PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE
PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

domenica 13 novembre 2016

A PARLARE DI RIFIUTI CON LEGAMBIENTE, PROVINCIA ED ACAM ...

 
 
                                                                digestore anaerobico
 
 
 
Nel corso dell' incontro organizzato da Legambiente a Lerici non  ho potuto trattare in modo esaustivo il tema della biodigestione anaerobica della Frazione Organica da RSU (da qui in avanti  Forsu ).  Non perchè mi abbiano impedito di farlo ma perchè giunto a toccare il punto ho avuto la certezza di aver sforato abbondantemente i 5 minuti concessimi e quindi non sono entrato nei dettagli.  Ho comunque richiamato la necessità di tenere al più presto a La Spezia un evento in cui si possa parlare diffusamente del ciclo dei rifiuti e dell' impiantistica ad esso connessa. Si perché altrimenti i cittadini non possono comprendere come vengono spesi i loro denari.
Chiarisco dunque il mio pensiero: 
 
per come la vedo io, la biodigestione anaerobica è complessivamente una fregatura, ecco perchè:
il processo consiste nell' introdurre differenti tipi di biomasse all' interno di un silos aggiungendo acqua in ambiente anaerobico 👉termofilo o mesofilo ..
Dopo un arco di tempo compreso tra 15 e 30  gg.,  la biomassa genererà una certa quantità di biometano che può essere bruciato in una centralina a ciclo combinato di qualche Mw ( in genere meno di uno per aggirare la VIA ) oppure immesso in rete.
In entrambi i casi il biometano prodotto prima di essere utilizzato richiede un trattamento di raffinazione,  per cui nel polo termico si vedrà una fiammella che brucia le parti impure.
Ma il processo non finisce qui giacchè nel silos  resta una parte solida denominata 👉 Digestato, stimata in genere intorno al 30% della massa in entrata.
Tale residuo richiede anch' esso un trattamento (specie se la biomassa in entrata era "sporca") questa volta aerobico, lo stesso che si consuma in natura.   Esso dovrebbe abbattere la residua carica batterica potenzialmente molto pericolosa per l' uomo e le catene alimentari specie quando contenga clostridi o batteri gram positivi.
Ora .. se si riesce a disporre di una biomassa -pulita- proveniente dalla Forsu, non si capisce perchè non la si sottoponga subito ad un trattamento aerobico ricavandone compost: un materiale prezioso da impiegare direttamente in agricoltura o nella vivaistica.!
In realtà il quesito è retorico.  Si capisce eccome il perché .. basta documentarsi un pò e 👉 conoscere -come si suol dire-    i vari attori in gioco ..
Allora .. bisogna sapere che il biogas è sussidiato con i certificati verdi, segnatamente con la voce A3 che ci ritroviamo nella bolletta energetica ( che incide mediamente 90 euro l' anno   http://www.lavoce.info/archives/15138/incentivi-alle-rinnovabili-indagine-campionaria-ignoranza/ ).
Cosa penso di tali incentivi ? non bene !     Si .. perché  si pensava che essi dovessero servire ad creare e consolidare il mercato delle rinnovabili e che poi  "il sistema" si sarebbe sostenuto da solo .. indipendentemente  dal passaggio dal conto capitale al conto energia.
 
Francamente io le manterrei per sostenere le start up e le piccole aziende del settore .. in modo che la produzione sia capillarizzata  .. diciamo quasi socializzata.  Per ciò che attiene le realtà più grandi li riserverei al mareomotrice e non certo all' eolico..  Invece in Italia li abbiamo dati  al CDR  e persino  alla pece prodotta dai grandi petrolieri ..! ( e l' Europa avviò nel 2004 una procedura d' infrazione http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/28/anni-soldi-pubblici-fumo/187185/ )
Figuriamoci se non li  avrebbero assegnati anche alle biomasse!    Dal legno alle deiezioni animali ed umane, passando per la Forsu e gli scarti dell' agricoltura.
Una brutta pensata, almeno per il sottoscritto .. perchè anche in questo campo si sono gettati a pesce i soliti ecofurbi .. non parlo solo degli agricoltori-allevatori ( intensivi)  che si sono trasformati in produttori di elettricità ma anche di gruppi industriali del settore termomeccanico.
Prendiamo il caso spezzino: nel vecchio ATO (ovvero la provincia) la produzione di Forsu si attesta sulle 20 mila ton/anno. Sul territorio sono state distribuite da Acam centinaia di compostiere e molte altre se ne potrebbero fornire agli utenti. Zone come la Val di Vara non dovrebbero assolutamente trasferire in Riviera la materia organica prodotta ma gestirsela in proprio.
Personalmente sono  sempre stato dell' avviso che ogni subambito dovesse essere autonomo, anche per le altre frazioni .. altro che ATO unica regionale ! Altro che aree omogenee (p.e. Spezia + Tigullio) fatte su misura per le Multiutilities e per alimentare impianti come l' inutile TMB di Saliceti.
 
 Impianti che rischiano di restare a secco molto presto con il crescere della raccolta differenziata.  Quando ?  esattamente dal 28 dicembre 2017 in avanti quando tutti i comuni d' Italia dovranno  raggiungere il tasso del 65%  ( comma 2 art.32 L. 221/2015). Percentuale che include ovviamente la Forsu. In pratica tutti gli impianti di bioessicazione non serviranno più,  in quanto a valle del sistema di raccolta (ormai quasi ovunque regimato con il porta a porta) si avrà solo Residuo Secco Indifferenziato che non richiederà neppure l' ulteriore selezione tra sopravaglio (o sovvallo)  e sottovaglio.
Ma torniamo al Digestore: a Boscalino  (Comune di Arcola) è stato inaugurato nel 2002 un impianto di compostaggio aerobico da 8000 ton/ anno (quindi sottodimensionato) praticamente mai entrato a regime. 8 miliardi di lire gettati al vento ! Non si conosce esattamente il perché, non c' è una posizione ufficiale degli Enti competenti.  Neppure davanti alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Rifiuti venuta alla Spezia il 20.1.2014 si è potuto accertare come stanno le cose.
L' impianto è danneggiato e non ci sono i soldi per ripararlo?   era già obsoleto e inadeguato sin dai tempi dell' inaugurazione ?    la Forsu che gli spezzini raccolgono è inquinata da materiale estraneo ?
Non si sa ..
Fatto sta che l' umido lo mandiamo a Pinerolo dove viene trattato in un digestore che brucia ..ossia è dotato di una centralina che dalla combustione del gas genera elettricità.
Si sa che il progetto che riguarda Boscalino non ha questa caratteristica produce solo biometano che una volta raffinato viene immesso in rete.  L ' impianto comprende un serbatoio sferico dove viene via via immagazzinato ed una torcia che elimina le impurità.  Eppoi il silos di cui parlavo in precedenza ed altre strutture connesse. Costo 9 milioni di euro ..
Com' è noto Acam non può certo accollarsi un tale investimento e dunque ha costituito insieme ad Iren una società detenuta al 51% da quest' ultima. La chiamano Newco .. ma sarebbe meglio chiamarla Good Company in quanto si prende gli impianti 👉 Saliceti ed il nuovo Digestore .. potenzialmente in grado di realizzare profitti ..  Ad Acam Ambiente resta il servizio di raccolta, spazzatura delle strade e i dipendenti.. 
Iren nonostante nel 2012 avesse 5 miliardi di debiti ridotti poi a 2.7 nel 2015 grazie ad un piano di riassetto industriale (!!)   risulta  avere  ancora accesso al circuito creditizio.
Sarà dunque questa multiutility ad accollarsi i costi del digestore ..ma non tutti ..circa un 1.5 milioni spetteranno ad Acam Ambiente che potrà in seguito fruire dei profitti generati dall' impianto.
Insomma per poterlo costruire è stata necessaria la costituzione della Newco già votata in tutti consigli comunali e provinciale dove centrosinistra e centrodestra hanno votato all' unisono.
Ci tengo a sottolineare che la popolazione interessata ossia quella residente a Baccano di Arcola e a Boscalino non avrebbe saputo nulla se non li avessi avvertiti in tempo  ( ossia prima del voto)  e gli avessi illustrato i termini della questione .. Mesi fa ho fatto richiesta di accesso agli atti per avere copia o visionare il progetto e mi hanno risposto picche .. stessa cosa è capitata al consigliere spezzino G. Guerri.  Mi domando se i colleghi di quest' ultimo abbiamo visto qualcosa prima di votare.
Nessuno degli Enti coinvolti ha sentito il dovere di venirsi a confrontarsi con la cittadinanza .. ad onor del vero la sindaca di Arcola ha organizzato prima del voto sulla Newco ( presso l' Arci di Baccano) un incontro con la popolazione ma solo per cercare di salvare la faccia ..giacchè altrimenti sarebbe stata unicamente la mia Associazione a gestire la comunicazione.
Peraltro vi è da dire che l' amministrazione arcolana non si è mossa di un millimetro .. i soci amministratori di Acam avevano già deciso sul Digestore come anche sull' usufrutto di Saliceti alla Newco che assicurerà ad Acam madre (la holding) circa 7 milioni di euro. Milioni che appena incassati passeranno direttamente nelle casse delle banche creditrici.
Bella storia no ? Donde sta la trasparenza e la dignità del pueblo ?
Ma "vuolsi così cola .. e più non dimandare" ..
E no ! Io domando eccome .. e non mi bevo le fole degli ecofurbi ..quelli che magnificano le prestazioni di impianti abbastanza complessi come i digestori,  in cui si forza il ciclo del carbonio al solo scopo di ottenere gli incentivi pubblici.
Il vantaggio in pratica è solo economico e non certo in capo alla collettività che pagherà due volte il gas 👉 con la voce 3A (e lo abbiamo visto) ma anche quando faranno girare il contatore.
Teniamo poi presente che il Digestore è una macchina energivora e che la combustione del gas immesso in rete libererà sostanze inquinanti: Nox, polveri extrafini, C02, formaldeide (noto cancerogeno). Vale la pena ricordare che già negli anni 80, nel nord Europa, nelle cucine delle case erano molto diffuse le piastre ad induzione in luogo dei soliti fornelli a gas.
Gli incentivi non devono andare alle combustioni sia che si tratti di combustioni in situ o ex situ !! Con le combustioni dobbiamo farla finita.!
 
Dunque per il trattamento dell' umido (la Forsu) si deve optare per i normali impianti di compostaggio aerobico.   In realtà in provincia saremmo già attrezzati in quanto a Boscalino ne esiste già uno ed a Saliceti le capienti biocelle, una volta giunti al 65%  di differenziata potrebbero trattare la Forsu invece del Tal Quale.
 
Fermo restando che incentivare il trattamento domestico sarebbe comunque raccomandato.  In entrambi i casi la produzione del biogas sarebbe più lenta, diluita nel tempo ed ovviamente contenuta giacchè una quota di carbonio resterebbe nella biomassa .. E più le famiglie utilizzeranno le compostiere  meno concentrati saranno gli impatti.

mercoledì 2 novembre 2016

NON ESISTIAMO .. LA NOSTRA LOTTA NON MERITA ATTENZIONE


L' articolo pubblicato nella cronaca dalla Nazione in cui Garavini lamentava la lentezza con cui si muove la pratica Saturnia è del 19 ottobre scorso.
Il giorno dopo ho subito replicato con un comunicato che ho anche postato su Facebook). Vedendo che nei giorni successivi non veniva pubblicato ho cominciato a telefonare per chiedere di non far passare troppi giorni con il rischio di renderlo meno visibile e interessante.
Sono stato rassicurato più volte dai responsabili di turno > in vece della direttrice che si trovava in ferie ( credo ).
Al 31.10. ho mandato un messaggio Whatsupp alla direttrice Anna Pucci ( mi ha dato il suo numero di cellulare ma a me non piace disturbarla ) chiedendo chiarimenti.

Risposta: "guardi che l' hanno pubblicato!"
Replica: com' è possibile? ho controllato la cronaca ogni giorno come faccio sempre con i tutti i media locali cartacei ed on line !!

Stamane sono andato alla redazione di Sarzana ed ho scoperto che il comunicato di Comitati Spezzini è stato pubblicato ne "l' agenda della città" dopo 9 giorni. Il 28 ottobre !!

Naturale che mi sia sfuggito visto che gli è stato dato lo spazio miserando che vedete .. esattamente quello che si dà a chi non deve scocciare, a chi non deve esistere .. pur essendo impegnato in una battaglia per difendere la dignità di una città ed il suo Ambiente .. un Ambiente >le colline di Pitelli- che grazie ad innumerevoli inganni e bel politichese ha già subito l' inenarrabile ..!!
 
Oggi nonostante tutti gli scandali che ci hanno portato "agli onori del mondo " il bel politichese continua a farla da padrone.. anche sui giornali .. invece a chi parla chiaro, a chi pone questioni tecniche di opportunità politica o non si dà spazio o gli viene riservato giusto l' angolino  per evitare solleciti molesti ..

ne ho davvero le tasche piene.!


Cucciniello Corrado

domenica 30 ottobre 2016

UNA STORIA DI SPRECHI .. PRATICAMENTE SCONOSCIUTA





        TMB SALICETI                                          EX DISCARICA DI SATURNIA OGGI


Vi racconto sinteticamente una bella storia di sprechi che alla Spezia è passata inosservata ..

Dei clamorosi fatti legati al crack del Gestore dei Pubblici Servizi ACAM  -almeno per sentito dire-sono a conoscenza un po' tutti  (sono stati scritti persino dei libri),   ma della storia di sprechi che vi riporterò a breve in pochi sanno.

Il grande debito che ha costretto l' azienda di Via Picco a portare i libri in Tribunale non si è accumulato solo a causa di esuberi clientelari, finanza creativa, gestione economica poco oculata ma anche per l' errata scelta del modello di Gestione del Rifiuti > il Ciclo Integrato e dei conseguenti cattivi investimenti nell' impiantistica.

I suoi soci amministratori ossia i Sindaci della Provincia della Spezia  hanno gettato e getteranno danaro dei contribuenti dalla finestra ..

Ma entriamo nel merito:

nel 2002 è stato inaugurato l' impianto di Boscalino per il trattamento dell' umido taglia 8000 ton/anno (quindi sottodimensionato a fronte di oltre 20000 ton/anno prodotte nel territorio) .. costo 8 miliardi di lire   👉 non ha mai funzionato !

nel 2008 è stato inaugurato il TMB di Saliceti (Vezzano Ligure)  👉 costo 26 milioni di euro - impianto che al 65% di differenziata non serve più a nulla. Il D.lgs. 152/2006 all' art. 205 prevedeva già di rispettare la suddetta percentuale al 31.12.2012. Attualmente la scadenza è stata posticipata al 28.12.2017. L importo dell' impianto deve essere ancora saldato al costruttore: mancano quasi 7 milioni di euro. Si è deciso di continuare ad utilizzarlo come hub ligure dell' indifferenziato (vedi Piano regionale dei Rifiuti e Bonifiche 2013). Ma per far questo si prevede di importare rifiuti "Tal Quale" in spregio alla comunità residente che da anni subisce i miasmi provenienti dall' impianto che nel 2013 è stato anche devastato da un incendio.
Gli attori in campo sono il Gestore Pubblico e la Multiutility emiliano piemontese Iren che contano di investirvi altri 7 milioni di euro circa. A valle dei processi in essere nel suddetto polo industriale risultano CSS che viene avviato ad inceneritori e cementifici e FOS che verrà conferita nella nuova discarica che si intende riaprire nelle colline fra Pitelli e Pagliari (!!!!!).

Recentemente con il voto favorevole di tutte le amministrazioni comunali di centrosinistra e di centrodestra è stata costituita una Newco (Nuova Compagnia o meglio ancora Good Company) tra il Gestore Pubblico dei Rifiuti locale (Bad Company) e la già detta Multiutility. La Newco sarà messa in capo alla Multiutility per il 51% ed alla Bad Company andranno 7.180 mila euro che però finiranno subito nelle casse delle banche creditrici. Per Boscalino e Saliceti è previsto un investimento di oltre 15 milioni di euro.  A Boscalino si intende realizzare un nuovo impianto .. anche questa volta perfettamente inutile, di cui però quasi nessuno ha visto il progetto .. forse i consiglieri delle varie maggioranze (in via condidenziale) che nonostante le incertezze sulla taglia l' hanno comunque approvato. L' impianto in questione è un Digestore Anaerobico dai cui processi si ricava biometano (sussidiato come fonte rinnovabile) ma anche digestato   👉 il 30 % della massa organica in entrata.

                                                          Un Digestore Anaerobico



 Il digestato per essere poi impiegato in agricoltura richiede un ulteriore trattamento aerobico. Dov' è? nell' impianto esistente che peró -come si diceva- non ha mai funzionato. Gli investimenti saranno sostenuti dalla Multiutility per il 70%.
La cosa più tragica è che la quasi totalità degli spezzini non sa nulla di tutto questo .. malgrado saranno proprio loro a pagare sia sul piano economico che ambientale.



                                           La  "Tettoia per tutte le Stagioni"   a Boscalino

domenica 24 aprile 2016

Luci ed ombre nell' importante Inchiesta Pubblica sulla nuova discarica di Saturnia



Luci e ombre nell’ importante Inchiesta Pubblica su Saturnia di cui la città non sa praticamente nulla.
 

Le ombre sono il non avere approfondito alcuni temi come il corretto svolgimento dell’ iter autorizzativo che muove il suo primo passo con il decreto n. 270  del 31 Luglio  2014 che  restituisce l’area agli usi legittimi richiedendo un progetto di riutilizzo del  sito e la messa in sicurezza permanente della porzione di discarica.
Nessuna norma che riguardi i siti regionali richiede al proprietario il riutilizzo di un’ area inquinata:   nella L.r. di riferimento  la n. 10/2009,  l’ articolo 10 che riportava quella condizione  è stato abrogato.   In ogni caso il Settore Bonifiche non doveva emettere il decreto ma diffidare il titolare dell’ area -ai sensi all’ art. 242 del  D.lgs. 152/2006-  a presentare un progetto di bonifica della discarica esistente, pena l’ avvio della procedura sostitutiva (erano passati ben 14 anni!).
Se poi Acam avesse presentato il progetto “messa in sicurezza permanente e nuovo impianto con riqualificazione ambientale”al  Settore Bonifiche,  in forza dell’ accordo con la DRI Pagliari    (anche questo da vagliare in quanto previsto solo per i siti di interesse nazionale artt. 252  e 252 bis del D.lgs. 152/2006),   sarebbe emerso in quella sede che si trattava di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi da 700 mila metri cubi.
Ipotizzando che il settore Bonifiche l’avesse respinto,  il Settore VIA non sarebbe stato chiamato in causa in quanto   52 mila mc  (dato Arpal) di rifiuti speciali non pericolosi  non richiedono tale procedimento. Pertanto –a nostro giudizio-  anche i commi 15 e 16 dell’ art. 9  della già citata  l.r.  10/2009 (sui quali tutto si reggerebbe) non legittimano l’ iter seguito.  E dunque neppure l’ Inchiesta Pubblica sarebbe in corso.  
E' da ritenere dunque che il decreto 270 del 31 luglio 2014 si potesse impugnare al TAR impedendo quindi una forzatura che vede il proprietario di Saturnia esentato dagli obblighi di legge. Il pericolo è che il progetto ottenuto il parere di V.IA. favorevole, si trovi la strada spianata sia   al Settore Bonifiche che dovrà convocare la Conferenza dei Servizi  (istruttoria e decisoria)  sia nel procedimento di AIA  (Autorizzazione Ambientale Integrata).

Altra questione non chiarita è legata alla produzione della FOS  nessun commento   sul fatto che spingendo la differenziata al 65% - 70% l' impianto di Saliceti non serva più e non vi sia più FOS, nessun approfondimento in merito al fatto che Acam abbia dichiarato che al 60% di differenziata permangano ancora 20 mila tonnellate di Fos. A fronte di una capacità di carico massima di Saliceti di 96mila ton/anno, la produzione di Fos si attesta a 21120 ton. ( il 22% dato Acam) ma riferendosi al monte rifiuti totale ( 130mila ton/anno), e al 70% di differenziata,  la quantità scende a 8580 ton. comprensive del minutame di plastica e di inerti quali il vetro. Ecco perché il Sindaco, la Provincia e l’ Assessorato regionale all’ Ambiente si sono dati tanto da fare per importare rifiuti indifferenziati dal Tigullio, altrimenti Saliceti si sarebbe svuotato.

Le luci sono che dopo un nostro errore di valutazione sulle tariffe si è potuto accennare all’ entità delle entrate nette della proprietà e del proponente. In sintesi  ad Acam andrebbero 8.9 milioni in 7 anni e alla DRI Pagliari ( Nicola Colicchi e Mendez Minelli ),  un massimo di 6,49. Vale la pena ricordare che dopo la prima seduta dell’ Inchiesta Pubblica, Acam ha provveduto ad escludere dal Piano Operativo un’ ampia gamma di rifiuti speciali non pericolosi.

Altra nota positiva è la presa d’ atto che il risanamento di Saturnia potrebbe limitarsi alla bonifica dei rifiuti giacenti, intervento che in pratica noi consideriamo l’opzione Zero prevista dall’ art. 21 del D.lgs. 152/2006.
Infine sul fatto che il Piano provinciale sia superato dal Piano regionale dei Rifiuti opponiamo che anche quest’ ultimo risulta quanto meno non aggiornato giacchè prevede il raggiungimento del 65% di differenziata al 2020 mentre la L. 221/2015 art.32 c.2  fissa il limite al 28.12.2017, il che richiama le considerazioni di cui sopra

mercoledì 20 aprile 2016

TERZA SEDUTA INCHIESTA PUBBLICA PROCEDIMENTO DI V.I.A. DISCARICA DI SATURNIA


                   Breve resoconto della terza seduta dell’ Inchiesta Pubblica

                       sulla V.I.A al progetto della nuova discarica Saturnia

 
Ieri 20 aprile 2016 ha avuto luogo la terza seduta dell' Inchiesta Pubblica della V.I.A. alla discarica di Saturnia.

Una delle cose che più mi ha agitato nel corso dell’ incontro è stato sentir dichiarare dall' ing. Fanton ( Acam) che al 60% di raccolta differenziata si producono ancora 20 mila tonnellate di FOS ..

 Per questa ragione gli ho chiesto:   Ingegnere,  dopo il 60%  la quantità dai lei indicata resta sempre 20 mila ton. o diminuisce ?

risposta > "diminuiscono progressivamente .." .. e a quale percentuale di differenziata non si avrà più FOS ?

Il quesito è caduto nel nulla ..

 devo purtroppo dire che spesso quando ho tentato di entrare nel merito di alcuni problemi, chi governa l' Inchiesta ha cercato di soprassedere facendomi sentire il classico  polemista che tira troppo la corda, che non ha rispetto per  ingegneri, geologi e tecnici vari e che vuole mettersi al loro livello pur non avendo i titoli.
  Io sto solo cercando difendere la mia terra, la mia intelligenza e la mia dignità.  Sono ormai decenni che studio il Ciclo dei Rifiuti e le Bonifiche e credo di poter dibattere la materia con un certo grado di competenza.  Tradotto in lingua corrente:  è difficile farmi bere delle fole ..

Nella circostanza quindi non ho potuto incalzare l’ ing. Fanton come sarebbe stato utile ed opportuno ..

 Peccato che non si comprenda l' importanza del tema che ho sollevato, esso può sintetizzarsi in questa associazione:    niente FOS > niente Saliceti e niente Saturnia..     E NON CI SON SANTI !

Chiunque può rendersene conto, basta guardare i sacchi della differenziata: se intercetto tutto l' organico a casa mia, nulla andrà all' impianto di bioessicazione e dunque le biocelle di cui è dotato, resteranno vuote .!. ciò avverrà intorno al 65% -  70%  di differenziata .. non oltre ! .. oltre  c'è solo il residuo secco, che si potrebbe ulteriormente selezionare e recuperare senza produrre Combustibili per avvelenare la gente.

Quella stessa gente che magari si è impegnata lealmente a differenziare i rifiuti  e che invece riceve in cambio inquinamento.   Eh si !   perché si può essere certi,  l’ inquinamento torna sempre! 

 

Ma vi è stato un altro punto che non mi è stato possibile approfondire:  la legittimità dell’ iter autorizzativo sin qui seguito, inerente il sito di Saturnia.   Resto dell’ idea che è viziato sin dall’ approvazione del Decreto del 31 luglio 2014  emesso dal Settore Bonifiche.  Tale Decreto ha autorizzato la restituzione agli usi legittimi,  condizionata alla presentazione di un piano di riutilizzo del sito e di un progetto di messa in sicurezza della discarica esistente,  contenente  52000 metri cubi  tra ceneri ed RSU.  Nessuna norma che riguardi i siti regionali richiede al proprietario il riutilizzo di un’ area inquinata:  l’ articolo 10 della L.r.  ligure n. 10/2009 che riportava quella condizione  è stato abrogato.  Il comma 2 recitava >

Il Comune, accertata la sussistenza delle condizioni di cui al comma 1, diffida la  proprietà dell’area a presentare una proposta di riutilizzo della stessa, entro un termine da definirsi in ragione della complessità della situazione riscontrata e comunque non inferiore a sei mesi e non superiore a diciotto mesi.  

 

La norma  poi si riferiva probabilmente a siti non riconosciuti regionali ..

      

In ogni caso il Settore Bonifiche non doveva emettere alcun decreto, ma diffidare ai sensi all’ art. 242 del  D.lgs. 152/2006  il titolare dell’ area a presentare un progetto di bonifica della discarica esistente, pena l’ avvio della procedura sostitutiva (in danno).

Cosi è sempre stato !

Se poi Acam avesse presentato al  Settore Bonifiche,  in forza dell’ accordo con l’ inadempiente  DRI Pagliari    (anche questo da vagliare in quanto previsto solo per i siti di interesse nazionale artt. 252  e 252 bis del D.lgs. 152/2006),  il progetto denominato    “ messa in sicurezza permanente e  nuovo impianto con riqualificazione ambientale”  ( che verrà pagato dai cittadini in quanto messo a bilancio o nelle entrate dei conferimenti della FOS ),  sarebbe emerso in quella sede che si trattava di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi > da 700 mila metri cubi .

 E non richiedendo la bonifica di 52 mila mc ( dato Arpal )   la Valutazione d’ Impatto Ambientale,  forse la pratica sarebbe rimasta a quel Settore che peraltro non poteva esimersi dal dare delle indicazioni su come effettuarla.  Torno poi a ribadire che anche i commi 15 e 16 dell’ art. 9  della già citata   l.r.  10/2009  non legittimano l’ iter seguito   sono i seguenti  >

15.

L’ente territoriale competente convoca la conferenza di servizi, di cui al comma 8, e

approva il progetto di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente, con eventuali prescrizioni e/o integrazioni, entro sessanta giorni dal suo ricevimento.

16.

L’approvazione di cui al comma 15 sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le

concessioni, i concerti, le intese, i nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla

legislazione vigente compresi quelli relativi, ove necessario, alla gestione delle terre

e rocce da scavo ed allo scarico delle acque emunte dalle falde. Nel caso in cui sia necessaria la valutazione di impatto ambientale, il termine di cui al comma 15 resta sospeso fino all’acquisizione del relativo parere. L’approvazione di cui al comma 15 costituisce altresì variante urbanistica e comporta dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori.

 

La bonifica delle ceneri   (rifiuti speciali non pericolosi )  e degli RSU, non essendo complessa ma di modesta entità,  non richiedeva la VIA.   Dunque il Settore Bonifiche doveva arrogare a sé la pratica  ( dopo la presentazione del progetto al Settore VIA), e valutare la correttezza dell’ iter seguito.  Invece la proprietà stessa è stata esentata dagli obblighi di legge ed ad essa si è sostituito un soggetto che persegue prioritariamente il profitto,  non la messa in sicurezza del sito.

 

Infine giacchè nell’ area di interesse non sono presenti problemi di stabilità, né lo stato ambientale ( secondo i dati Arpal)  può considerarsi critico  non sussistono neppure l’ urgenza, né l’ indifferibilità di interventi … men che meno la Pubblica Utilità.

martedì 1 marzo 2016

Intervista pubblicata in sintesi sulla Nazione a firma Laura Provitina


Il 14 ed il 15 dicembre i Comuni spezzini hanno votato il riassetto societario di Acam Ambiente,  il 16 ratificato nel Consiglio dei Soci ACAM,  voi di “Comitati  Spezzini ” che pensate della costituzione della Newco che gestirà gli impianti di trattamento dei rifiuti ?

Si tratta di una mera operazione affaristica speculare alle combustioni, antitetica al Riciclo Totale che da sempre sosteniamo. Il nuovo Partner di Acam Ambiente con circa 17 milioni di euro -dieci per il digestore anaerobico e sette per il 51% della Nuova Partecipata- si assicurerà ogni anno notevoli entrate sia con il trattamento dell’ organico che dell’ indifferenziato. A Boscalino il nuovo impianto non farà che allungare una filiera che si poteva mantenere corta con il solo trattamento aerobico e con una differenziata pulita e tracciata. Esattamente la funzione che avrebbe dovuto svolgere quello esistente di tipo aerobico,  inaugurato nel 2002,  costato 8 miliardi di lire. Quest’ ultimo sarà comunque necessario e lo si dovrà riattivare in un modo o nell’ altro, sebbene per oscure ragioni non sia mai andato a regime. Non è chiaro neppure se il sito che misura poco più di 2 ettari ( ed ancora da bonificare) possa ospitare il digestore e se, allo stesso, sarà associata una centralina a biometano.

E Saliceti ?

Grazie alla recente quanto discutibile AIA manterrà la sezione per la tritovagliatura, dunque potrà soddisfare le esigenze/emergenze della nuova Area Omogenea formata dallo spezzino e dal Tigullio. A servizio di essa verranno assoggettate anche le biocelle dell’ impianto parimenti dovessimo raggiungere il 65% di differenziata, quota che invece le renderebbe fruibili -come noi avevamo invano proposto- per il compostaggio aerobico. Si continuerà invece a produrre Combustibile Solido Secondario già posto in dote agli inceneritori Iren nonché Frazione Organica Stabilizzata che il Piano di Riassetto Acam prevede venga conferito nella “nuova Saturnia”. Anche qui il programma ci sembra alquanto incerto oltre che pericoloso. Tale Rifiuto Speciale dovrà essere miscelato al 50% con terra vergine ma sarà necessario importarne in quantità, circa 350 mila metri cubi come si evince dalla gara d’ appalto. Inoltre, a fronte di una redditività prevista di circa 28 milioni di euro -a partire da gennaio 2015 sino al 2021, ancora non sono stati presentati né il progetto di bonifica né quello dell’ impianto. Si consideri poi che la riapertura di Saturnia in pratica è data per autorizzata ma il progetto dovrà scontare sia la VIA che l’ AIA.

Cosa osta ancora al passaggio degli impianti ad un gruppo come Iren ?

Intanto che questa Multiutility quotata in Borsa sia ancora pesantemente indebitata: risulta sia passata dai 5 miliardi di euro del 2012 ai 2.7 del 2015. Poi che l’ operazione si configura come una privatizzazione di uno dei servizi pubblici di rilevanza economica, scenario rigettato dagli italiani con il referendum 2011 che aveva abrogato l’ art. 23 bis del DM 112/2008. Personalmente ho sempre pensato che la Consultazione non ripubblicizzasse alcunchè ma certo espresse una precisa volontà politica.

martedì 23 febbraio 2016

A Santo Stefano si riparla di Viabilità

Nel corso dell' Assemblea Pubblica su viabilità e logistica tosco ligure tenutasi presso il ristorante "il Contado" di Santo Stefano *  (presenti molti politici di varia appartenenza), qualcuno ha riparlato di una variante alla variante Cisa ( probabilmente intendevano una Complanare all' A12) per "dare respiro" a coloro che risiedono lungo il tracciato.
Ebbene .. sin dai primi anni 2000 quando il Comune di Santo Stefano l' aveva richiesta come ristoro alla Terza Corsia noi di Comitati Spezzini ci opponemmo giudicandola un' ennesimo consumo di suolo.
Non era solo l' infrastruttura in sè a sottrarre altro territorio ma anche le opere che sarebbero state poi realizzate grazie ad una successiva destinazione d' uso dei fondi attraversati, per non parlare di un' ulteriore viabilità connessa alle stesse e di collegamento alla Vecchia Cisa.
Anche allora la Complanare era vista come la soluzione salvifica perchè sarebbe servita quanto meno ad allontanare i mezzi pesanti dalla Variante Cisa riducendo l' inquinamento.
A tale posizione rispondemmo che se si trattava di trasferire il problema allora sarebbe stato meglio portare buona parte del traffico ( non solo i mezzi pesanti) sull' A12 ( allora in predicato di essere potenziata con una terza corsia), istituendo una sorta di abbonamento annuale riservato anche alla distribuzione ed ai pendolari.
La misura è tuttora valida anche perchè la Genova Livorno - il tratto d' interesse, può tranquillamente reggere una quota aggiuntiva di flussi. Tutti possono rendersi conto che l' A12, durante il giorno, è spesso inoccupata ...solo in particolari giornate dell' anno e nella stagione turistica registra intensi passaggi ..ma siamo un paese teconologicamente avanzato ed io mi rifiuto di credere che a talune problematiche non si possa far fronte.
Unitamente a tale proposta sollecitammo il potenziamento di una mobilità pubblica alternativa ed in particolare l' attuazione di un sistema di metropolitana di superficie sulle direttrici Sarzana La Spezia ed Aulla Spezia sfruttanto la rete dismessa e quella da poco potenziata.
La Giunta di Santo Stefano si oppose.. forte anche del niet pronunciato dagli abitanti di Ponzano Belaso preoccupati di chissà quale inquinamento acustico. Lo studio di fattibilità sul nuovo metrò ( in corso in quegli anni ) esitò in seguito che il progetto di finanza era assolutamente non redditizio in rapporto al potenziale numero degli utenti.
Anche oggi, come allora, riteniamo che debba essere Trenitalia ad occuparsi della questione, lasciando perdere i project financing .. il privato potrebbe al massimo partecipare.
Ma torniamo alla Complanare: da una semplice verifica Sat effettuata con Google Earth si vede che superata l' area artigianale di Vincinella e giunti in prossimità della Technostone ( sfruttata la viabilità esistente) sussisterebbero non pochi problemi a proseguire. Il persorso è ostacolato dalla stessa Technostone e da un nucleo abitativo ( Piano di Vezzano) distante dall' autostrada 25 metri (!!!).
Dunque sarebbe necessario ripiegare verso Via Cisa Vecchia per superare l' ostacolo ma prima di arrivare alla rotatoria di Santa Caterina ( quella dell' Ipercoop per intenderci) altri se ne incontrerebbero e si dovrebbe ricorrere ad espropri ed invasioni in aree comunque abitate ed ancora a vocazione agricola.
In buona sostanza .. riflettendo anche sul numero delle vie di comunicazioni già presenti nella disgraziata Piana del Magra e sui rischi di un' ulteriore antropizzazione- per una volta .. cambiamo corso ! mostriamo di aver compreso una semplice e chiara realtà : altre strade non farebbero che portare nuovi carichi ambientali e sanitari non risolvendo praticamente nulla..

*  l' Assemblea Pubblica è stata organizzata dall' Associazione   "Da Porta Nord a La Brina"   di Santo Stefano Magra.

mercoledì 17 febbraio 2016

CONFERENZA SIR DEL 9 FEBBRAIO 2016 -GENOVA



                                  CONFERENZA SIR DEL 9 FEBBRAIO 2016 -GENOVA






Nella conferenza dei Servizi Istruttoria del SIR di Pitelli del 9 febbraio u.s.  -di cui abbiamo saputo solo grazie all’Associazione “Posidonia”- si è parlato soprattutto della parte mare del Perimetro. Con il passaggio da SIN a SIR infatti, le cose sono molto cambiate:  è occorso telefonare più volte in Regione e stare continuamente all’ erta, pena il rischio di perdere la possibilità di partecipare.

 E questo, nonostante avessimo -mesi fa-  inviato formale istanza di ricezione delle convocazioni. Nell' occasione è stato richiesto di compilare un modulo con le presenze: si spera che d’ ora in poi la procedura ricalchi quella adottata dal Ministero dell’ Ambiente che oltre a convocare puntualmente i portatori di interessi inviava a casa  i verbali delle conferenze decisorie ( in cartaceo o in CD ) allegando eventuali memorie consegnate dai partecipanti.

Nell’ o.d.g.  due punti riguardanti altrettanti progetti di realizzazione di banchine, entrambi alle Grazie: uno in zona militare  ( che giudicheremo quando e se entreremo in possesso delle relative informazioni)  ed un altro nello specchio di mare prospicente la borgata marinara presentato dal Gruppo Valdettaro, prevedente riempimenti a mare.

Il secondo progetto è duramente contestato dalla “Posidonia” che non mancherà certo di evidenziare le proprie motivazioni. Noi ci limitiamo ad osservare che l’ intervento è programmato per ovvie ragioni imprenditoriali  ( come sempre è avvenuto sinora) ma nella fattispecie non si prevede neppure la rimozione del sedime inquinato.  A detta del proponente non sarebbe necessario giacchè il fondo sarebbe totalmente impermeabile, dunque basterebbe affiggere i classici palancolati nell’ area di interesse  confinandola con delle panne e procedendo al riempimento. 
 
 
 
 
 
Peccato però che quel fondale come riferito dalla Posidonia avrebbe una struttura molta dinamica come testimonierebbe un episodio di risalita di acqua dolce e fango avvenuto mesi fa. Inoltre al progetto del Golfo della Spezia consegnato da ICRAM nel 2004 risulta che il fondale è costituito ancora  a 3 metri di profondità da pelite sabbiosa (come si evince dall' estratto soprastante).

Ma veniamo alla parte terra:  protagonista della mattinata è la messa in sicurezza permanente della Ruffino Pitelli. La Proprietà ha richiesto una variante al progetto di bonifica che riguarda diversi punti. La parte alta dell’ ex discarica richiederebbe l’ apporto di circa 30 mila mq di materiale terrigeno rispondente alla colonna b della tabella 1 allegato V del D.lgs. 152/2006 ( limiti per le aree industriali) al fine di eliminare taluni  ristagni di acqua. Altro intervento riguarderebbe il lato nord dell’ impianto dove il dilavamento di una costa semi rocciosa provoca intasamenti negli impluvi artificiali che regimano le acque meteoriche. Nella parte bassa un movimento franoso metterebbe a rischio la stabilità di una strada, dunque sarebbero necessari altri conferimenti di materiali per migliaia di metri cubi anche questi ricadenti nella fattispecie della colonna B.  Secondo la Proprietà per la copertura finale   (il cosiddetto caping)  si prevedono difficoltà di reperimento di materiale rispondente alla colonna A ( limiti per le aree residenziali)  del già notato decreto.  E’ stata quindi avanzata la richiesta di una minore rigidità nell’ applicazione dei limiti della colonna A.  Il parere di Arpal ci è apparso favorevole su tutto ..anche per ciò che riguarda il caping finale,  a condizione che gli sforamenti    “ non vadano troppo oltre i limiti  .. non più di tre volte .. ”  .. ma non si è capito se ciò varrebbe per tutti gli inquinanti o per alcuni.

Ora a parte le ovvie riserve che si possono avere quando un soggetto inquinatore chiede meno severità nell’ applicazione delle norme, ciò che più desta sconcerto è la proposta di conferire ulteriori consistenti quantitativi di materiali, con motivazioni tutto sommato non condivisibili. Per esempio non esiste altro modo per scongiurare i ristagni d’ acqua di cui il titolare della Ruffino Pitelli si preoccupa .?  non si potrebbe effettuare  un rimodellamento del terreno già abbancato ?  L’apporto di altro materiale -peraltro- si traduce in nuovi profitti e questo francamente è un aspetto difficile da tollerare anche alla luce della normativa che si è fatta via via molto indulgente.  Basti pensare all’ Art. 41 bis della L. 98/2013 che ha introdotto praticamente una sorta di autocertificazione da parte del produttore di terre e rocce da scavo. Stessa cosa vale per i gestori di impianti autorizzati che dispongono anche di materiali che una volta trattati ( o per meglio dire miscelati ) cessano di diventare rifiuti speciali non pericolosi ed assumono la definizione di aggregati riciclati.

A questo punto è doverosa una riflessione sul futuro imminente di Saturnia:   vista la grande richiesta di materiale che perverrà da diversi cantieri ( per esempio quello dell’ ampliamento del porto, si stimano circa 2 milioni di tonnellate), o di altre discariche che richiedono la messa in sicurezza permanente,  dove verranno reperiti i 350 mila metri cubi che Acam prevede di conferire a Saturnia ?   Ad oggi le terre e rocce da scavo a disposizione si attestano intorno alle 700 mila tonnellate circa 500 mila metri cubi:  200 mila tonnellate dagli scavi del Felettino e 500mila da quelli dell’ Aurelia bis.

Un ultimo dato... sempre a proposito della ex discarica Ruffino Pitelli.  Ai 520 mila metri cubi conferitivi nell' arco di un ventennio (  nel modo che tutti sappiamo, per un revival vedere qui  https://etd.adm.unipi.it/t/etd-09192006-171428/ ) con il progetto di MISP è stato possibile effettuare un ulteriore apporto di 179 mila metri cubi,  ai quali si andrà probabilmente ad aggiungersi la quota che la Proprietà ha richiesto di conferire in sede di Conferenza di Servizi.