Intorno agli anni 90 l' attività di raffinazione in essere nella piana di Arcola in un' area di circa 40 ettari venne dismessa. SARAS spa ed Agip trasformarono il sito in un deposito carburanti capace di stoccare sino a 300 mila tonnellate. Stiamo quindi parlando di un insediamento industriale ad alto rischio per il quale vigono tutti gli obblighi previsti dal decreto Seveso e ss.mm.
Siamo in fascia contigua al Parco regionale di Montemarcello Magra. La cisterna più vicina al fiume ( vd. immagine sottostante) ricade adirittura in area protetta, gli abitanti della zona peraltro riferiscono che essa sia stata usata come discarica di residui di raffinazione. La grande condotta presente nel riquadro scarica nel punto indicato con la X, acque provenienti dal deposito di Arcola Petrolifera la società che gestisce l' impianto; da esso fuoriescono effluvi puzzolenti di idrocarburi.
E' in corso un' attività di bonifica partita 6/7 anni fa con molto ritardo. Il progetto di caratterizzazione a nostro avviso risulta insufficiente in quanto non ha interessato proprio la parte sede del cisternone / discarica. Le metodiche di bonifica sono il bioventing
AREA EX IP
Cominciamo col dire che l' area ex Ip (70 ettari circa) è stata bonificata solo in parte e precisamente quella denominata sub distretto 3 dove è in costruzione l' Ipercoop " Le Terrazze" . C' è persino chi ha dubbi sul fatto che questa porzione lo sia stata davvero.
Nell' immagine sottostante la previsione del piano d' area:
come vedete il progetto redatto dallo studio Oliva di Genova, non si limita al mega centro commerciale ma include una pesante cementificazione che arriva ai piedi delle colline.
Tutto è cominciato quando noi dei Comitati venimmo a sapere che il titolare dell' area Elios spa ( ... subentrata dopo un contenzioso tra Grifil spa ed ENI che alla prima l' aveva venduta per risanata) aveva presentato un progetto di bonifica che prevedeva l' impiego di un desorbitore termico.
Il desorbitore termico è un impianto mobile che tratta "in situ" i rifiuti -in genere- industriali. Il processo che vi si svolge consiste nel riscaldare una massa contaminata ( nel caso di specie da idrocarburi ) portandola a temperature intorno ai 400 gradi. Ciò determina la formazioni di gas che prima di essere espulsi in atmosfera vengono filtrati.
Ovviamente ci siamo subito opposti poichè per esperienza sappiamo che i sistemi di filtraggio non garantiscono il totale abbattimento degli inquinanti ed anche perchè l' area ex IP fa praticamente parte del tessuto urbano della Spezia. E' immediatamente nato un dibattito con l' amministrazione in particolare con l' Assessorato all' Ambiente allora diretto da Renzo Cozzani.
Ci si accordò quindi per la costituzione di un tavolo formato da comitati, enti, autorità scientifiche ( ASL,ARPAL, ISS) per un percorso di trasparenza entro il quale valutare metodiche di bonifica alternative a quella proposta. Il desorbimento termico ( che assicurava tempi di intervento piuttosto rapidi ) lasciò il posto al Land Farming ed al Soil Washing.
Il Land Farming consiste nell' accelerare processi naturali di decadimento molecolare degli inquinanti con l' apporto di colonie batteriche ed il continuo rimescolare delle terre contenenti idrocarburi in settori confinati.
Il Soil Washing invece è una sorta di lavaggio chimico con solventi che dissolvono gli idrocarburi e che vengono poi ... smaltiti, trattati ...!...
Questa metodica venne ben presto abbandonata in favore del Land Farming che però produceva esalazioni odorigene molto fastidiose per i residenti di alcuni quartieri del centro città: in particolare Mazzetta e la zona di Via Crispi, Via Veneto, Via XXIV Maggio e Via Fontevivo.
Il malcontento crebbe fortemente e culminò in varie azioni di protesta nel corso di consigli comunali convocati ad hoc, sit-in nelle piazze più frequentate, esposti alla Procura, impugnazione di atti amministrativi. Vi furono diversi stop e persino una variante al progetto di bonifica tutte complicazioni mal digerite da Elios ( le Coop ) preoccupata soprattutto dei mancati introiti che i ritardi nella costruzione del centro commerciale avrebbero determinato.
Con l' intervento dell' ISS che in pratica si dichiarò garante dell' inocuità degli effluvi puzzolenti che pervenivano ( ed ancora pervengono ) dall ' ex IP, poco alla volta vennero ultimati i lavori nel sub distretto 3. Le polemiche infuriarono anche per un sistema di monitoraggio atmosferico giudicato inadeguato.
Inoltre -secondo alcuni- l' inquinamento dell' area ex IP risulterebbe molto più profondo di quello rilevato sia nella caratterizzazione che nel progetto di bonifica e non tutti gli inquinanti sarebbero stati ricercati. Ai sensi del D.lgs. 471/99 la bonifica avvenne a lotti ( il sub distretto 3 fu l' unico ) .. in pratica ora ci ritroviamo con un' area risanata contigua ad altre dove ancora non è stato fatto nulla.
Un giorno dopo un mio intervento ad un convegno venni avvicinato da una persona che mi raccontò di aver assistito intorno agli anni 80 allo sversamento nel terreno di liquidi violacei che provenivano dall' area industriale di Massa. Si trattava di un tecnico in forza all' ex raffineria.. lo invitai a riferirlo alla Procura ma egli si rifiutò .. in seguito alla mia insistenza si dileguò guardandosi bene dal fornirmi le sue generalità ..
Da ricordare anche l' inchiesta dei NOE sullo smaltimento di una parte di rifiuti prelevati dall' ex IP (perchè troppo inquinati) e gestiti in modo illegale.
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=29&Itemid=26
c.c.
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