PER NOI SARA' SEMPRE E COMUNQUE UN DISASTRO AMBIENTALE

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PER NOI E' STATO E SARA' SEMPRE UN DISASTRO AMBIENTALE

sabato 2 febbraio 2013

Aggiornamento sullo stato dell’arte della gestione rifiuti nella nostra Provincia






                               Aggiornamento sullo stato dell’arte
                        della gestione rifiuti nella nostra Provincia


Dopo le mirabolanti conferenze stampa indette dal Comune della Spezia durante le fasi finali della passata consigliatura, annuncianti il raggiungimento nei quartieri del Levante di quote di differenziata superiori al 70%, si è caduti in un silenzio pressoché totale. Silenzio totale su questo annoso e spinoso argomento ma non su altri come la questione dell’ AIA alla centrale Enel, il nuovo Waterfront, il cosiddetto progetto di riqualificazione di V.le Amendola- P.zza Verdi- Scalinata Cernaia che hanno spinto il Sindaco Federici ad aggressive uscite contro gli ambientalisti … rei di essere conservatori e nemici dello sviluppo. Non mancherò di parlare di queste vicende che altro non fanno che confermare quanto l’ amministrazione spezzina tenga in considerazione la partecipazione del Pubblico, ora però vado a trattare il problema accennato in apertura. In occasione della sottoscrizione dell’ accordo Comune della Spezia -Conai - Acam Ambiente avvenuta nel 2010, sul blog di Comitati Spezzini avanzammo alcune riserve sulla modalità di gestione del porta a porta ( da ora in poi PaP ) che avrebbe dovuto porsi in essere dapprima nei quartieri di Ruffino, Pagliari, Fossamastra, Canaletto, Pianazze, Termo e Limone ( Pitelli ne era già interessata). Con spirito costruttivo e non con intenti disfattisti avevamo rilevato che mancava di uno strumento fondamentale per il raggiungimento di esiti positivi: la tracciabilità. Ovvero di un sistema che avrebbe consentito di conoscere l’ effettiva quantità di rifiuti prodotta in ogni distretto in cui via via si fosse inteso estendere il PaP . La lacuna, a 6 mesi dall’ avvio di tale sistema di raccolta, si è poi rivelata fattiva in quanto nella frazione Multimateriale è stato rinvenuto il 26% di materiale estraneo. Così come nella frazione Umido dove è stata ritrovata una quota pari allo 0.9% -a nostro avviso- molto sottostimata. Era prevedibile che non tutti gli utenti, sapendo di non essere individuabili, si sarebbero preoccupati troppo di selezionare correttamente i rifiuti: pur di allontanarli dal proprio appartamento in molti si sono sistematicamente serviti dei cassonetti stradali ancora in uso nei quartieri non assoggettati a PaP. A fronte di questo ci chiediamo con quale serietà si sono potute fornire le percentuali di differenziata sopra citate. Alla fine del 2011 invece di migliorare, le cose sono peggiorate; i vari steps indicati nell’accordo siglato da Comune- Conai ed Acam, avviati peraltro con sei mesi di ritardo, non sono stati rispettati. A fine del 2012 il PaP ha coperto intorno alle 40 mila persone (Levante + Mazzetta) invece che la prevista totalità della popolazione residente nel Comune della Spezia (96317 abitanti). L’obbiettivo del 65% previsto dalla normativa nazionale e dal suddetto accordo è rimasto disatteso: il tasso di differenziata si è fermata al 32.5 % su scala comunale dato riportato dall’assessore all’ ambiente Laura Ruocco alla fine del suo mandato. In realtà anche questo è un valore stimato in eccesso che si basa sulla quantità di materiale ritirato e non su quello effettivamente riciclato. Infatti su quanto è successo a valle del ritiro delle varie frazioni si è allegramente sorvolato: si pensi che da oltre un anno nell’ impianto di compostaggio di Boscalino non viene prodotto compost, ciò significa che già nel secondo semestre del 2011, la frazione organica -anche quella selezionata con il PaP- non dava origine al prezioso terriccio utilizzabile in agricoltura. Invero anche prima del 2011 l’ impianto ha avuto “misteriose” difficoltà. In data 3 novembre 2010 con atto protocollato abbiamo richiesto ad Acam di conoscere la quantità di materiale organico in ingresso ed in uscita da Boscalino: non abbiamo avuto alcun riscontro. Stesso quesito abbiamo rivolto via fax il 13.4.2012 al servizio Area Ambiente della Provincia ma anche in questa occasione non ci è pervenuta alcuna risposta. Ad onor del vero neppure oggi nonostante numerose visite presso l’ impianto siamo riusciti a disvelare l’arcano. Nel contempo, Acam ha comunicato che la raccolta stradale dell’ umido nel centro urbano della Spezia non avrebbe più avuto luogo in quanto la pessima qualità della frazione ne rendeva impossibile il trattamento. Vi è stato anche un fermo dell’ impianto di Saliceti verso la fine della scorsa estate che ha peggiorato di molto l’ aspetto delle piazzole ecologiche non solo nel Capoluogo ma in tutta la Provincia, aspetto già indecoroso e sicuramente non all’altezza dei costi che i cittadini debbono accollarsi. Tra questi costi sono peraltro ricompresi quelli derivanti dalla mancata chiusura del ciclo e dall’errata, anzi folle scelta impiantistica adottata a suo tempo dall’ Ente provinciale e dai noi osteggiata. Com’ è noto a chi si interessa di questi temi, il polo industriale sito nella piana di Vezzano Ligure è il vero nodo cruciale. E’ costato alla Comunità spezzina ben 24 milioni di euro: 6 sono arrivati dalla Regione, 8 li ha scucciti non si sa come Acam e 10 devono essere ancora saldati al costruttore. Trattasi della Ladurner spa che mesi fa ha tentato di recuperare il credito avviando una procedura giuridica volta a rivalersi sui beni del Gestore di via Picco. In sostanza un’ingente somma di denaro è stata gettata al vento per costruire un impianto che invece di risolvere i problemi li moltiplica: da esso infatti risultato due tipologie di rifiuto speciale FOS e CDR che debbono essere smaltiti a costi altissimi. Abbiamo sborsato un mare di soldi per poi doverne spendere altri !! E per ora ancora nessuno ha pagato un prezzo politico! La quantità di CDR prodotta dovrebbe aggirarsi intorno alle 45 mila t/anno e la FOS è stimabile in circa 20 mila T/anno, i dati che riportiamo sono approssimativi in quanto resta difficile conoscere quelli reali relativi alla raccolta differenziata. Siamo comunque certi che i costi di smaltimento complessivi si avvicinano ai 10 milioni di euro all’anno. Con una tale somma avremmo potuto porre in essere i più virtuosi progetti di raccolta differenziata, tali da generare profitti ed occupazione stabile. Invece versiamo in una situazione vergognosa ed è solo grazie alla contenuta produzione di rifiuti prodotta nel bacino provinciale ( circa 130 mila t/anno) che non si verificano emergenze di tipo campano o palermitano. La situazione però non potrà perdurare, la discarica di servizio di Vallescura (Riccò del Golfo- Follo ) dovrebbe esaurirsi a maggio e non potrà essere ampliata perché ciò non è previsto dal Piano Provinciale. Si è tornati quindi a guardare a Pitelli e Pagliari cioè a quella parte a Levante del Golfo spezzino devastata da 12 discariche ( anche abusive) di rifiuti speciali e tossici, classificate Sito di interesse nazionale. Questo sciagurato progetto è in gestazione da ormai tre anni ovvero da quando il Ministero dell’ Ambiente aveva dato disco verde alla possibilità di conferire i fanghi del dragaggio portuale nei siti critici ricadenti nel Perimetro ad alto rischio ambientale. La relativa delibera fu impugnata da Comitati Spezzini e dai cittadini di Pagliari. L’ Amministrazione spezzina, esattamente come 20 anni fa, ha pensato bene di sversare nell’ex discarica di Saturnia tutte le porcherie attualmente o prossimamente in circolazione: la FOS appunto e i fanghi del dragaggio portuale entrambi classificati come rifiuti speciali codice europeo 190 503 e 170 506. La FOS è il prodotto dell’ incapacità dell’ Amministrazione spezzina e di Acam di gestire come converrebbe il ciclo dei rifiuti, sarebbe bastato fare scelte impiantistiche diverse, come i Comitati e Medicina Democratica costantemente richiesero ed il problema della FOS oggi non esisterebbe. Infatti con il porta a porta esteso a tutta la provincia, tutta la frazione organica poteva essere trattata e trasformata in compost e quindi in profitto. I fanghi del dragaggio portuale a seconda del loro grado di tossicità sono stati identificati in uno studio dell’Ispra dai colori rosso (tossici e quindi rifiuti pericolosi), arancione e verde ( rifiuti speciali con valori poco al di sopra o entro i valori di riferimento). In sede ministeriale -come già detto- è stato stabilito che a poter essere conferiti nel Sito nazionale di Pitelli fossero appunto quelli verdi, previa sperimentazione e trattamento. Inutile dire che, considerata la credibilità di cui gode il Governo locale e considerate tutte le vicende occorse nel ventennio 76/96, durante il quale il Levante spezzino è stato trasformato in un hub per rifiuti tossici, la popolazione non ha più la minima fiducia.
Anzi esige, non fosse altro per una questione morale e di rispetto delle promesse fatte ai cittadini dagli ultimi sindaci, che nulla se non terra vergine, venga più conferito in aree che non sono state neppure bonificate. Proprio così come abbiamo ribadito più volte, dalle 12 discariche non è stato trattato né prelevato neppure un grammo di scorie inquinate, gli sversatoi sono stati o saranno semplicemente tombati. Questo nel migliore dei casi! A tal proposito vogliamo sottolineare che i proprietari inquinatori di alcuni siti come per esempio quello della discarica Ruffino Pitelli potranno persino ricavare profitto dal conferimento di terre e rocce da escavo utilizzati per la loro copertura e riprofilatura. Nella peggiore delle ipotesi realizzeranno gratuitamente le messe in sicurezza permanente chiamate in gergo tecnico capping. . Se parlare di bonifica o persino di “Modello Spezia delle bonifiche” come ha fatto il sindaco Federici è un insulto all’ intelligenza, la dizione “ messa in sicurezza permanente “ introdotta dal D.lgs. 22/97 e dal DM 471/99, è assolutamente fuorviante giacchè è all’ Ambiente che si affida il decadimento chimico di immani quantità di veleni. A nostro giudizio di “sicuro” non vi è nulla! Tanto per dare un’ idea nella già detta discarica di Ruffino Pitelli sono state sversate 520 mila tonnellate di rifiuti a fronte delle 320 mila “autorizzate” , ricordiamoci che l’area nel 1976 era classificata di interesse paesaggistico!. Nell’ unico sito che risulta ancora capace -ovvero Saturnia, si vuole nuovamente riprendere il business dei rifiuti, un business che vede oggi coinvolti i seguenti attori: Acam, Comuni e Provincia da un lato, la Proprietà dell’area ed una Banca dall’altro. Essi da tempo si sono già accordati senza neppure consultare i cittadini. Solo in un’occasione l’assessore all’ ambiente Ruocco di passaggio nel quartiere di Pagliari parlò dinanzi ai residenti, di nuovi conferimenti di materiale inerte. Come abbiamo visto non di materiale inerte si tratta ma di rifiuti speciali e per riaprire quella che allo stato non è più una discarica occorrerà attivare un procedimento che richiederà una determina dirigenziale con la scelta definitiva di Saturnia e Mangina quali discariche di servizio ergo l’applicazione della VIA e dell’AIA nonché una variante al PTC da normativa assoggettabile a VAS. Tutti passaggi complessi che si tenterà quasi certamente di eludere e/o semplificare precludendo ai cittadini ogni coinvolgimento. Conosciamo i metodi spicci degli Enti locali e soprattutto della Regione la quale, una volta pubblicata sulla GU la L. 134/2012,  diventerà competente sull’area di Pitelli e sul Golfo. I passaggi menzionati dovranno svolgersi secondo logica entro maggio, mese in cui, come abbiamo detto, la discarica di Vallescura si esaurirà, altrimenti l’esportazione fuori ambito della FOS dovrà fatalmente riprendere. Ma non è risparmiando un milione, un milione e mezzo di euro che si potrà salvare ACAM, questo è quello che come un mantra viene ripetuto da Federici e dai vertici Acam, l’azienda decotta potrà ridurre le spese solo se cesserà di produrre il CDR e la FOS. Il rifiuto “ tal quale” o indifferenziato potrebbe subire solo una semplice bioessicazione per poi essere smaltito nella discarica di Saturnia a costi nettamente inferiori. La quantità in gioco con una raccolta differenziata prossima al 30% ammonterebbe a circa 65mila t /anno. Questa a nostro avviso potrebbe essere una delle opzioni su cui hanno ragionato e ragionano Comuni ed il Gestore.  Tornando alla L. 132/2012 che ha convertito in legge il DL 83/2012 recante nuovi criteri finalizzati all’individuazione dei Siti di Interesse Nazionale ( di seguito SIN ), è da dire che essa presenta profili di illogicità ed illegittimità. Pertanto Comitati ed Associazioni di tutto il territorio nazionale sono già sul piede di guerra e prevedono di ricorrere al TAR del Lazio per far si che i 18 SIN esclusi dalle nuove norme, permangano nel novero dei 57 classificati dalla L.426/98 e successive. Non è che la denominazione di SIN rispetto a quella di SIR ( Sito di Interesse Regionale) cambi molto le cose, i Governi che si sono succeduti, infatti, hanno praticamente azzerato i fondi per le bonifiche ma operazioni come quella di Saturnia richiederebbero tempi più lunghi ed un maggior numero di Enti risulterebbero coinvolti. Nel caso che il passaggio alle Regioni dovesse essere avvallato anche in sede di Diritto Amministrativo per Federici ed i suoi ( prima tra tutte l’assessore regionale Raffaella Paita ) la strada sarà aperta. Si potrà parlare di bonifiche “ inter nos” o de “no autri“ se a qualcuno piace meno il latino. La tenzone è dunque aperta!
























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