiuti nella “zone fuori vasche” i periti affermano che, in base alla ricostruzione dell’evoluzione strutturale dell’impianto, sono stati sicuramente rimovimentati in occasione della realizzazione della nuova discarica dal 1993 in poi da parte della Sistemi Ambientali S.r.l., e che quindi pur avendoli ritrovati durante i lavori di approntamento delle vasche la Sistemi Ambientali S.r.l. li ha nuovamente interrati nonostante si trattasse di rifiuti che, come vedremo, fossero potenzialmente pericolosi per l’ambiente e incompatibili con le caratteristiche dell’impianto attuale “…omissis… si può ragionevolmente ritenere che i rifiuti riscontrati nella zona sottostante e circostante le vasche zona compresa tra l’officina e l’area antistante ad essa e quella posta a fianco della pesa, furono interrati dagli scavi tra gli anni 1993 e 1995, quando furono realizzate le vasche o le infrastrutture. A questi stessi periodi possono farsi risalire gli abbancamenti e i riabbancamenti di tutti gli altri rifiuti, sia tossici, che speciali, discaricati nell’area posta alla sommità della zona a vasche …omissis…” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio) I periti giungono poi alle seguenti conclusioni in merito allo specifico quesito, se i rifiuti rinvenuti nella “zona a vasche” non compatibili con le autorizzazioni siano potenzialmente pericolosi per l’ambiente. “…omissis… Per quanto riguarda la “zona a vasche”, facendo riferimento a quanto evidenziato nei paragrafi precedenti, relativamente alle caratteristiche tecniche che devono essere possedute dagli impianti di discarica di categoria B ed alle caratteristiche che dovevano essere proprie dei terreni in cui essi potevano essere ubicati, si conclude che il sito in cui la discarica Pitelli è stata ubicata non aveva le caratteristiche previste per impiantare una discarica di tipo B, nè gli impianti realizzati presentano le caratteristiche previste dalla delibera 27.7.1984. E’, inoltre, da evidenziare come il progetto di tale discarica, non solo non è stato mai approvato, ma di fatto non è stato mai presentato. Infatti, gli elementi presentati nel Progetto di sistemazione finale della discarica dell’agosto 1987 sono del tutto privi di riferimenti, per quanto riguarda le effettive modalità di realizzazione della discarica. Per quanto riguarda l’area destinata a discarica, questa era stata prevista dal progetto solo su 6 particelle (e solo parzialmente) delle 31 previste dall’attività della discarica. Inoltre, il progetto dell’agosto 1987 prevedeva la bonifica di altre 5 particelle (tab. C). Successivamente, in una Relazione relativa al Progetto dell’agosto 1987, elaborata nell’ottobre 1987, fu previsto che altre 3 particelle, ubicate a valle della discarica, sarebbero state adibite a discarica. Nella Delibera regionale del 13 luglio 1989 di approvazione del “Progetto” dell’agosto 1987, fu, invece, approvato un ampliamento della discarica esistente che riguardava un’area contigua a monte della discarica preesistente di cui era stata già prevista la bonifica. Nel 1990, risultano realizzati un “1” settore predisposto” e una “vasca raccolta
eluato”, su nove particelle occupanti aree che, nel progetto del 1987, erano destinate, sia alla realizzazione di piste e del rilevato di sottofondazione per la nuova canalizzazione e per i diaframmi di intercettazione, sia all’abbancamento, durante la realizzazione delle opere di predisposizione.
Di fatto, negli anni 1992-1994, è stata perciò realizzata una nuova discarica insistente da valle a monte nell’area su cui era presente, in parte, quella precedente. Tale nuova discarica, realizzata mediante tre vasche impermeabilizzate, in parte sovrapposte, aveva, in comune con la precedente, solo il fatto di essere realizzata su 10 particelle che insistevano, in parte, nell’area della vecchia discarica. Successivamente, nel 1995, è stata realizzata la vasca 4 impermeabilizzata, sovrapposta, sia sul terreno naturale, sia sulle tre vasche, sia sui vecchi rifiuti, in un’area interessante 19 particelle. Solo nel luglio del 1995, nella Relazione Generale al Progetto, viene descritta la nuova situazione realizzatasi, completamente diversa da quella prevista dal “Progetto”dell’agosto 1987 e “approvato” con delibera regionale del 13.7.1989, senza più fare alcuna menzione della vecchia discarica, dei rifiuti in essa contenuti e della eventuale bonifica. In conclusione, di fatto, non erano stati realizzati nè una “sistemazione finale” nè un “ampliamento” della discarica precedente, ma era stata realizzata una nuova discarica,
senza alcun progetto, in un’ area non idonea, riabbancando dove necessario i vecchi rifiuti presenti nell’area interessata dalle nuove vasche. Inoltre, l’approvazione di questa nuova discarica fu fatta da un organo che non era competente per approvare un eventuale progetto di una nuova discarica. Infatti, per le considerazioni sopra svolte nello specifico paragrafo, la competenza per l’approvazione dei nuovi impianti di smaltimento ai sensi dell’art. 3bis della legge 441/86 era demandata ad una specifica conferenza che doveva valutare l’idoneità del sito e la validità dell’ impianto realizzato e, nel caso che tale discarica fosse destinata a ricevere, come poi è avvenuto, anche rifiuti tossici e nocivi, doveva essere preventivamente sottoposta alla preventiva procedura di valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente. Perciò, relativamente alla idoneità del nuovo impianto di discarica realizzato nella “zona a vasche”, a ricevere i rifiuti, che poi vi sono stati discaricati, si evidenziano i seguenti elementi:
- l’effettivo progetto di tale discarica non fu redatto all’atto della sua approvazione;
- un elaborato, del tutto privo di riferimenti concreti, fu approvato dalla Regione che
non aveva però competenze autonome in materia, ai sensi di quanto previsto dall’art. 3
bis della legge 441/87;
- la discarica fu realizzata su particelle che non erano state autorizzate ed in un sito che
non aveva le caratteristiche idonee fissate dalla Delibera 27.7.1984;
- la discarica fu realizzata inoltre in un’area che era invece destinata ad essere bonificata.
Poichè i rifiuti che vi sono stati discaricati, per le considerazioni sopra svolte, sono, in parte, da classificare come tossici e nocivi ed, in parte, pur se speciali, non erano in essa ammissibili, mancando sia l’area che l’impianto di tutti quei requisiti tecnici posti dalla normativa tecnica a salvaguardia dell’ambiente e della salute, requisiti che non sono stati affatto valutati e controllati, nè in sede di valutazione di Impatto Ambientale, nè in sede di rilascio preventivo del certificato di agibilità dall’organo competente, i rifiuti discaricati in tale area sono da considerarsi potenzialmente pericolosi. Tutti i rifiuti sopra elencati sono costituiti da rifiuti previsti dalle voci 7,9 della tabella 1.3 della delibera 27.7.84 e, pertanto, sono dichiarati tossici e nocivi in base alla loro stessa provenienza, almeno che il produttore o il detentore non li abbia caratterizzati in modo completo, così da dimostrare che in essi non sono contenute le sostanze previste dalle tabelle 1.1 e 1.2 dalla delibera 27.7.84 in concentrazione superiore al limite fissato. Poiché tale condizione non si è verificata in questo caso, essi sono da considerarsi come tossici e nocivi. Relativamente alla zona circostante e sottostante le vasche, fermo restando le considerazioni sopra svolte, si deve solo sottolineare che, pur se non è stata sede di vasche, essa, però, non è stata assoggettata ad alcuna bonifica, così come era invece previsto nel progetto iniziale, pur se i rifiuti in essa riscontrati, in parte classificabili come tossici e nocivi, come dettagliato nello specifico paragrafo, sono stati discaricati nel periodo 1983- 1985, senza alcuna autorizzazione e sono stati rimovimentati e abbancati nel periodo 1993- 1995. Pertanto, non solo non sono state realizzate misure per evitare gli effetti negativi derivanti inevitabilmente da un impianto di discarica, realizzato in un sito non idoneo e quindi con misure tecniche inadeguate, ma non si è adottato nemmeno alcun sistema per
verificare e monitorare nel tempo gli effetti negativi prodotti …omissis…” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio). Infine i periti concludono evidenziando uno stato di inquinamento delle acque sotterranee che attribuiscono alla discarica di Pitelli: “…omissis… Relativamente alle aree relative al primo quesito, si evidenzia che le analisi svolte hanno evidenziato un notevole stato di inquinamento delle acque sotterranee, la cui causa è da attribuire alla presenza della discarica Pitelli. Infatti, nelle acque dei pozzi (Pozzo piezometrico n. 1, Meneghini, Mancini e Camarca), nelle emergenze della galleria Pol-Nato, che sottopassa la discarica, ed in quelle del torrente Canalone, si è riscontrata, come dettagliato nella discussione dei risultati, la presenza di elevate concentrazioni di inquinanti quali, mercurio, piombo, cadmio. cromo e nichel, rinvenute anche nel percolato della discarica. L’inquinamento risulta esteso, sia alle acque sotterranee alimentate da falde superficiali (pozzi Meneghini, Mancini e Camarca) che a quelle alimentate dalla falda profonda (Pozzo piezometrico n. 1). D’altra parte, di tali inquinanti non fu riscontrata presenza a monte della discarica, quando fu analizzata l’acqua del piezometro, posto a monto di ossa, prima della sua soppressione. E’ anche da evidenziare che, nelle acque esaminate relative ai pozzi Meneghini ed al torrente Canalone, a valle della discarica, è stato rilevato anche un inquinamento di origine organica. L’inquinamento delle acque sotterranee rilevato non è altro che il conseguente riscontro della non idoneità del sito ad allocare un impianto di discarica, in cui sono stati conferiti rifiuti speciali e tossici e nocivi, senza che preventivamente fosse stato approvato alcun progetto nelle forme previste, nè fosse stata svolta alcuna verifica e valutazione dell’impatto che tale impianto poteva produrre sull’ambiente. Inoltre, si deve sottolineare che la nuova discarica, realizzata dalla CONTENITORI TRASPORTI - SISTEMI AMBIENTALI, a partire dal 1990, insiste, in parte, nell’area della vecchia discarica che, non solo, non è stata bonificata, ma i rifiuti in essa contenuti, al fine di realizzare i nuovi invasi, sono stati di fatto semplicemente movimentati e riabbancati, senza che, in questa occasione, si procedesse a una loro rimozione e bonifica. Tale situazione, per il tipo di rifiuti smaltiti e per l’assenza di qualsiasi misura di salvaguardia, rappresenta un pericolo per l’ambiente e per l’igiene …omissis..” (cfr. allegato n° 3 - stralcio Vol. IX conclusioni Perizia redatta dal Prof. Sanna e altri nell’ambito dell’incidente probatorio).
In base a quanto emerso dagli esiti peritali e dalle dichiarazioni rese in sede dibattimentale è possibile ricostruire la storia della gestione della discarica e, anche in questo caso, come già evidenziato per l’area Ipodec, attribuire le responsabilità della gestione irregolare perpetrata in danno dell’ambiente. La ricostruzione storica della gestione dell’area della discarica di Pitelli è stata ben tracciata dal teste della p.g. del C.F.S. Castiglia che nell’udienza del 6 marzo ha ripercorsol’evoluzione dell’area dal momento in cui è iniziata l’attività dell’impianto in località Ruffino di Pitelli sino al momento del sequestro avvenuto il 28 ottobre 1996. La ricostruzione comincia con la descrizione della prima realizzazione dell’impianto di discarica alla fine degli anni settanta ad opera della Contenitori Trasporti nel bacino del Torrente Canalone, in prossimità dell’abitato di Ruffino. E qui ci sono già due osservazioni da fare; la prima è che l’impianto viene realizzato in un’area boscata, fronte mare, integra dal punto di vista naturalistico e paesaggistico e non in un’area già interessata da smaltimento di rifiuti e la seconda che la discarica viene realizzata vicino ad un abitato: “….omissis… Allora, la prima concessione edilizia, intanto la localizzazione abbiamo detto: area di Pitelli sopra l'abitato di Ruffino. Si tratta in origine di un bacino vegetato, ci sono dei boschi di pino marittimo, si vede nelle fotografie aeree del 1973, quindi un bacino percorso da un torrente che è il torrente Canalone, a cui poi si innesta nella parte bassa il torrente La Frana e finiscono tutti e due verso poi... sfociano a mare. Quindi abbiamo questo ampio bacino che con la
concessione edilizia 37 del 31/01/1979 su istanza della Contenitori e trasporti, allora amministratore unico Orazio Duvia, viene fatta un'istanza per il conferimento di materiale inerte. Nell'ambito poi dell'istruttoria, al materiale inerte si aggiungeranno anche i rifiuti che scaturiscono da lavorazione industriale. Quindi la prima autorizzazione che sarà la concessione edilizia 37 del 1979 avrà come dicitura discarica inerti e rifiuti derivanti da lavorazioni industriali. Unitamente alla concessione edilizia, questa concessione edilizia viene anche prescritto però e questo è riportato nell'atto di sottomissione allegato alla concessione edilizia e nei carteggi dell' istruttoria che comunque il conferimento dei rifiuti presso questo impianto dovrà avvenire di volta in volta con un nullaosta da parte, allora del medico provinciale, su analisi di laboratorio provinciale di igiene e profilassi.
Quindi la procedura di conferimento doveva avvenire con passaggi diciamo procedurali precisi che
consistevano nella richiesta da parte della società, cioè Contenitori e trasporti, del conferimento di un determinato quantitativo di rifiuti doveva essere specificato quantità e qualità dei rifiuti. Veniva portato un campione di questi rifiuti al laboratorio di igiene e profilassi, veniva analizzato, il laboratorio emetteva un certificato e dava le indicazioni sui possibili trattamenti e la destinazione. A quel punto il medico provinciale dava il nullaosta. Successivamente nei primi anni 80, la procedura per cambio di normativa nel 1978 intervennero l'Usl quindi cambia la normativa e a quel punto sarà sempre il laboratorio di igiene e profilassi che farà l'analisi, ma in nullaosta lo darà l'ufficio tutela ambientale del Comune di La Spezia. Quindi la procedura darà come nullaosta ad ogni carico di rifiuti che devono essere conferiti, doveva essere accompagnato dal nullaosta dell'ufficio tutela ambientale del Comune di La Spezia. …omissis…” (cfr. pagg. 13 - 15 trascrizione udienza 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). In relazione alla procedura per l’autorizzazione al conferimento dei rifiuti in discarica e al forno inceneritore, c’è la testimonianza del Dr. Filippelli, allora addetto al laboratorio chimico ex PMP, che conferma che era prassi che fosse la Contenitori Trasporti a portare i campioni di rifiuti al laboratorio da analizzare per ottenere poi le autorizzazioni dal Comune e proprio a proposito di questa procedura ne evidenzia l’inutilità visto che la Ditta aveva tutto l’interesse a portare campioni che risultassero compatibili al conferimento in discarica (cfr. pagg. 57 – 58 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dal Dr. Filippelli) “… Come si fa ad emettere un giudizio su un qualcosa di cui non si sa nulla ? è un sacchettino…”. Sempre in relazione a questo primo periodo di attività della discarica c’è da notare che nel progetto dell’impianto redatto dal Geom. Desiderio nel 1976, approvato con la Concessione Edilizia n° 37 del 31/01/1979, l’area prevista per l’ abbancamento dei rifiuti è indicata con una retinatura di colore più scuro rispetto alle aree pertinenziali che rappresentano settori di servizio all’impianto (strada di accesso, piazzale di stoccaggio, etc.), per cui gli interramenti di rifiuti speciali e tossici e nocivi rinvenuti in gran quantità in tali zone (cosiddette “zone fuori vasche” indicate in perizia) durante gli scavi ex art. 359 c.p.p. e nel corso dell’incidente probatorio (cfr. capo di imputazione A.2 lett. a,b,c,d,e ed f) sono stati effettuati illegalmente dalla Società Contenitori Trasporti negli anni ottanta e rimovimentati dalla Sistemi Ambientali altrettanto illegalmente nei primi anni novanta come descritto in precedenza e non è, quindi,vero, come sostenuto dalla difesa Duvia, che tutti i mappali di terreno di cui alla C.E. 37/79 erano autorizzati all’interramento di rifiuti. In ogni caso, c’è da aggiungere che tali interramenti sono stati effettuati illegalmente anche perché non risultano essere stati mai autorizzati dagli enti preposti. Dagli accertamenti svolti dalla p.g., infatti, non risulta siano mai state rilasciate le previste e necessarie autorizzazioni (nullaosta dell'ufficio tutela ambientale del Comune di La Spezia) ai conferimenti delle tipologie di rifiuti reperite durante gli scavi, così come confermato dal Dr. Castiglia nel corso dell’udienza del 20 maggio 2008 con riferimento al capo di imputazione A.2) lett. b), c) “...omissis… Per quanto riguarda le altre tipologie di rifiuti, cioè il glicol etilenico, i solventi: toluene, benzene e xilene diciamo che noi abbiamo fatto un esame delle denunce annuali in relazione alla tipologia dei rifiuti smaltiti …omissis… non abbiamo trovato riscontro nella documentazione sequestrata alla Contenitori Trasporti e presso il Comune di carteggi autorizzativi di quelle tipologie di rifiuti …omissis…” (cfr. pag. 18 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche per i rifiuti costituiti da scarti della produzione di silani, classificati come rifiuti tossici e nocivi, nonché sostanze chimiche di laboratorio, provenienti dalla ditta UNION CARBIDE UNISIL S.p.A. di Termoli (CB), reperiti durante gli scavi ex art. 359 c.p.p. e nel corso dell’incidente probatorio nell’area antistante l’officina e sotto il basamento di essa, nella zona circostante l’area delle vasche (cfr. capo di imputazione A.2 lett. a), dalle dichiarazioni rese in sede dibattimentale dall’Isp. del CFS Gianni De Podestà, si è evidenziata la natura illegale di tali interramenti effettuati tra il 1983 ed il 1984 dalla Contenitori Trasporti In particolare l’Isp. De Podestà si chiarisce come dagli accertamenti espletati sia emerso che tali rifiuti,
particolarmente pericolosi, erano destinati al forno inceneritore, mentre in realtà sono stati interrati nell’area antistante l’officina e sotto il basamento di essa senza alcuna precauzione “…omissis… A fronte di questa analisi documentale sono emerse delle ipotesi funzionalmente al fatto che i rifiuti destinati a un’attività di distruzione mediante incenerimento in realtà sono stati in parte interrati. Con una certificazione e una dichiarazione di emissione di certificati di regolarità che indicavano invece lo smaltimento tramite incenerimento totale dei conferitori. Nella documentazione in particolare tecnica riferita alla pericolosità dei materiali, si è preso atto che anche la società che gestiva sia l’impianto che la discarica aveva contezza dei contenuti di potenzialità di pericolosità dei materiali, in riferimento agli isocianati e quant’altro “ conferimenti che dalle indagini risultano essere stati effettuati “… omissis… Tra la fine del dicembre del 1983 e il novembre del 1984 …omissis… Per una totalità di ricostruzioni documentali di circa centosette tonnellate sostanzialmente…” ( cfr.
pagg. 13 - 14 trascrizione udienza 21.05.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. CFS De Gianni Podestà). Il ritrovamento nella “zona fuori vasche” dei fusti contenenti scarti della produzione di silani, provenienti dalla ditta UNION CARBIDE UNISIL S.p.A., viene ben descritto dal Dr. Sommaruga nella deposizione del 17 aprile 2007 “…omissis… Qui era dettagliato anche il numero dei fusti; ricordo che complessivamente tra una zona e l’altra erano una quarantina di fusti …omissis…e molto mo,to del materiale non era contenuto in fusti, era in modo incontrollato sepolto nel terreno…” (cfr. pag. 15 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga).
L’excursus delineato dal Dr. Castiglia sul periodo di gestione dell’impianto da parte della Contenitori Trasporti prosegue come segue: “…omissis… La concessione edilizia 37 del 1979, aveva come scadenza tre anni, cioè la durata dei lavori doveva essere di tre anni e poi ci doveva essere la sistemazione dell' area. In realtà, sarebbe quindi scaduta il 31/01/1982, l'attività invece proseguì, proseguì per 17 mesi in assenza di autorizzazione fino a quando sulla richiesta di proroga da parta della Contenitori Trasporti che fu fatta nell'aprile del 1983 fu riesaminata in istruttoria nonostante fosse già scaduta da tempo, fu riesaminata e fu rilasciata una concessione edilizia di proroga il 11/07/1983 la numero 149. Che sostanzialmente non modificava più di tanto la concessione edilizia 37 perché manteneva inalterato la tipologia di rifiuti da smaltire, cioè appunto rifiuti inerti e rifiuti che scaturiscono da lavorazioni industriali. Qui per inciso c'è un rapporto della Polizia Municipale che poi eventualmente potremmo esaminare nel dettaglio del 01/07/1983 che evidenziava tutta una serie di abusi che si erano verificati nell' ambito della discarica allora gestita da Contenitori e trasporti che riguardavano abusi di natura edilizia, paesaggistici e segnalava anche l'aspetto legato al fatto che l'autorizzazione era scaduta e la discarica doveva essere chiusa …omissis… (cfr. pagg. 15 - 16 trascrizione udienza del 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Con riferimento a quest’ultimo episodio c’è la testimonianza del Magg. della Polizia Municipale della Spezia Antonio Vinciguerra che effettuò gli accertamenti nel 1983, che riferisce testualmente: “…omissis… All’epoca dell’accertamento la discarica risultava ormai priva del titolo edilizio in allora richiesto. Questa è stata la prima puntualizzazione che gli accertamenti hanno condotto a verificare, dopodiché sono state anche riscontrate delle difformità, delle superfetazioni, delle aggiunte, dei lavori che non erano neppure autorizzati, Una serie di fatti, in uno c’era stato uno sbancamento di una parte della collina per realizzare un piazzale, praticamente, dove passava la strada in quota alla discarica, su un versante a monte era stato proprio tagliato un pezzo di collina ed era stata quindi ampliata la superficie utile per le attività … omissis…”(cfr. pagg. 17 - 18 trascrizione udienza dell’8.10.09 – dichiarazioni rese dal Magg. Antonio Vinciguerra). Nonostante ciò il 1.07.83 viene concessa la proroga così come prosegue nella descrizione il Dr. Castiglia “…omissis… Viene data quindi la concessione edilizia 149 e quindi prosegue l'attività con la stessa dicitura. Qui altro inciso. Nel frattempo è intervenuta la normativa sui rifiuti che diciamo prima normativa sui rifiuti che il DPR 915 del 10/09/1982. Quindi, torniamo un attimo indietro dal punto di vista cronologico e in particolare il DPR 915 cambia un pochino, cambia l'assetto proprio anche gestionale dei rifiuti e sotto il profilo amministrativo e tecnico. E a questo punto vengono individuate delle competenze e in particolare a questo punto la Regione diventa l'organo autorizzativo di tutte le attività di smaltimento. E in questo senso infatti sempre nel 1983 a agosto, abbiamo la prima delibera autorizzativa della Regione la 4.877 che praticamente autorizza, diciamo cosi, in via provvisoria la discarica e seguiranno a questa tante altre autorizzazioni in via provvisoria. Arriviamo al 08/11/1984 quando viene sequestrato l'impianto. Viene sequestrato l'impianto perché da febbraio del 1984 il presidio mu1tizona1e di prevenzione di allora, e in particolare a cura del Dottor Filippel1i che fece le analisi, riscontrò un elevato inquinamento da percolato nelle acque del torrente Canalone ai piedi della discarica. Sulla base di queste analisi chimiche che evidenziavano il superamento della tabella A della 319 del 1976, cioèdella Legge Merli, che disciplinava gli scarichi in acque superficiali e suolo, sulla base di questo il Pretore, il Dottor Attina', sequestrò l'impianto il 08/11/1984 Sequestrò l'impianto e l'impianto rimase sottosequestro dall'8 novembre fino al 13/06/1986…omissis…” (cfr. pagg.15 - 16 trascrizione udienza 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia).
A proposito del sequestro della discarica dell’8 novembre 1984 c’è la significativa testimonianza del Dr. Filippelli che allora intervenne direttamente in qualità di chimico del laboratorio dell’ex P.M.P. “… Abbiamo constatato che dalla base di questa discarica, di questo scavo con una pendenza del cento per cento, uno scivolo, alla base di questo scivolo usciva un liquame nero, quindi visivamente già non andava bene. Abbiamo effettuato le analisi del caso e tutti parametri erano fuori tabella della legge, dell’ex legge Merli…” … omissis… diciamo che da questo prelievo, da questa denuncia sono stato utilizzato per altri compiti insomma di carattere più tranquillo…” (cfr. pagg. 54 - 55 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dal Dr. Filippelli). Altrettanto significativa è la seguente dichiarazione, resa sempre dal dr. Filippelli, in merito al riscontrato mutato stato dei luoghi al piede della discarica “…omissis… Lì è una triste cosa perché quel torrente era un bel torrente, un bel torrente con salamandre, con sorgenti… Quando io ho fatto …Nel 1982, quando ho fatto quel primo prelievo che dicevo dello scarico della discarica che è partita quella denuncia, il giorno dopo le analisi sono ritornato per fare i prelievi ma io ho trovato
un’autostrada invece che il torrente Canalone. In una notte, un’autostrada. E’ sparito…Ma era…io sono rimasto a bocca aperta, sparito un fiume in una notte…omissis…” (cfr. pag. 81 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dal Dr. Filippelli). Sempre in relazione al periodo di gestione della discarica da parte della Contenitori Trasporti il Dr. Castiglia evidenzia quanto segue: “…omissis… Inizialmente fu posto sottosequestro tutta l'area, cioè sia la discarica che o il forno inceneritore, perché parallelamente all'impianto della discarica che era stato autorizzato nel 1979, dal 1982 al 1986 fu autorizzato anche un forno inceneritore presente all'interno della discarica il DA5 che funzionò appunto più o meno con qualche pausa, ma più o meno ininterrottamente dal 1982 al 1986. Per cui inizialmente fu sequestrato tutto, però dopo pochi giorni fu limitato il sequestro all'area della discarica. Per cui in pratica il forno inceneritore potè ricominciare a funzionare quindi la società potè continuare a svolgere attività di combustione, comunque a smaltire i rifiuti. Dicevo, fino al 13/06/1986 appunto la discarica rimane sottosequestro anche se il 30/05/1985, viene data la possibilità con un provvedimento del Pretore di poter conferire materiale inerte e detriti di demolizione. Quindi in pratica dal 08/11/1984 al 30/05/1985 in discarica non poteva entrare niente. Dal 30/05/1985 al 13/06/1986 era consentito il conferimento di inerti e detriti di demolizione…omissis…” Al riguardo vale la pena richiamare quanto accertato dai periti in merito alla datazione dei rifiuti trovati nelle zone fuori vasche, secondo cui i rifiuti interrati in quei settori risalirebbero al periodo 1983 – 1985, in un’arco temporale, quindi, nel quale è compresa la fase di sequestro dell’impianto e in ogni caso, dal maggio 1985, limitata al solo conferimento di inerti. “…omissis… Successivamente verranno emesse tutta una serie di ordinanze contingibili che prenderanno avvio dalla fine del 1986. Quindi dal momento del dissequestro ci fu qualche mese di stasi e poi se non ricordo male dal dicembre 1986 iniziarono una serie di ordinanze ex art. 12 della
915, cioè ordinanze contingibili e urgenti per il conferimento anche in questo caso di materiale inerte e detriti di demolizione che quindi sono proseguite, sono ben 19 ordinanze che sono proseguite fino al dicembre del 1991…omissis… Questo è il quadro ricostruttivo. Nel frattempo numerose istanze da parte della società degli adeguamenti dell'impianto anche a seguito della nuova normativa intervenuta che era il seguito della 915, cioè della delibera del Comitato interministeriale 27/07/1984 che era la normativa tecnica che praticamente seguiva alla 915 e che disciplinava in particolare intanto la classificazione dei rifiuti da speciale a tossici e nocivi e soprattutto definiva anche gli aspetti legati alle caratteristiche degli impianti delle varie categorie. E quindi per la prima volta si comincia a parlare di discarica di seconda categoria tipo B. Quindi, le istanze fatte dalla società Contenitori Trasporti furono fatte con l'obbiettivo di ottenere un adeguamento rispetto alle nuove normative cosiddetto ex Art. 4 della 915 per procedere a una nuova coltivazione dell'impianto quindi proponendo diciamo così nuovi criteri di coltivazione e anche un assetto nuovo dell'impianto. Furono presentati numerosi progetti che qui ora non sto a elencare, l'ultimo dei quali redatto dall'ingegnere San Filippo nell'agosto e nell'ottobre del 1987 dopo un iter piuttosto lungo ottenne la delibera autorizzativa della Giunta Regionale della Regione Liguria numero 3.493 del 13/07/1989. Da questo momento viene autorizzato questo progetto nuovo di adeguamento che però vedremo poi verrà autorizzato, vedremo come, da metà del 1992 in poi, quando la gestione passerà alla Sistemi ambientali. Quindi, ripeto, fino a dicembre del 1991, abbiamo unicamente queste autorizzazioni derivanti dagli ex Art. 12 …omissis… (cfr. pagg. 16 - 18 trascrizione udienza del 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia).
L’excursus storico tracciato dal teste della p.g. del CFS Castiglia prosegue con la ricostruzione del passaggio di gestione della discarica e del forno inceneritore dalla Contenitori Trasporti S.p.a alla Sistemi Ambientali S.r.l. che coprirà il periodo dal marzo 1992 all’ottobre 1996 quando l’impianto verrà definitivamente sequestrato “…omissis… A marzo del 1992, la Contenitori trasporti Spa, sempre amministratore delegato Orazio Duvia, cede in affitto un ramo di azienda alla società Sistemi ambientali Srl, allora Presidente appunto Giancarlo Motta. Cede il ramo di azienda e in particolare viene affittata la discarica e il forno inceneritore ovviamente in mano l'autorizzazione della delibera del 1989 che era la delibera che permetteva l'adeguamento. A questo punto ad aprile del 1992 inizia l'attività del forno sotto la gestione della Sistemi ambientali. Quindi diciamo ... Perché come ricordavo prima il forno di DA5 ha funzionato dal 1982 al 1986 dopodiché c'è stata un' autorizzazione per un riammodernamento dei forni che è data del 1990 la 3.766 che autorizzava due linee, di nuovo a DA5 forno più piccolo, pirolitico e l' FCIO. In realtà la Sistemi ambientali realizzerà la linea solo a FCIO, la DA5 non la realizzerà pur essendo comunque in autorizzazione. Il 15 aprile inizia l'attività del forno inceneritore presso l'area di Pitelli del forno inceneritore, non ancora della discarica. Questo l'abbiamo desunto ovviamente dai registri di carico e scarico che aprono il 15 di aprile. Allora il responsabile dell' impianto è il signor Attilio Bertusi che rimarrà fino al settembre del 1994, subentrerà poi Andreani e a novembre del 1995 Cozzani Ettore. Quindi, questa è la sequenza. Inizia l’attività di gestione del forno inceneritore e nel contempo iniziano le attività di preparazione della discarica che diciamo cosi era supportata dalla delibera autorizzativa del 1989. Il 12/09/1992 dopo una serie di sopralluoghi effettuati dall'amministrazione provinciale e in particolare dall'Ufficio di tutela ambientale appunto l'Ufficio tutela ambiente manda una lettera, una dichiarazione di conformità dei lavori alla delibera 3.493 quelli in corso della Sistemi ambientali alla Regione per l'emissione della relativa autorizzazione alla gestione. Quindi fino a ora era stato autorizzato il progetto, erano iniziati i lavori che dovevano essere secondo le indicazioni progettuali, viene rilasciata la prima delibera autorizzativa alla gestione intestata alla società Sistemi ambientali. Che a questo punto, essendo subentrata nell'affitto dell'area dell'attività sia della discarica che del forno, inizia l'attività. Questa delibera autorizzativa che è la 6.146 del 28/12/1992 non fa altro che riprendere le prescrizioni della 3.493 fondamentalmente e precisando alcuni punti.
Li cito solo perché poi saranno utili per quanto riguarda il proseguo della dissertazione. Allora, innanzitutto la prescrizione del ripristino paesaggistico contestuale alla procedura di abbancamento in pratica. Cioè, nel progetto della 3.493 era previsto una realizzazione di abbancamento dal basso verso l'alto, quindi per capirsi dal punto più basso della discarica quindi in prossimità del torrente Canalone al piede cosiddetto della discarica verso Via Ugo Botti a salire. Quindi, la procedura di abbancamento descritta puntualmente nel progetto approvato dalla 3.493, cioè il progetto di San Filippo, era previsto che la discarica procedesse in questo abbancamento progressivo dal basso verso l'alto con la prescrizione data dalla delibera autorizzativa di procedere man mano al ripristino dello stato dei luoghi. Sostanzialmente la filosofia qual era? Era quella di determinare un'attività di lavoro che chiaramente era in invasiva per l'area, però in modo tale che fosse progressivamente mascherata e fosse il meno visibile possibile, quindi con questa procedura di ripristino costante. Ripristino che poi era quella sostanzialmente della deposizione di terreno vegetale poi la messa dimora di piante, perché l'obbiettivo finale, la cosiddetta sistemazione finale dell'impianto prevista dal progetto di San Filippo approvato il 13/07/1989 era proprio quella alla fine di ottenere un versante, quindi un bacino quello appunto dell'area di discarica che fosse omogeneamente collegabile al paesaggio circostante, quindi un ripristino della vegetazione praticamente autoctona, addirittura specificava questo aspetto della vegetazione autoctona. Tra le altre prescrizioni riguardava le tipologie dei rifiuti conferibili. Le tipologie dei rifiuti conferibili e rimandava in questo all'elenco contenuto nel progetto di San Filippo approvato sempre dalla delibera. Per cui l'indicazione diciamo così dei rifiuti conferibili era puntualmente riportata nelle pagine del progetto di San Filippo e in particolare giusto per citare alcuni passaggi era fatto divieto, non avrebbero dovuto conferire rifiuti putrescibili quindi rifiuti che avendo componente organica che potevano dar luogo all'emissione poi di biogas e eccetera, materiale contenente amianto in fibra libera, era fatto divieto e poi i limiti erano di natura tecnica derivanti peraltro dalle prescrizioni della delibera del 1984. Cioè, per le discariche di seconda categoria di tipo B, com' era questa di Pitelli, era previsto che l'eluato dei rifiuti conferibili, doveva avere per quanto riguarda i metalli di cui all' allegato del DPR 915, doveva dare un test all' acido acetico entro i limiti della tabella A della Legge Merli della 319. Quindi l'autorizzazione era limitata a questo. Altra prescrizione fondamentale, non potevano essere conferiti rifiuti classificabili come tossici e nocivi. Questo dettaglio importante perché mentre nel progetto in un passaggio si dice che verranno conferiti anche rifiuti tossici nocivi fatta esclusione di quelli contenenti le sostanze di cui ai numeri 21 ... In realtà la delibera autorizzativa sia la 3.493 che successivamente la 6.146 stabiliscono in maniera precisa che non potevano essere conferiti rifiuti classificabili come tossici e nocivi. A questo punto, nel dicembre del 1992 viene emessa la delibera e inizia l'attività della discarica che come vedremo si svilupperà con la realizzazione di vasche sovrapposte. Mentre il progetto di San Filippo come dicevo parlava dell'abbancamento progressivo dal piede della discarica a salire verso l'alto con addirittura una specifica di strati di abbancamento di determinate dimensioni e in questa maniera anche e soprattutto del ripristino paesaggistico, vedremo che invece l'impianto verrà realizzato su vasche sovrapposte in particolare quattro vasche. La quarta vasca che verrà realizzata nel 1995 e che poi verrà diciamo cosi, approvata dalla delibera ora vedremo il 3171 del 1995 queste vasche appunto la vasca l, 2 e 3 si impilano, vengono sovrapposte in parte e vanno a poggiarsi sulla vecchia discarica della Contenitori e trasporti. Vecchia discarica al Contenitori e trasporti che appunto come avevamo visto negli anni 80 era stata caratterizzata appunto da un periodo di abbancamenti. Questi anni, diciamo dal gennaio del 1993 fino al 1995, dall' esame di tutta la documentazione degli accertamenti che abbiamo fatto insomma abbiamo selezionato e raccolto moltissime denuncie e segnalazioni della gestione irregolare dell' impianto. In questo faccio un inciso. Il Dottor Franz proprio al fine di avere il quadro più ampio possibile di come era stata la storia di gestione di questa area, di questo territorio ci fece acquisire presso l'archivio del Tribunale tutti i procedimenti dal 1980 in poi fino ai giorni di allora dell' indagine che avevano riguardato in qualche modo la discarica di Pitelli, l'impianto, l'area di stoccaggio Ipodec e in particolare in questo caso anche delle altre discariche che in qualche modo dagli accertamenti espletati risultavano afferire al gruppo di società in cui risultava presente a vari livelli il signor Duvia Orazio. Per cui acquisimmo una grande mole di fascicoli datati anche degli anni 80, da cui poi abbiamo potuto estrarre documentazione e sono stati anche posti in esaminazione anche da parte di annotazioni di Polizia giudiziaria per ricostruire nei dettagli le situazioni di irregolarità che si erano verificate negli anni. Dicevo, dal 1993 in poi si cominciano a verificare tutta a serie di situazioni irregolari. Nel senso che già all'inizio della coltivazione della prima vasca che avviene più o meno nei mesi del 1993, e poi all'approntamento della seconda, vasca gli organi di controllo in particolare in quel momento anche personale peraltro del Corpo Forestale dello Stato in un Comando stazione, ma mi riferisco soprattutto alla Polizia provinciale, nel corso di sopralluoghi alla discarica, riscontrano una serie di irregolarità … omissis…”(cfr. pagg. 18 - 23 trascrizione udienza 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). A questo punto vale la pena soffermarsi su una serie di aspetti connessi alla gestione irregolare della discarica da parte della Sistemi Ambientali che emergono già in questo primo avvio di attività. Innanzitutto la mancata bonifica della vecchia discarica che, come evidenziato in precedenza, era prevista nel progetto di Sanfilippo approvato con
la D.G.R.L. 3493/89 e, conseguentemente, il totale abbandono della gestione della vasca di raccolta del percolato della vecchia discarica (in precedenza gestita dalla Contenitori Trasporti), abbandono che determinerà la fuoriuscita per tracimazione del percolato e la conseguente infiltrazione dello stesso nel terreno e nell’alveo del Torrente Canalone (cfr. capo di imputazione A.5). Della fuoriuscita di percolato da tale vasca ha parlato diffusamente il Dr. Sommaruga nella deposizione del 17 aprile 2007: “... avrebbero dovuto sistemare il pregresso, …compresa quella vasca di raccolta del percolato che abbiamo visto nelle fotografie, che invece non è mai stata gestita e quindi è stataabbandonata al piede della discarica. In pratica l’effetto negativo che ha subito la vecchia discarica Contenitori Trasporti, che non è stata tra virgolette, bonificata – anche se è un termine improprio – è stata quella di essere schiacciata dalla vasca 2, vasca 3, vasca 4, da tutto il peso dei rifiuti sopra, in modo non previsto, in modo non neanche contemplato nel progetto … della discarica Sistemi Ambientali, di essere spremuta, e quindi i rifiuti che erano presenti nella vasca 1 ... hanno prodotto il percolato che è andato nella vasca di raccolta al piede della discarica, che non era controllata da nessuno e era tra il resto interrata, quindi inaccessibile anche da un controllo esterno …omissis…“(cfr. pagg. 54 - 55 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). E sempre in merito alla presenza della vasca interrata: “... omissis… questa vasca in cemento è stata ritrovata completamente piena durante le operazioni peritali, a testimonianza del fatto che è completamente interrata nel terreno, quindi inaccessibile per un uso abitudinario, a testimonianza del fatto che il percolato prodotto dalla vecchia discarica, che confluiva all’interno di questa vasca, si disperdeva automaticamente per tracimazione al di fuori della vasca nel terreno ...omissis…” (cfr. pag. 33 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Ma anche nella perizia svolta in sede d’incidente probatorio (cfr. Perizia Prof. Sanna e altri Volume II° pagg. 432 - 4 38 e Volume III° pagg. 602 - 604) si è rilevato la presenza di questa vasca che, non essendo a tenuta stagna, non appena colma di percolato tracimava nel terreno limitrofo e nel vicino subalveo del torrente Canalone. Che fosse onere della Sistemi Ambientali gestire tale vasca deriva anche dal contratto d’affitto d’azienda del 31 marzo 1992 stipulato con la Contenitori Trasporti, con il quale la Sistemi Ambientali assunse la totale gestione degli impianti e quindi la loro manutenzione ordinaria e straordinaria. Un altro aspetto di irregolarità che emerge sin dall’inizio dell’attività dell’impianto è rappresentato dalla totale difformità della struttura della discarica rispetto al progetto approvato, con conseguente mancato recupero paesaggistico del versante: prescrizione imposta dalla D.G.R.L. 6146/92 (già impartita dalla precedente D.G.R.L. 3493/89), per la quale era previsto che, al termine di ogni lotto operativo o trancia di gradoni della discarica, dovessero essere immediatamente iniziati i lavori di recupero ambientale e paesaggistico (cfr. capo di imputazione A.14). In merito al mancato recupero paesaggistico sono significative le dichiarazioni rese dal Dr. Castiglia nell’udienza del 5 giugno 2008 che si basano sull’esame del progetto approvato e gli ingrandimenti delle foto aeree discarica di Pitelli relative anni ’90: “… Esaminando il progetto (si tratta del progetto Sanfilippo dell’agosto/ottobre 1987 approvato con la DGRL 3493/89, ndr.) e direi sia nella parte della relazione del progetto in più punti e sia dalle cartografie risulta evidente che la coltivazione della discarica era stata progettata dal punto di vista di progressione geometrica con la logica di partire dal piede della discarica, cioè dal basso a salire verso l'alto con la realizzazione di un' unica area di abbancamento perché più volte si parla di un'unica area di abbancamento e di un' unica vasca di raccolta del percolato. L' abbancamento doveva avvenire in trance di gradone, cioè in sovrapposizione di strati di rifiuti che man mano dovevano seguire il profilo del versante che ovviamente doveva essere sì intaccato e scavato però, ripeto, con una progressione che seguisse la linea di pendenza anche se arretrata nella fase di scavo, quindi, abbancamento a tranci di gradoni come viene indicato nel progetto e questo nella logica, anche questo avevo già indicato, cioè di creare praticamente un ventaglio man mano progressivo di
abbancamento che si raccordasse dal punto di vista morfologico cioè della forma, della topografia ai versanti, quindi, che l'ambito collinare riprendesse la sua forma originaria. E questo era l'aspetto legato all' abbancamento, tanto è che anche la posa in opera dei tubi drenanti del percolato finestrati etc., tutta la sistemazione era volta in una sorta di reti di spina di pesce che portava nella parte bassa la raccolta in un'unica vasca. Questa è la logica costruttiva del progetto di San Filippo. Altro aspetto che veniva indicato specificatamente e che rientrava un po' nella logica del progetto era quello di procedere di conserva in maniera contestuale al recupero paesaggistico, cioè man mano che la progressione di coltivazione, che ripeto andava a trancia di gradoni, seguiva il versante e saliva verso l'alto quindi, guadagnava quota altimetrica doveva essere seguita contestualmente dal recuperopaesaggistico, cioè man mano che le parti venivano completate dei settori di abbancamento
venivano completati bisognava procedere alla sistemazione a verde come era previsto nellasistemazione finale in modo tale da man mano salendo verso l'alto ottenere alla fine che nelle
fasi finali avremmo avuto tutta la parte bassa già sistemata a verde e rimaneva aperta in coltivazione solo la parte che in quel momento era sotto coltivazione per ridurre nella parte finale alla chiusura e ottenere la sistemazione finale che era il famoso obiettivo adeguamento e sistemazione finale dell'impianto della delibera 34/93. Questo aspetto del recupero paesaggistico contestuale è strettamente connesso alla coltivazione secondo questa logica, voglio dire, la realizzazione che poi è stata fatta dell'impianto parzialmente ma diciamo che ha vasche sovrapposte per buona parte e parlo delle vasche una, due, tre e quattro quella finale, non permette tecnicamente il recupero paesaggistico contestuale …omissis… Quindi, in pratica si è venuta a creare questa situazione che è arrivata fino al 1996 in cui non è stato mai possibile effettuare il recupero come era da progetto …omissis…” (cfr. pagg. 12 – 19 trascrizione udienza del 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. BenitoCastiglia). Le difformità strutturali della discarica, evidenti sin dalle prime fasi di
allestimento, oltre alle irregolarità sopra riportate, portano anche ad un superamento del limite di 320.000 metri cubi di volumetria autorizzata (cfr. capo di imputazione A.13). Al riguardo è palese la consapevolezza del superamento della volumetria di abbancamento da parte degli amministratori nel documento sequestrato il 28 ottobre del 1996 durante la perquisizione a Giancarlo Motta in merito al quale ci ha riferito il teste Castiglia: “…omissis… Diciamo che l'accertamento fatto da noi Polizia giudiziaria sulla volumetria e sui quantitativi smaltiti, quindi, a parte il lavoro fatto dal consulente tecnico che ha fatto appunto un lavoro relativo anche con tecnologie diverse, noi abbiamo fatto un lavoro basato più su dati semplici estratti dalle comunicazioni ufficiali della società Sistemi Ambientali e agli enti competenti per quanto riguarda gli smaltimenti di rifiuti. Questo tipo di accertamento è partito da un documento che è stato sequestrato il 28 ottobre del 1996 durante la perquisizione a Giancarlo Motta, fu fatto dal personale del nucleo di Brescia del Corpo Forestale, un documento che praticamente è un documento scritto, al computer, dattiloscritto, in cui
rappresenta un verbale di una riunione datata 12 luglio del 1996, una riunione a cui risultano essere presenti, quindi, è riportato in questo documento che rappresenta il verbale di questa riunione, risultano essere presenti come Presidente del consiglio di amministrazione il signor Giancarlo Motta, come amministratori Orazio Duvia e Romano Tronci e come direttore generale Eros Polotti. Questo verbale rappresenta una riunione che è stata convocata di Giancarlo Motta, ha convocato i direttori e gli amministratori della società per riferire in merito all’attività di coltivazione della discarica che era in essere in quel periodo, siamo al 12 luglio del 1996, …omissis… nel corso della riunione convocata dal Presidente Giancarlo Motta fa presente ai partecipanti alla riunione, cioè a Duvia, a Tronci e Polotti che nel corso degli anni sono stati abbancati determinati quantità di rifiuti espressi in tonnellate, quantità di rifiuti che portano a un totale di circa cinquecento mila tonnellate
di rifiuti abbancati dal '93, al '96, cioè al luglio in cui si svolge la riunione ovviamente non alla fine dell'anno. A questo totale nell'ambito del verbale viene indicato che vengono tolti ventunmila metri cubi di inerti e quattrocentonovantasettemila tonnellate di rimangono rifiuti abbancati che vengono indicati nell'ambito di questa riunione …omissis… Giancarlo Motta evidenzia agli altri componenti della società che siamo arrivati a una volumetria di abbancamenti di trecentocinquantacinquemila metri cubi. Ora fatto presente che l'autorizzato così come viene indicato è trecentoventimila prendono atto di avere già superato di trentacinquemila metri cubi la volumetria di rifiuti abbancabile …omissis… Nel prosieguo di questo verbale, a questo punto preso atto del superamento al 12 luglio del 1996 convengono tutti, quindi, la riunione serve a convenire su un punto, cioè di proseguire laattività nonostante avere superato di trentacinquemila metri cubi già la volumetria limiteabbancabile e di superarla, stabiliscono già di centoquarantamila metri cubi …omissis… Poi noi abbiamo anche fatto quella verifica sui centoquarantamila riportati nella riunione per vedere se poi effettivamente avevano abbancato quei centoquarantamila dal luglio del 1996 fino a fine 1996 che si erano riproposti di abbancare ed effettivamente il valore che si ottiene
è più o meno molto vicino ai centoquarantamila di quelli indicati. Abbiamo anche fatto una verifica per quanto riguarda i verbali ufficiali della società sia come verbale di consiglio di amministrazione come assemblea ordinaria dei soci tutta la documentazione societaria per vedere se esiste a quella data cioè del 12 luglio del 1996 una riunione che avesse avuto ad oggetto in qualche modo la problematica dell'abbancamento dei rifiuti e della volumetria, ma non abbiamo trovato nessun documento ..omissis…” (cfr. pagg. 4 - 12 trascrizione udienza del 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Il superamento della volumetria autorizzata della discarica è stato accertato, sia dalla p.g. tramite l’esame dei MUD (Modelli unici di dichiarazione annuale) della Sistemi Ambientali, sia dal Consulente Tecnico Dr. Sommaruga attraverso la ricostruzione tridimensionale della discarica e i risultati ottenuti sono analoghi, questo a conferma dell’effettivo superamento della volumetria che risulta quasi doppia rispetto a quella autorizzata. Il dott. Sommaruga si è servito dei dati forniti dal Dr. Nevini che sentito nell’udienza del 30 ottobre 2007 ha riferito che in base alla valutazione delle foto aeree della discarica dal 1973 e delle foto degli anni successivi del 1981, 1983,1989,1992,1993,1995 e 1996 ha potuto ricostruire l’evoluzione morfologica della discarica tramite le curve di livello . I risultati ottenuti dal Dr. Nevini sono stati utilizzati dal dott. Sommaruga che ha calcolato in termini di quantitativo di rifiuti questo aumento progressivo delle curve di livello nel corso degli anni. Il consulente al riguardo dei risultati ottenuti tramite la modellizzazione riferisce quanto segue: “... e queste volumetrie calcolate sono risultate ampliamente superiori alla volumetria di 320.000 metri cubi che era stata originariamente autorizzata e poi ribadita nell’ultima delibera per la Sistemi Ambientali. In particolare è stato calcolato, come riportato a pagina 27 di questa mia relazione, che i rifiuti più la copertura occupano un volume di 525.000 metri cubi alla data di settembre ’96 … omissis... tramutando le tonnellate calcolate con i quantitativi dichiarati dai MUD, dai certificati in metri cubi, troviamo 556.000 metri cubi di rifiuto abbancato, che assomiglia molto ai 500 – 520.000 metri cubi di materiale calcolato, di volumetria calcolata con le costruzioni digitali …omissis…”(cfr. pagg. 28 - 29 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Un elemento di particolare gravità è rappresentato dagli smaltimenti illegali di percolato accertati dal CTP Sommaruga e dai periti (cfr. capo di imputazione A.4). In particolare il Dr. Sommaruga ricostruisce così gli accertamenti effettuati nella 4 vasca della discarica: “…omissis… la foto 137 testimonia come la zona a monte della vasca 4, che era la vasca in fase di coltivazione, il bordo superiore, il telo appoggiato direttamente sul terreno che non era ancora impermeabilizzato: vi è tracimazione di percolato, è questo liquido che si vede nero qua in mezzo alle gomme, che uscendo dal bordo tracima e si infiltra nel terreno sottostante i teli. Questa tracimazione è stata poi dimostrata con una prova, un marker la Fluoresceina, è stata dimostrata la continuità. E quindi il passaggio da questo punto fino al torrente canalone …omissis… durante il periodo dell’incidente probatorio è stata estratta dalla Sistemi Ambientali una tubazione arancione inplastica che era nelle immediate vicinanze del punto che abbiamo visto; questo tubo verticale presentava delle fessure lungo le pareti …omissis… Questo tubo in collegamento diretto con il torrente Canalone, quindi ha sicuramente consentito il passaggio di quella tracimazione di percolato che abbiamo visto prima direttamente nell’alveo del torrente Canalone. A supporto di questo ci sono due fotografie …omissis… dove si vede che durante le operazioni di estrazione di questo tubo il terreno circostante al tubo stesso è impregnato di nero … omissis… è stato anche campionato dai periti del GIP e classificato come percolato …omissis ... Questa tubazione è stata rimossa dalla Sistemi Ambientali durante le operazioniperitali…”(cfr. pagg. 22 – 23 trascrizione udienza del 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). La conferma di queste modalità di smaltimento del percolato viene anche dagli stessi periti che hanno accertato che il bordo della vasca 4 della discarica, all’altezza dell’inizio dell’intubazione del fosso Canalone, era depresso rispetto agli altri bordi. In questo punto il percolato prodotto dalla discarica si raccoglie e non essendo aspirato tracima, andandosi ad infiltrare in area non protetta da sistemi impermeabilizzanti e dove appunto passa con innesto a T forato il tubo di deviazione del torrente Canalone (cfr. perizia Prof. Sanna e altri Volume III° pag. 654). Durante l’incidente probatorio i periti, per verificare il percorso del percolato dalla vasca 4 attraverso il tubo drenante sopra citato, hanno introdotto una sostanza tracciante in prossimità del punto di tracimazione sulla vasca e hanno rilevato che quel liquido che tracimava dalla vasca e finiva nel tubo lo si ritrovava a valle della discarica nel Torrente Canalone “ …omissis… Si esegue un foro alla stessa altezza del punto in cui si erano ravvisati nell’attività peritale precedente gli sversamenti di percolato; nel foro si versa una soluzione di acqua e fluorescina. La fluorescina si ravvisa allo sbocco di valle del tubo di deviazione del torrente Canalone 25 minuti dopo la sua immissione nel terreno circostante il tubo di PVC …omissis… Si conclude che il tubo di deviazione del torrente Canalone nel punto di immissione della fluorescina, posto all’esterno del telo impermeabilizzante, ha potuto raccogliere i percolati che sono stati sversati dal bordo del telo della discarica n.4 in quel punto…omissis…” (cfr. perizia Prof. Sanna e altri Volume III° pag. 655). Ma le fuoriuscite di percolato vengono registrate anche in altri settori della discarica durante la gestione della Sistemi Ambientali come riferisce il teste della p.g. Castiglia: “…omissis… Sempre nel 1994 si verifica anche un altro episodio rilevante dal punto di vista ambientale che riguarda l'attività di gestione della Sistemi ambientali della discarica. Ed è la fuoriuscita di percolato al piede della discarica. Già da marzo del 1994, vengono fatte delle analisi da parte dell'allora presidio multizonale di prevenzione perché vengono segnalate delle fuoriuscite di liquido nerastro da un tubo posizionato al piede della discarica di dubbia provenienza, almeno non si riusciva a capire da dove veniva. Furono fatti campionamenti a marzo, ad aprile, a maggio, a giugno. Tutti questi campionamenti hanno dato come esito, ci sono i certificati (Segue parola non comprensibile) di acqua fortemente contaminata da percolato di discarica perché esaminando i certificati, li abbiamo esaminati anche noi agli atti, presentano un valore di C.O.D. molto elevato e il superamento anche per alcuni metalli pesanti la tabella A. Di questa situazione di inquinamento dovute a queste fuoriuscite di percolato ripeto testimoniate e certificate dalle analisi fatte dal presidio multizonale di prevenzione vengono fatte pervenire alla Regione…omissis… la Regione prende posizione e emette una nuova diffida: è la terza diffida. Emette una nuova diffida con la quale impone immediatamente alla Sistemi ambientale Srl di impedire che questo percolato finisca nel torrente Canalone Perché abbiamo detto che il tubo al piede della discarica è connesso funzionalmente al corso dell' alveolo del torrente che poi finisce in mare Per cui viene fatta questa diffida per imporre immediatamente a decorrenza immediata che la società faccia in modo che termini questo flusso di percolato. Contemporaneamente, vista la situazione anche connessa diciamo agli aspetti di igiene e sanità pubblica, prende posizione anche il Comune di La Spezia. Prende posizione anche il Comune di La Spezia ed emette un'ordinanza con la quale a sua volta impone in maniera perentoria alla società Sistemi ambientali di fare in modo che questa situazione non continui …omissis…” (cfr. pagg. 28 -
29 trascrizione udienza del 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Sempre al riguardo della contaminazione delle acque del torrente canalone c’è da citare anche la problematica delle acque di lavaggio dei piazzali della discarica e del bacino di contenimento del forno inceneritore che confluiscono direttamente nel Torrente Canalone, mediante una tubazione a cielo aperto (cfr. capo di imputazione A.6), così come emerge dalle testimonianze rese in sede dibattimentale: “...è stato osservato uno scarico di acqua in abbondante quantità che proveniva da monte della discarica. Questo scarico è stato seguito e scorreva lungo una canalina in metallo e proveniva dalla zona del forno inceneritore ovvero in atto un lavaggio nella zona del forno inceneritore e il bacino di contenimento su cui era appoggiato il forno inceneritore aveva grossolanamente un buco, un foro di uscita che consentiva alle acque di lavaggio di scorrere direttamente in questa canalina. Questa canalina adduceva direttamente nell’alveo del torrente Canalone …omissis… che è stato anche verbalizzato dai forestali in quanto è avvenuta una constatazione di questo fatto, è che durante le operazioni di lavaggio del forno le acque passando attraverso quella via di comunicazione scorrevano nella canaletta a cielo aperto, che esiste lungo tutto il margine della discarica, ed arrivavano nel torrente Canalone; questo è stato accertato ed ero
presente anche io. …”” (cfr. pag. 34 – 35 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Il dr. Sommaruga precisa la dinamica di tale smaltimento illegale: “...omissis… Il
forno nella base del forno scarica i residui della combustione, le ceneri, e queste ceneri si disperdevano al di sotto del bacino; il lavaggio di questo bacino con dentro queste ceneri e questo residuo della combustione veniva scaricato direttamente nel torrente Canalone …”(cfr. pag. 47 - 48 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese da Dr. Sommaruga). E sempre in merito a questo episodio il teste Castiglia riferisce testualmente: “…omissis… L’episodio si è verificato il 2 giugno del 1997 e il 2 giugno del 1997 erano in discarica che svolgevano attività di apertura e chiusura dei sigilli l’Assistente Pieri Giuliano e l’Agente Falchetto Giovanni che si sono resi conto che stava arrivando un afflusso consistente copioso di acqua da una canala posizionata sul lato occidentale della discarica …omissis… Dagli accertamenti fatti dagli agenti l’acqua veniva dalla parte alta della discarica, zona piazzale forno e questo afflusso di acqua fu prontamente campionato dai due agenti, quindi, furono fatti dei campioni sia alla fuoriuscita della canala, sia subito dopo perché la canala finiva nel torrente canalone …omissis…hanno dato dei valori elevatissimi di cod…omissis… sia per l’analisi fatta direttamente all’uscita, sia nell’analisi fatta anche negli altri punti, quindi, tutte e tre le analisi fatte nei vari punti danno valori di cod, di cloruri e di rame fuori dai limiti della tabella A …omissis…” (cfr. pagg. 33 – 34 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Il Dr. Castiglia cita poi altri casi analoghi rilevati nel corso del 1993 a testimonianza che il problema era legato proprio alla strutturazione del sistema di smaltimento
delle acque di lavaggio (cfr. pag. 35 trascrizione udienza del 20.05.08). Il CTP Sommaruga sulla base di tutte queste perdite di percolato nelle terreno e nelle acque accertate ha effettuato una verifica del rapporto esistente tra il percolato potenzialmente prodotto dalla discarica nei vari anni di gestione della Sistemi Ambientali e quello che risultava realmente smaltito dai registri di carico e scarico e dalle bolle di accompagnamento fornite dalla parte. In particolare il CTP ha calcolato il percolato prodotto tra il 1992 e il 1996 in circa 46.000 mc. I dati del percolato smaltito sono stati rilevati in base alle relative bolle sequestrate presso la Sistemi Ambientali dal cui esame è risultato che il percolato smaltito tra il 1994 e il 1999 è stato di circa 6 milioni di kg e che vi era una corrispondenza tra il percolato smaltito e quello potenzialmente prodotto solo nel 1994 e per metà del 1995. Il risultato è stato che a fronte di una produzione di circa 46.000 mc di percolato tra il 1992 e 1996 ne sono stati smaltiti ufficialmente solo circa 6.000 mc. Oltre a ciò è stato rilevato che dall’aprile- maggio del 1995 risulta un notevole decremento dello smaltimento, mentre in realtà il percolato doveva aumentare in considerazione che in quel periodo venne realizzata la vasca 4 di notevoliproporzioni e delle piogge in quel periodo particolarmente intense. Questi risultati trovanoconferma nelle varie modalità sopra descritte di infiltrazione del percolato nel terreno e nelle acque. Tra le altre pratiche illegali connesse alla gestione del percolato va evidenziata quella di innaffiare i rifiuti abbancati nelle vasche nell’area della discarica, con il percolato pompato dai pozzetti di raccolta, causando una dispersione in atmosfera di tutte le sostanze tossiche volatili e una concentrazione del percolato stesso (cfr. capo di imputazione A.7) come spiega il CTP Sommaruga nell’udienza del 17 aprile 2007: “... era prassi comune pompare il percolato preso dai pozzetti di raccolta e innaffiare i rifiuti all’interno delle vasche stesse. Questo produceva un duplice effetto negativo. Se guardiamo i grafici che abbiamo visto prima, i mancati smaltimenti di percolato avvenivano durante i mesi estivi, quindi durante i mesi più caldi, con le temperature più alte, e quando avvenivano questi innaffiamenti dei rifiuti inevitabilmente evaporavano le sostanze più volatili. Tra le sostanze più volatili contenute nei percolati delle discariche ci sono i solventi, quindi avveniva un’emissione in atmosfera di sostanze pericolose. L’altro effetto negativo che produceva questa abitudine di innaffiare i rifiuti con lo stesso percolato era quella di concentrare sempre più, chimicamente e qualitativamente, il percolato e quindi una fuoriuscita dello stesso era più pericolosa per l’ambiente che non se il prodotto fosse stato maggiormente diluito …omissis…” (cfr. pag. 32 – 33 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Un altro aspetto che mette in risalto la gestione irregolare da parte della Sistemi Ambientali con conseguente disagio per la popolazione è la mancata copertura programmata dei rifiuti, che provoca, sia una maggiore esposizione dei rifiuti alle precipitazioni con conseguente maggior formazione di percolato, sia fuoriuscite incontrollate di sostanze volatili e biogas dalla massa dei rifiuti, oltre che cattivi e molesti odori per le abitazioni circostanti (cfr. capo di imputazione A.8). Al riguardo riferisce il teste Castiglia circa i disagi procurati alla popolazione da questa pratica in uso da parte della Sistemi Ambientali: “…omissis… Il 1994 sarà poi caratterizzato da altre diffide che riguarderanno altri aspetti di gestione dell' impianto e mi riferisco in particolare all'emissione del biogas derivante dai rifiuti putrescibili. Anche qui torno un attimo indietro alla prescrizione. Ricordo che nella delibera 3.493 c'era il divieto di conferire o comunque era scritto e approvato dalla relativa delibera che non era possibile conferire rifiuti putrescibili, cioè rifiuti a componente organica che avrebbero appunto dato luogo ad emissione. Nel 1994 la Regione emette altre diffide, in particolare 27/05/1994 e 10/06/1994 in sequenza particolare quella del 27/05/1994 riguarda proprio l'aspetto legato all'emissione di biogas. Cioè, a seguito di segnalazione da parte della cittadinanza e da parte di organi di controllo che avevano fatto i controlli nel corso del 1994 e si erano riscontrate emissione di biogas che avevano creato fastidio e problemi alla cittadinanza, ricordo che l'impianto è posizionato in prossimità dell' abitato di Ruffino. Quindi le case sono a poca distanza, una centinaia di metri. Per cui, si erano creati tutti questi problemi più volte segnalati con esposti da parte della cittadinanza e quindi la Regione ricevendo tutte queste segnalazioni, tutte queste istanze il 27/05/1994 aveva emesso una diffida nei confronti della società Sistemi ambientali Srl, la quale diceva di non conferire più rifiuti che potessero dare luogo a emissioni di biogas. Anche perché l'autorizzazione che era stata rilasciata in capo a Contenitori e trasporti per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, riguardava solo eventualmente l'aspetto legato alle polveri e non all'emissione di biogas. Quindi, la Regione ripuntualizzò proprio questo aspetto autorizzativo che non era previsto il conferimento di... In questo caso probabilmente si trattava di fanghi organiciputrescibili che davano luogo all'emissione di biogas …omissis…” (cfr. pagg. 27 – 28 trascrizione udienza del 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Con riferimento allo smaltimento illegale di rifiuti putrescibili che danno luogo ad emissioni di biogas, connesso quindi anch’esso alla problematica del mancato ricoprimento dei rifiuti, si riporta quanto riferito dal Dr. Castiglia nell’udienza del 20 maggio 2008 in merito al contenuto di un documento sequestrato presso gli uffici della Contenitori Trasporti il 28 ottobre 1996: “…omissis… è un documento che riguarda riunione soci Sistemi Ambientali del 26 aprile 1995. Non è firmato, è un resoconto, chiamiamolo informale, risultano presenti Motta, Polotti, Ricco, Piasapia, Duvia, Beraschi, Bertolla e tra i vari punti che vengono trattati in questa riunione … Si parla dell’impianto di bio gas e a questo punto Riccio chiede quanto organico è stato scaricato in discarica e chi l’ha autorizzato, Motta risponde che la quantità sono di circa cinquemila tonnellate provenienti da Viareggio e dall’Acam e l’autore è Bertusi, gli è stato scaricato anche del triturato proveniente da stoccaggio impregnato di solventi anche questi causa odori …omissis…” (cfr. pagg. 37 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche CTP Sommaruga riferisce circa il mancato ricoprimento programmato dei rifiuti con conseguenti emissioni in atmosfera: “... Nella vasca 4 non era in atto nessun ricoprimento. Adesso vedo al volo qui una fotografia che è riportata qua in copertina, però si vede che tutta la superficie è tutta scoperta, quindi tutti i rifiuti sono alla luce del sole …omissis…”(cfr. pag. 56 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese da Dr.Sommaruga). Infine appare particolarmente significativa la testimonianza del Dr. Guido Brusoni, Assessore all’Ambiente del Comune della Spezia all’epoca dei fatti, che in merito agli odori provenienti dalla discarica riferisce quanto segue: “…omissis… nella zona di Ruffino si sentivano tant’è vero che siccome era sorto il dubbio che fosse una sensazione soggettiva degli abitanti, avevo chiesto allora al Comandante dei Vigili di mandare delle pattuglie in orari diversi a verificare se era vero o no che c’era questo odore. La risultante era che effettivamente c’era. …omissis…”(cfr. pag. 12 trascrizione udienza 8.10.09 – dichiarazioni rese dal Dr. Guido Brusoni). Nel corso della gestione della discarica da parte della Sistemi Ambientali, dall’aprile 1992 all’ottobre 1996, oltre a tutte le condotte illegali sopradescritte, l’istruttoria dibattimentale ha evidenziato anche il sistematico conferimento in discarica di rifiuti classificati “tossici e nocivi” (ora speciali pericolosi ex D.lgs 152/06), in assenza di specifica autorizzazione, in quanto le autorizzazioni regionali n. 3493/89, 6146/92 e n.3171/95 non prevedevano il conferimento di rifiuti speciali e tossico nocivi, ma solo speciali. Parte deiconferimenti illegali di rifiuti tossici e nocivi effettuati dalla Sistemi Ambientali, di cui al capo di imputazione A.3 (cfr. capo di imputazione A.3 lett. c, d, e), sono stati ampiamente ricostruiti e dimostrati dai testi della p.g. VQAF Dr. Silvio Ciapica e Isp. Gianni De Podestà nel corso delle numerose udienze dibattimentali (cfr. trascrizioni udienze del 29.05.09, 19.02.09 e 2.04.2009 relative alle dichiarazione rese dal VQAF Dr. Silvio Ciapica – trascrizione udienza del 22.05.09 relative alle dichiarazione rese dall’Isp. Gianni De Podestà). Esempio particolarmente significativo del “modus operandi” della Sistemi Ambientali in tal senso è il ritrovamento di scarti di specialità medicinali dell’industria chimico farmaceutica nella quarta vasca (cfr. capo di imputazione A.3 lett. b), nel corso degli scavi effettuati in incidente probatorio (cfr. perizia Prof. Sanna e altri Volume IV° pagg. 941 - 945), rifiuti che risultavano formalmente inviati a smaltimento al forno inceneritore FC10, in quanto tossici e nocivi, ma in realtà smaltiti illegalmente in discarica. Si tratta di conferimenti che risalgono al periodo tra la fine del 1995 ed il 1996, essendo stati reperiti nella vasca 4, la cui coltivazione si fa risalire proprio al 1995. Il ritrovamento di questa tipologia di rifiuti oltre ad essere ampiamente trattata nelle perizie Sanna e Liuzzo (forni inceneritori), viene citato anche dal CTP Sommaruga: “...In particolare in una di queste occasioni hanno rinvenuto nella vasca 4 delle sostanze che hanno poi classificato come medicinali, di origine farmaceutica, medicinali, che erano destinati al forno, sono state rinvenute nella vasca in gestione e quindi in un luogo dove non era autorizzato il loro stoccaggio definitivo…” (cfr. pag. 24 trascrizione udienza 17.04.07 – dichiarazioni rese dal Dr. Sommaruga). Anche il teste Castiglia, nell’udienza del 20 maggio 2008 (cfr. pagg. 27 – 29), riferisce in merito al ritrovamento di questi rifiuti tossici e nocivi ed alla repertazione compiuta dalla p.g. (cfr. fascicolo fotografico allegato all’annotazione di p.g. del CFS del 27/3/97 n.146). Ma la sistematica violazione delle autorizzazioni della discarica riguardava anche lo smaltimento di rifiuti classificati speciali (cfr. capo di imputazione A.9) sia accertati dagli
enti di controllo dal 1993 in poi, sia successivamente al sequestro del 28.10.96 attraverso le indagini condotte dalla p.g. sulla base anche delle intercettazioni telefoniche. Nella ricostruzione storica della gestione degli impianti di Pitelli, il teste Castiglia riferisce di diffide emanate dalla Regione Liguria proprio in relazione alle continue violazioni riscontrate nella gestione della discarica e del forno da parte della Sistemi Ambientali:“… Mi riferisco allora per cominciare con i problemi che si erano creati la prima diffida del 15/12/1993 con la quale la Regione l'ufficio preposto, l'Ufficio tutela ambientale diffida la Sistemi ambientale Srl dal continuare a conferire rifiuti che superano al test di cessione la tabella A della Legge Merli. Ricordo che nella prescrizione autorizzativa era fatto divieto di superare il limite della tabella A. Questo logicamente nasce a seguito delle segnalazioni pervenute dagli enti preposti dalla Provincia e di altri Enti, ci mancherebbe e quindi oltre all'aspetto del test di cessione, siccome il Comune aveva fatto anche una segnalazione riguardo a un allargamento dell'impianto fuori dai limiti dei mappali autorizzati con dei lavori che avevano riguardato altri mappali la Regione diffida anche da questo punto di vista e eccetera....omissis…” (cfr. pagg. 26 - 33 trascrizione udienza 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche in questo caso, come per gli smaltimenti di rifiuti tossici e nocivi, tutti i conferimenti illegali di rifiuti speciali effettuati dalla Sistemi Ambientali sono stati ricostruiti e dimostrati dai testi della p.g. VQAF Dr. Silvio Ciapica e Isp. Gianni De Podestà nel corso delle numerose udienze dibattimentali (cfr. trascrizioni udienze del 29.05.09, 19.02.09 e 2.04.2009 relative alle dichiarazione rese dal VQAF Dr. Silvio Ciapica – trascrizione udienza del 22.05.09 relative alle dichiarazione rese dall’Isp. Gianni De Podestà) Tra i vari conferimenti di rifiuti speciali, smaltiti in violazione alle autorizzazioni, c’è da citare il caso dei rifiuti contenenti amianto, in considerazione della pericolosità connessa a questa tipologia di sostanze, pensiamo alle patologie collegate alle fibre libere di amianto che possono essere inalate (cfr. capo di imputazione A.9 lett. d, e, v). Al riguardo la p.g. del CFS ha effettuato accertamenti su tali conferimenti stabilendo il conferimento illegale di 3.700 tonnellate circa di scarti e rottami di fibrocemento, dal 28.02.94 al 29.04.94, proveniente dalla società Nuova sacelit di Calusco d'Adda, in quanto contenenti amianto in fibra libera e quindi non ammessi dall’autorizzazione regionale n°3493/89, nonché di 157 tonnellate circa di materiale in fibrocemento proveniente dalla società Fibronit, anch’essi contenenti amianto in fibra libera e quindi non ammessi dall’autorizzazione regionale n°3493/89, in merito alla ricostruzione degli accertamenti espletati ha riferito ampiamente il teste Castiglia nell’udienza del 20 maggio 2008 (cfr. pagg. 38 - 46 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Significative sono anche le dichiarazioni rese dal Teste Ing. Raffone dell’Ufficio Igiene ed Ambiente della Asl, che nell’udienza dell’8 ottobre 2009, oltre a confermare la ricostruzione dei conferimenti illegali di rifiuti contenenti amianto esposti dalla p.g. nelle precedenti udienze, descrive di un sopralluogo da Lui stesso effettuato in discarica il 17 novembre del 1994 nel corso del quale dichiara aver visto amianto sbriciolato nella vasca 3 (cfr. pagg. 109 - 111 trascrizione udienza 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’ Ing. Carlo Raffone). Sempre il teste Castiglia nell’udienza del 6 marzo 2008 descrive l’iter di come si arriva all’autorizzazione DGRL 3171/95 che decreterà il passaggio della discarica da 2B a 2B “super”, quindi, con la possibilità di smaltire rifiuti che al test di cessione danno un eluato 10 volte la tabella “A” della Legge Merli, con conseguente maggior pericolosità del percolato: “…omissis… A questo punto però diciamo che gli enti di controllo vista questa situazione chi si era venuta a creare nel tempo e che determinava il biogas e test di cessione, il percolato nel torrente Canalone una situazione insomma di irregolarità e di non rispetto della prescrizione dell'autorizzazione 3.493. Per cui vengono scritte delle lettere in particolare alla Provincia. Ricordo la lettera dell'assessore Lasagna che segnalano alla Regione questa situazione che la discarica non funziona in questi termini. A seguito di queste istanze da parte degli enti a gennaio del 1995 quindi siamo arrivati al 1995 la Regione emetterà una nuova diffida e in questo caso imporrà alla società di redigere un nuovo progetto anche perché e qui poi eventualmente entreremo nel dettaglio, si era anche configurata un'altra situazione parallelamente agli aspetti di violazione di contaminazione biogas e successione percolato anche degli aspetti strutturali. Cioè, stava venendo più in evidenza quello che era stato fin dall'inizio, cioè, che l'impianto non era realizzato secondo i dettami della 3.493, cioè, progressione dal basso verso l'alto, abbancamento in strati, ricostituzione del paesaggio vegetale e mascheramento, ma era stata realizzata una discarica a vasche impilate strutturalmente con caratteristiche che poi come diranno gli stessi enti nelle note, nei carteggi successivi non più conformi alla delibera 3.493. Sulla base di questo, la Regione prende atto diciamo cosi della situazione di cambiamento di struttura dell'impianto e di tutti i problemi che si erano creati ed emette una diffida a gennaio del 1995 in cui ribadisce il divieto al superamento di quelle prescrizioni che erano state poi peraltro oggetto già di
diffide precedenti. Cioè: i rifiuti devono stare entro il limite del test di cessione, il percolato non deve finire nel torrente, non deve essere emesso biogas e eccetera. E in più specifica anche l'aspetto legato alla redazione di un nuovo progetto. Di un nuovo progetto che tenga conto dell'attuale situazione della discarica e anche la redazione di un protocollo di gestione, cioè di un protocollo in modo tale che per l'ingresso dei rifiuti in discarica venisse eseguita una sequenza precisa insomma codificata e questo nell'ottica di evitare tutti questi problemi e irregolarità che si erano verificate. Il progetto verrà redatto. Il progetto viene chiesto alla Contenitori e trasporti, perché come avevo detto all'inizio: la Contenitori e trasporti Spa è proprietaria degli impianti, cioè rimane proprietaria, la gestione è della Sistemi ambientali. Per cui viene chiesto alla Contenitori e trasporti di redigere un nuovo progetto dell' impianto e alla Sistemi ambientali di redigere un protocollo di gestione per codificare l'ingresso dei rifiuti. Poi vedremo che la Contenitori e trasporti darà incarico, delega alla società Sistemi ambientali di redigere il progetto e lo farà diciamo per delle ditte, verrà redatto questo progetto. Anche qui l'iter autorizzativo sarà un pochino costellato, sarà in questo caso caratterizzato dalle conferenze dei servizi, intanto la normativa è cambiata, avevamo visto dall'inizio che era il Comune che gestiva tutto, poi la Regione, la delibera 3.493, adesso torna indietro alle Province, comunque viene istituita la modalità di approvazione della conferenza dei servizi e quindi viene fatta la conferenza dei servizi. Verranno fatte alcune altre diffide da parte della Regione che riguarderanno più che altro in questo caso i tempi di consegna del progetto. Quindi, mentre le precedenti diffide che ho citato, cioè dicembre 1993, 27/05/1994, giugno 1994 e poi gennaio 1995, queste saranno delle diffide che riguarderanno in particolare i tempi di consegna del progetto. Una prima diffida imporrà 1'8 maggio e poi la seconda imporrà il 10 luglio. Viene depositato il progetto, viene alla fine, viene vagliato in conferenza tecnicamente e viene approvato a settembre del 1995 e viene emessa un' altra delibera autorizzativa che questa volta modifica la delibera 3.493 la delibera 3.171. Sostanzialmente le modifiche diciamo più importanti che riguardano gli aspetti poi prescrittivi dell'impianto quindi autorizzativi, sono quelli che la discarica da seconda categoria di tipo B, quindi ex delibera 27/07/1984, cioè la delibera che disciplinava le discariche, che caratterizzava le discariche, aveva la caratteristica che il test di cessione non doveva superare la tabella A della Legge Merli, in questo caso viene data come autorizzazione la possibilità di avere il test di cessione dieci volte la tabella A. Quindi praticamente viene data una maggiore possibilità di ingresso dei rifiuti, viene allargata la possibilità di conferimento dei rifiuti. Dobbiamo ricordare che negli anni precedenti riferisco 1993/1994, problemi che si erano verificati erano proprio, tra i quali biogas, percolato e eccetera, proprio il superamento del test di cessione della tabella A. Quindi, diciamo così, viene oltre a essere autorizzata la parte strutturale cioè ad avere in un certo senso sanata una situazione di fatto di una discarica diversa da quella progettata e approvata con la 3.493, viene anche data la possibilità del conferimento dei rifiuti potenzialmente più pericolosi quantomeno che producono un percolato più incisivo perchè ha chiaramente un limite maggiore. Per ovviare agli aspetti invece legati all'emissione del biogas che avevamo detto che era un fenomeno che si era verificato e aveva dato anche tanti problemi alla cittadinanza per le emissioni, viene imposto il limite del 5% del contenuto in carta e cartone dei conferimenti. Cioè in pratica viene dato un limite al contenuto in cellulosa, cioè materiale di origine sostanza organica che possa dar luogo a un fenomeno di putrescenza e quindi di emissione di biogas, questo nell'ottica appunto di limitare. Viene approvato il protocollo di gestione che stabilisce la sequenza di ingresso dei rifiuti in discarica, e viene anche approvato un elenco di rifiuti conferibili. Una cosa che ora non ho specificato nel corso della trattazione è che man mano che venivano emesse le diffide da parte della Regione per quanto riguarda quegli aspetti che ho detto, nel contempo nelle diffide soprattutto in quelle del 1994, era stato anche limitato il numero, le qualità delle tipologie dei rifiuti conferibili. Cioè, la Regione per cercare proprio di limitare e evitare quei problemi che si erano verificati nelcorso di quegli anni, aveva prescritto comunque delle limitazioni nelle tipologie dei rifiuti. Tipologie di rifiuti che ricordiamo erano state diciamo nella prima istanza indicate e approvate nel famoso progetto di San Filippo del 1987 che aveva indicato l rifiuti conferibili. A questo punto viene rilasciata la delibera 3.171, quindi la discarica diventa di seconda categoria tipo 2B Super e ricomincia l'attività. In questo caso a novembre il nuovo responsabile dell'impianto è Cozzani Ettore, fino ad allora era stato Andreani, avevo detto appunto Attilio Bertusi era stato fino a settembre del 1994 quando peraltro a settembre del 1994 un' ordinanza del Sindaco aveva per un po' di giorni proprio impedito qualsiasi attività di smaltimento proprio per effetto delle problematiche …omissis…” (cfr. pagg. 26 – 33 trascrizione udienza 6.03.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Con la DGRL 3171/95 la Regione aveva voluto porre rimedio alle continue violazioni riscontrate dal 1993 in poi ed oggetto di specifiche diffide, in questo contesto si inserisce il protocollo di gestione, parte integrante della delibera 3171/95, che obbligava la Sistemi Ambientali, tra le altre cose, alla verifica analitica preliminare di compatibilità per tutti i carichi in ingresso in discarica oltre a codificare tutte le procedure e i controlli per l’ingresso di rifiuti all’impianto. In realtà già con la delibera 3493/89 unitamente al progetto vi era un l’elenco dei rifiuti ammissibili in discarica, come prescrizione vincolante, in conseguenza della quale la Sistemi Ambientali aveva l’obbligo di verificare prima del conferimento la compatibilità del rifiuto con le prescrizioni imposte dalla delibera autorizzativa. Oltre a ciò detti controlli spettavano alla Società in qualità di soggetto obbligato ex delibera comitato Interministeriale 27/7/84. La Sistemi Ambientali da questo punto di vista ha violato costantemente tali prescrizioni, anche dopo l’entrata in vigore del protocollo di gestione. Sempre in merito al protocollo di gestione sono da citare le dichiarazioni rese dal teste della p.g. Isp. De Podestà: “… omissis… Nel contesto di questo protocollo di gestione c’è anche una parte ove il gestore si impegnava a fare una verifica dettagliatamente anche analitica dei rifiuti che avrebbe ricevuto funzionalmente al bacino della discarica …omissis… in funzionedi questo protocollo di gestione la Sistemi Ambientali si è dotata di un miniambulatorio sul sito che a riscontro di quello che avevamo intercettato, della documentazione analitica poi sequestrata sia in sede di perquisizione che in sede di successiva verifica anche presso la Sistemi stessa, se ne occupava il signor Galli Luca…”( cfr. pagg. 53 trascrizione udienza 21.05.09 – dichiarazioni resedall’Isp. De Gianni Podestà) Considerazione a parte merita la gestione dei forni inceneritori (cfr. capi di imputazione A.10 e A.11), operata dalle due società Contenitori Trasporti e Sistemi Ambientali nei rispettivi periodi di attività. Entrambi i forni inceneritori realizzati all’interno del sito della discarica di Pitelli dalla Contenitori Trasporti S.p.a. negli anni ottanta e dalla Sistemi Ambientali S.r.l. dal 1992 in poi, sono sempre stati utilizzati per formalizzare e creare i presupposti dell’ingresso di rifiuti tossici e nocivi all’interno del perimetro della discarica, di fatto non hanno mai funzionato correttamente, così come ben evidenziato, sia dalle risultanze della Perizia redatta dal Prof. Liuzzo nell’ambito dell’incidente probatorio, sia nella consulenza tecnica condotta dall’Ing. Cozzupoli su incarico del P.M. dr. Franz. Con l'autorizzazione del forno inceneritore era infatti possibile ricevere rifiuti classificati tossico nocivi in modo lecito e regolare, per poi essere smaltiti nella contigua discarica non autorizzata per ricevere tali tipologie di rifiuti, tutto questo in modo semplice e non controllato con grandi margini di lucro. Ciò avveniva anche perché il forno non era idoneo a bruciarli, come accertato nella perizia del Prof. Liuzzo, ed è avvenuto sicuramente in un'occasione come accertato dai periti del G.I.P. nelle attività di incidente probatorio. In particolare il forno più piccolo, il DA 5, gestito dalla Soc. Contenitori Trasporti S.p.a., amministratore unico Orazio DUVIA, ha marciato, anche se con alterne vicende, dal 1982 al 1986, mentre il secondo forno FC 10, più grande, gestito dalla Soc. Sistemi Ambientali S.r.l., presidente Giancarlo MOTTA, ha funzionato dall’aprile del 1992 sino al momento del sequestro nel novembre del 1996 . Per il forno DA 5 non sono mai stati effettuati monitoraggi sul funzionamento, da parte degli enti di controllo, mentre per l’FC10 sono stati effettuati una decina di giorni di misurazione nel corso del 1993 in tutto, per i quasi cinque anni di funzionamento, tali da risultare assolutamente insufficienti (cfr. pag. 3 trascrizione udienza del 28.03.06 –dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO). Il forno piccolo DA 5 non era dotato di alcun dispositivo per il trattamento dei fumi (cfr. pag. 5 trascrizione udienza del 28.03.06 –dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO) e non avrebbe potuto rispettare i limiti alle emissioni prescritti dalla regione nell’autorizzazione (cfr. pag. 9 trascrizione udienza del 28.03.06 – dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO). Inoltre il forno DA 5 non era idoneo a trattare nemmeno i rifiuti previsti dall’autorizzazione sia in assoluto, sia con riferimento ai limiti particolarmente severi prescritti nell’autorizzazione (cfr. pag. 13 trascrizione udienza del 28.03.06 – dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO). Il forno FC 10 aveva difficoltà a conseguire una combustione completa dei rifiuti trattati (cfr. pag. 7 trascrizione udienza del 28.03.06 – dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO). Il perito prof. Liuzzo ha poi più volte evidenziato nel corso della deposizione come il mancato rispetto dei limiti per il forno FC 10 era dovuto, oltreché a motivi di natura strutturale, anche a motivi di tipo gestionale, nel senso che “… omissis… se il forno fosse stato gestito con una minore portata di rifiuti e quindi con una minore portata di fumi, certamente avrebbe rispettato il limite sui secondi di tempo di permanenza nella camera di post combustione, probabilmente la combustione sarebbe stata più completa e quindi, forse sarebbe potuto essere più basso il limite del carbonio nelle ceneri …” questo evidenzia ancora una volta come le direttive da parte della Società Sistemi Ambientali nelle persone del Direttore commerciale Eros Polotti e del Presidente Giancarlo Motta, direttive eseguite puntualmente dai responsabili dell’impianto, Bertusi, Adreani ed Ettore Cozzani, nei vari periodi in cui si sono alternati come responsabili degli impianti, fossero quelle del massimo profitto possibile a discapito costante dal rispetto delle regole e conseguentemente della tutela dell’ambiente. Caso emblematico è quello già citato degli scarti di specialità medicinali dell’industria chimico farmaceutica, classificati come rifiuti tossici e nocivi in quanto previsti al punto 1.5 della tabella 1.3 deliberazione del Comitato Interministeriale del 27/07/84, rivenuti nella quarta vasca della discarica durante gli scavi dell’incidente probatorio che non potevano né essere trattati nel forno FC 10, in quanto non erano contenuti nell’elenco dei rifiuti autorizzati con DGRL n.3766 del 03.03.1990 come spiega chiaramente l’Ing. Cozzupoli nel controesame da parte dell’avv. Celli (cfr. pag. 17 trascrizione udienza del 5.02.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli) e la loro combustione avrebbe comportato il mancato rispetto delle prescrizioni per la camera di post combustione (cfr. pag. 9 trascrizione udienza del 28.03.06 – dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO) nonché il mancato rispetto del contenuto di carbonio organico nelle ceneri, né tantomeno essere smaltiti in discarica trattandosi di rifiuti tossici e nocivi. Nonostante questo, dall’esame dei registri di carico e scarico, risultano essere stati smaltiti nel forno FC10 ben 3.000.000 di Kg. circa di farmaci scaduti e composti farmaceutici (codici catasto H0029 e B0602) dall’aprile del 1992 all’ottobre 1996. Di questa enorme quantità di rifiuti tossici e nocivi buona parte è stata in realtà sicuramente scaricata nelle vasche della discarica, così come ben spiegato dal consulente Ing. Cozzupoli “…omissis… questi rifiuti non potendo essere inceneriti o nel tentativo di incenerirli non venivano combusti, venivano o direttamente portati in discarica oppure mescolati con le ceneri …” (cfr. pag. 20 trascrizione udienza del 17.01.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli) “… quindi sono state fatte due violazioni, la prima che formalmente, la prima violazione formale che venivano caricati sul registro di carico e scarico del forno, ma il forno non aveva l’autorizzazione per poterli prendere, la seconda che poi nel forno non venivano inceneriti, ma venivano portati nella discarica e la discarica non era autorizzata a prenderli …” (cfr. pag. 25 trascrizione udienza del 5.02.08 –dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli). L’evidenza di queste condotte si evince dal fattoche la produzione di ceneri del forno FC 10 di Pitelli era notevolmente più alta del normale e con un contenuto in carbonio organico molto elevato così come ben spiegato dall’Ing. Cozzupoli “… questa tipologia di rifiuti hanno come scarto, come cenere di scarto come quantitativo circa il dieci per cento del rifiuto che viene mandato ad incenerimento ... Questi avevano come quantità di prodotto complessivo il quaranta per cento di quello che entrava, restava e in particolare restavano perché non venivano inceneriti e l’evidenza di questo poi si ritrovava nella quantità di carbonio organico nelle ceneri, perché la prescrizione che aveva la autorizzazione del forno era che il contenuto carbonio organico nelle ceneri non doveva superare il quattro per cento, e questo dalle varie analisi sono arrivate fino al dodici – tredici per cento … Le verifiche che hanno fatto il presidio multi zonale, il laboratorio pubblico cha ha fatto le verifiche sul carbonio organico totale li ha sempre trovati fuori dai limiti. Quindi questo è una evidenza che restavano nelle ceneri di combustione molte sostanze organiche che non venivano combuste …” (cfr. pagg. 20 - 21 trascrizione udienza del 17.01.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli). Inoltre, c’è da osservare che neanche le ceneri prodotte dalla combustione dei rifiuti nel forno inceneritore erano idonee ad essere smaltite in discarica; anche in questo caso l’Ing. Cozzupoli spiega come dai valori del carbonio organico rilevati dalle analisi emerga che le ceneri non potevano rispettare il limite imposto per lo smaltimento in discarica (cfr. pag. 24 trascrizione udienza del 17.01.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli). Il lucroso affare dello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi destinati al forno ed in realtà smaltiti in discarica trova puntuale conferma nelle dichiarazioni rese dal consulente Ing. Cozzupoli che, alla domanda posta in merito alle differenze di costi di smaltimento dei rifiuti, risponde: “… in discarica si andava sulle cento cinquanta lire al chilo, sui forni per incenerire anche su mille, mille e cinquecento lire al chilo …” (cfr. pag. 25 trascrizione
udienza del 17.01.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli). Ovviamente, quindi, farsi pagare 10 volte di più per smaltire presso il forno inceneritore rifiuti tossici e nocivi e poi smaltirli in discarica dava un margine di guadagno elevatissimo. A proposito delle caratteristiche e della pericolosità dei silani ritrovati in discarica nella zona fuori vasche l’Ing. Cozzupoli dichiara “… sono delle sostanze che si infiammano spontaneamente all’aria, quindi sono molto infiammabili, hanno come fase di rischio R12 e R17 ed anche R29, cioè che si infiammano spontaneamente all’aria, che a contatto con l’acqua si infiammano. Per cui sono molto pericolosi dal punto di vista per l’ambiente e per maneggiare e per l’uomo … “(cfr. pag. 33 trascrizione udienza del 17.01.08 – dichiarazioni rese dall’Ing. Cozzupoli). In conclusione, sia il consulente l’Ing. Cozzupoli che il perito Prof. Liuzzo concordano sul fatto che “… entrambi i forni non erano idonei a trattare i rifiuti contenutinell’autorizzazione, né quelli rinvenuti in discarica …” (cfr. pag. 11 trascrizione udienza del 28.03.06 – dichiarazioni rese dal Perito Prof. LIUZZO). 2. DISAMINA DELLE CONDOTTE FALSIFICATORIE E OMISSIVE Nel corso delle indagini sono stati accertati anche una serie di falsi documentali e condotte omissive che nel tempo hanno favorito il prosieguo dell’attività della discarica di Pitelli nonostante, in più occasioni, vi fossero le condizioni per una chiusura definitiva
dell’impianto. Tali condotte hanno permesso il progressivo ampliamento e potenziamento dell’impianto, sin dai primi anni ottanta, quando già esistevano le condizioni per una sistemazione finale dell’area ed un ripristino delle condizioni naturali del bacino posto sopra l’abitato di Ruffino. Tutto ciò aggravando progressivamente la compromissione delle componenti ambientali, soprattutto di acque e suoli. In tale contesto si inseriscono le contestazioni in relazione a condotte falsificatorie di cui ai capi di imputazione H), I), J), e K) (condotte rispettivamente databili nel settembre 1995, il 12.11.1992, dal gennaio 1993 al settembre 1996, il 03.07.1995), nonché condotteomissive di cui ai capi di imputazione 16 a) e 16 b). Un primo episodio omissivo (cfr. capo di imputazione 16a) , per il quale è imputato il Dr. Sommovigo, riguarda la mancata sospensione dell’attività di discarica nell'aprile 1983 nonostante l'avvenuta scadenza della concessione edilizia al 31.01.82 (la quale prevedeva esclusivamente, a scadenza, il ripristino paesaggistico dei luoghi). Al riguardo si riportano di seguito le dichiarazioni rese dal teste della p.g. Castiglia che ha ricostruito la vicenda: “… omissis…. nell' esame di un fascicolo penale il 5033 dell' 83 che era stato aperto a seguito di una segnalazione, notizia di reato della Polizia Municipale della Spezia che risaliva al primoluglio del 1983. Esaminando sia la notizia di reato e acquisendo poi la documentazione agli atti del Comune, dell'Asl 19 e documentazione che era anche agli atti del fascicolo sequestrato, abbiamo ricostruito questo episodio di segnalazione di illeciti nella discarica e in particolare è emerso questo che la Polizia Municipale nell'aprile del 1983 aveva iniziato a condurre delle indagini sulla discarica di Pitelli e aveva accertato che all'aprile 1983 la concessione edilizia che autorizzava la discarica risultava già scaduta da tempo perché la discarica allora, siamo nell' 83, era stata autorizzata con la concessione edilizia 37 del 31 gennaio del 1979. Era stata autorizzata con l'indicazione di concludere i lavori entro tre anni, quindi, dall'emissione della concessione edilizia 31 gennaio 1979 di concludere entro tre anni i lavori e di ripristinare praticamente dal punto di vista paesaggistico l'area, quella famosa sistemazione finale che poi arriveremo fino al 1996. La Polizia Municipale attraverso una serie di sopralluoghi accerta che la concessione edilizia risulta scaduta dal 31 gennaio del 1982 quindi è oltre un anno che la discarica stava andando avanti …omissis…Ritornando alla ricostruzione di questo episodio dal 31 gennaio dell' 82 all'aprile dell' 83 data degli accertamenti della Polizia Municipale i conferimenti sono proseguiti. La Polizia Municipale rileva anche tutta una serie di abusi edilizi all'interno dell'impianto e in particolare uno sbancamento non autorizzato nel versante della collina, nella zona attualmente tanto per capirsi, la zona dove poi c'era la pesa, i box, il laboratorio chimico, cioè la zona del versante collinare nella parte alta della discarica e la realizzazione di tutta una serie di manufatti, box, battuti in cemento, vasche etc. che non risultavano autorizzati. Di questa situazione di abuso in corso e di illeciti di natura edilizia, la Polizia Municipale notizia il Dottor Piergiorgio Sommovigo come responsabile del settore tutela ambientale e ne parla con lui e in pratica vengono interrotte le emissioni delle autorizzazioni ma non delle istruttorie, cioè nel senso da quella data, cioè da aprile non risultano più le emissioni di autorizzazioni allo smaltimento dei vari carichi di rifiuti verso la contenitori, però le istruttorie continuano a essere portate avanti perché man mano che la contenitori fa le istanze il Comune, cioè
l'Assessorato tutela ambientale li trasmette comunque all'Asl che dà il suo parere tramite il laboratorio e ritorna il parere però non vengono emesse le autorizzazioni singole, viene fermato solo l'aspetto definitivo. Sempre ad aprile in concomitanza della segnalazione della Polizia Municipale, degli abusi in corso la Contenitori Trasporti per il tramite dell'amministratore Duvia presenta istanza di rinnovo della concessione edilizia, quindi il 29 di aprile presenta istanza di rinnovo e viene istruita una. nuova concessione edilizia, viene istruita praticamente che poi sarà una prova della 37, sarà la 149 dell'83 e nell'istruttoria viene chiesto anche un parere all’ufficio tutela ambientale che viene emesso il 18 di maggio del 1983 da parte del Dottor Sommovigo che esprime parere positivo al completamento della discarica. Ora noi non abbiamo trovato menzione negli atti delle istruttorie della concessione edilizia della situazione che c'era in atto per quanto riguardo gli abusi edilizi, lo squarcio della collina viene segnalato da Tarabugi, un geometra che partecipa all' istruttoria però dall'istruttoria non emergono elemento di segnalazione alla commissione che poi doveva valutare e dare la prova, vedere la situazione in atto, cioè che era più di un anno che continuavano i conferimenti e che c'erano gli abusi edilizi in atto. Arriviamo poi all'emissione della concessione edilizia, la proroga 149 che viene emessa 1'11 luglio del 1983. L'll luglio 1983 viene emessa la concessione edilizia di proroga che dà la possibilità di portare di nuovo avanti l'attività di coltivazione e il giorno successivo il 12 luglio l'ufficio tutela ambientale emette tutte le autorizzazioni nello stesso giorno che erano rimaste ferme dall' aprile dell' 83, tutte le autorizzazioni ventuno autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti e dà di nuovo l'avvio all' attività di coltivazione della discarica …omissis…” (cfr. pagg. 19 - 23 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). La conferma dello stato dei luoghi all’epoca dei fatti ci viene dalle dichiarazioni rese dal Magg. della Polizia Municipale della Spezia Antonio Vinciguerra che effettuò gli accertamenti nel 1983, che riferisce testualmente: “…omissis… All’epoca dell’accertamento la discarica risultava ormai priva del titolo edilizio in allora richiesto. Questa è stata la prima puntualizzazione che gli accertamenti hanno condotto a verificare, dopodiché sono state anche riscontrate delle difformità, delle superfetazioni, delle aggiunte, dei lavori che non erano neppure autorizzati, Una serie di fatti, in uno c’era stato uno sbancamento di una parte della collina per realizzare un piazzale, praticamente, dove passava la strada in quota alla discarica, su un versante a monte era stato proprio tagliato un pezzo di collina ed era stata quindi ampliata la superficie utile per le attività … omissis…”(cfr. pagg. 17 - 18 trascrizione udienza dell’8.10.09 – dichiarazioni rese dal Magg. Antonio Vinciguerra). Altra vicenda, per la quale è sempre imputato il Dr. Sommovigo, riguarda l’aver omesso di effettuare idonei accertamenti in merito ad infiltrazioni di liquidi e solidi all'interno della galleria denominata POL-NATO, ubicata in via Rigazzara, in Comune di La Spezia, provenienti dalla vecchia discarica della Contenitori Trasporti sovrastante la galleria, anzi proponendo addirittura (con nota n° 5162 del 29.02.96) il condottamento di tali infiltrazioni nel corpo recettore individuato nel mare tramite fognatura bianca. Tutto ciò in considerazione del fatto che, da successivi accertamenti effettuati dall'USL 19 Spezzino e del Corpo di Polizia Municipale del Settore Tutela Ambiente, risultava trattarsi di infiltrazioni di percolato provenienti dalla discarica di Pitelli di proprietà della Contenitori Trasporti. “…omissis… Noi fummo delegati dal Dottor Franz nel 1998 a fare degli accertamenti in merito a una segnalazione che era pervenuta a fine del 1997 dalla Polizia Municipale di La Spezia per quanto riguarda le infiltrazioni nella galleria Pol Nato che erano infiltrazioni di acqua contaminata poi risultata essere quanto meno nell'ambito dell'incidente probatorio percolato di discarica e successivamente anche definita anche così dall'Arpal, dai successivi accertamenti. La Polizia Municipale di La Spezia aveva segnalato alla Procura l'episodio digestione di questi infiltrazioni, come erano state gestite queste infiltrazioni negli anni precedenti e il Dottor Franz ci delegò nelle indagini anche perché essendo in parte connesso in quel periodo, c'era già l'incidente probatorio legato agli aspetti della galleria Pol Nato e ci occupammo anche di questo aspetto …omissis… la ricostruzione l'abbiamo fatta sia attraverso l'acquisizione degli atti presenti presso l'Asl, presso il Comune, presso la Provincia e sia ascoltando alcuni testi e mi riferisco in particolare al Dottor Filippelli che allora appunto firmava le analisi del presidio multizonale di prevenzione, al tecnico Garibbo dell'Asl relativo al servizio di igiene e del Dottor Biso del Comune di La Spezia e del Capitano Ingegnere Bellanova che era il responsabile di gestione della galleria PoI – Nato ...omissis… Per andare agli aspetti documentali da parte nostra di ricostruzione il tutto nasce il 22 novembre del 1995 quando l'Aeronautica Militare, cioè comparto di Parma a firma del Capitano Bellanova richiede l'intervento del presidio multizonaledi prevenzione in riferimento ad alcune infiltrazioni venute da acqua lungo la volta di questa galleria, galleria che è posizionata tra Via Rigazzara e Via San Bartolomeo con una lunghezza di circa un chilometro e mezzo ed è una galleria in pendenza nel senso che dalla quota altimetrica più elevata di Via Rigazzara scende verso il mare, verso Via San Bartolomeo, quindi è in pendenza. L'Aeronautica Militare aveva riscontrato appunto la presenza di una serie di
infiltrazioni lungo la volta che a prima vista sembravano di acqua non pulita, che c'era un acqua contaminata e quindi a titolo precauzionale, proprio per cautelarsi ha scritto il 22 novembre al presidio multizonale chiedendo delle analisi delle acque con la finalità di capire cosa doveva farne, perché ci poteva essere una problematica di inquinamento e quindi di evitare anche di andare contro Legge, in questo senso. Il presidio multizonale fa dei campionamenti il 28 novembre del 1995 e rende noto gli esiti dei certificati analitici il 7 dicembre del 1996, quindi, gli esiti analitici sono del 7 dicembre del 1996. I referti analitici di questi campioni di acqua danno come riscontro in particolare delle situazioni diverse a seconda della posizione del campionamento rispetto all'imboccatura d'uscita su Via San Bartolomeo. Abbiamo un'analisi a cinquanta metri dall'uscita, un'analisi a cinquecento metri e un'analisi a mille e due. Il dato rilevante è nell'analisi a cinquecento metri dall'uscita perché il certificato analitico mostra uno dei valori per quanto riguarda per esempio il COD piuttosto alti, il ferro in particolare e il cloruro Cl che risultano in quel caso, nel caso specifico, in quella analisi è stato indicato che superano i limiti della tabella 1 della Legge allora 38 dell'82 sugli scarichi civili in acque superficiali, quindi, prendono in quel caso come parametro quello però diciamo che è un aspetto incidentale in quel momento, anche perché poi l'Arpal nel 1998 quando rieffettuerà tutta la campagna dal gennaio del 1998 di rilevamenti attraverso la quale poi verrà stabilito che trattasi di percolato di discarica e verrà destinato al convogliamento in una vasca da cui poi dovrà andare a smaltimento quindi, praticamente a depurazione, applica invece, la tabella A della Legge Merli cioè lo scarico in acque superficiali di scarichi industriali perché se guardiamo l'analisi del 7 dicembre del 1995 già nell'analisi del 7 dicembre del 1995 il valore del COD è sei e novanta cioè limite della tabella A è centosessanta, cioè già in quell'analisi c'è un'evidenza di COD elevato che poi come vedremo insieme a tanti altri parametri dà un po' un indice legato e connesso al percolato di discarica perché è una caratteristica insieme a tanti altri parametri. Chiaramente l'analisi che poi fa l'Arpal nel 1998 è molto più complessa, inserisce una serie di solventi e verrà un quadro sempre più o meno in quella posizione della galleria molto più evidente, cioè viene esplicitato molto di più. In questa analisi essendo pochi i parametri analizzati rimane un pochino più coperto. Queste analisi vengono trasmesse all' ufficio ambiente della Provincia, cioè il presidio multizonale di prevenzione trasmette praticamente le analisi all'ufficio ambiente della Provincia, le trasmette il 7 dicembre del 1996, trasmette le analisi per gli eventuali incombenti di Legge. …omissis… Tornando all' aspetto di ricostruzione documentale il 7 dicembre il presidio multizonale di prevenzione trasmette le analisi all'ufficio ambiente della Provincia e quindi al Dottor Sommovigo. Trasmette le analisi e verranno fatte successivamente altre analisi su input della Provincia, credo il 22 gennaio del 1996, quindi 7 dicembre abbiamo la prima tranche di analisi e vengono rifatte il 22 di gennaio e danno un aggravamento della situazione in particolare per quanto riguarda la zona sempre a cinquecento metri perché, forse è un dato che non ho precisato, il valore dello scarico in uscita dalla galleria, perché le venute d'acqua sulla volta della galleria vengono convogliate in una canaletta grigliata che corre lungo il bordo della galleria, quindi, queste acque che per gravità perché abbiamo detto che la pendenza va da Via Rigazzara a Via San Bartolomeo scendono verso, vengono poi raccolte in una tombinatura e quindi si mescolano fra loro da quelle a monte a quelle a valle etc.. Mentre le venute di acqua a cinquecento metri, cinquecentotrenta poi vedremo, sono contaminate da ferro, cloruri e abbiamo un cod alto, nella parte in uscita, cioè nei prelievi e cinquanta metri in realtà si abbattono per diluizione e quindi in uscita abbiamo praticamente valori entro i limiti della tabella l, questo giusto per precisione. A seguito delle analisi del gennaio del 1996 la Provincia di La Spezia e in particolare il capo settore dell'ufficio ambiente trasmette una nota all'Aeronautica Militare a seguito di questi episodi di infiltrazione attribuendo la possibile contaminazione delle acque o alle ceneri dell' Enel cioè i lagoni stoccaggio delle cenere dell'Enel o alla discarica, ad una delle due possibilità. Questo lo attribuisce in relazione al quantitativo elevato di cloruri …omissis… e indica come misura tecnica, propone il condottamento di questa uscita di acqua nella fognatura bianca in modo tale che poi venga sversata in mare invece che vada a contaminare il suolo. Questa è l'indicazione tecnica che viene data nella nota appunto del 29 febbraio del 1996. Intanto vengono fatti ulteriori sopralluoghi e qui potrà riferire, perché abbiamo sentito a testimonianza il perito Garibbo in merito a un ulteriore sopralluogo che fa il servizio di igiene ambientale, vengono fatti degli ulteriori sopralluoghi e nella nota del 29 febbraio viene anche precisato che riservandosi la valutazione più complessi va del fenomeno, cioè in questa comunicazione laprovincia oltre a evidenziare questa situazione ed indicare tecnicamente il condottamento inmare di queste venute di acqua, specifica che si riserverà l'approfondimento della problematica successivamente. Successivamente il servizio di igiene ambientale fa degli altri accertamenti, fatto delle altre analisi che bene o male danno in generale una fluttuazione diqueste contaminazioni al centro della galleria. Nell'estate del 1996 l'Aeronautica convoglia queste venute di acqua verso il mare come da indicazione data poi per il tramite anche del
Comune data appunto dalla Provincia e non viene trovato agli atti e noi abbiamo fatto le verifiche, nessuna autorizzazione scarico, non abbiamo trovato autorizzazioni da parte della amministrazione provinciale allo scarico di queste acque, quindi, non esiste agli atti nessuna autorizzazione allo scarico. L'unica nota e ultima nota che troviamo agli atti è quella del 29 febbraio per quanto riguarda l'indicazione del condottamento. La vicenda si ferma cosi, viene fatto il condottamento in mare e riprende poi a novembre del 1996 dopo gli episodi del sequestro della discarica etc., viene ripreso perché l'Assessore Brusoni, l'Assessore all'ambiente del Comune segnala poi al corpo di Polizia Municipale per il tramite dell'ufficio ambientale di fare degli accertamenti perché aveva avuto una segnalazione da parte di un cittadino che faceva parte della circoscrizione, Tommaso Bronzi, che durante i lavori di realizzazione della Galleria PoI -Nato gli operai avevano avuto dei malesseri a seguito delle infiltrazioni di acqua all'interno di questa galleria. Si riattiva, diciamo così, il meccanismo per cui la Polizia Municipale poi fa degli accertamenti e alla fine giunge a fare la
segnalazione poi in Procura alla fine del 1997 segnalando l'episodio del condottamento in mare e relazionando su cui noi poi abbiamo fatto gli accertamenti. Arriviamo poi al 1998 quando l' Arpal nel gennaio fa una campagna di rilevamenti, ricordiamo che c'è in corso anche l'incidente probatorio che va anche a interessare la galleria Pol Nato e quindi vengono fatti tutti gli accertamenti, nell'ambito della perizia, nell'ambito degli accertamenti dell'Arpal nel 1998 viene stabilito che si tratta di percolato di discarica e quindi viene attribuita alla venuta di percolato di discarica e l' Arpal dà come indicazione di raccogliere questo percolato che esce dalla volta della galleria in una vasca e portarlo a depurazione considerandolo un rifiuto liquido come del resto è il percolato di discarica nei pozzi che viene portato a depurazione …omissis…” (cfr. pagg. 19 - 23 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Nel corso del dibattimento in
merito a questa vicenda sono stati sentiti altri testi ed in particolare l’Isp. Garibbo dell’USL che ha confermato la procedura di condottamento in mare delle infiltrazioni nell’udienza dell’8 ottobre 2009: “omissis… C’era una canalizzazione grigliata dove entrava questo liquido diciamo apprezzabile sotto l’aspetto, ecco, di una fuoriuscita costante. Invece come quantità non direi che avesse particolarissimo proprio pregio, come quantità massiva. Però la cosa avveniva a parete, scivolava con costanza questo liquido …omissis… Tutta la galleria e presumibilmente questo sversamento di diciamo, ripeto apprezzabile come continuità manon massivo come quantità, sicuramente sfociava a mare perché alternative non c’era …” (cfr. pagg. 6 - 10 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. Garibbo). E a proposito delle prime analisi del novembre del 1995 il Garibbo risponde testualmente: “… Lei sa che sono state reperite agli atti della provincia? Mai viste… “ (cfr. pag. 13 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. Garibbo). Il teste conferma poi in più occasioni della sua deposizione il contenuto della relazione del 29 febbraio 1996 da Lui redatta a seguito del sopralluogo effettuato nella galleria POL-Nato, in particolare con riferimento alla probabile origine delle infiltrazioni inquinate (cfr. pag. 20 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. Garibbo) “… L’origine di tale inquinamento possa essere provocato dalla vecchia discarica della Contenitori Trasporti che da informazioni assunte parrebbe essere soprastante la galleria …omissis… L’unica cosa che posso affermare con certezza è che le acque quando andavano all’interno della canalizzazione grigliata scorrevano verso il mare…” (cfr. pag. 20 - 35 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. Garibbo). E a proposito delle iniziative intraprese
a seguito dell’accertamento di queste infiltrazione l’Isp. Garibbo alla domanda dell’Avv. Boggio afferma: “… Per cui vedendo quelle due certificazioni analitiche che casualmente mi sono pervenute sulla scrivania mentre stavo redigendo questa relazione ho detto …Mentalmente ho pensato, ma ero anche altrettanto sicuro che questa lettera andava al comune e andava alla provincia, avranno preso delle opportune misure e siccome o sia la Provincia che il Comune sono titolate di personale tecnico altamente qualificato o molto piùdi me e che potevano a un certo punto agire in proposito …omissis…” (cfr. pag. 42 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dall’Isp. Garibbo). Altro teste sentito in merito è il Dr. Filippelli, responsabile del Laboratorio Chimico dell’ARPAL, il quale chiarisce come valori alti della conducibilità elettrica fossero già un campanello d’allarme sulla presenza di inquinamento in atto all’interno della galleria: “…omissis “… Quindi il fatto che c’è la conducibilità molto alta, seimila e duecento, settemila, voleva dire che c’era qualche cosa di non naturale insomma, qualcosa di estraneo alle infiltrazioni classiche delle
acque meteoriche…” (cfr. pagg. 61 trascrizione udienza del 8.10.09 – dichiarazioni rese dal Dr. Filippelli). Infine è stato sentito l’attuale Direttore dell’ARPAL il quale ha poi preso l’iniziativa di imporre la raccolta delle infiltrazioni della galleria in una vasca per il successivo smaltimento in idonei impianti “ …Diciamo la presunzione nostra, attraverso anche poi una indicazione su carta topografica del percorso della galleria, la presunzione era che provenisse dalla vecchia discarica di Pitelli …omissis …Suggerii di fare in modo per evitare un dilavamento, di convogliare queste scaturigini. Erano poi molto consistenti sul piano dei quantitativi, di separarle all’interno della canaletta con un altro sistema, di raccogliere poi esternamente, se possibile, in una vasca e poi portarle a smaltimento. Separarle, quindi, dalle acque naturali …””(cfr. pag. 37 – 38 trascrizione udienza 5.11.09 – dichiarazioni rese da Palmieri Franco). Il Dr. Palmieri nella sua deposizione evidenzia, inoltre, la natura di percolato delle infiltrazioni: “ …omissis… I colleghi chimici ravvedevano unitamente ad un COD abbastanza alto anche la presenza di sostanze organiche in queste acque che venivano .... anche se in misura ridotta e non estremamente copiosa, ma secondo
noi erano dovute a percolazioni da una discarica, insomma …” (cfr. pagg. 41 – 42 trascrizione udienza 5.11.09 – dichiarazioni rese da Palmieri Franco). Così come pone in collegamento diretto le infiltrazioni rilevate in galleria, con la vecchia discarica della Contenitori Trasporti che, addirittura, aumentano all’aumentare delle piogge, in quanto attraversando queste ultime il corpo della vecchia discarica esposto agli agenti atmosferici danno luogo ad un aumento della produzione di percolato che si va infiltrare nei terreni sovrastanti la galleria Pol-nato: “ …omissis… Dipende dalle stagioni, come ho detto. Se la progressiva mille e due butta poco, ovvio che quello che percola rispetto al totale è significativo. Viceversa, se c’è una stagione piovosa la diluizione operata anche sul percolato è notevole. Quindi, quello che trovo in fondo è in considerazione della portata soprattutto
della naturalità a mille e due, che è la più significativa come portata …omissis… Nella zona a balze della vecchia discarica, quella che si intravede nel corpo della vecchia discarica, non quella nuova, in quella vecchia, per, appunto, cercare di contenere le infiltrazioni nella galleria Pol – Nato a livello nazionale in conferenza dei servizi a Roma venne approvata la messa in sicurezza d’urgenza della vecchia discarica con l’apposizione di un telo in HDPE su tutto il fronte della vecchia discarica. …”(cfr. pag. 46 - 53 trascrizione udienza 5.11.09 – dichiarazioni rese da Palmieri Franco). Ultime considerazioni riguardano le condotte falsificatorie che, come per quelle omissive, perpetrate dai funzionari degli Enti di Controllo, permettevano ancora una volta la prosecuzione dell’attività della discarica invece di essere indirizzate alla sua chiusura, addirittura consentendone il potenziamento dell’attività di smaltimento contribuendo in questo modo all’aggravamento della situazione ambientale. In particolare l’istruttoria dibattimentale ha confermato il contenuto non corrispondente al vero della nota n° 29175 del 12.11.1992 destinata alla Regione Liguria, attestante, in sede di collaudo, che "le opere previste nella deliberazione n.3492 del 15.07.89 (rectius 3493/89 del 13.7.89 n.d.r.) e negli elaborati progettuali, siano state realizzate in modo conforme alle disposizioni autorizzative e quindi si possa concedere l'autorizzazione alla gestione dell'impianto", mentre invece i lavori realizzati differivano dal progetto approvato (cfr. capo di imputazione I). Anche in
questo caso la ricostruzione investigativa della vicenda è stata ripercorsa in sede dibattimentale dal teste Castiglia: “…omissis…. Siamo nel 1992 quindi la delibera autorizzativa è la 34/93 del 13 luglio dell'89 che stabiliva, intanto approvava il progetto, dava indicazione di seguire il progetto nella realizzazione dell' impianto e poi indicava una serie di prescrizioni per quanto riguarda le opere di predisposizione della discarica e dava mandato in particolare alla amministrazione provinciale di verificare il rispetto della realizzazione dell'impianto secondo il dettame progettuale e in particolare anche delle opere delle predisposizione che erano riportate nella delibera 34/93 perché era proprio a seguito della verifica di questi interventi di realizzazione di predisposizione che poi doveva esseredata l'autorizzazione alla gestione alla discarica che - verrà data con la delibera 61/46 del dicembre del 1992, quindi, in pratica la Sistemi Ambientali comincia i lavori di realizzazione
dell' impianto e struttura l'impianto in un certo modo. Nel settembre - ottobre del 1992 i tecnici della Provincia fanno i sopralluoghi per verificare il rispetto dei dettami della 34/93 e del progetto e l'esito di questi sopralluoghi dà luogo poi alla emissione della nota del 12 novembre 1992, la 29175 che viene inviata in Regione e viene assegnata al Dottor Carlo Marzani che allora era il funzionario referente all'ufficio tutela ambientale della Regione, viene mandata la nota nella quale vengono esposti quelli che sono gli interventi effettuati e in particolare per la prima volta si fa cenno alla realizzazione della prima vasca realizzata. Quindi, praticamente le opere presidio idraulico si ritengono sufficienti a canalizzare smaltire le acque che insistono sulla prima vasca già realizzata, cioè si parla della prima vasca realizzata e la nota chiude in fondo dicendo che la l'amministrazione ritiene che le opere previste nella delibera 34/93 che ci sia conformità tra le opere realizzate e la delibera e gli atti progettuali esaminati …omissis… abbiamo esaminato insieme a tutti gli atti del fascicolo, alle consulenze tecniche hanno definito che appunto l'impianto è difforme rispetto al progetto di San Filippo. Nel 1992 quando si inizia già a parlare di una prima vasca, quindi, in contrasto con quello che è invece era un'unica area di abbancamento con appunto la raccolta del percolato al piede diciamo che quanto asserito di conformità al progetto non trova riscontro nel realizzato dopo, nei lotti, nelle vasche sovrapposte citare anche la quarta vasca. Di questo aspetto volevo citare altri documenti, del fatto che il realizzato non fosse conforme al progetto della 3493 e per altro trova poi riscontro anche nelle note della Provincia dell'ufficio tutela ambientale del 28 di aprile del 1994, la 13138, il verbale della riunione dell' 8 novembre del 1994, verbale della riunione tenutasi in Comune cui partecipano vari funzionari tra cui i funzionari della Provincia, dell' ufficio ambiente e ilComune e l'Asl Spezzino e una nota del 26 novembre del 1994 la 39855. Queste note che vengono trasmesse alla Regione, all'ufficio tutela ambientale in queste note ci sono dei passaggi in cui viene indicato esplicitamente che la realizzazione, la divisione in lotti attraverso la costruzione di vasche separate e in ognuna di tale vasche con un pozzetto in raccolta del percolato è praticamente difforme rispetto al progetto perché contrasta con quanto invece era previsto in progetto cioè la realizzazione di una vasca comune per la raccolta del percolato. Questo aspetto di divergenza rispetto al progetto, ripeto, viene ripreso in queste note più volte e comunicato alla Regione, quindi, diciamo che in queste note c'è una presa d'atto della diversità del realizzato rispetto al progetto…omissis…” (cfr. pagg. 41 – 43 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Il teste Castiglia a seguito delle dichiarazioni spontanee rese dal Dr. Andreoli che richiama l’esistenza di un piano di coltivazione che indicherebbe la presenza delle vasche, chiarisce che tale piano di coltivazione presentato dalla Sistema Ambientali non è mai stato approvato da nessun organo competente: “…omissis… Volevo solo precisare che questo piano di coltivazione che esiste agli atti, effettivamente esiste agli atti non è mai stato approvato, questo piano di coltivazione che cambia strutturalmente la discarica in maniera radicale tant'è che prova ne è la delibera 3171 che in sanatoria poi approverà un impianto diverso perché la quarta vasca ma tutta la pila delle vasche non è mai stato approvato da nessun organo, non è stato approvato né dalla Regione ed era un tipo di progetto e gestione che poteva solo essere autorizzato al rango della Regione considerato che modificava radicalmente la struttura di scarico…omissis…” (cfr. pagg. 41 - 43 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Per quanto riguarda il Capo di imputazione J, in merito all’omissione di segnalare dal gennaio 1993 al 25 settembre 1996 che la società Sistemi Ambientali non ottemperava alle prescrizioni impartite nella delibera regionale 3493/89 ed in particolare alla prescrizione secondo cui al termine di ogni lotto operativo o trancia di gradoni, dovevano essere immediatamente iniziati i lavori di recupero ambientale paesaggistico, come da progetto approvato, con gli interventi di ripristino vegetazionale, il teste Castiglia conferma la circostanza riferendo quanto segue: “…omissis…. Dagli esami di tutti gli atti sequestrati e acquisiti in nostro possesso l'unica segnalazione del mancato ripristino data 25 settembre del 1996, non ne abbiamo trovate altre di segnalazioni. Si riferisce alla nota 25 settembre del 1996 numero 21889 ed è scritta alla Sistemi Ambientali in cui invita la Sistemi Ambientali a utilizzare tecniche di ingegneria ambientali che permette una rapida ricomposizione morfologica e vegetazionale dell' area, cioè l'unico riferimento al recupero paesaggistico è questa nota del 25 settembre del 1996…omissis…” (cfr. pag. 46 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Altra attestazione non corrispondente al vero è quella compiuta dal Sommovigo e l’Andreoli, nei rispettivi ruoli, contrariamente al vero, nel momento in cui hanno attestato la congruità dei lavori di realizzazione della quarta vasca rispetto al progetto presentato nel luglio del 1995, mentre invece i lavori realizzati differivano totalmente dal progetto approvato (cfr. capo di imputazione Capo K). In merito si riportano le dichiarazioni rese dal teste Castiglia nell’udienza del 5 giugno 2008: “…omissis…Questo è sempre l'analisi documentale che abbiamo effettuato la ricostruzione di tutti i carteggi intercorsi tra i vari enti e la società Sistema ambientali. Diciamo che per capire questa nota facciamo un passo indietro, andiamo alla nota del 20 maggio del 1995 la 13227, la Provincia sempre il capo settore ufficio ambiente scrive alla Sistema Ambientali e poi per conoscenza alla Regione e al Comune e chiede ragione dei lavori di sbancamento lungo la strada di accesso in vicinanza della pesa, cioè vengono segnalati attraverso i sopralluoghi delle situazioni di sbancamento che preludono a un'attività di coltivazione ulteriore in una zona che appunto come indicato dalla Provincia non risulterebbe una zona di abbancamento rifiuti, di coltivazione. Giusto per capire in che momento ci troviamo farei riferimento di nuovo agli ingrandimenti delle fotografie. La nota è del 20 maggio del 1995, quindi, praticamente siamo molto vicini a questa situazione perché questa data 5 maggio, la nota è del 20, presumibilmente i sopralluoghi sono antecedenti alla nota e quindi ci collochiamo temporalmente in questa situazione strutturale della discarica. Qua, come avevo detto, risultano praticamente chiuse la seconda vasca, la prima abbiamo detto è sotto perché è la pila, la terza in fase di, e diciamo che questa qui che vedete è praticamente una parte della base della quarta vasca, cioè qua sopra verrà realizzata la quarta vasca che poi andrà a interessare una superficie molto più ampia perché la quanta vasca è un ettaro e mezzo di superficie quindi, praticamente andrà a interessare una superficie molto più ampia, però si andrà a poggiare, cioè iniziava la preparazione della quarta vasca in quell'epoca, infatti quando poi verrà autorizzata in sanatoria nel settembre del 1995 con la delibera 31/71 loro poi inizieranno la coltivazione della quarta vasca e continuerà per tutto il 1996 perché la quarta vasca è enorme, è molto più grande di tutte le altre, infatti la coltivazione sarà quella dei trecentoquattordicimila tonnellate di rifiuti di cui abbiamo parlato negli altri capi di imputazione. Ripeto, siamo in questa fase in cui lo sbancamento che avviene in questo periodo è la preparazione per la realizzazione della quarta vasca. Il fatto che fosse in atto, diciamo così, la preparazione della quarta vasca e qui chiaramente io mi ricollego alla organizzazione strutturale di cui avevamo parlato all' inizio, cioè che non era prevista nel progetto di San Filippo, la pila delle vasche e qui forse potrei dire che non era neanche prevista da questo piano di gestione dell'ottobre del 1992 che non è mai stato autorizzato perché quel piano di gestione prevedeva tre vasche e non quattro, quindi, la quarta in questo caso risulta fuori da qualsiasi indicazione documentale, se vogliamo andare a cercare dei documenti di riferimento. Il fatto che fosse in predisposizione una quarta vasca, cioè un' area nuova di coltivazione sopra le tre vasche emerge anche appunto dalla nota 279 del 25 maggio del 1995 della Sistemi Ambientali a firma del direttore Polotti che viene inviata alla Provincia di La Spezia all' ufficio ambiente. In questa nota viene allegato un carteggio tecnico in cui c'è una relazione delle planimetrie che riguardano lo stato di fatto a quell'epoca della discarica e dall'esame della relazione viene detto chiaramente che in fase di predisposizione un' altra zona di coltivazione costituita da una vasca contenuta su tre lati da argini di terra, cioè si parla evidentemente della realizzazione della quarta vasca, questo a maggio. Allora arriviamo alla nota del 3 luglio del 1995 la 17165 che viene inviata dal capo settore ufficio ambiente Dottor Sommovigo alla Regione Liguria all'Assessorato tutela ambientale in cui facendo riferimento alla pregressa, quella che parlava degli sbancamenti, si definisce che i lavori che erano in corso c'era la congruità dei lavori eseguiti del progetto vigente approvato dalla delibera 34/93. Anche in questo caso dai nostri accertamenti, dalla
documentazione acquisita, dallo stato dei luoghi non emerge che questa quarta vasca fosse autorizzata alla 34/93, addirittura non trova posto neanche nel piano di gestione dell' ottobre che non è stato mai approvato, quindi, da questo punto di vista abbiamo trovato un' incongruenza in quanto riportato nella nota rispetto allo stato dei luoghi…omissis…” (cfr. pagg. 46 - 49 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Infine, l’ultima condotta falsificatoria è quella relativa al capo di imputazione H) nel quale viene contestato a Motta, Polotti e Duvia, di aver riportato , nella relazione del progetto di variante della discarica di Pitelli redatto dalla LGL S.n.C. – Golden Associates S.r.l. – 3 G S.r.L. nel luglio del 1995, di aver abbancato una quantità di rifiuti non corrispondente al vero in modo da indicare residuo ancora da abbancare di 219.000 mc. e, conseguentemente, imputando a Sommovigo e Andreoli di non averlo accertato. Anche in questo caso riferisce il teste Castiglia: “…omissis…ci siamo soffermati anche sulla relazione del progetto redatto dalla Golder più altri professionisti per conto della Sistema Ambientali che praticamente rispondeva alle diffide della Regione per quanto riguarda una modifica
dello stato dei fatti perché c'era tutta una serie di difformità e quindi la Regione aveva chiesto di ripresentare un progetto, quindi, viene presentato un progetto nel luglio del 1995. Esaminando la relazione generale e mi riferisco in particolare alla sezione di questo progetto della relazione generale che riguarda la volumetria approvata attuale e quella residua… omissis… esaminando i quantitativi che sono indicati nella relazione abbiamo anche in questo caso come poi vedremo in altre note riscontrato delle discordanze nel senso che, ora io mi riferisco che per noi costituisce il punto di riferimento, cioè l'analisi dei Mud e delle schede rilevamento dal 1992 al 1996 fatte sulla base dei dati ufficiali, quindi, noi dall'analisi di quei dati ufficiali abbiamo ottenuto dei quantitativi espressi in tonnellate che per noi costituiscono il dato di base, quello certo perché tirato giù dal dato ufficiale. Confrontando i dati ufficiali con i dati riportati nella relazione di progetto presentato 'dalla Sistema Ambientali ci sono delle differenze evidenti perché mentre per l'anno 1993 la differenza se
vogliamo è minima perché il dato ottenuto da noi dalla verifica dei Mud è ottantaduemiladuecentosettantasei virgola quattrocentonovantanove tonnellate di rifiuti abbancati, il progetto della Golder riporta ottantunmilanovecentonovantanove virgola settecentottantatre tonnellate. La differenza evidente invece, è con il 1994 perché mentre nel 1994 il dato ufficiale che noi abbiamo ricavato dai Mud dà un valore di ottantaduemilacentoquarantacinque virgola novecentoventisei tonnellate, nel progetto della Golder cioè nella relazione presentata alla Regione per farsi approvare il progetto è riportato solo trentanovemilaseicentosettantasette tonnellate di rifiuti, quindi, molto al di sotto di quello che sono realmente ... Per quanto riguarda il 1995 il dato non è direttamente confrontabile in quanto mentre il 1995 noi abbiamo il dato globale di duecentosettemilaquattrocentosettantaquattro tonnellate perché l'arco solare è unico, nel progetto si .. citano solamente i primi quattro mesi di smaltimento e riportano trentasemilaventitre tonnellate di rifiuti abbancati, quindi, dato previdente è quello, però ovviamente il valore totale indicato dalla società come totale di rifiuti abbancati fino a quel momento che gli risulta essere centocinquantasettemila settecentouno tonnellate non corrisponde a vero perché dai dati ufficiali esaminati il valore è molto più alto. Questo però è il dato che poi è servito a calcolare la volumetria residua di abbancamento perché da questo dato applicando il famoso coefficiente di densità di uno e venticinque tonnellate a metro cubo si ottiene una volumetria residua abbancabile di duecentodiciannovemila metri cubi e in realtà non è duecentocinquanta metri cubi ma è molto inferiore per effetto del fatto che dato inserito nel calcolo non è quello riportato. (cfr. pagg. 49 - 54 trascrizione udienza 5.06.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia)
RESPONSABILITA’ E CONDOTTE DEI SINGOLI IMPUTATI
DUVIA Orazio
Duvia risulta essere il vero“dominus” sin dalla fine degli anni settanta, quando inizia ad approntare la discarica in località Ruffino di Pitelli, il primo forno inceneritore ed a utilizzare il piazzale di loc. Pagliari come una discarica incontrollata. A proposito delle cariche societarie ricoperte dal Duvia c’è la testimonianza del teste della p.g. Castiglia: “…omissis… Faccio una piccola introduzione sotto il profilo societario. La società Contenitori Trasporti Spa è stata creata nel 1975 e diciamo che è stato inizialmente primo amministratore Razzuoli fino al 1976 e dal 1976 al 1978 amministratore unico Orazio Duvia, dal 1978 all’82 Orazio Duvia viene nominato responsabile tecnico, ricordiamo che in quel lasso temporale inizia la realizzazione della discarica perché la prima concessione edilizia è del 31 gennaio del 1979 per cui dal 1978 c’è l’istanza, il progetto etc., comunque viene nominato responsabile tecnico per seguire i lavori fino all’82, poi riprende la carica di amministratore delegato nell’aprile del 1984 quando viene creato il consiglio di amministrazione gli vengono date le deleghe e viene nominato amministratore delegato e contestualmente viene anche nominato direttore tecnico della società, quindi, dall’84, dagli atti sequestrati presso gli uffici del ragionier Boraschi nel 28 ottobre 1986 che era il commercialista della società sono stati esaminati tutti gli atti fiscali e gli atti societari, quindi, i verbali di assemblea ordinaria etc. per cui da questi verbali si è evinto l’iter di cariche assunte da Orazio Duvia in questo lasso di tempo. Quindi, il direttore tecnico dal 1984 all’86 mentre la carica di amministratore delegato la mantiene fino al 1995 quando poi cambiano gli assetti societari diciamo, si può dire che c’è questa continuità di amministrazione …omissis…” (cfr. pag. 14 - 15 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Particolarmente significativa al riguardo dell’assoluta disinvoltura e piena consapevolezza con cui il Duvia gestiva gli impianti della discarica, del forno inceneritore sin dalla fine degli anni settanta, è la testimonianza di Vangeli Libero, ex autista dipendente della Contenitori Trasporti alle dipendenze di Orazio Duvia, il quale riferisce quanto segue a proposito degli interramenti illeciti di rifiuti effettuati nel piazzale di stoccaggio provvisorio in località Pagliari, denominato successivamente Ipodec: “…omissis… Solo due domande, da chi prendeva ordini Lei direttamente?… da Duvia, da Orazio Duvia che era in ufficio, mi dava i punti dove andare a scaricare la …omissis… Ricorda con quale sigla era conosciuto Duvia Orazio quando le dava gli ordini? …omissis… Era Conte Uno, io ero Conte Quattro … omissis…”(cfr. pag. 16 trascrizione udienza del 15.04.08 – dichiarazioni rese da Vangeli Libero). “Modus operandi” illegale che Duvia conserverà per tutta la sua attività imprenditoriale, prova ne sono le enormi quantità di rifiuti, per lo più tossici e nocivi, smaltiti illecitamente nel piazzale cosiddetto “Ipodec” e in discarica, senza alcuna remora e cura nei confronti dell’ambiente e del potenziale pericolo per la pubblica incolumità. Sistematicamente dichiara nelle denunce annuali smaltimenti di rifiuti tossici e nocivi di origine industriali al forno inceneritore, nel periodo in cui la discarica risulta sotto sequestro, che in realtà avvengono illegalmente nel piazzale “Ipodec”, attestandone invece falsamente la regolarità“… Senta chi firmava le denunce annuali dei rifiuti in Contenitori Trasporti e in Sistemi Ambientali? …omissis… in Contenitori Trasporti le firmava Orazio Duvia comeamministratore unico prima e amministratore delegato dopo …omissis…”( cfr. pag. 9trascrizione udienza 15.01.09 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. BenitoCastiglia). Anche dopo la cessione del ramo d’azienda della discarica e del forno inceneritore alla Sistemi Ambientali, nel marzo del 1992 , mantenendo di fatto la quota societaria del 30% nella Sistemi Ambientali e la carica di Consigliere, partecipa all’attività della Sistemi Ambientali, così come riferisce il teste Castiglia “…omissis… Orazio Duvia ha la carica di consigliere all’interno della società Sistemi Ambientali Srl e detiene anche una quota societaria del trenta per cento della società Sistemi Ambientali tramite un’altra società che la Duvia Srl …omissis…” (cfr. pag. 20 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia) La prova del fatto che Duvia dopo il marzo 1992, una volta ceduti in affitto gli impianti del forno inceneritore e della discarica partecipasse a pieno titolo all’attività illegale perpetrata dalla Sistemi Ambientali e fosse perfettamente al corrente di come venivano gestiti gli impianti di smaltimento rifiuti è data dal verbale della riunione del 12 luglio 1996, a cui risulta parteciparono Orazio Duvia, Tronci ed Eros Polotti, sequestrato all’interno della borsa di Motta in occasione delle perquisizioni effettuate nell’ottobre 1996 dalla Forestale e dal quale emerge che i partecipanti alla riunione erano ben consapevoli di aver smaltito in discarica un quantitativo di rifiuti ben maggiore di quello autorizzato con la DGRL 3171/95 e, nonostante questo, decidono di proseguire la coltivazione assumendosene la piena responsabilità. Dall’analisi dei verbali del Collegio Sindacale della società Sistemi ambientali, reperiti presso la medesima società, non figura la riunione del 12 luglio 1996. Tenuto conto che tale documentazione acquisita presso la società costituisce l’unica documentazione ufficiale agli atti della Società stessa, se ne deduce che la riunione del 12 luglio 1996 non era stata ufficializzata proprio per il contenuto illecito degli argomenti trattati. In merito a tale documento nel corso del dibattimento ha riferito il teste della p.g. Castiglia: “…omissis… Questo tipo di accertamento è partito da un documento che è stato sequestrato il 28 ottobre del 1996 durante la perquisizione a Giancarlo Motta, fu fatto dal personale del nucleo di Brescia del Corpo Forestale, un documento che praticamente è un documento scritto, al computer, dattiloscritto, in cui rappresenta un verbale di una riunione datata 12 luglio del 1996, una riunione a cui risultato essere presenti, quindi, è riportato in questo documento che rappresenta il verbale di questa riunione, risultano essere presenti come Presidente del consiglio di amministrazione il signor Giancarlo Motta, come amministratori Orazio Duvia e Romano Tranci e come direttore generale Eros Polotti. Questo verbale rappresenta una riunione che è stata convocata di Giancarlo Motta, ha convocato i direttori e gli amministratori della società per riferire in merito all’attività di coltivazione della discarica che era in essere in quel periodo, siamo al 12 luglio del 1996…omissis… Giancarlo Motta, nel corso della riunione convocata dal Presidente Giancarlo Motta fa presente ai partecipanti alla riunione, cioè a Duvia, a Tronci e Polotti che nel corso degli anni sono stati abbancati determinati quantità di rifiuti espressi in tonnellate, quantità di rifiuti che portano a un totale di circa cinquecento mila tonnellate di rifiuti abbancati dal '93, al '96…omissis… cioè Giancarlo Motta evidenzia agli altri componenti della società che siamo arrivati a una volumetria di abbancamenti di trecentocinquantacinquemila metri cubi…omissis…Nel prosieguo di questo verbale, a questo punto preso atto del superamento al 12 luglio del 1996 convengono tutti, quindi, la riunione serve a convenire su un punto, cioè di proseguire la attività nonostante avere superato di trentacinquemila metri cubi già la volumetria limite abbancabile e di superarla, stabiliscono già di centoquarantamila metri cubi (cfr. pagg. 4 - trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia)
BERTOLLA Franco
dipendente dal settembre 1979 della Contenitori Trasporti S.p.A di Orazio Duvia dove vi rimarrà sino al 1995: “…omissis… Nella società poi risultano dipendenti anche dal 1979, Franco Bertolla, con la qualifica di impiegato che rimarrà anche lui fino al 1995, quindi, dipendente della società Contenitori Trasporti e dagli accertamenti fatti soprattutto del settore commerciale e la parte che riguardava le attività di collegamento per i conferimenti dei rifiuti, le ditte (cfr. pag. 15 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Consolida sempre di più il suo ruolo negli anni a fianco di Duvia, tanto che al momento della cessione del ramo d’azienda della Contenitori Trasporti nel marzo 1992 partecipa anche alle riunioni e ai consigli di amministrazione inSistemi Ambientali per conto appunto di Duvia o comunque accompagnandolo, come riferisce il teste Castiglia nella sua deposizione del 15 gennaio 2008: “…omissis… e per quelle che sono poi tutte le raccolte testimonianze e documentazioni ci risulta che abbia svolto soprattutto un ruolo commerciale via via sempre più consolidato negli anni e poi diciamo che nei primi anni ’90, quando viene ceduto poi il ramo di azienda alla Sistemi Ambientali risulta dagli accertamenti che abbiamo fatto che partecipa anche alle riunioni e ai consigli di amministrazione in Sistemi Ambientali per conto appunto di Duvia o comunque con Duvia …omissis…” (cfr. pag. 7 trascrizione udienza 15.01.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). La prova del fatto che anche Bertolla dopo il marzo 1992, una volta ceduti in affitto gli impianti del forno inceneritore e della discarica da parte della Contenitori Trasporti, partecipasse a pieno titolo all’attività illegale della Sistemi Ambientali e fosse perfettamente al corrente di come venivano gestiti gli impianti di smaltimento rifiuti è data da un documento sequestrato presso gli uffici della Contenitori Trasporti il 28 ottobre 1996, in merito al quale ha riferito il Dr. Castiglia nell’udienza del 20 maggio 2008: “…omissis… è un documento che riguarda riunione soci Sistemi Ambientali
del 26 aprile 1995. Non è firmato, è un resoconto, chiamiamolo informale, risultano presenti Motta, Polotti, Ricco, Piasapia, Duvia, Beraschi, Bertolla e tra i vari punti che vengono trattati in questa riunione … Si parla dell’impianto di bio gas e a questo punto Riccio chiede quanto organico è stato scaricato in discarica e chi l’ha autorizzato, Motta risponde che la quantità sono di circa cinquemila tonnellate provenienti da Viareggio e dall’Acam e l’autore è Bertusi, gli è stato scaricato anche del triturato proveniente da stoccaggio impregnato di solventi anche questi causa odori …omissis…” (cfr. pagg. 37 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia).
COZZANI Roberto
dipendente della Contenitori Trasporti dal 1985, ma in realtà già di fatto dal 1982, quando lavorava per la Servizi industriali Liguria addetto all'istruzione delle varie pratiche autorizzative: “…omissis…e mentre invece, Cozzani Roberto, risulta dipendente effettivo della Contenitori Trasporti dal 1985 però già dall’82 lavorava per la Servizi Industriali Liguria in cui Orazio Duvia aveva dei titoli, era praticamente negli uffici della Contenitori Trasporti, ha svolto attività e del resto emerge dagli atti che ha svolto attività per conto della Contenitori, penso ad esempio allo smaltimento dei rifiuti della Unisil di Termoli che poi sono stati trovati in discarica …omissis…” (cfr. pag. 15 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). In particolare viene incaricato da Duvia di predisporre le offerte dei clienti su indicazione dello stesso DUVIA; recarsi presso il cliente per verificare visivamente le caratteristiche del .rifiuto, prelevare campioni, e consegnare le schede da compilarsi a cura del produttore al fine di individuare il rifiuto da smaltire; seguire, su incarico verbale del Duvia, dal 1988 al 1989, dopo le dimissioni dell'allora direttore degli impianti di Pitelli Bunazza le fasi di adeguamento della discarica e del forno ed eseguito la verifica degli smaltimenti di materiali conferiti in discarica nel periodo dal 1984 al 1992. Dopo la cessione del ramo d’azienda della discarica e del forno inceneritore alla Sistemi Ambientali, nel marzo del 1992, viene assunto dalla Sistemi Ambientali Srl, così come risulta dalla ricostruzione fatta dal teste Castiglia: “…omissis… Da febbraio del 1992 si licenzia dalla Contenitori Trasporti e viene assunto alla Sistemi Ambientali Srl e a quel punto entra in attività nella neo costruenda discarica sopra la vecchia discarica da parte della Sistemi Ambientali. Poi lì in particolare svolgerà l’incarico di addetto al ricevimento dei rifiuti, quindi, alla pesa, all’accettazione dei rifiuti e svolgeva quell’incarico per tutti gli anni novanta fino al 1996 al momento del sequestro …omissis…” (cfr. pag. 15 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Il Cozzani, una volta alle dipendenze della Sistemi Ambientali, essendo addetto alla pesa ha il compito di esaminare la documentazione di accompagnamento dei carichi di rifiuti in arrivo, sia in discarica che al forno inceneritore (bolla di trasporto di natura commerciale, analisi chimica, una lettera di manleva, una scheda descrittiva del rifiuto), per cui unitamente al responsabile tecnico degli impianti è colui che ne verifica la compatibilità con le autorizzazioni e gli accetta o meno, secondo la procedura descritta dal teste della p.g.: “…omissis… viene fatta un’omologazione dei rifiuti, ovvero vengono
intrattenuti i rapporti commerciali, venogno verificate le analisi chimiche di parte, cioè della società che deve smaltire il rifiuto o della intermediaria a seconda dei casi che presentano delle analisi chimiche, quindi un conferimento è caratterizzato da una bolla trasporto, cioè una bolla di natura commerciale dove viene evidenziata la natura, la quantità etc., una pesata, cioè viene fata la pesata, altro cambiamento, cioè la pesa, in discarica viene realizzata la pesa che è all’ingresso dei mezzi viene fatta la pesa dove opera Cozzani Roberto e viene fatta l’accettazione (cfr. pag. 21 - 22 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). A quest’ultimo riguardo dello specifico ruolo svolto in Sistemi Ambientali, vanno ricondotte al Cozzani Roberto responsabilità in concorso con i responsabili degli impianti che si sono succeduti nel tempo (Bertusi, Andreani e Cozzani Roberto), in merito a tutti i contestati smaltimenti illegali MOTTA Giancarlo Presidente del Consiglio d'Amministrazione della società Sistemi Ambientali S.r.l. dal dicembre 1991, nonché responsabile commerciale della medesima società dal gennaio 1992 al maggio 1994, così come indicato dal teste della p.g. Castiglia: “…omissis… Presidente della società Sistemi Ambientali è Giancarlo Motta che assume anche la carica di responsabile commerciale fino al 1994, a giugno del 1994 viene nominato Polotti responsabile commerciale che rimarrà poi fino al 1996 (cfr. pag. 20 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Dagli accertamenti espletati risulta un suo coinvolgimento diretto nella gestione dell’impianto della discarica e del forno inceneritore siti in località Pitelli (SP). Innanzitutto è indubbia la sua posizione di vertice nell’organigramma della società Sistemi Ambientali S.r.l., con i conseguenti poteri ed obblighi di garanzia e di vigilanza sull’attività societaria che ne derivano. C’è poi da evidenziare che lo stesso Motta riconosce che dal 1992 all’aprile 1993 si è interessato dello sviluppo e della gestione dello specifico settore dei prodotti dell’industria farmaceutica tipologia di rifiuti che successivamente è stata ritrovata in discarica durante gli scavi effettuati in occasione dell’incidente probatorio; rifiuti che non potevano essere smaltiti in discarica in quanto classificati “tossici e nocivi”. Il suo coinvolgimento diretto nella gestione degli impianti e, conseguentemente, nei conferimenti illeciti di rifiuti, emerge poi dalle dalle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio da alcuni imputati (cfr. Interrogatori di Duvia Orazio del 04.11.96, di Bertusi Attilio del 20.04.99, di Polotti Eros del 07.11.96, dello stesso Motta Giancarlo del 29.10.96 davanti al GIP Asti, del 02.11.96 e del 13.11.96 davanti PM Asti e del 10.02.99). Non dobbiamo dimenticare che il Motta in qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione firmava le denunce annuali di smaltimento, i cosiddetti Mud così come riferisce il teste della p.g. Castiglia: “… Senta chi firmava le denunce annuali dei rifiuti in Contenitori Trasporti e in Sistemi Ambientali? …omissis… come Sistemi Ambientali da Giancarlo Motta, come appunto Presidente e quindi responsabile legale della società …omissis…”( cfr. pag. 9 trascrizione udienza 15.01.09 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia).
La prova ineccepibile della consapevolezza del Motta di come venivano gestiti gli impianti di smaltimento rifiuti della discarica e del forno inceneritore è data anche in questo caso dal verbale della riunione del 12 luglio 1996 già ampiamente illustrato per la posizione dell’imputato Duvia. E a questo riguardo si può citare il coinvolgimento di Motta nella condotta falsificatoria di cui al capo di imputazione A.H) relativamente alla falsa indicazione della quantità di rifiuti realmente abbancati, nella relazione del progetto di variante della discarica di Pitelli (presentato dalla Sistemi Ambientali su mandato della Contenitori Trasporti, redatto dalla LGL S.n.C. – Golden Associates S.r.l. – 3 G S.r.L. nel luglio del 1995). Più volte si è poi accertato che i controlli dei rifiuti prima di essere ricevuti in discarica erano completamenti e sistematicamente omessi in violazione delle delibere autorizzative . Altre volte questi controlli venivano fatti in maniera solo visiva ed erano rimessi a personale completamente non qualificato (es. palisti). Nella procedura era prevista che l’omologazione venisse fatta presso gli uffici in Piazza Verdi della Sistemi. Se un carico risultava non compatibile veniva sospeso e isolato ordini di servizio interno (cfr. pag. 41 -43 trascrizione
udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche nel caso di Motta, come già evidenziato per Bertolla, è particolarmente significativo il documento sequestrato presso gli uffici della Contenitori Trasporti il 28 ottobre 1996, in merito al quale ha riferito il Dr. Castiglia nell’udienza del 20 maggio 2008: “…omissis… è un documento che riguarda riunione soci Sistemi Ambientali del 26 aprile 1995. Non è firmato, è un resoconto, chiamiamolo informale, risultano presenti Motta, Polotti, Ricco, Piasapia, Duvia, Beraschi, Bertolla e tra i vari punti che vengono trattati in questa riunione … Si parla dell’impianto di bio gas e a questo punto Riccio chiede quanto organico è stato scaricato in discarica e chi l’ha autorizzato, Motta risponde che la quantità sono di circa cinquemila tonnellate provenienti da Viareggio e dall’Acam e l’autore è Bertusi, gli è stato scaricato anche del triturato proveniente da stoccaggio impregnato di solventi anche questi causa odori …omissis…” (cfr. pagg. 37 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia)
POLOTTI Eros
Direttore generale e responsabile tecnico-commerciale della Sistemi Ambientali S.r.l. dal giugno 1994. Il suo ingresso in Sistemi coincide con un progressivo aumento di fatturato. Sotto la sua gestione commerciale viene approvato l’ampliamento della discarica di fatto già realizzato abusivamente attraverso la realizzazione della quarta vasca. Proprio la sua politica commerciale fondata sui conferimenti illegali di rifiuti, in costante violazione delle autorizzazioni, porterà l’impianto a raddoppiare la sua volumetria di abbancamento autorizzata dalle delibere Regionali. In merito alla disinvoltura con cui si muove Polotti all’interno della Società è particolarmente significativo un fax datato 12 ottobre 1995, sequestrato dalla p.g. presso gli Uffici della Società Soc. Ecoterminal s.r.l. di Bolano (SP), si tratta in particolare di una comunicazione che la Sistemi Ambientali s.r.l. ha effettuato alla suddetta ditta per metterla al corrente del nuovo regime autorizzativo intervenuto a seguito della D.G.R.L. 3171/95, ma invece di inviare l'effettivo elenco delle tipologie di rifiuti ammesse in discarica così come risulta dalla delibera, trasmette solo il frontespizio del provvedimento regionale al quale segue un elenco redatto appositamente dalla Sistemi Ambientali, la particolarità risiede nel fatto che in detto elenco alla voce H 0008 Materiali
contenenti amianto (cemento – amianto, gomma-amianto, eternit) viene riportato solo parzialmente il contenuto della delibera, manca infatti la fondamentale seguente dicitura che si ritrova invece nell'originale del provvedimento regionale: “salvo verifica della assenza di fibre libere, da abbancare nelle zone indicate dalla Provincia e USL con eventuali prescrizioni)" . Dal documento si evince che la Soc. Sistemi Ambientali era ben consapevole di quali dovevano essere le modalità di conferimento dei materiali contenenti amianto ed è significativo che ometta di riportarle volutamente nel documento inviato ai clienti. Al riguardo il teste della p.g. Castiglia sentito sulla circostanza ha confermato: “…omissis… Allora il documento lo riconosco perché è uno dei documenti che furono sequestrati che abbiamo anche noi agli atti, in copia, è firmato dal Direttore commerciale, Polotti, della Sistemi Ambientali …omissis…” (cfr. pag. 17 - 19 trascrizione udienza 15.01.09 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche nel caso di Polotti,
come già evidenziato per Bertolla e Motta, è particolarmente significativo il documento sequestrato presso gli uffici della Contenitori Trasporti il 28 ottobre 1996, in merito al quale ha riferito il Dr. Castiglia nell’udienza del 20 maggio 2008: “…omissis… è un documento che riguarda riunione soci Sistemi Ambientali del 26 aprile 1995. Non è firmato, è un resoconto, chiamiamolo informale, risultano presenti Motta, Polotti, Ricco, Piasapia, Duvia, Beraschi, Bertolla e tra i vari punti che vengono trattati in questa riunione … Si parla dell’impianto di bio gas e a questo punto Riccio chiede quanto organico è stato scaricato in discarica e chi l’ha autorizzato, Motta risponde che la quantità sono di circa cinquemila tonnellate provenienti da Viareggio e dall’Acam e l’autore è Bertusi, gli è stato scaricato anche del triturato proveniente da stoccaggio impregnato di solventi anche questi causa odori …omissis…” (cfr. pagg. 37 trascrizione udienza del 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Anche in questo caso come visto per Motta e Duvia, la prova ineccepibile della consapevolezza del Polotti di come venivano gestiti gli
impianti di smaltimento rifiuti della discarica e del forno inceneritore è data anche in questo caso dal verbale della riunione del 12 luglio 1996 già ampiamente illustrato per la posizione dell’imputato Duvia e al quale si rimanda.
COZZANI Ettore
Dipendente della Sistemi Ambientali dal giugno 1992 e responsabile tecnico della discarica e del forno inceneritore ubicati in località Pitelli di La Spezia dal novembre 1995. Svolge l’addetto alla manutenzione del forno inceneritore di Pitelli dal giugno 1992 al giugno 1993, con la qualifica di capo impianti dall'8 giugno 1993. Il periodo in cui il Cozzani assume la carica di responsabile coincide con il periodo in cui si verificheranno i maggiori quantitativi di conferimenti illegali di rifiuti, così come indicato in buona parte dei capi di imputazione A.3 e A.9. E’ l’unico tra i responsabili degli impianti che svolgeva una qualifica di operatore tecnico e poi, improvvisamente, a seguito del licenziamento di Andreani prende il suo posto nella direzione della discarica e del Forno inceneritore. Nel periodo in cui risulta responsabile il Cozzani si verificano i comportamenti più palesemente dolosi nello smaltimento illegale delpercolato in discarica, sia attraverso la mancata costruzione dell’argine di monte della vasca n.4 che provoca in tal modo la tracimazione costante del percolato e la conseguente infiltrazione nel terreno, non protetto dagli appositi teli, ma anche e soprattutto realizzando un tubo drenante infisso nel terreno a monte della vasca n.4 medesima, appositamente fessurato e confluente nella canalizzazione artificiale interrata del torrente Canalone che illecitamente agevola lo smaltimento del percolato.
ANDREANI Antonio
Responsabile tecnico della discarica e del forno inceneritore ubicati in località Pitelli di La Spezia della Sistemi Ambientali S.r.l. dal settembre 1994 al novembre 1995, così come indicato dal teste Castiglia: …omissis… Allora il responsabile dell' impianto è il signor Attilio Bertusi che rimarrà fino al settembre del 1994, subentrerà poi Andreani e a novembre del 1995 Cozzani Ettore. Quindi, questa è la sequenza (cfr. pag. 20 trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Nel periodo di gestione da parte di Andreani viene realizzata la quarta vasca totalmente abusiva ed in completa difformità del progetto della discarica a suo tempo approvato.
BERTUSI Attilio
Responsabile tecnico della discarica e del forno inceneritore ubicati in località Pitelli di La
Spezia della Sistemi Ambientali S.r.l. dal maggio 1992 al settembre 1994 (cfr. pag. 20
trascrizione udienza 20.05.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito
Castiglia). Il Bertusi, quale primo responsabile della discarica in ordine di tempo, è colui che
appronta l’impianto in difformità del progetto approvato con la DGRL 3493/89 realizzando le
prime vasche anziché la sistemazione a gradoni progressivi dal basso verso l’alto ed inoltre
non procede alla bonifica della vecchia discarica con i tutti problemi ambientali che ne
conseguiranno. La sua gestione sarà caratterizzata da numerose diffide da parte della regione
Liguria per tutti i problemi riscontrati soprattutto connessi con gli sversamenti di percolato nel
torrente Canalone e l’emissioni di biogas.
SOMMOVIGO Piergiorgio
Assessore all'Igiene e Sanità del Comune di La Spezia dal 1980, dal 1 ottobre 1985 assume il ruolo
di Capo Settore Ufficio Ambiente della Provincia di La Spezia con competenze più generali
attinenti all'ambiente quali l’inquinamento delle acque, dell'atmosfera, smaltimento rifiuti. Quindi
sin dal 1980 si è occupato della situazione ambientale del Comune di La spezia, per cui non si può
dire che non fosse al corrente del progressivo inquinamento, degrado ambientale e paesaggistico che si era venuto a creare a seguito dell’attività della discarica di Pitelli e del forno inceneritore. Anzi, in tal senso le sue condotte omissive degli anni ottanta e novanta (vedasi capi di imputazione A.16 a e b) sono causa della mancata chiusura degli impianti di Pitelli ubicati in un sito non idoneo, condotte che ne consentivano la prosecuzione e addirittura il potenziamento dell’attività di smaltimento. Le sue condotte contribuivano perciò all’aggravamento della situazione e alla definitiva irreversibile compromissione dell’ambiente. Della consapevolezza da parte del Sommovigo della situazione di degrado non è dubitabile visto che lo stesso ha ricoperto sin dai primi anni ottanta incarichi di responsabilità in seno agli enti deputati al controllo del rispetto delle
norme ambientali. Al riguardo dell’organizzazione degli uffici addetti al controllo e rispetto delle
norme ambientali ha riferito il teste Castiglia in udienza dibattimentale: “…omissis… Parto da prima degli anni novanta perché poi l'organizzazione dell'ufficio che si occupa della tematica rimane più o meno invariato fino al 1995 quando poi interviene una nuova Legge regionale. La più
volte citata 915 del settembre del 1992 è la prima norma che disciplina l'attività di gestione di smaltimento di rifiuti ed è con la 915 che alla Provincia vengono attribuite le competenze di controllo sull'attività dello smaltimento dei rifiuti. La 915 dà la competenza autorizzativa alla
Regione e competenze di controllo all'amministrazione provinciale. A seguito della promulgazione
della 915 a gennaio del 1984 la Provincia istituisce l'ufficio ambiente che poi nel futuro si occuperà della tematica della attività dello smaltimento dei rifiuti e assegna a questo ufficio ambiente al primo gennaio dell'84 inizialmente il Dottor Sandro Andreoli e l'Ingegner Carlo Serafini come funzionari allora comandati svolgere dalla Regione, le attività gli di assegna questo controllo sul ufficio per territorio relativo allo smaltimento dei rifiuti. Nel 1985 viene a prendere posto e nominato come capo settore dell'ufficio ambiente il Dottor Piergiorgio Sommovigo che in quel frangente l'avevamo visto nell' 83 Assessore alla tutela ambientale al Comune quindi, con incarichi politici e in questo caso viene data la responsabilità dell' ufficio ambiente della Provincia che manterrà poi nel tempo e l'ufficio manterrà questo assetto fino al 1995 quindi, dall'85 abbiamo capo settore dell' ufficio ambiente il Dottor Piergiorgio Sommovigo e funzionario il Dottor Sandro Andreoli e l'Ingegner Riccardo Serafini e in particolare il Dottor Andreoli si occupa dell'aspetto delle discariche quindi del controllo sull' attività di smaltimento dei rifiuti in discarica, delle gestioni delle discariche e invece per quanto riguarda L'Ingegnere Riccardo Serafini la parte legate all'atmosfera e anche ai forni inceneritori. Questo vale fino al 1995 poi dopo nel 1995 interviene la Legge Il, nell' ottobre del 1995 e praticamente vengono attribuite alla Provincia non solo le competenze di controllo vigilanza ma anche le competenze autorizzati ve tant' è che l'ultima delibera autorizzativa della discarica viene sì data dalla Regione, perché viene data la delibera 31/71 istruita dall'ufficio Regionale però è l'ultima delibera in ordine di tempo che è di competenza della Regione che poi le competenze passano alla Provincia e quindi viene fatta la conferenza dei .servizi in sede provinciale, quindi, con la Legge Il vengono riorganizzate le competenze all'interno dell'ufficio ambiente della Provincia nel senso che oltre agli aspetti di controllo e vigilanza si assommano anche gli aspetti autorizzativi quindi legati alle istruttorie per quanto riguardo il lascio delle autorizzazioni. Un'altra norma importante che un po' indi vidua sempre le competenze nell' ambito dell' attività di smaltimento dei rifiuti è la Legge 1 del 1990, Legge Regionale che in particolare citerei che riguarda in generale la riorganizzazione del settore dei rifiuti a livello regionale e in particolare all'articolo 24 attribuisce alla Provincia e agli uffici competenti della Provincia la competenza specifica nella verifica della regolarità e conformità di realizzazione degli impianti di smaltimento e di rifiuti rispetto ai progetti autorizzati rilasciati dalla Regione, quindi, viene attribuita alla Provincia con l'articolo 24 una competenza specifica a verificare che gli impianti di smaltimento vengano realizzati conformemente ai progetti… omissis…”. Risulta principale attore delle condotte di cui ai capi di imputazione H), I), J), e K)
ANDREOLI Sandro
Dal 1.1.1984 svolge il ruolo di Capo Servizio Geologo della Provincia di La Spezia, con funzioni di
controllo sul territorio ed espressione di pareri agli enti predisposti alle attività autorizzative (Regione e Comune), nonché dal 1985 al 1995, con funzioni di controllo sul territorio nella più specifica materia dello smaltimento rifiuti ed espressione di pareri ad Enti Pubblici richiedenti. In particolare “…omissis… dall'85 abbiamo capo settore dell' ufficio ambiente il Dottor Piergiorgio Sommovigo e funzionario il Dottor Sandro Andreoli e l'Ingegner Riccardo Serafini e in particolare il Dottor Andreoli si occupa dell'aspetto delle discariche quindi del controllo sull' attività di smaltimento dei rifiuti in discarica. Da quanto emerso in sede dibattimentale il Dr. Andreoli risulta
concorrere con il Sommovigo nelle condotte falsificatorie e omissive.
MARZANI Carlo
Dal 1982 veniva destinato all'Ufficio Ambiente della Regione Liguria in qualità di Tecnico, occupandosi dell'istruttoria delle pratiche afferenti allo smaltimento dei rifiuti speciali; dal 01.01.1983 sino al 20.12.1995 quale Funzionario di ottava qualifica assegnato al Settore Tutela Ambiente della Regione Liguria, successivamente assegnato alla struttura Ambiente Marino e Costiero. Dalle dichiarazioni rese dal teste Castiglia nell’udienza del 20 novembre 2008 risulta che il Marzani sia stato responsabile del procedimento amministrativo nelle due delibere autorizzative della discarica 3493/89 e 3171/95: “…omissis… Dagli accertamenti che abbiamo espletato … omissis… per quanto riguarda gli aspetti di autorizzazione gestionale della discarica, è emerso che il Dottore Marzani aveva qualifica di funzionario dipendente della Regione addetto al servizio tutela dell’ambiente della Regione Liguria. Ufficio preposto a ricevere i carteggi da parte della Provincia per quanto riguarda gli impianti di smaltimento nelel varie provincie e quindi tutto ciò che riguardava sia la parte istruttoria delle diffide che poi sono state emesse negli anni dal 1993 al 1995 e sia anche per quanto riguarda la parte istruttoria autorizzativa, infatti dagli accertamenti espletati risultato che il Dottor Marzani è stato responsabile del procedimento istruttorio autorizzativo sia per la delibera 3493 del 13 luglio dell’89…omissis…e la delibera 3171… omissis…” (cfr. pag. 2 trascrizione udienza 20.11.08 – dichiarazioni rese dall’UPG del CFS Dr. Benito Castiglia). Il Marzani ha contribuito in maniera determinante all’aggravamento della situazione ambientale dell’area di Pitelli, in considerazione del fatto che ha istruito sin dal 1989 le delibere che hanno autorizzato la discarica di Pitelli compresa quella dell’ampliamento (DGRL 3171/95) che portato l’impianto ad essere una discarica di II° categoria tipo B super. Tutto ciò con la consapevolezza, a partire quantomeno del 1994, a seguito di tutte le diffide e carteggi segnalanti una situazione di degrado ambientale, della non idoneità del sito, della permeabilità del terreno di allocazione e della situazione di inquinamento già determinatasi nell’area.
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